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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

Riflessioni su Julius Evola

Gennaio 2014

 

Un mio articolo su questo tema era nell’aria da tempo, almeno a giudicare dall’insistenza con cui i lettori me l’hanno richiesto. In effetti, molto spesso nei miei articoli esprimo posizioni critiche nei confronti dell’opera di Evola, e soprattutto del suo maestro Guénon: di quest’ultimo, però, ho già trattato in Guénon, Gurdjieff, Crowley e Castaneda, mentre di Evola non ho mai parlato esplicitamente - salvo pubblicare un paio di begli articoli del mio amico Enzino Ristagno, che è un suo seguace.

Riflessioni su Julius EvolaIl più grande esoterista italiano del ventesimo secolo era nato a Roma nel 1898, da una nobile famiglia siciliana. In gioventù fu pittore dadaista di notevole valore e aderì al futurismo, ma con gli anni il richiamo dell’esoterismo si fece tanto irresistibile da prevalere in lui su ogni altra passione.

La sua eclettica ricerca era guidata dall’insofferenza verso gli angusti ideali della vita borghese e verso il Cristianesimo, e muoveva con sete inesausta da Crowley al buddismo, dal tantrismo alla gnosi. Evola fu anche pioniere della ricerca con le droghe per viaggiare negli stati dell’essere, e studiò e sperimentò la magia con acume e profondità.

La sua teoria dell’individuo assoluto, oltre a dire cose nuove sul piano strettamente filosofico, ci parla dell’integrità, del carisma e dell’intima felicità di un’anima che ha fatto della conoscenza la sua bussola interiore ; giammai però astraendosi in uno sterile misticismo lontano dalla vita reale, come testimoniò la sua chiacchierata e turbinosa relazione con Sibilla Aleramo.

Verso i trent’anni fu tra i protagonisti del Gruppo di Ur : un’esperienza molto avanti sui suoi tempi (e per molti versi anche sui nostri), che spaziava dalle ricerche ermetiche, pitagoriche e antroposofiche a indagini pionieristiche sulle tradizioni magiche extraeuropee. Un eccezionale interesse, a livello sia teorico che sperimentale, è rivestito dai loro tentativi di influenzare la politica con la magia.

La svolta definitiva venne dalla scoperta dell’opera di Guénon, di cui approvò entusiasticamente l’idea di tradizione, ma da cui dissentiva su numerosi dettagli. Il confronto tormentato e quasi edipico con il grande esoterista francese fu la fonte di un impareggiabile trentennio di fatiche letterarie - da La tradizione ermetica (1931) a Cavalcare la tigre (1961), nel corso del quale Evola perfezionò progressivamente la sua visione.

Visione dalla quale si può, anzi a mio avviso si deve, dissentire ; ma solo dopo aver reso omaggio alla qualità letteraria, all’erudizione, alla profondità, all’acume teorico – nonché, in molte pagine, agli eccessi di ingenuità mostrati da un intelletto troppo puro e benintenzionato.

Nel dopoguerra conobbe l’umiliazione del carcere, con l’accusa di aver ispirato una trama neofascista. Un noto avvocato antifascista volle assumersi la sua difesa, e nel 1951 Evola fu assolto con formula piena.

Morì nel 1974, salutato dal rimpianto dei veri esoteristi di ogni fede.

Non era umanamente possibile che un personaggio come lui, caratterizzato da una così estrema libertà di pensiero, non incappasse nella vita in tanti pericolosi infortuni, sia fisici che culturali. Di questi ultimi, vorrei ricordarne due.

Il primo, nel 1937. In quell’anno la rivista La vita italiana, diretta dal razzista Giovanni Preziosi, pubblicò I Protocolli dei Savi Anziani di Sion - un celeberrimo testo, attribuito all’internazionale ebraica, citato dagli antisemiti come prova dell’esistenza di un complotto ebraico ai danni dell’umanità.

Evola ne curò l’introduzione, e riguardo al problema della sua autenticità o falsità (riguardo al quale le polemiche non sono tuttora esaurite), scrisse :

La conclusione seria e positiva di tutta la polemica (…) è la seguente : che quand’anche (cioè : dato e non concesso) i “Protocolli” non fossero autentici nel senso più ristretto, è come se essi lo fossero, per due ragioni capitali e decisive :

  1. Perché i fatti ne dimostrano la verità ;

  2. Perché la loro corrispondenza con le idee-madre dell’Ebraismo tradizionale e moderno è incontestabile.

Come è ovvio, l’idea che un testo falso possa valere come autentico se espone fatti che noi supponiamo siano veri, è tanto assurda da smontare la credibilità di qualsiasi argomento : gli antirazzisti non mancarono di servirsene, e gli stessi razzisti (molti dei quali diffidavano dei complessi costrutti esoterici posti da Evola a sostegno delle proprie teorie) ne furono disturbati, e la usarono contro di lui.

Altri danni ben maggiori glie ne sarebbero venuti nel dopoguerra, quando le notizie sulla Shoah (da cui peraltro Evola prese le distanze) attirarono contro il razzismo l’indignazione generale.

Riguardo a Evola razzista, alcune cose fondamentali andrebbero specificate. Innanzitutto, che fu razzista eccome, e questa è una cosa che personalmente non riesco a perdonargli ; non però perché io sia un piacione che si allinea alle mode culturali dominanti o un fuorviato dalle distorsioni della cultura moderna, e certe zucche di suoi seguaci contemporanei farebbero bene a prendere atto che si può essere antirazzisti anche per ragioni diverse da queste.

Poi che il suo razzismo non fu, come pretesero nel dopoguerra certi antifascisti troppo zelanti, un modo vile per accattare consensi negli ambienti fascisti : niente di più lontano dalla mentalità di quest’uomo tutto d’un pezzo, fascista fuori dalle righe che non prese mai la tessera del partito, incline a battersi per le sue idee - giuste o sbagliate che fossero - nella buona fede più assoluta e senza scendere a compromessi.

La sua convinzione (smentita dalla scienza contemporanea) era che per preservare il livello qualitativo del genere umano le razze dovessero mantenersi pure ; suo massimo spauracchio era il cosiddetto meticciato. Ma quando seppe delle atrocità che erano state commesse nel nome dei suoi ideali ne fu costernato, e dichiarò : Né io, né i miei amici in Germania sapevamo degli eccessi nazisti contro gli Ebrei (...), e se ne avessimo saputo, in alcun modo avremmo potuto approvarli.

Non credo che questo basti a giustificarlo ; ma per obbiettività, sarebbe opportuno riconoscere che il suo era, in una certa misura, un razzismo innocente.

Il secondo infortunio che vorrei ricordare avvenne nel 1972, a 35 anni di distanza dal primo : notevoli, dal punto di vista astrologico, gli eventi che si verificano a una distanza in anni multipla di 7 - è un forte indizio che siano legati a disarmonie di Urano.

Fu pubblicato in Italia La crisi del mondo moderno di Guénon (scritto nel 1927), primo manifesto dell’esoterismo tradizionale, contenente in nuce i temi che Guénon avrebbe sviluppato ne Il regno della quantità e i segni dei tempi.

Era il libro guenoniano che aveva entusiasmato Evola più di tutti, ispirandogli innumerevoli scritti, tra cui Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo ; ma aveva anche generato il suo dissenso da alcuni temi-guida del guenonismo - vedi la supremazia della classe sacerdotale sui guerrieri, della contemplazione sull’azione.

Evola lo aveva tradotto e ne aveva scritto l’introduzione, dove specificò: Rispetto all’originale francese, questa edizione italiana contiene alcune modificazioni. In ciò, non si voglia vedere un arbitrio del traduttore. Con Guénon siamo stati in cordiali rapporti epistolari fin quasi alla sua morte. A quel tempo, gli proponemmo alcune modifiche al testo, spiegandogli le ragioni di carattere puramente pragmatico che le consigliavano. Noi non abbiamo apportato che quelle (del resto, di scarso rilievo), per le quali egli si era detto d’accordo.

Tra queste modificazioni di scarso rilievo, la più corposa era all’inizio del sesto capitolo : Il caos sociale - critica del democratismo, al quale Evola - dopo aver doverosamente ribadito il punto di vista guenoniano per cui gli esoteristi tradizionali non devono occuparsi di politica - aveva aggiunto : …i fenomeni politico-sociali più recenti, in parte di “reazione” o “controrivoluzione”, per ora li lasceremo fuori di considerazione, anche perché finora essi non hanno sviluppato tutte le loro possibilità fino a dar materia a un giudizio definitivo dal punto di vista in cui noi qui ci poniamo esclusivamente, cioè da un punto di vista universale e superpolitico.

Il che, interpretato, voleva dire : ah ragazzacci, fareste bene a non occuparvi di politica, ma se proprio volete aderire alla destra extraparlamentare, beh, io chiudo un occhio.

Apriti cielo ! L’insurrezione dei guenoniani fu tremenda, soprattutto perché si sentivano offesi dalla pretesa di Evola che Guénon in vita avesse avallato un concetto palesemente in contrasto con l’intero corpo della sua opera.

Fu quello il momento in cui il conflitto sempre esistito tra i due grandi tradizionalisti divampò anche tra i loro seguaci, separando guenoniani e evoliani in due parrocchie distinte : separazione che si perpetua ancora oggi, perlomeno tra i loro esegeti a un livello abbastanza elevato da comprendere fino in fondo l’inconciliabilità delle loro idee.

Non sarebbe di buon gusto se mi dilungassi in questo articolo sulla mia contrarietà al pensiero di Evola, della quale del resto i lettori sono già al corrente. Due parole invece vorrei spendere sull’assoluta impermeabilità degli esoteristi tradizionali (sia guenoniani che evoliani) alla critica : la ragione sta nel fatto che il pensiero critico è secondo loro una parte della mentalità moderna, quindi il rifiuto di quest’ultima comprende anche il rigetto di ogni critica.

Non… critico questo punto di vista, e concentro piuttosto l’attenzione sulla psicologia retrostante. Anche l’attenzione agli aspetti psicologici è per loro una parte della mentalità moderna, e forse per questo il fenomeno è poco analizzato, mentre a mio avviso è fondamentale : la circoscrizione dell’attività mentale  entro limiti invalicabili - siano essi rappresentati da opinioni, proibizioni o da landmarks di diversa natura - è infatti uno dei principali metodi utilizzati in esoterismo per generare quel particolarissimo stato di concentrazione energetica che sta alla base del processo di trasmutazione interiore.

In questo, occorre dire, esoterismo tradizionale o modernista non differiscono molto : i Sufi si diffondono sull’importanza che il maestro selezioni impressioni da sottoporre all’attenzione del discepolo come un alimento particolare, Gurdjieff parlava di centro di gravità permanente da evolvere poi in Io reale, Castaneda di controllare gli spostamenti del punto d’unione e così via, ma - indipendentemente dalla fede che si voglia o meno prestare alla bontà o alla veridicità dei loro insegnamenti - il principio che entra in gioco è palesemente lo stesso per tutti.

E’ il principio che mi fa essere indulgente verso le opinioni di Evola che non condivido, e che mi fa riconoscere con rispetto la sua funzione di maestro ; nonché auspicare che sempre più suoi discepoli siano in grado di passare al di là della lettera che uccide, riconoscendo la vera natura del tesoro che hanno per le mani.

Tra tutti i metodi in uso per la concentrazione delle energie, quelli fondati sulle opinioni sono ad un tempo i più facili e i più insidiosi. Lo posso dire con cognizione di causa perché anch’io, nel mio piccolo, ho provato a svilupparne uno, fondandomi sul marxismo che è per molti versi la teoria più adatta : molto di più delle epopee pseudotradizionali su cui Guénon e Evola ricamarono alla grande, perché sebbene come queste sia fondamentalmente un sistema aperto, la possibilità di ricavarne sistemi chiusi è molto maggiore.

I metodi fondati sulle opinioni sono facili perché si fondano su emozioni che traggono alimento dalla nostra esperienza : così la frustrazione verso l’opacità della vita quotidiana, che induce nei giovani la velleità di realizzare qualcosa di nobile e grande, così il fastidio nei confronti di un potere arrogante, ipocrita e oppressivo, che sentiamo non corrispondere alla nostra intima idea di giustizia.

Ma sono anche insidiosi : prima di tutto per il fatto evidente che non insegnano al discepolo come trascendere il livello ideologico - questo però, sebbene blocchi molta gente, non è di per sé squalificante - nella prospettiva meritocratica che caratterizza le vie iniziatiche occidentali, lo possiamo considerare un doveroso mezzo di selezione.

Ancora più insidioso è il convincersi di appartenere a una minoranza di privilegiati con in tasca la verità, costretta dal destino avverso a sopravvivere in un mondo fuorviato. Questo porta depressione, delirio di onnipotenza, fanatismo che in casi-limite può sfociare in gesti antisociali (vedi Breivik in Norvegia) ; per non parlare di quando il senso di contrapposizione tra credenti e infedeli crea il famoso  effetto-setta, sul quale in ogni epoca maestri falsi e disonesti hanno marciato alla grande.
Gli Americani, che di queste cose hanno capito tutto, hanno creato la deprogrammazione : professione lautamente retribuita, nella quale nerboruti ex-marines fanno rinsavire i membri delle sette a suon di sganassoni.

Dal punto di vista esoterico, diciamo che il pericolo si crea quando le emozioni negative portate dall’ideologia avvelenano l’anima fino a sovrastare l’impulso alla crescita interiore. Diviene allora  impossibile che il centro di gravità permanente evolva in Io reale.

Nell’articolo Tecniche del Potere Supremo ho illustrato come nella strategia dell’organizzazione esoterica che governa il mondo esoterismo tradizionale e modernista non svolgano, in realtà, funzioni opposte, bensì complementari. L’esoterismo modernista provvede espansione mentale ; l’esoterismo tradizionale impedisce che questa superi il livello al di là del quale l’uomo potrebbe affrancarsi dal predominio della realtà oggettiva.

Questo perché l’energia creata dall’espansione delle nostre menti deve essere devoluta, secondo i piani dell’organizzazione, a scopi strettamente legati al piano della realtà oggettiva ; se fossimo in grado di spaziare liberamente negli stati molteplici dell’essere, verrebbe meno per l’organizzazione la possibilità di raccoglierla e concentrarla mediante opportuni riti.

Si tratta peraltro di una situazione che non deve allarmare gli esoteristi : è sempre viva e presente per noi la possibilità di sottrarsi al depauperamento energetico per mezzo della trasmutazione interiore - ovvero raggiungendo un livello di espansione consapevole talmente vasto da trascendere la prospettiva di qualsiasi forza esterna che intenda servirsene per i suoi fini.

In quest’ottica, il ruolo svolto dall’esoterismo modernista può essere simbolicamente collegato al numero 3, inteso nel suo significato dinamico di ternario e realtà/processo, associabile sul piano astrologico a Giove/espansione ; invece l’esoterismo tradizionale è il 2 nel suo senso statico di contrapposizione - tra Uomo e Assoluto, bianco e nero, bene e male e così via, ricollegabile a Saturno/restrizione.

Ma qualunque percorso l’uomo scelga, intatta è per lui la possibilità di accedere all’1, e volendo allo 0.

Si può discutere se lo 0 sia conseguenza dell’1 o viceversa, ma questa non è una faccenda importante come si crede.

 

   Daniele Mansuino

 

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