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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Opinioni su Saturno

Agosto 2024


Mi ha sempre disturbato il fatto di non avere affrontato, nel mio articolo su Evola di tanti anni fa, uno dei tratti più fondamentali del suo pensiero: ovvero che l’umanità non stia scivolando, come dice Guénon, lungo la china del kali-yuga per un normale processo ciclico, ma perché è vittima di un complotto che la rende schiava.
Avevo passato questo discorso sotto silenzio perché, a quei tempi, non ne avevo ancora compreso la potenza di suggestione; e siccome l’eccesso di importanza conferito da Evola al sociale era già stato criticato - sia pure con argomenti non sempre condivisibili - da Guénon stesso, mi ero detto: ubi maior minor cessat, va bene così.
Ci voleva Miguel Serrano (1917-2009), che molto più di Evola ne fa il centro del suo sistema, per farmi capire quanto grande sia la popolarità di questa idea presso i nazionalsocialisti di oggi, e come meriti dunque di essere esaminata.
Ne La resurrezione dell’eroe (1986), Serrano parla di un Universo-campo di concentramento delimitato dall’Ouroboros, facendone l’oggetto di una totalitaria demonizzazione.
È questo il primo punto che allontana la sua posizione dall’Ermetismo classico, attribuendo al processo innescato sulla percezione umana dal Drago-Ouroboros una connotazione del tutto negativa: la fonte del male si troverebbe nella transizione dell’energia primordiale dallo stato puro al sistema a sette, che avviene in Saturno:

Il cammino del trionfo, della liberazione, si dirige contro la corrente dell’involuzione, all’indietro, contro il Tempo di Saturno-Kronos, verso quel punto immaginario da cui Saturno stesso entra nel Tempo, si trasforma nel Tempo-Kronos

Un secondo punto di distacco risiede nella contrapposizione per così dire frontale che egli delinea tra l’energia primordiale e le sue sette correnti: un’idea che mi sembra un po’ contraddittoria.
Infatti, se le sette correnti sono il frutto della trasformazione dell’energia primordiale, non mi pare che abbia molto senso dire di quest’ultima:

sembrerebbe come se, dentro il mondo del Destino, dei Cicli astrali, delle costellazioni e dell’Eterno Ritorno, dentro l’Universo-campo di concentramento del Demiurgo si presenti una forza estranea, misteriosa, che lotta per cambiarlo interamente, per trasmutare il processo cieco in qualcosa di differente, spirituale
soltanto in virtù dell’apporto di questa sostanza magica, l’Uomo può giungere a comprendere che l’Universo visibile del Demiurgo non è totalmente in suo possesso, essendo stato soltanto corrotto, imprigionato da questo Drago, che è anche un Toro, e dagli eserciti oscuri dei guerrieri della causalità, che lottano ai suoi ordini

Nel secondo dei due paragrafi, mi pare che Serrano miri, in un certo senso, ad attenuare la forza di impatto della propria eresia, specificando che la sua posizione non implica una demonizzazione in toto della manifestazione formale, ma solo dei modelli percettivi che il Drago-Toro-Ouroboros impone all’Uomo (potremmo parafrasare la sua posizione così: lo so che l’Ouroboros è buono - io lo faccio cattivo perché in politica vanno bene i simboli semplici, tipo i draghi cattivi, ma per il resto la pensiamo uguale).
I portatori dell’energia primordiale vengono da lui assimilati agli eroi delle mitologie nordiche; costoro provengono da uno stato dell’essere estraneo alla materia (ovvero: non sottomesso al Drago-Toro-Ouroboros-Demiurgo), dal quale discendono nel nostro mondo per salvare l’umanità dalla schiavitù.
E sarebbe attraverso la riscoperta della purezza dell’energia primordiale che l’Uomo otterrebbe i mezzi per ripercorrere questo cammino all’indietro: infatti è giusto pensare che ciò avvenga attraverso la stessa materia naturale (innaturale, in questo caso) da dove un’Altra Forza lo sostiene, facendogli pervenire un messaggio che è ricordo costante e simbolico del dramma accaduto: la storia della perdita (volontaria?) di Asgard, l’entrata o caduta nell’Universo-campo di concentramento
Ho scritto a proposito di questa impostazione, nell’articolo I Polari - parte seconda, che non c’è bisogno di essere neonazisti per afferrarne le potenzialità; né per chiedersi quali ragioni - vuoi filosofiche, vuoi politiche, vuoi esoteriche - debbano imporre di lasciarla in mano alla destra; o perlomeno, io non ne vedo.
Volendo essere più precisi: è vero che la concezione polare di “centro spirituale” potrebbe entrare in conflitto con l’irrisolta contrapposizione spiritualità-materialismo, la cui assurdità mi è capitato spesso di denunciare (nata in funzione reazionaria, e mantenuta in vita fino ai nostri giorni  in virtù dell’appeal mediatico ascrivibile alle contrapposizioni semplici e prive di significato); ma non dovrebbe essere tanto difficile, per chi volesse farlo, il rifondarla in termini che la spogliassero dall’ideologia e dal misticismo, e farla vibrare in sintonia con la realtà.
Scendendo nei dettagli, chi volesse spogliarla dall’ideologia e dal misticismo potrebbe partire dall’idea di erigere a salvatori dell’umanità proprio gli eroi delle mitologie nordiche, una scelta che dal punto di vista della dottrina ermetica suona del tutto arbitraria: nulla infatti vieterebbe (né vieta) di attribuire lo stesso ruolo di guida a qualsiasi altra classe di creature aventi residenza in stati dell’essere diversi dal nostro (come per esempio sta avvenendo, in certi Paesi ex-comunisti, con gli spiriti degli ex dirigenti del Partito Comunista mummificati - vedi in proposito il mio articolo Comunisti immortali), o anche con creature residenti nel nostro medesimo stato dell’essere, ma fuori dal sistema solare (cosa che in effetti, nella Germania nazionalsocialista, si afferma che venne fatta con i Sumi di Aldebaran, da noi incontrati ne Gli UFO nazisti).
In ogni caso, mi sembra veramente difficile giustificare il perché, dell’energia primordiale non deviata, gli eredi di Sigfrido che uccide il Drago possano vantare il monopolio; eppure è proprio questo il sogno di cui Serrano si è fatto erede, e che il fervore ideologico dei suoi scritti vorrebbe tratteggiare.

l’Universo visibile agli occhi terrestri, quello degli astri e delle costellazioni, ha dietro di sé un altro Universo ancora più antico (che resta al di là delle stelle, come diceva Goebbels citando Beethoven), oggi torturato e schiavizzato, che geme e pena per la sua trasfigurazione. È l’Universo dell’Ansia e della Nostalgia. In verità, è come una Regina, o una Bella Addormentata, prigioniera dell’Orco, che aspetta il bell’eroe che dovrà risvegliarla
Da quell’Universo oppostoentrano, in questo mondo governato dalle leggi della meccanica, gli Dei. Vengono a combattere con le forze cieche della fatalità, a trasfigurarle. Lottano con il Drago e con il Toro. In verità, con il Demiurgo, padrone di quest’altro mondo. Sono guerrieri trionfanti, o sue vittime propiziatorie
Sono gli stessi Archetipi ricorrenti che apportano il messaggio E SCOPRONO IL VELO DEL SEGRETO DELLA SCIENZA (maiuscolo mio) per costruire la spada con la quale potere disintegrare il fantasma che essi rappresentano. Per passare al di là di Esso
Sono questi gli Dei che entrano a combattere quella Forza strana che ha corrotto la purezza precedente alla storia, rischiando la contaminazione del loro sangue igneo, plasmando qui le loro forme, materializzandole, imprigionandole nell’Universo-campo di concentramento
Ora, qualunque cosa si voglia pensare di tutto ciò, occorre riconoscere a Serrano che l’idea di una manifestazione formale guastata dalla scomposizione nel sistema a sette non l’hanno inventata né lui, né i nazisti: è infatti un tema piuttosto ricorrente nelle mitologie nordiche, del quale è possibile trovare testimonianza nei luoghi dello spirito più impensabili.
Vediamo per esempio, nel Signore degli Anelli, il dialogo tra Gandalf e Saruman, lo stregone che si è venduto al Male:

Lo guardai, e vidi che le sue vesti non erano bianche come mi era parso, bensì tessute di tutti i colori, che quando si muoveva, scintillavano e cambiavano tinta, abbagliando quasi la vista.
“Preferivo il bianco”, dissi.
“Bianco!”, sogghignò. “Serve come base. Il tessuto bianco può essere tinto. La pagina bianca ricoperta di scrittura, e la luce bianca decomposta”.
“Nel qual caso non sarà più bianca”, dissi. “E colui che rompe un oggetto per scoprire cos’è, ha abbandonato il sentiero della saggezza”.

Da questo significativo passaggio si può anche intravvedere quale precondizione è necessaria perché l’idea dell’Universo-campo di concentramento possa funzionare: ovvero, che l’azione malefica dell’accoppiata Saturno-Ouroboros non venga riferita alla manifestazione formale in genere, ma al solo stato dell’essere relativo alla manifestazione materiale; perché, nel caso contrario, neanche gli eroi venuti da Asgard per salvarci ne sarebbero immuni.
Il problema è, però, che se una manifestazione può essere definita formale, questo implica già il suo trovarsi al di qua dell’Ouroboros, ed essere quindi sottomessa alla sua azione - un rompicapo non da poco, sul quale Evola (ne La tradizione ermetica) fu non poco evasivo, e che Elemire Zolla (1926-2002) affrontò, nella sua introduzione al Signore degli Anelli, proprio in fase di commento al passo che abbiamo appena citato:

Che resta agli inganni così cari ai mediatori di bene e male, di salute e malattia, di divino e diabolico, così frequenti nel secolo scorso e in questo? Infatti Saruman non perdona a Gandalf d’aver smascherato la sua falsa sapienza di mediatore fra bene e male, fra virtù e vizio, ha tentato di imprigionarlo, e soltanto per la sua amicizia con le aquile (col puro spirito?) è riuscito a mettersi in salvo
Saruman si illude di poter collaborare col Signore del Malepoiché infine anche la dominazione del Male si dovrà proporre “Conoscenza, Legge, Ordine: le cose che finora abbiamo procurato invano di attuare, ostacolati piuttosto che assistiti com’eravamo dai nostri deboli o inerti amici”

Insomma, tutte cose molto belle e molto di destra; ma, da ermetista finissimo, Zolla non resiste alla tentazione di notare, tra le righe, che - qualora si voglia adottare la demonizzazione tout court di Saturno propugnata da Gandalf - rimarranno in essa imprigionati anche gli ideali per cui la destra combatte.
Un’altra sorprendente presa di posizione anti-sistema a sette - per molti aspetti analoga a quella di Serrano e di Tolkien, ma forse meno categorica - è quella proclamata dagli Eletti Cohen dell’Universo, l’elitaria associazione esoterica che perpetua l’insegnamento di Martinez de Pasqually.
Come abbiamo visto nell’articolo La mirabile dottrina dei Réau Croix sulla costituzione dell’Universo - prima parte, di Arturus R+, i Cohen erano nati, nel settecento, nella forma di un corpo massonico che poi si estinse; per essere poi risvegliati, dopo varie vicissitudini, come sistema di alti gradi legato all’Ordine Martinista.
Nell’ammissione al settimo grado del sistema Cohen, Maestro Eletto (era il quarto nel sistema originario di Martinez, ma è il settimo nell’attuale rivisitazione dei rituali), l’iniziatore compie intorno al candidato sei circumambulazioni che rappresentano i sei giorni della creazione del mondo; dopodiché batte sul suo corpo con un martelletto per sei volte (sulla testa, sullo sterno, sul dorso delle mani e sui piedi), mormorandogli nell’orecchio Genesi 1: 26, il versetto relativo alla creazione di Adamo.
La parte del rituale che segue sottolinea, in vari modi, come questa creazione sia precedente a quella di tutte le forme: in altri termini, i Cohen accolgono l’idea che l’Adamo precedente alla Caduta collabori con Dio alla Creazione dell’Universo.
Si tratta dunque di un Adamo-energia primordiale, che ha ricevuto da Dio due privilegi. Il primo è una verga misteriosa, costituita da quattro metalli fusi in uno, formando una lega così perfetta che, fin dalla notte dei tempi, nessuno potesse dissociarsi per semprequesta verga aveva il potere di bruciare come il Fuoco, quindi fu così capace di penetrare ogni cosa, ed era anche così veloce che potesse colpire due posti nel medesimo tempo.
Il secondo è che l’Uomo potesse esprimere Dio verso le Creature Inferiori, il che viene giustificato dall’Uomo con questo versetto della Scrittura: “Ed Elohim condusse ad Adamo tutti gli animali del Giardino dell’Eden, in modo di vedere come li avrebbe chiamati. Ed Adamo diede ad ogni animale il suo nome. Così l’Uomo splendette della stessa Gloria Divina”.
Qui l’Adamo-energia, in virtù del suo ruolo attivo di co-creatore, dà nomi (ovvero origine) agli animali, ovvero alle forme (ma non alla materia - animali sì, ma dell’Eden, ovvero non ancora incarnati).
In linea con la Genesi (o non troppo lontani), avremmo dunque fin qui un’affermazione del valore positivo della scomposizione nel sistema a sette in quanto voluta da Dio, o perlomeno nessuna condanna nei suoi confronti; ma esistevano anche altri Esseri la cui esistenza era precedente alle forme create da Adamo, in quanto la nostra tradizione dice: “In principio Dio emanò Esseri Spirituali che erano ambigui”: questi erano i Re dell’Eden.
Si tratta di coloro che la Genesi definisce i Sette Re di Edom: personaggi che, essendo sette, sono già palesemente frutto di una scomposizione precedente a quella che diede origine ad Adamo, e che - trovandosi a proprio agio nello stato di separazione da Dio - non vedono di buon grado la comparsa di questo parvenu dell’ultima ora - il quale, dando nomi alle forme, altera un equilibrio che, fino ad allora, era loro favorevole.
Così, al fine di fuorviare il Maestro che Dio aveva incaricato di sorvegliarli (cioè Adamo stesso), essi persuasero l’Uomo che, se si fosse liberato di Dio, sarebbe diventato uguale a Lui e sarebbe diventato egli stesso il Creatore.
Ciò che colpisce qui è il fatto che i Cohen attribuiscano ai Re di Edom il ruolo che nella Genesi è rivestito dal Serpente: una sostituzione che, di fatto, sortisce il risultato di assegnare al sistema a sette la responsabilità della Caduta di Adamo.
La differenza da Serrano sta nel cammino indicato dai Cohen per la reintegrazione, che è fondato sul ternario, e dunque non prevede l’intervento di una forza estranea al sistema:

Così l’Uomo Archetipo, assimilandosi, cadde in disgrazia. La sua Essenza superiore divenne Zolfo, l’anima universale di questo mondo secondo gli Alchimisti. La seconda Essenza, il Mediatore plastico, diede origine all’anima intermedia degli Esseri e queste cose, che nell’Occultismo vengono chiamate l’Astrale e che gli Alchimisti definiscono come Mercurio. Il Sale costituiva il terzo termine, l’ultimo gradino, ossia la Materia stessa
L’Uomo Archetipo riprenderà possesso del suo primitivo splendore e della sua libertà morale solamente quando egli si libererà dalla Materia, che lo confina tutt’intorno e all’interno della quale egli si è disperso per animarla. Quindi, è necessario che tutte le cellule che lo compongono possano, dopo la loro morte naturale, ricostruire l’Archetipo, reintegrandosi definitivamente in esso, così scappando dai cicli delle reincarnazioni.
Quindi, il Microcosmo ricreerà il Macrocosmo l’Essenza divina, grazie a sé stessa, gradualmente occuperà di nuovo quelle regioni dalle quali si è ritirata al principio di ogni cosa; perché Dio è tutto ciò, e tutto questo è in Dio, e tutto ciò non è Dio!
L’Assoluto non ha trascinato nulla dal Nulla illusorio, esistendo al di fuori di esso, in quanto nulla può esistere in Sua assenza.
Perciò accadrà la vittoria simbolica del Bene sul Male, così come è stato accertato da tutte le tradizioni esoteriche dell’Umanità.

In verità, volendo continuare ad investigare su quali scrittori (o politici) militino sotto le bandiere della … lotta contro Saturno, la prima cosa che sorprenderebbe è l’eterogeneità della compagnia.
Così troveremmo, ad esempio, David Icke (1952- ), sedicente avversario dell’esoterismo nonché strenuo propagatore della dottrina esoterica per cui la realtà oggettiva è un’illusione creata da Saturno, e cancellarla equivarrebbe a salvare l’umanità …
Non sarà forse inopportuno ripetere ancora una volta che - come Zolla aveva ben capito - la prospettiva anti-Saturno è un punto di vista assurdo e pericoloso, tanto nefasto per la destra quanto per la sinistra: perché, essendo Saturno il generatore dello spaziotempo, l’attribuirgli un ruolo malefico equivale a demonizzare il mondo delle forme nella sua totalità, un punto di vista che può creare soltanto disperazione.
Se ogni cosa viene ricondotta al Male, la conseguenza è che l’Uomo si ritrova sprovvisto dei mezzi per comprendere il Bene; ed ecco allora che, una volta di più (come se la storia non avesse già fornito abbastanza esempi), l’ossessione forcaiola di identificare il Male in questo o in quel supporto materiale o sociale non porta le persone a combatterlo meglio, ma piuttosto a farlo trionfare.
Oddio - in verità, se parliamo di metafisica, si può essere d’accordo (come del resto anche no) sul fatto che il piano della realtà oggettiva (o della manifestazione formale che dir si voglia) sia un’illusione. Ma se vogliamo trattare questi argomenti a livello profano, sarebbe anche opportuno precisare che No Saturno, no party, o per meglio dire Niente Saturno, niente umanità: senza Saturno saremmo morti, e può anche darsi che se fossimo morti staremmo meglio, ma vorrei sapere quanto successo riscuoterebbero certe teorie, se questo punto venisse precisato.
A tutto questo vorrei aggiungere che, per un esoterista, l’immaginarsi di vivere in un mondo ostile votato a frustrare ogni nostra iniziativa non è soltanto un errore tattico, ma anche un atto di presunzione: chi siamo noi per sentirci così importanti?
Volendo dire come stanno veramente le cose, non c’è dubbio che il dover vivere confinato nel mondo della materia costituisca per l’uomo una limitazione; ma sul fatto se ciò sia un male (o il Male) c’è parecchio da discutere. Si può affermare che ciascuna tradizione religiosa, sciamanica o filosofica abbia fornito a questa domanda una o più risposte diverse; ma se consideriamo le varie teorie nel complesso, la tendenza prevalente è quella che interpreta l’avventura dell’Uomo nel mondo alla stregua di un’esperienza tanto necessaria quanto positiva.
È viceversa molto pericoloso (anche se … più comodo, perché dispensa da tante riflessioni) l’atteggiamento di chi demonizza in toto la realtà: infatti alimenta un cinico pessimismo che rischia di precludere la possibilità di comprenderne il senso, quindi anche di cambiarla.


Daniele Mansuino


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