Ospite abituale
Data registrazione: 27-06-2007
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nel campo dei sogni
Il poeta bambino, ha all’incirca ottant’anni.
Cammina lento nel suo campo.
Sulla schiena ha legato uno sgabello,
a tracolla una sacca,
sulla spalla un’arma: la sua zappa.
Il cappello in testa, il volto perlato di sudore.
Zappa, zappa, zappa.
Sotto un vecchio susino,
tira fuori dalla sacca, pane, formaggio e una bottiglia di vino,
poi s’addormenta
e un ragazzo gli si siede vicino.
L’anziano si sveglia, calmo, tranquillo.
Con voce pacata si rivolge al ragazzo:
- Guarda quei colli, le frastagliate fronde, non son forse, del mare le onde?
Io non l’ho mai veduto il mare, ma osservando il cielo, lo sogno.
Quelle nuvole spumeggianti, non son forse come i suoi flutti ?
Tu, l’hai mai veduto il mare?
Guarda quel torrente, non ha forse l’impeto e l’ingenuità, la trasparenza della tua età?
Non scorre forse, come la tua gioventù?
E ancora… ascolta il frastuono delle sue acque, non son forse come le grida gioiose dell’infanzia?-
- Tieni - porgendogli un fiore , - odora il suo profumo e osservane il colore, non è forse il tuo profumo e il tuo colore ?
e vedi come sventolano le foglie di questo grande susino, sono queste le mie bandiere. -
(tutto tace per un po’)
Il ragazzo risponde : - Hai la voce di un uomo, ma le tue parole sembrano quelle di un bambino.
Sì! Io l’ho veduto il mare, e nuoto fra le tempeste, e cammino su campi di morte, attento ai miei passi come m’hanno insegnato.
Il male convive fra la mia gente, nulla di quello che tu m’hai mostrato corrisponde veramente.
Vorrei…oh sì! Quanto lo vorrei, avere una zappa come la tua, al posto di questo fucile, e bandiere come le tue da servire.-
( tutto tace per un po’)
Il poeta bambino, prende la zappa, la porge al ragazzo dicendo :- Prendila, io sono vecchio, continua tu. Zappa il mio campo. Ti costerà sudore, ma riuscirai far vedere ad altri,
il mare nel cielo, nuvole che brindano , la forza , la trasparenza e la gioia in un torrente,
la vita in un fiore, e bandiere per le quali vale la pena di combattere.
Ricordo quando avevo il fucile e lo zaino in spalla, il motto era:
- NOI O LORO!-
Dopo qualche ora non capivamo più chi eravamo NOI, chi erano LORO.
Devevamo difendere la bandiera. Non sapevamo più quali erano i nostri colori.
Ricordo lo sguardo di uno di loro sembrava riflettesse il mio. Compagni di sventura.
Giusto o sbagliato? L’unica, insistente domanda che passa e ritorna nella mente travagliata di un soldato.
Si diventa vecchi, e t’accorgi che tutto quel sangue non è servito a nulla, assorbito per sempre da questa terra. Vedi gli altri che pur sapendo fanno gli stessi errori,… così prendi una zappa e sogni.-
daria
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