Le Finestre dell'Anima
di Guido Brunetti indice articoli
Ascolta il suono del silenzio
Dicembre 2020
Mancanza di voci, suoni, rumori. Ma il silenzio ha molteplici connotazioni e presenta situazioni diverse. Intanto, è comunicazione, linguaggio. Esprime emozioni, sentimenti, stati d’animo, gioia, tristezza, disperazione, dolore, ribellione, umiliazione, forza, potere.
È soprattutto una condizione dello spirito, possibilità di calarsi nel fondo misterioso, buio e ombroso della propria anima, della propria interiorità (Seneca), rivelando i nostri stati soggettivi, personali, privati, intimi, ma anche “tutte le forti passioni dell’amore, dell’ira, della meraviglia, del timore” (Leopardi). E riscoprendo atmosfere, suggestioni, eventi, circostanze, contesti. Tutto un vissuto che si riteneva ormai definitivamente nascosto o eliminato.
C’è il silenzio dei monti e quello del mare; il silenzio del tramonto e dell’alba. C’è il silenzio di eros e di thanatos; dell’avvicinamento e dell’allontanamento; del bene e del male, dell’altruismo e dell’egoismo; dell’invidia e della malvagità. C’è poi la regola del silenzio presso monaci e suore.
Il silenzio è una forma di relazione profonda con sé stesso e con gli altri. È una condizione esistenziale per coltivare la virtù, il bene, la saggezza, l’arte, la creatività. Il suo contrario è il “rumore”, la “chiacchiera”. Il silenzio è “igiene mentale”, purificazione del pensiero. Uno spirito silenzioso - afferma la Bibbia - è un “uomo intelligente”. Il silenzio è ciò che la tradizione filosofica e teologica chiama “contemplazione” o “visione beatifica”. Ascolta dunque il suono del silenzio. Il suono del silenzio è un sentimento che dà gratificazione e una sensazione di tranquillità dello spirito.
L’idea di silenzio attraversa tutta la letteratura con significati e risvolti emozionali e culturali differenti, a partire dagli scrittori greci, proseguire con Dante, Ariosto e Manzoni e giungere sino agli autori contemporanei.
Per la tragedia greca, il silenzio è vissuto come dramma e dolore. In Sofocle, la regina Giocasta fugge in “un chiuso silenzio”; in Sant’Agostino, è l’oscurità che precede la creazione, nelle tenebre prive di luce, là dove non c’era il suono. Anche in Torquato Tasso, un poeta dalla prosa dolente e sofferta, e animato dalla dimensione del sacro e del trascendente, il silenzio è legato al buio, alla notte, alle tenebre; mentre in Manzoni c’è il silenzio” ostile e inquieto” di don Abbondio.
È uno stato della mente che ha tonalità positive e negative. Può rappresentare “la più alta esplosione di disprezzo” (G.B. Show) o “la suprema espressione della felicità o dell’infelicità” (Cechov).
Carlo Levi evoca “terre zitte e solennemente silenziose di Lucania”, dove “l’unico suono è il silenzio”, mentre nella Napoli di A. M. Ortese “il rumore fitto di chiacchierii” non riesce a coprire “il silenzio latente e orribile”.
Tanti dunque gli stati e le condizioni d’animo: dolci, amari o tragici. Il silenzio si fa “dolce” per Umberto Saba; “fradicio e infecondo” per Pasolini; “amico” per Guido Gozzano. La tragedia di Auschwitz è vissuta in Primo Levi nelle sembianze di un cielo “sopra di noi silenzioso e vuoto”. Varie colorazioni assume il silenzio in Palazzeschi: “grande, grigio, glaciale, immenso, pauroso, imponente”. Una sinfonia di immagini, sensazioni, allegorie, come la dimensione del silenzio che dà “grazia” alle donne (Sofocle), che è “sacro” (Foscolo) o “grande” (A. de Vigny).
C’è infine il silenzio metafisico, quel silenzio eterno di “quegli spazi infiniti” che minacciano e spaventano (Pascal).
Guido Brunetti
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