"La morte dell'Arte"
Nefer:
"... per infrangere le regole con cognizione di causa bisogna averne una conoscenza precisa ed approfondita".
Risp.
Sono d'accordo con questa tua affermazione, e il tuo concetto delinea un'altra caratteristica dell'Arte in generale: la GENIALITA'.
Questa può essere definita come una forma superiore di intelligenza capace di scorgere quel limite conoscitivo a cui la creatività del passato è giunto, di rielaborarlo in modo INNOVATIVO e senza distruggerne quell'istanza ispiratrice che ne ha sempre determinato la chiarezza di lettura.
In pratica, e come giustamente tu affermi, non si può innovare senza conoscere le regole grammaticali, e che cos'è il Genio se non colui che sa riordinare in modo nuovo e costruttivo il passato, spostando quel "limite" conoscitivo che la vera Arte sempre concede di violare a pochi eletti?
La caratteristica dell'arte moderna NON è INNOVAZIONE ED EVOLUZIONE COSTRUTTIVA di quel limite, ma TRASGRESSIONE e rottura completa col mondo della responsività interiore: una presuntuosa rottura col mondo dell'Essere a favore dell'Ego che si sostituisce al "sentire", a cogliere quella ISPIRAZIONE di cui ho parlato in precedenza.
Ma come si può DISTRUGGERE ciò che è il comune denominatore, il canovaccio grammaticale dalla cui sublimazione l'Artista sapeva ricavare Arte?
Semplice: scardinando e riducendo a "moda" l'Arte stessa e definendo come obsoleta la "grammatica" che ne sottende la matrice, uccidendola, come il Dio di Nietzsche.
Ma il risultato di questa operazione chirurgica della eliminazione delle regole, a partire dalle quali nei millenni si sono dipanate le più grandi espressioni artistiche, che cosa ha comportato?
Il caos! Alle grandi stagioni della UNITARIA coscienza artistica di Giotto, Dante, Petrarca, Mantegna, Piero, Leonardo, Caravaggio, fino ad arrivare alla epopea della grande decorazione scenografica architettonico-sincretica di G.B.Tiepolo; l'Arte, che sapeva muoversi dalla convenzione di un linguaggio comune chiaramente interpretabile e fruibile, è diventata OPINIONE.
E' l'artista, anzi il suo Ego a stabilire le regole di COSA deve essere l'arte, con tutte le conseguenze che ho già ampiamente esposto.
Ci tengo a sottolineare una cosa, che questo atteggiamento di frammentazione della univocità della intelligibilità dell'arte, questa "filosofia dell'opinabilita", non è assolutamente di poco conto per i risvolti che comporta ai fini della vita sociale e sullo sviluppo della coscienza dell'uomo.
Il rischio di questa nuova filosofia di vita (poichè di questo si tratta), è gravissimo, e il riassetto socio-politico planetario, dopo che l'uomo tecnologico "ha ucciso Dio" licenziando con Esso quell'orizzonte comune condivisibile di valori, e arrogandosi arbitrariamene la facoltà di decidere COSA SIANO I VALORI STESSI e la cognizione che di essi bisogna avere ( come sull'Arte, l'amore, la democrazia,la libertà, il lecito e l'illecito; alla fine, il BENE e il MALE), questo suo sostituirsi ai "valori dati", all'"obsoleto" modo di intendere la realtà del defunto dio dell'Essere, sta sempre più dimostrando tutta la sua idiota nefandezza.
La prova di questo fallimentare modo egotista di pensare, e l'evidenza della sua stupida verità sopraffattiva, è nella sua ripercussione sulla realtà consumistica odierna mass-mediale, dove regna sempre di più non la CONDIVISIONE, ma l'egoismo personale.
"Non basta uccidere il Padre per poterne continuare il regno".
David. (Ist. Statale D'arte, dove anni fa tutto trovai al di fuori dell'arte).
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