Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
Nemi, il luogo dell'anima, della levità e della tranquillità dello spirito
Gennaio 2015
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I miti e le storie
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La scuola come laboratorio di creatività
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La mente creativa del bambino
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Educazione alla creatività: come sviluppare idee creative nel bambino
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Gli effetti benefici
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Le basi neuroscientifiche
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Nemi, dai miti, alle storie, al luogo dell’ anima, alla leggerezza e alla tranquillità dello spirito
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Ti aspettano interi continenti, che dormono nel tuo cervello. Il mondo è da creare: osa!
Premessa
Questo testo è stato scritto come Presentazione di una ricerca, intitolata “Viaggi nella storia: Nemi”, condotta dagli alunni della Scuola Media di Nemi nell’ a. s. 2011-2012.
Nemi e il senso misterioso del suo fascino, i suoi miti e le sue storie nel creativo, suggestivo e accattivante racconto dei ragazzi della locale scuola media.Hanno dato alla loro ricerca un titolo bellissimo e intrigante : “Viaggio nella storia”. Un felice tentativo di fondere leggende, fatti, mitologia e antropologia. Il risultato è sapiente.
Gli autori riescono a raccontare i secoli e le storie che fecero grande Nemi. Prendono per mano il lettore, descrivendo mondi sconosciuti, confidando segreti e rivelando vicende che presentano gli aspetti di una fiaba. Un viaggio nel tempo vissuto attraverso momenti straordinari e forti emozioni. Visiteremo e conosceremo luoghi della memoria e personaggi celebri, percorreremo atmosfere e scenari segreti, apriremo porte serrate per accedere a mondi preistorici e attraenti.
Pagine imperdibili. Di grande interesse, non solo culturale e storico, ma anche pedagogico e scientifico, come dimostreremo di qui in avanti. Una lettura godibile, guidata da due grandi figure mitologiche: Omero e il dio Pal, anch’ essi ammirati dalla forza seduttiva e ammaliatrice di Nemi. Un luogo sacro e delizioso, una natura selvaggia e verginale, dove in ogni suo angolo si respira il profumo del mistero da scoprire e conoscere. E godere di un piacere intellettuale, emozionale e spirituale.
Nemi o “bosco sacro” affonda le sue radici nei miti divini e nelle misteriose vicende preistoriche. La sua mirabile natura proietta un’ armonica disposizione e proporzione delle parti: un’ opera straordinaria del creato. Un universo euritmico scandito dai suoi boschi consacrati alla dea Diana, dal colore blu delle acque del “lacus nemorensis” o “speculum Dianae”; acque che riflettono i raggi tremolanti del sole e gli alberi secolari e la lussureggiante vegetazione. E poi le terrazze e i balconi infiorati a picco sul lago, i vicoli antichi con le tipiche botteghe che odorano di fragole, mirtilli e altri frutti di bosco.
Si va avanti nella lettura velocemente, con la descrizione dell’ incontro amoroso del re Numa Pompilio con la ninfa Egeria e della sua trasformazione in una fonte che sembra zampillare lacrime e tristezza; quindi la narrazione del maestoso tempio di Diana; il mito greco di Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene, che viene portato dalla dea Diana nelle valli boschive di Nemi, e ne diventa “rex nemorensis”, ovvero l’ incarnazione del dio della vegetazione; e poi la stirpe di Enea che mette radici in questi luoghi. Il libro passa in rassegna la celebrazione di riti sacri e sanguinosi, cerimonie che venivano accompagnate da musiche dolci e melodiose, e poi il culto primordiale dell’albero sacro, ovvero la leggenda del “ramo d’ oro”. Le ultime pagine narrano la scoperta delle due navi dell’ imperatore Caligola sepolte nel lago, risplendenti di colori esoterici, il bianco del celeste lunare, il verde della vita che risorge, il rosso del regno degli inferi.
Un testo avvincente che si conclude nel rammarico della sua fine e con il grande desiderio di continuarne l’ appassionante lettura.
In verità, sono molteplici i meriti di questo libro. Le sue pagine sono anzitutto la manifestazione di una straordinaria ed eccezionale prova espressiva dei ragazzi delle scuole di Nemi. La loro ricerca assume prepotentemente il carattere di un laboratorio di creatività intellettuale, pedagogico ed educativo. Che si rivela un fecondo percorso che scandisce non solo importanti vicende storiche e mitologiche, ma si scopre come un caso paradigmatico dello sviluppo cognitivo, sociale e morale del bambino.
Un altro merito fondamentale di questo esperimento è quello di confermare le splendide scoperte delle neuroscienze e i risultati dei miei studi, della mia pluriennale attività clinica e dei miei libri. Tali conclusioni dimostrano come il cervello del bambino, se viene attivato attraverso stimoli e motivazioni qualitativamente significativi da parte degli insegnanti, sia in grado di acquisire e padroneggiare anche questioni e conoscenze complesse, difficili e delicate come, ad esempio, l’ attività creativa. Che rappresenta, come spiegheremo in seguito, la manifestazione più alta, misteriosa ed universale del cervello umano.
Suscita infatti meraviglia e sgomento negli stessi scienziati il miracolo del cervello, il quale, con i suoi cento miliardi di cellule nervose e un milione di miliardi di connessioni neuronali, costituisce la struttura più complessa, straordinaria e lirica dell’ universo conosciuto. La sfida che la scienza, la pedagogia e la scuola del XXI secolo devono affrontare quindi è capire il funzionamento del cervello e della mente. Comprendere cioè come il bambino pensa, impara, ricorda, percepisce. Per questa via, dobbiamo indagare la natura del pensiero, dell’ emozione e della coscienza. La conoscenza di queste questioni è fondamentale per capire quello che ci rende quello che siamo.
Le belle pagine scritte dagli alunni di Nemi rappresentano in modo emblematico, al riguardo, il risultato più felice e produttivo di queste concezioni, poiché la loro prova ci fornisce ulteriori dati per decifrare il codice del cervello umano, un organismo che risulta ancora più misterioso di qualsiasi mistero. Una realtà già intuita da scrittori e poeti. Il cervello umano - ha scritto Maria Luisa Spaziani - “non ha colonne d’ Ercole. E’ sconfinato”. A magnificare la potenza e la profondità della mente è anche la poetessa americana, Emily Dickinson, i cui bellissimi versi cantano: “Il cervello è più grande del cielo. Il cervello è più profondo del mare”.
Un testo dunque di vasto interesse, perché la conoscenza di luoghi, vicende e personaggi della memoria, ci permette di comprendere non soltanto gli altri, ma noi stessi e di imparare a realizzare il nostro destino nel mondo. Infatti, l’ attività dei nostri ragazzi, affrontando storie dense di vicende, leggere e drammatiche, attraenti e tragiche, gioiose e dolenti, tocca il senso stesso dell’ essere umano, cioè il fiume del tempo. Là dove si vivono la gioia e la bellezza, il benessere e la luce, ma si hanno anche il male e il dolore, il lutto, le tenebre e le afflizioni. Sono realtà distribuite in tutte le vicende umane, pervadendo gli eventi e la storia dell’ uomo, come mostra questo libro.
In realtà, tutti noi restiamo “tenacemente attaccati” (Dumbar) alle nostre storie e alle nostre convinzioni. Le storie e le credenze - come rilevano le ricerche nel campo della nuova scienza del cervello - sono conoscenze “impiantate” nella mente. Queste pagine rivelano che la loro esistenza perdura da sempre. Da quando gli esseri umani abitano la terra. Gli Inca, gli Egizi, i Greci e tutte le maggiori civiltà possiedono un forte sistema di credenze, che spesso include il culto di una o più divinità.
Le storie, i miti e le credenze sono perciò fattori molto potenti nel determinare la nostra visione del mondo e nell’ aiutarci a spiegare e comprendere la condizione esistenziale di ciascun individuo, con lo scopo di dare senso alla vita soggettiva di tutti noi.
Il bambino è dunque creato dal miracolo del cervello, la cui più alta manifestazione è la creatività: il libro, ad esempio questo libro, la poesia, la pittura, la musica. Ogni bambino perciò rappresenta un’ avventura umana verso un mondo migliore e da costruire per cambiare noi stessi e la realtà. La scuola, in questa concezione, è il tempio della creatività, della cultura e dello spirito. Il luogo dove si modella e rimodella il cervello e si creano personalità mature. La creatività del bambino, la creatività dei ragazzi della scuola media di Nemi, è uno dei massimi valori dell’ umanità, un potente fattore di crescita mentale, emozionale e sociale.
Sono state compiute di recente straordinarie scoperte sulla creatività nel bambino. Una delle prime scoperte è che le reazioni al bello, all’ arte e alla fantasia sono innate, ci vengono date da fattori ereditari. Un’ altra stupefacente scoperta è che nel bambino c’è la creatività, l’ arte. In questo senso, ho definito l’ esperimento degli alunni di Nemi un “laboratorio di creatività intellettuale e pedagogico” reso possibile da menti illuminate e dalla competenza e dalla sensibilità di valorosi insegnanti.
Da dove nasce la creatività nel bambino?
Da sempre, i filosofi hanno cercato di capire l’ origine, la natura e le motivazioni più profonde che spingono l’ essere umano a creare arte, cioè scrivere un libro, comporre poesia, musica e dipingere. Platone, ad esempio, considera l’ attività creativa come qualcosa di moralmente alto e bello.
Oggi, diversamente dai filosofi, gli studiosi del cervello e della mente cercano di comprendere la creatività in maniera diretta ed empirica. In questi ultimi anni, assistiamo ad un crescente interesse in questa materia, cosa che ha dato origine alla nascita di una nuova disciplina chiamata “neuro estetica”. Le ricerche indicano che la creazione artistica nasce da fattori arcani, profondi e ancora misteriosi del cervello ed è il risultato di un’ attività “unica” e “irripetibile” della mente umana, poiché il cervello è “unico” e “differisce” da tutti gli altri. Essa include aspetti psicologici, sociali e morali. Si va dalla creatività intesa come costruzione al concetto di educazione (Platone, Aristotele, Hegel), di sublimazione o di inconscio (Freud) per giungere all’ idea di catarsi nella pietà, nella paura e nei desideri, nel modo che cogliamo nell’ opera di Goya e Van Gogh. Byron ha sostenuto, ad esempio, l’ azione salvifica sulla morte esercitata dall’ arte. La quale assume un importante ruolo anche nel trattamento dell’ ansia, della depressione e di altri disturbi psichiatrici.
Per comprendere appieno il valore dell’ esperimento dei ragazzi di Nemi, fondamentali e “dilaganti” (Kris) sono le concezioni elaborate dall’ opera di Freud e di altri autorevoli psicoanalisti come Melanie Klein, Jung o Winnicott. La fantasia nel bambino è un fenomeno creativo, espressione della parte più segreta e profonda della mente umana, mezzo di liberazione delle pulsioni istintuali e delle angosce esistenziali e più intime della psiche.
All’ inizio, la creatività nel bambino si manifesta attraverso l’ attività ludica. Che costituisce il principale strumento espressivo e gli consente di “armonizzare” - afferma Winnicott - fantasia e realtà. Ogni bambino ha la capacità di “ricreare” il mondo, ma ciò è possibile solo se il mondo, in questo caso gli insegnanti, lo “raggiunge” soprattutto nei momenti della sua attività creativa.
Gli esperimenti condotti con i metodi di “brain imaging”, cioè di visualizzazione del cervello, rivelano che l’ impulso creativo è fermamente “radicato” nel cervello del bambino (Kandel), il quale pertanto vive una condizione scandita da una sensibilità artistica, fatto che costituisce una forte spinta al suo sviluppo mentale. Tale sensibilità creativa deve essere rinforzata e sostenuta da un valido ambiente educativo (insegnanti, genitori), altrimenti essa si “inaridisce”.
Punto di partenza, come concordano altri autori, è la messa in opera di una educazione alla creatività. Nel corso degli ultimi anni, sono stati sviluppati molti programmi di educazione alla creatività per promuovere nei bambini l’ attitudine ad adottare strategie adeguate. Uno dei più interessanti è il programma di educazione alla creatività elaborato da V. Lowenfeld. I suoi principi fondamentali riguardano: 1) insegnare a ipotizzare i diversi modi con cui le situazioni possono essere affrontate; 2) sollecitare a valutare le proprie idee sulla base delle competenze prodotte; 3) incoraggiare a “rischiare”, cioè a non essere “conformisti” e continuare a riflettere anche dopo che una situazione accettabile sia stata trovata. Un’ altra importante metodica - ideata da O. Osborn - per sviluppare nel bambino idee creative e innovative, è quella nota con il termine “brainstorming”. E’ una tecnica che ha lo scopo di aiutare il bambino a produrre “una tempesta di idee” e può essere utilizzata sia individualmente che in gruppo. La base fondamentale di questa concezione è la seguente: quante più idee e valutazioni si possono realizzare tanto più è probabile che vi sia quella idonea tra queste.
Al centro di tali teorie c’ è il principio che la creatività è una capacità della mente in grado di cogliere i rapporti tra le cose, le parole, le idee e le esperienze e di trovare soluzioni rispetto ai problemi. Questa qualità si rivela pertanto un fattore primario nel processo di sviluppo intellettivo del bambino e contribuisce in modo fondamentale al “sorgere” e allo “svilupparsi” della psiche infantile. Si tratta di concezioni che sono state confermate dai progressi più recenti delle neuroscienze contemporanee. Le quali mostrano come le capacità creative possono essere “danneggiate” in relazione a condizioni educative negative, ovvero non sufficientemente positive e stimolanti.
L’ attività creativa produce poi effetti benefici. Essa innanzitutto è un luogo privilegiato per comprendere il funzionamento del cervello; costituisce un “fattore di adattamento” dell’ evoluzione del singolo e della specie; e ci aiuta infine a “sopravvivere” in quanto elemento fondamentale del nostro benessere.
Esperimenti compiuti nel campo delle neuroscienze dimostrano inoltre che nel bambino le attività creative “attivano” le cellule del cervello, creano stati di euforia e generano modificazioni fisiologiche. Successive ricerche provano che il corpo rilascia sostanze come oppiacei e dopamina, le quali suscitano intense, piacevoli sensazioni, umore positivo, sviluppo del quoziente intellettivo (QI), capacità psico-motorie e spaziali, nonché qualità matematiche.
Studi compiuti nelle università di Toronto e dell’ Oregon con bambini dai 3 ai 6 anni hanno accertato che questi ottenevano risultati migliori rispetto a bambini che non svolgevano attività creative. L’ insieme di questi concetti innovativi e rivoluzionari nel campo della scuola ci porta a sottolineare con forza l’ esigenza, d’ accordo con altri studiosi, di individuare già nell’ infanzia le “prime tracce” della fantasia creativa. Il bambino infatti “si crea” tutto un mondo di fantasia, nel quale investe una grande carica mentale, emotiva ed affettiva. Si tratta di fondamentali esperienze intellettive ed educative da valutare come la messa in opera delle verità (Heidegger) poiché è in tale condizione che si manifesta il senso del rapporto del bambino con la realtà. Esperimenti come quelli realizzati dagli alunni di Nemi inducono tutti noi, ma così gli stessi ragazzi e gli insegnanti, a riflettere sul senso della vita e del mondo. Troviamo perciò altamente meritoria la straordinaria “performance” di questi ragazzi espressa anche attraverso la sagacia e la sensibilità pedagogica dei docenti. Il loro “laboratorio di creatività” a ragione può costituire pertanto un prezioso punto di riferimento sia per ulteriori approfondimenti che per altri esperimenti da realizzare nelle altre scuole.
Nemi, dunque, come luogo di miti, di storie e di credenze, luogo dell’ anima e della leggerezza e della tranquillità dello spirito. Ho scoperto Nemi bambino di dodici anni a tarda notte di un’ estate di molti anni fa per entrare nel collegio dei Mercedari. Molte ore di viaggio, in treno fino a Roma, poi il trenino e da Albano in automobile. “Vedi quelle luci ? E’ Nemi ”, mi dice padre Felice, che mi aveva prelevato dalla terra natia, dove era giunto per un breve soggiorno. Prima di ripartire, passò a salutare mio zio materno già suo insegnante. Dopo molte insistenze, riuscì a convincere me, mia madre e mio zio nell’ avventura di trasferirmi a Nemi.
Un po’ smarrito, emozionato e stanco, osservo le luci di Nemi. Mi appare l’ immagine di un presepe. Un’ atmosfera rassicurante, calda e tranquilla. Da allora, porto nel cuore e nell’ anima l’emozione di questa immagine. Qui, rimango fino agli studi ginnasiali. “Nella terra sacra e mitica di Nemi, dove occhieggia al fondo del cratere il suo bellissimo lago, ricevo nel solco dell’ educazione familiare - trascrivo dalla mia biografia - una solida cultura classica in latino e greco e una salda formazione intellettuale, morale e spirituale”. Una tappa fondamentale del mio “itinerarium mentis” che mi condurrà prima alla laurea e alla specializzazione poi all’ attività professionale nel campo della salute mentale, a tenere lezioni nelle Università di Roma, Lecce e Salerno e a scrivere libri e saggi nei più diversi campi delle neuroscienze, della psichiatria e della psicoanalisi.
Ho impresso nella memoria un mondo di ricordi e di esperienze di questo periodo. Il mio posto nel refettorio e nella sala dove studiavamo, la disposizione del mio lettino, le gare di latino, i giochi. Ricordi belli e anche qualche episodio drammatico. Come quando, giocando insieme con gli altri ragazzi nel cortile, persi l’ equilibrio e precipitai giù dal parapetto. “Vai in cappella a pregare e ringraziare la Madonna - mi ingiunse padre Monnis - per il miracolo ricevuto”. Non riportai infatti nemmeno una scalfittura. Come poi non rammentare altri due episodi legati ai funghi e al latte per la colazione. All’ ultimo momento, infatti, gli addetti alla cucina si accorsero che i funghi erano velenosi e nel latte al posto dello zucchero avevano messo una sostanza nociva. Sarei stato però l’ unico a rimanere incolume, perché nelle due circostanze ero stato punito con il divieto del pranzo e della colazione. Ricordo poi le gite a Monte Cavo, ai campi di Annibale e nei luoghi pittoreschi dei Castelli Romani. Avevamo un campetto di calcio, si trovava prima del bivio con via dei laghi, là dove ora sorge un ristorante. Una struggente nostalgia, perché Nemi mi si manifesta in un succedersi di mirabili epifanie. Negli anni con mia moglie e i miei figli, ho sempre mantenuto e continuo a mantenere un fortissimo e profondo legame affettivo, un grande amore per Nemi, che frequento sempre assiduamente, soprattutto a fine settimana.
Nemi, lo ribadisco con forza, è il luogo dell’ anima, il luogo della mia anima. Un mondo di magia, poesia e incanto. Nemi o della leggerezza dello spirito, l’ integra levitas di Seneca. Una natura che induce sedazione e genera una condizione di calma e di pace. Un mondo mite e dolce. Uno stato della mente lieto, felice e gioioso. Che crea benessere nel corpo e nella psiche. Una tranquillità dell’ animo, quello status che i greci chiamavano euthymia, la condizione di serenità interiore in cui si è governati “dal buon Dio” (Seneca); il traguardo psicologico che alcuni filosofi definivano atarassia, ovvero “assenza di turbamento”; uno stato di “imperturbabilità” indicato da altri autori come aponìa. Un meraviglioso accordo tra natura e spiritualità.
Ho dedicato una “Ode a Nemi”, incisa su una targa marmorea che è stata posta dal Comune su una parete dei Giardini pubblici il 21 ottobre 2011. Una toccante e suggestiva cerimonia ricca di emozioni avvenuta alla presenza degli alunni e degli insegnanti delle scuole elementari e medie di Nemi. Qui, nel corso degli anni ho presentato alcuni miei libri e tenuto conferenze.
Nemi o della levità dell’ essere, dunque. Una sinfonia di sensazioni ed emozioni, di luci e colori. Suggestioni suscitate dallo spettacolo di un tramonto o di una calda notte di luna, quando, evocando i versi di D’ Annunzio, “tremolano commosse” le onde del lago e i raggi dei tuoi vespri, o dolce Nemi, colorano miti i miei pensieri. E da ogni parte, il verde che cede al giallo e laggiù l’ ondare del Tirreno, lassù la leggiadria dei colli e di Monte Cavo. Qui, la terra è manifestazione dell’ anima del mondo, l’ immagine della quiete e dell’ euritmia, del sollievo e dell’ abbandono, paesaggio di mitica e ferina bellezza. E’ il silenzio dell’ anima che contempla stupefatta il canto e l’ armonia del creato, con la meraviglia, l’ ebbrezza e la malinconia dell’ arrivederci o dell’ addio. Lo spirito si adagia in questo fluttuare di luce, colori e abbandoni, suono e silenzio, senso e anima, ebrietà ed estasi lirica. Qui, spirito e materia, anima e natura, mente e paesaggio realizzano un processo di unità dell’ essere con il mondo. Un’ atmosfera di sacro tutt’ intorno.
Il sacro e la storia, i miti e i suoi riti, le figure umane e gli eroi: la stimolante ricerca dei ragazzi di Nemi rappresenta uno splendido itinerario nell’ evoluzione delle vicende umane. Sono narrazioni indispensabili ad ogni società, le quali sorgono spiritualmente nel mondo e costituiscono la “proiezione” della vita sociale ed etica dell’ essere umano. Sono in sostanza un’ esperienza dello spirito ed hanno la funzione di promuovere la cultura e l’ educazione, che raffigurano i massimi beni dell’ umanità, collegandole alla più alta e soprannaturale realtà degli eventi iniziali.
Al termine di questo meraviglioso e appassionante viaggio attraverso quello che abbiamo denominato il “laboratorio di creatività” progettato dai nostri giovani autori, possiamo cogliere un fecondo messaggio. Uno straordinario insegnamento valido per tutti i ragazzi. Il principio cioè della sbalorditiva capacità e dell’ irrefrenabile sete di sapere del cervello umano. Fenomeno che deve spingere ogni adolescente ad “osare”. “Sapere aude!”. “Abbi il coraggio di conoscere e di servirti del tuo intelletto!”, ci esortano il poeta latino Orazio e il filosofo Immanuel Kant.
“Ti aspettano - cantano i delicati versi della poetessa Maria Luisa Spaziani - interi continenti.
Dormono dentro il tuo cervello: osa!
Il mondo è da creare”.
Guido Brunetti
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