A proposito di Harry (Potter)
“La magia di Harry Potter è la gobba di Leopardi, è il difetto che si muta in virtù, la debolezza che diventa il punto di forza, Harry è l'idiota della famiglia che fu Flaubert, Il piccolo inebetito che fu Einstein, è il bambino che si districa dall'impaccio di se stesso, dall'imbarazzo di una identità che non gli appartiene, è Cenerentola che non ha bisogno della fata ma scopre d'essere essa stessa la fata, perché ciascuno di noi è già la propria fata: 'Io sono che cosa?'
Davvero mai, prima di Harry Potter, la magia e le chimere erano state usate per dimostrare che il regno delle chimere non è il solo degno d'essere abitato.”
[Francesco Merlo, Corriere della Sera]
Confesso di non essere mai stato un grande frequentatore del genere fantastico (con l'eccezione, non da poco, del Signore degli Anelli), e le pur entusiastiche recensioni (più qualche scontata polemica) degli ultimi anni sulle pagine culturali dei quotidiani non mi hanno stimolato particolarmente ad affrontare i libri del 'maghetto' della Rowling.
La scintilla è scoccata vedendo in cassetta il film tratto dal primo libro della serie, molto gradevole, in un periodo nel quale il mio umore era poco incline a letture impegnative; ho scoperto così un po’ alla volta i libri della ‘saga’, le qualità del mondo fantastico, e dei personaggi che lo abitano, dell'autrice scozzese.
Qualcuno di voi condivide il mio stesso interesse?
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