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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Tecniche del potere supremo

Settembre 2013

 

 

Più passa il tempo, più mi sento affascinato dall’abbondante letteratura sui complotti orditi dai poteri forti ai danni dell’umanità. Documentandomi su di essi, ho trovato che spesso gli studiosi rimangono sconcertati nello scoprire che i poteri forti denunciano i misfatti da essi stessi orditi.

Se ne potrebbero fare innumerevoli esempi, e quelli che citerò non sono nemmeno i più clamorosi. Partendo dal basso : in Italia, la denuncia dei misfatti della casta è stata in gran parte opera di un’organizzazione finanziata e gestita (in modo non del tutto chiaro) da una potente multinazionale.

Un po’ più in su : in America la controinformazione ha scoperto cose sorprendenti sulle origini del movimento Occupy Wall Street e delle primavere arabe.

Colpisce poi molto l’opinione pubblica il fatto che, da una quarantina d’anni a questa parte, la denuncia contro il depredamento del pianeta e i misfatti contro l’ambiente sia propagandata e sostenuta proprio da quei gruppi finanziari e industriali che ne sono i maggiori responsabili.

Ancora, varie informazioni contenute nel mio articolo sull’11 Settembre non si capisce da dove potrebbero essere venute se non da fonti interne al complotto stesso ; e più si sale nella… gerarchia dei complotti, più il fenomeno dell’autodenuncia diventa evidente.

Cito più dettagliatamente un caso poco noto, ma a mio giudizio non poco importante. Non molti sanno che, ai confini dell’esoterismo, fiorisce un intero arcipelago di organizzazioni new age che esercitano un’influenza psichica fortissima sui giovani di tutto il mondo. Molte di loro sono dedite al channeling, astutamente camuffato da ufologia : infatti è molto più facile e redditizio spacciare le proprie idee attribuendole agli extraterrestri, invece di affermare onestamente questo lo dico io e doversi sottoporre ai gioghi del pensiero critico e del libero confronto.

Poiché la fascia di pubblico cui queste operazioni si rivolgono è in genere medio-bassa e caratterizzata da scarsa cultura, viene loro naturale e spontaneo rivolgersi agli ambienti complottisti, delineando ai loro occhi le macchinazioni in atto sul nostro pianeta come conseguenze di lotte tra potenze galattiche buone o cattive, e cose del genere.

I personaggi “buoni” di questi veri e propri film collettivi si battono in genere per obbiettivi ultrapopulisti e arcicondivisibili, molto più di quanto qualsiasi demagogo della politica potrebbe fare : in questo modo possono prendere al laccio un gran numero di brave persone, facendo loro digerire loro massicce dosi di energie sottili di origine esoterica, che gli consentono di manipolarle con facilità.

Ora, soprattutto in America (dove i fenomeni di questo genere assumono dimensioni colossali), si verifica periodicamente che i più zelanti e popolari divulgatori del verbo extraterrestre vengono improvvisamente sbugiardati dai loro stessi collaboratori come infiltrati e agenti del nemico, ribaltando da un giorno all’altro tutto quanto hanno predicato fino ad allora, e gettando nella confusione più totale tutti coloro che fino al giorno prima gli davano fiducia.

Potrei salire più in alto e fare esempi ancora più chiari, che denotano senza ombra di dubbio come la denuncia dei complotti (veri e presunti) ai danni dell’umanità parta quasi sempre da coloro che ne sono gli autori ; ma preferisco fermarmi per rispondere alla domanda che emerge da tutto questo - cui prodest ?

Come potrebbe giovarmi, ad esempio, se sono un membro delle cinquemila famiglie che tirano le file dell’economia mondiale, svelare che sono stato io a finanziare un libro che mi denuncia come un affamatore del mondo, dal quale sono stati tratti a tempo di record altre centinaia di libri, scritti da pazzi furiosi, nei quali vengo presentato come un mostro extraterrestre che mangia i bambini ?

Eppure, anche questo è accaduto.

Una tesi molto diffusa tra i complottisti è che il potere si autodenunci allo scopo di far venire alla luce i suoi potenziali oppositori, e meglio controllarli ; l’incongruenza di questa ipotesi, però, apparirà lampante a chiunque voglia prendersi la briga di documentarsi e approfondire nei dettagli i casi che ho citato.

In realtà, loro non “controllano” : loro creano da zero l’opposizione contro se stessi.

Per capire perché lo fanno, dobbiamo fare il piccolo sforzo di addentrarci ancora una volta nelle dinamiche dell’organizzazione esoterica che domina il mondo.

Come ho già esposto molte volte, si tratta di una cerchia ristretta che si muove al di sopra della politica e dell’economia, praticamente inattaccabile perché opera secondo logiche incomprensibili rispetto ai parametri delle persone normali. NON è assolutamente interessata alla proposizione di particolari forme ideologiche o visioni economiche, né all’affermazione sociale di questo o quel gruppo, il che la rende invisibile a chiunque non impari a ragionare nella sua stessa prospettiva.

Il suo coinvolgimento con quelli che io chiamo i sottocentri di potere terrestre è indiretto. Ai vertici di questi si possono trovare persone che hanno imparato a porsi in sintonia con le energie emanate dall’organizzazione, e servirsene per raggiungere il potere ; però l’organizzazione si pone verso di loro in una prospettiva che potremmo definire darwinista (o, in termini più eleganti : concedono all’uomo il libero arbitrio), lasciando per esempio che i sottocentri si combattano tra loro senza interferire in alcun modo nelle loro azioni.

E’ quindi un errore la tendenza, molto diffusa, a coordinare tutte le informazioni che filtrano riguardo ai poteri occulti in un unico disegno, attribuendo ai sottocentri reciproci collegamenti tra loro che sono o fantasiosi, o nel migliore dei casi poco influenti.

Invece, chi li vuole combattere dovrebbe per prima cosa limitare il raggio del suo dissenso, orientandosi con cognizione di causa contro quegli specifici sottocentri che - al di là di ogni dubbio - sono effettivamente responsabili delle malvagità e delle ingiustizie contro cui è indignato.

In caso contrario, rischia di commettere gravi errori di giudizio, e - cosa ancora più grave - l’efficacia della sua protesta andrà dispersa, come accadde a Don Chisciotte nella lotta contro i mulini a vento.

Anche riguardo alle finalità dell’organizzazione, ho già fornito vari dati di carattere generale. Per esempio, un tratto distintivo della sua opera in questa fase storica è la promozione del progresso sia tecnologico che sociale ; anche questo però in modo indiretto, senza curarsi molto di orientarlo verso specifici obbiettivi, senza aspirare alla riconoscenza dell’umanità per i risultati positivi che il progresso ha apportato, senza impegnarsi più di tanto per correggere le sue distorsioni.

La ragione è che il progresso non è per loro un fine, ma un mezzo ; il fine è espandere tramite ogni possibile artifizio la capacità mentale delle persone, fino a giungere al punto in cui sarà possibile realizzare un amalgama della psiche degli individui l’una nell’altra.

Si tratterà di una sorta di trasmutazione alchemica coinvolgente l’umanità, l’ambiente ecc., di cui stiamo vivendo soltanto i primi passaggi.

L’amalgama sarà creato, a tempo debito, con l’ausilio di potenti riti di massa (dei quali già nel mondo odierno possiamo contemplare le prime prove), e sarà poi devoluto a ulteriori obbiettivi del loro progetto, dei quali - per adesso - è decisamente prematuro parlare.

Da questo deriva, ad esempio, che è un errore distinguere i mondialismi correnti tra buoni e cattivi : l’organizzazione c’è dietro comunque.

Ed è anche un errore arrovellarsi sulla domanda se l’organizzazione sia buona o cattiva : come ha scritto un mio amico, è un fenomeno troppo potente e profondo per poter essere spiegato in modo così superficiale.

Già se si ha chiaro questo quadro, diviene più comprensibile che gli agenti dell’organizzazione nel mondo, pur non prendendo parte attiva all’azione dei sottocentri politici, militari, religiosi, scientifici ecc., si trovino qualche volta nella necessità di correggere la loro rotta… dando un colpetto di qua e uno di là : frenare l’azione di un sottocentro particolarmente deviato suscitandogliene un altro contro, e così via - e che questo prenda talvolta l’apparenza di una strana forma di autodenuncia dei poteri forti nei confronti dei propri stessi misfatti.

Però non credo che sia la principale ragione per cui ciò avviene - ce n’è un’altra più profonda, legata alle forme rituali di cui l’organizzazione fa uso.
Indubbiamente, un punto che fuorvia gli osservatori più intelligenti è il fatto che i sottocentri, autodenunciandosi e stimolando la contestazione contro sé stessi, esasperano al massimo grado la tendenza umana al pensiero bipolare, ovvero logico-razionale.

Questa non sembrerebbe, a prima vista, la tattica migliore per creare espansione delle menti : che, al contrario, è collegabile all’accrescimento dell’emozionalità di massa e del pensiero analogico - ovvero, per esempio, alla diffusione di media caldi come radio, tv, pc, eccetera, che nell’ultimo secolo l’organizzazione ha palesemente sostenuto.

Parrebbe insomma che, promuovendo la bipolarizzazione del pensiero, l’organizzazione remi in un certo senso contro sé stessa ; ma è davvero così ?

No, gli sfugge un dettaglio : ovvero che, in assenza della bipolarizzazione, l’emozionalità di massa si espanderebbe senza freni, fino a far debordare l’umanità dal piano della realtà oggettiva.

Abbiamo visto in articoli come Trasmutazione interiore e Il lavoro sui sogni come gli esseri umani siano in grado potenzialmente di trascendere il piano della realtà oggettiva e viaggiare nella totalità degli stati molteplici dell’essere. Ora, questo è proprio ciò che l’organizzazione non vuole : se potessimo spaziare liberamente, come farebbero a trovarci ? Questo gli renderebbe impossibile lavorare sulla nostra espansione.

Il solo modo per poterlo fare è tenerci confinati qui ; possiamo, sì, sognare e viaggiare un po’, ma dopo il sogno dobbiamo svegliarci.

Va bene, quindi, per loro generare in noi espansione mediante il pensiero analogico ; ma anche controllarci mediante il pensiero logico, che fa oscillare costantemente la nostra attenzione tra due poli e in questo modo ci tiene legati al piano della realtà oggettiva.

Nell’articolo Leggi del Potere Supremo (forse un po’ troppo astruso, come si sono lamentati parecchi lettori) avevo esposto un esempio di come le dottrine dell’organizzazione possano esprimersi efficacemente anche per mezzo di dualità aventi la propria origine nel pensiero bipolare : sarà utile, a chi vuole, rileggerlo tenendo conto di quanto ho appena esposto.

Si tratta, in realtà, sempre della medesima dualità applicata a vari piani, che può forse essere sintetizzata nel rapporto (di cui tutti abbiamo chiara esperienza) tra soggettività e oggettività.

A livello di esoterismo, la dottrina di gran lunga più efficace per afferrarne i segreti è fondata su un concetto da me già più volte presentato in questa rubrica : il concetto castanediano di punto d’unione.

Nel L’ipnosi di massa riportai una descrizione del punto d’unione, tratta da alcuni dialoghi tra Castaneda e Don Juan ne L’arte di sognare :

 

Don Juan dichiarò che loro (gli stregoni)  descrivevano gli esseri umani come forme scintillanti simili a enormi uova che chiamavano uova luminose.
…la caratteristica cruciale degli esseri umani come uova luminose : un punto rotondo di luce intensa, grande come una palla da tennis, situato sempre all’interno dell’uovo luminoso, a fior di superficie e a una cinquantina di centimetri dalla punta della scapola destra di ogni persona.
Poiché trovai una certa difficoltà a visualizzare tutto questo la prima volta che don Juan me lo descrisse, egli mi spiegò che l’uovo luminoso è molto più grande di un corpo umano, e che il punto di intensa luminosità fa parte di questa palla di energia ed è situato all’altezza delle scapole, a distanza di un braccio dalla schiena. Disse che gli antichi stregoni l’avevano chiamato punto d’unione dopo aver visto cosa fa.
“Che cosa fa il punto d’unione ?” indagai.
“Ci fa percepire” rispose. “Gli antichi stregoni videro che, negli esseri umani, la percezione si mette insieme proprio in quel punto. (…)” Avevano visto che solo un numero molto limitato dei milioni di filamenti dell’energia luminosa dell’universo che attraversano l’uovo luminoso passano direttamente nel punto d’unione, com’era in fondo prevedibile viste le sue dimensioni ridotte rispetto al resto (…).
Infine, videro due cose. La prima, che i punti d’unione degli esseri umani possono spostarsi da soli da dove sono sistemati di solito. La seconda, che quando il punto d’unione è nella sua posizione abituale, la percezione e la consapevolezza sembrano normali, a giudicare dal comportamento dei soggetti osservati. Ma quando i punti d’unione (…) sono in una posizione diversa da quella abituale, l’insolito comportamento sembra comprovare che la loro consapevolezza è diversa, e che la percezione non avviene più nel modo a loro familiare.
La conclusione cui erano pervenuti gli antichi stregoni era che a un maggiore spostamento del punto d’unione dalla sua posizione abituale corrispondeva un comportamento più insolito e, chiaramente, anche consapevolezza e percezione erano fuori dalla norma (…).
Dopo aver visto quel che il punto di unione e il suo alone luminoso sembrano fare, Don Juan disse che gli antichi stregoni azzardarono una spiegazione.  Secondo loro, negli esseri umani il punto d’unione, concentrando la sua sfera luminosa sui filamenti di energia dell’universo che l’attraversano direttamente, congloba in maniera automatica e non premeditata quei filamenti in una stabile percezione del mondo (…).
… quando il punto d’unione si sposta in un’altra posizione, subito lì si mette insieme una nuova massa di milioni di filamenti luminosi di energia. Gli antichi stregoni videro tutto ciò e conclusero che, poiché lo splendore della consapevolezza è sempre presente dovunque sia il punto d’unione, la percezione si forma automaticamente lì. (Di conseguenza, quando il punto d’unione si trova in una posizione diversa da quella abituale), il mondo che ne risulta non può essere quello della vita quotidiana (così avviene nei sogni).
Come specificai anche allora, non è facile stabilire fino a dove il punto d’unione sia un’invenzione letteraria di Castaneda : ciò che più lo fa sospettare (ne ho accennato in Trasmutazione interiore) è la corrispondenza dell’uovo luminoso con la costituzione dell’Uomo Primordiale secondo i Vedanta, che Guénon nei suoi libri sull’Induismo spiegò bene.

 

Quindi io, essendo aduso ai trucchi (anche benefici) degli scrittori, mi sono spesso chiesto se Castaneda non avesse creato quella allegoria per fornire pezze d’appoggio al suo messaggio teorico fondamentale : che lo sciamanesimo è figlio della tradizione primordiale ed è padre dell’esoterismo - si differenziano nel fatto che quanto nell’esoterismo si impara a livello letterario/speculativo, nello sciamanesimo è operativo (esattamente come l’uovo luminoso rispetto all’Uomo Primordiale).

Tutto quello che posso testimoniare, avendo lavorato a lungo in una scuola castanediana, è che la possibilità di visualizzare il punto d’unione esiste davvero (ne ho trattato a lungo in quell’articolo), e che si tratta di un esercizio davvero utile.

In base a quell’esperienza, fui in grado di aggiungere (sempre nell’articolo L’ipnosi di massa) varie considerazioni supplementari sul punto di unione - cito qui le più essenziali.

 

Sebbene sia possibile parlare di una sua posizione abituale (quella che allinea il piano della realtà oggettiva, o nella terminologia di Castaneda il mondo della vita quotidiana), a un esame più ravvicinato gli sciamani vedono che il punto d’unione non è mai perfettamente immobile (salvo casi particolari che prenderemo in considerazione più avanti, e che comunque non avvengono mai  in esatta corrispondenza con il piano della realtà oggettiva).

Per essere più precisi : esiste effettivamente - nel centro della esatto della cavità semicircolare nella quale il punto d’unione è abitualmente collocato – un  filamento (che la attraversa, come tutti gli altri, perpendicolarmente) funzionale ad allineare il piano della realtà oggettiva : su di esso, però, il punto d’unione non riesce mai a fermarsi, e le sue vibrazioni causate dai  tentativi di fissarsi in quel punto determinano nell’uomo la consapevolezza.

Per capire come mai il punto d’unione non riesca a collocarsi esattamente lì, bisogna pensare che per interpretare la realtà ogni persona è costretta a ricorrere a un gran numero di dati, che le sono stati trasmessi per mezzo dell’educazione.

Ora, essendo impossibile a una normale mente umana vagliare più di sette-otto dati alla volta, è del tutto inevitabile – anche per gli individui più intelligenti – elaborare i cosiddetti comportamenti meccanici : ovvero risposte a una data situazione che ben poco hanno a che vedere con la globalità delle impressioni sensoriali di cui si gode in quel momento, ma sono invece fondate soltanto su pochi dati che il nostro cervello seleziona automaticamente, fidando nel fatto che  in circostanze analoghe vissute in passato i dati di quello stesso genere gli erano stati utili per interpretare correttamente la situazione.

Da ciò consegue che il piano di realtà su cui ci muoviamo abitualmente non è costituito da persone e oggetti, ma dalle idee che noi abbiamo di loro ; non si tratta cioè del piano della realtà oggettiva propriamente detto, ma di qualcosa di molto vicino ad esso, che tende costantemente a identificarsi pienamente con esso senza però riuscirci mai.

Tutto questo non accade – come pensavano i filosofi di una volta - perché Dio abbia creato gli esseri materiali dalle idee ; ma perché noi siamo costretti a trasformare gli esseri materiali in idee, tanto per potercene servire quanto per poter interagire con loro.

Infatti, se davvero potessimo identificarci col piano della realtà oggettiva, ci troveremmo alle prese con un mondo di oggetti completamente spogliati dalle idee che noi abbiamo su di loro : questa è la ragione per cui nessun essere umano potrebbe mai farlo, in quanto finchè vive non potrà mai esimersi dall’avere idee su qualcosa, e queste idee saranno per forza soggettive (oltre che diverse da quelle di tutte le altre persone).

Se anche poi, per assurdo, riuscissimo a identificarci completamente con la realtà oggettiva, il risultato sarebbe un’attività mentale interamente fondata sulla percezione degli oggetti materiali, ma completamente sprovvista della possibilità di interpretarli : ovvero un’identificazione assoluta implicante come conseguenza una  meccanicità assoluta (due condizioni palesemente impossibili da raggiungere nella vita reale, ma da tenere presenti come pietre di paragone, perché quanto più l’uomo è concentrato sul piano della realtà oggettiva tanto più ci si avvicina).

 

Il punto d’unione, insomma, cerca costantemente di fissarsi sul piano della realtà oggettiva, ma non riesce a farlo, perché a ognuno di noi la contemplazione dell’oggettività del mondo suggerisce considerazioni personali, quindi ce ne stacchiamo un po’; quindi la nostra mente continua costantemente a vibrare tra oggettività e soggettività - facciamo come le farfalle notturne contro una lampada, rapidissimamente.

Un analogo movimento venne suggerito anche da Gurdjieff e Ouspensky con la loro tecnica del ricordare sé stessi : tecnica del tutto fondamentale  - direi che non è possibile occuparsi seriamente di esoterismo senza averla praticata, vuoi nella versione ouspenskiana vuoi in altre analoghe che sono comprese in altre forme di meditazione.

Al discepolo viene insegnato che, per vincere gli inconvenienti portati dall’identificazione, in qualunque attività egli sia impegnato nel corso della sua giornata deve mantenere una parte della sua attenzione concentrata sul pensiero : io sono.

Dopo un primo periodo di difficoltà, la cosa diventa più facile (anche se esistono varie insidie, tipo quella di sviluppare l’abitudine al pensiero io sono fino al punto di esprimerlo automaticamente e non consapevolmente), e si pongono in questo modo le basi per la costituzione del famoso centro di gravità permanente, destinato successivamente ad evolversi nell’io reale.

Ora, in pratica quello che accade, soprattutto nei primi tempi, è che quando siamo impegnati in attività che ci coinvolgono fortemente, la nostra attenzione non riesce a restare concentrata su di esse e su io sono contemporaneamente : quello che si sperimenta è una costante oscillazione tra io sono (soggettività) e quanto io sto facendo (oggettività) - certe volte rapidissima, altre volte più ampiamente ritmata.

Naturalmente, è anche importante tenere conto che di punti di vista soggettivi ce ne sono tanti, mentre la realtà oggettiva è una sola : questa è la ragione per cui la sua forza di attrazione è infinitamente superiore a quella del nostro punto di vista, quindi siamo costretti a ritornarci continuamente, creando così un’oscillazione che genera consapevolezza, e da questa espansione.

Marx immaginò la possibilità che tutti i punti di vista soggettivi, uniti insieme, creassero un contrappeso alla predominanza del piano della realtà oggettiva ; creò in questo modo uno dei più geniali e potenti concetti della filosofia di ogni tempo, l’idea di coscienza collettiva.

Questa, come più volte ho già accennato, è la ragione per cui l’uomo non può considerarsi direttamente sottomesso alle leggi della natura (o in altri termini, al piano della realtà oggettiva) : siamo piuttosto sottomessi alle idee che ci formiamo sulla realtà oggettiva, le quali determinano i nostri comportamenti nei suoi confronti.

Insomma, quello di Marx non è altro che un terzo sistema per definire gli spostamenti del punto d’unione e il ricordare sé stessi : si riferisce alla medesima oscillazione soggettività/oggettività, con la differenza (se vogliamo) che non la considera nella prospettiva dell’individuo, ma del genere umano - chiarendo meglio in questo modo l’idea che è proprio su questo movimento di base, comune a tutti gli uomini, che un bravo ipnotizzatore dovrebbe concentrarsi, se vuole raggiungere lo scopo di portare l’umanità dove vuole.

Estendendo l’allegoria marxiana, si può dire che è la pressione sociale a costringere il punto d’unione entro un percorso bipolare/lineare. Questo ci aiuta a comprendere l’attrazione provata da molte persone verso percorsi sociali restrittivi, come ad esempio la vita militare : se in una persona la tendenza al pensiero bipolare è già forte per natura, non ci sono molte speranze che riesca a liberarsene - gli conviene piuttosto esasperarla al massimo, ampliando in questo modo l’arco di oscillazione del punto d’unione.

Il suo modo di espandersi è questo, e non è escluso che, una volta conseguito l’aumento di oscillazione, la maggior quantità di energie (in termini castanediani, filamenti) che riuscirà ad allineare gli consentano anche maggiori escursioni laterali, in altri stati dell’essere.

E’ questo che ho appena descritto un effetto ampiamente sfruttato anche nell’ambito delle organizzazioni iniziatiche, molte delle quali tendono a imporre percorsi restrittivi proprio a questo scopo. Anche i miei modesti esperimenti di lavoro combinato marxismo/esoterismo sono volti a favorirlo, come alcuni gentili lettori che hanno provato a ripeterli hanno sperimentato.

Chi si intende di ipnosi ericksoniana sa che una delle sue modalità più potenti è la cosiddetta tecnica di confusione. Essa consiste nel trasmettere al paziente un gran flusso di comandi accettabili, positivi, facili da eseguire, creando in lui adesione alla volontà dell’ipnotizzatore ; poi da un certo punto in avanti si cominciano a inframmezzare comandi contraddittori, al che la persona si blocca e comincia a riflettere sul problema “come eseguirli ?”, e in questo modo va in trance : ovvero, il suo senso critico si blocca progressivamente, e quando la trance è ben consolidata risponde a qualsiasi comando.

Anche in questo caso, si è prodotta artificiosamente una scissione tra soggettività e oggettività che  costringe il punto d’unione a oscillazioni assai rapide e ampie, fino al punto che il paziente ne viene letteralmente disarcionato, e si rifugia nel rifiuto di controllare i propri processi mentali.

In questo modo il pensiero bipolare, per quanto sia razionale per eccellenza, può essere utilizzato al fine di creare stati emozionali, che saranno tanto più forti quanto più le informazioni indotte sono contraddittorie.

E’ questo esattamente il caso dell’autodenuncia dei poteri forti : soltanto un caso particolare, e indiscutibilmente uno dei più efficaci, per creare forti oscillazioni del punto d’unione tra il piano della realtà oggettiva e la nostra immagine del mondo.

Si genera in questo modo in noi un repentino ribaltamento di dati e valori, che costringe a un enorme lavoro di rielaborazione ; questo trasforma le nostre menti in generatori di energia sempre più potenti, ovvero crea espansione.

E non crea soltanto quello - crea anche un’ipnosi enorme, una sete disperata di nuove informazioni che consentano di sanare lo stato di contraddizione interiore che si è creato ; da cui la massima disponibilità ad accogliere senza discriminazioni critiche tutte le nuove informazioni che arriveranno in futuro su quel dato argomento.

Queste considerazioni mi sembrano, in realtà, piuttosto ovvie, e se un dubbio può sussistere sul fatto che il lavoro su soggettività/oggettività sia la base delle tecniche di ipnosi applicate dall’organizzazione, questo dipende solo dal fatto che le tecniche di ipnosi sono esse stesse ipnosi : nel senso che sviano l’attenzione di chi ne è testimone sui loro aspetti razionali/bipolari (“tizio ha inquinato la terra e adesso ce lo dice suscitando opposizione contro di lui, perché ?”),  distogliendola dall’obbiettivo reale - che non è tanto, come abbiamo visto, quella di indurre nella gente determinate opinioni, quanto di suscitare in loro un lavorio mentale il più possibile esteso.

Così le nostre menti si espandono in vista dell’amalgama finale : questo verrà operato da quei pochi superdotati a livello intellettuale che saranno riusciti a mantenere intatto il quadro d’insieme, non lasciandosi disarcionare dall’overdose di informazioni cui l’umanità - ancora ben più di oggi - sarà sottoposta, e avranno quindi conservato intatti gli strumenti per portare le loro menti, e quelle degli altri, dove l’organizzazione vorrà.

Questo ci aiuta anche a comprendere meglio le ragioni per cui l’organizzazione impone ai suoi membri un atteggiamento rigorosamente neutrale nei confronti di tutto quello che l’umanità fa.

Per fare un esempio : a proposito della bomba atomica, a loro non interessa più di tanto se prima o poi l’umanità la userà (gli interessa semmai che l’umanità non si autodistrugga completamente, almeno per ora, e in questo senso si può dire che fino ad oggi hanno ben provveduto).
Quello che invece li riguarda è l’enorme quantità di energie emozionali prodotte dalla bomba atomica : sia nella forma delle sofferenze irradiate dagli sfortunati che ne furono colpiti, tanto nella paura, nella rabbia, nel lavorio politico e intellettuale prodotti dai miliardi di persone che hanno appreso della bomba tramite i media.

E’ questo per loro un quantitativo enorme di espansione su cui lavorare, e lo fanno. Secondo il racconto di Ouspensky, Gurdjieff lo disse chiaramente a un signore incontrato sul treno : Io mi occupo di energia solare.

Rimane ancora da domandarsi se, in questo grande gioco di specchi e di confusione, possano esistere pezzi meno basati sul confondere, e più sull’informare la gente di quello che sta realmente accadendo. E’ questo uno dei dubbi principali di tutti i complottisti, e non solo - potremmo dire, di tutte le persone intelligenti.

Anche a questa domanda credo che Gurdjieff e Ouspensky abbiano dato la risposta : esistono, e sono le cosiddette Influenze C (NON andate a vedere, per favore, l’articolo Sulle influenze C in Massoneria : credo sia uno dei peggio riusciti di questa rubrica, prima o poi Giovanni Domma ed io lo dobbiamo rifare).

Si tratta di informazioni frammentarie, inserite dall’organizzazione in testi il cui senso complessivo è spesso poco importante ; ma se una persona incontra un’Influenza C che esprime un messaggio in sintonia con la sua situazione di quel momento, nella sua mente scatta qualcosa : ha origine in lui una complessa sequenza di processi mentali, destinati a portarlo oltre sulla via della comprensione.

La vita di molti di noi, che ne siano consapevoli o meno, è scandita da centinaia di incontri con singole Influenze C, tutte in fila. Alcune sono state disseminate dall’organizzazione direttamente ; altre dalle confraternite sciamaniche cui l’organizzazione si appoggia (e in questo caso, come ho trattato nell’articolo Il kula ring e altrove, le Influenze C vengono trasmesse nell’ambito di procedure legate ai non-fare).

Comunque le si possa ricevere, le Influenze C aumentano la nostra consapevolezza (per quanto concerne il ruolo della consapevolezza nel progetto dell’organizzazione, vedi Leggi del Potere Supremo) ; e una forte consapevolezza è, si può dire, la sola possibilità di non farci disarcionare dalla nostra progressiva espansione.

 

Daniele Mansuino

 

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