Riflessioni sull'Esoterismo
di Daniele Mansuino
La genesi del mondo moderno
Marzo 2009
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Nell’articolo Il kula-ring ho accennato ai non-fare: colossali progetti magici messi in opera da organizzazioni sciamaniche al fine di operare mutamenti a lungo termine nella coscienza collettiva dell’umanità. Ne I due Progetti della Massoneria ho portato due esempi di non-fare originati in un contesto non sciamanico, bensì esoterico: il primo, ad opera di un gruppo di Ermetisti inglesi del diciassettesimo secolo, per dare origine a un’organizzazione volta a diffondere nel mondo i principi della democrazia e del progresso; il secondo avviato nel secolo seguente per contrastarli.
C’è un terzo non-fare legato alla Massoneria, che come i due precedenti ha lasciato tracce storiche sufficienti per identificarlo e ricostruirlo. Venne avviato nella seconda metà del diciassettesimo secolo da una piccola e sconosciuta setta qabbalista dell’Europa Centrale. Lo potremmo quasi definire Progetto 3, se le sue origini non fossero del tutto estranee all’istituzione massonica; anzi per molti anni si sviluppò autonomamente senza incontrarla. Ma da quando il suo cammino si sovrappose a quello della Massoneria, il suo scopo principale divenne quello di deviare leggermente il Progetto 1 per conferirgli un’impronta più spiccatamente materialista, al fine di imprimere alla civiltà occidentale una spinta decisiva in direzione del progresso tecnologico.
Nel sedicesimo secolo, il rabbino Isaac Luria (1534-1572) aveva codificato gli insegnamenti tradizionali dello Zohar nel sistema magico ancora oggi conosciuto come Qabbalah luriana. Secondo la sua visione, la Luce Infinita della Creazione era originariamente destinata ad essere contenuta in tre Vasi, i quali però non ressero alla pressione e scoppiarono. La Luce allora si travasò nell’Albero della Vita costituito dalle dieci Sephiroth: archetipi divini che possono essere utilizzati dai giusti tanto come strumento per accedere alla conoscenza quanto – in certi casi - per influenzare in positivo le vicende del mondo.
Ma anche ai cocci o scorze (Qlipoth) dei Vasi rotti – che la violenza dell’esplosione primordiale aveva precipitato nelle tenebre inferiori - erano rimaste attaccate Scintille di Luce, le quali a loro volta possono esercitare la loro influenza sull’uomo.
Nel 1626 venne al mondo a Smirne Sabbatai Zevi, l’uomo che nel 1648 si sarebbe dichiarato Messia del popolo ebraico. Secondo il suo insegnamento, i successi storici dei popoli Mussulmani e Cristiani sono causati dall’influenza delle Scintille legate alle scorze, le quali consentono loro di dominare il mondo della materia.
Si tratta di un’anomalia nella Creazione alla quale è possibile rimediare mediante un procedimento, per così dire, omeopatico: portando nuova Luce alle scorze, le Scintille che vi sono attaccate aumenteranno la loro potenza, e il percorso dell’umanità sulla strada del dominio della materia ne risulterà accelerato; finché le Scintille non avranno ricevuto Luce a sufficienza per staccarsi dalle scorze, e allora - come le bolle d’aria vengono a galla dal fondo di un bicchiere - ritorneranno a reintegrarsi nell’Assoluto.
Secondo il verbo di Sabbatai Zevi, la rianimazione delle scorze può essere ottenuta mediante la pratica di tecniche esoteriche volte ad estendere le facoltà psichiche dell’uomo: ipnosi, trance, poteri medianici, magia cerimoniale, magia sessuale, eccetera. Di conseguenza, il compito più nobile cui possa dedicarsi un uomo è diffondere tali tecniche presso i popoli influenzati dalle scorze, in modo tale che siano praticate da un gran numero di persone.
Dopo essere giunto a queste conclusioni – che comunicò solamente a una ristretta cerchia di discepoli – Sabbatai Zevi volle dare personalmente l’esempio, convertendosi improvvisamente all’Islam nell’Aprile 1666.
Ai discepoli aveva spiegato la sua scelta con queste parole: Il vero credente che ha Dio nel segreto del suo cuore deve passare attraverso tutte le religioni, i riti e gli ordini stabiliti, senza accettarne alcuno ma annullandoli tutti dall’interno, instaurando così la vera libertà; la religione organizzata non è altro che un mantello da indossare e gettare lungo la via della conoscenza.
La sua conversione fu un terribile trauma per la maggior parte dei suoi discepoli, molti dei quali lo lasciarono; altri, invece, rimasero con lui. Di questi, un buon numero entrò a far parte della tariqa sufica dei Bektashi, della quale ho già parlato nell’articolo Rudolf Von Sebottendorf e la Scienza delle Chiavi. Altri invece formarono l’organizzazione detta dei Donmeh, tuttora esistente.
Molti Donmeh sono anche Massoni, e in passato se ne trovavano anche nelle Officine turche all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia. Il loro ruolo nel processo di modernizzazione del Paese è stato importante, grazie al loro apporto a movimenti come Unione e Progresso e i Giovani Turchi.
Più difficile e complesso – e nello stesso tempo, incomparabilmente più decisivo per quanto concerneva i destini futuri del mondo – si annunciava il lavoro di infiltrazione in quella “civiltà occidentale” che nella seconda parte del sedicesimo secolo si era ormai già proposta chiaramente come la civiltà egemone, che avrebbe dominato la Terra per un numero imprecisabile di secoli. Assai più avanti del mondo islamico lungo il cammino del materialismo, la rianimazione delle sue scorze avrebbe potuto apportare risultati duraturi e spettacolosi; ma il suo stato di frammentazione entro varie nazioni e linguaggi e la tendenza all’antisemitismo rendevano più difficile riuscire a esercitare su di essa un’influenza sostanziosa.
E d’altra parte, i Sabbataisti potevano contare su un precedente importante: l’accoglienza entusiasta che gli esoteristi europei avevano tributato alla Qabbalah luriana. Proprio in quegli anni, a Londra, da uno strano mix di Qabbalah, Ermetismo, Templarismo e riti di mestiere stava prendendo forma una nuova organizzazione esoterica potenzialmente destinata a influenzare la storia del mondo.
Per molti anni studiarono dall’esterno l’evoluzione della Massoneria, riflettendo sul modo migliore per intervenirvi direttamente. Nella prima parte del diciottesimo secolo la videro sorgere, spargersi per l’Europa e rafforzarsi rapidamente, osservando però che alla sua capacità di diffondersi ovunque non faceva riscontro altrettanta solidità della struttura: non soltanto i Massoni tendevano a dividersi sul piano politico, ma c’erano anche forti divergenze a livello rituale. Proprio in quegli anni ferveva il dibattito su quali dovessero essere i perfezionamenti del grado di Maestro, e in vari Paesi stavano formandosi piuttosto disordinatamente dei sistemi di Alti Gradi.
Venne considerata l’idea di dare vita a un’organizzazione gemella, che senza dubbio – usando come richiamo le superiori conoscenze magiche dei Sabbataisti - avrebbe strappato alla Massoneria molti seguaci; ma il clima di rivalità che ne sarebbe inevitabilmente conseguito avrebbe di sicuro attratto attenzioni indesiderate.
Per cui non ci provarono neppure, e diedero via libera a un altro piano: infiltrare la Massoneria per influenzarla discretamente dall’interno, prendendo parte al processo di costituzione degli Alti Gradi.
Intorno agli anni trenta del Settecento, stimarono che i tempi fossero maturi per passare all’azione. Fu allora che l’ondata dei missionari sabbataisti si sparse in Occidente: dai Balcani all’Italia, dal Marocco alla Germania, dall’Inghilterra alla Svezia.
A giudicare dalle capacità che avrebbero dimostrato, la loro preparazione esoterica doveva essere di livello straordinariamente alto. Si dice che tanto in Europa quanto in Nord Africa fossero state create Logge sabbataiste sul modello di quelle massoniche, espressamente concepite per adattare la loro preparazione alle caratteristiche della cultura esoterica occidentale; in esse sarebbero transitati personaggi del calibro di Mesmer, Saint Germain, Martinez de Pasqually eccetera.
A livello teorico, quel che veniva loro insegnato era una sorta di mistica del materialismo, volta a combattere l’ottundimento della capacità di astrazione che di solito è collegata all’eccesso attività materiali; per chi volesse farsene un’idea più precisa, una bella rielaborazione moderna della filosofia sabbataista è la cosiddetta Generazione degli Operai della Terra, presentata da Louis Pauwels ne Il Mattino dei maghi.
A livello pratico: rudimenti di filosofia, lingue straniere e tutte le discipline psichiche cui ho già accennato, con l’accento sui metodi per suscitare fenomeni a distanza - un tratto che distingue e accomuna tutti i Riti massonici di indirizzo magico, e che il sottoscritto ha modestamente riesumato per il suo grado di Principe Nigeriano.
Al fine di coordinare la loro opera venne creata in Europa una struttura di collegamento, della quale però ci sono giunte ben poche tracce. Sicuramente non era improntata a una gerarchia troppo rigida, che sarebbe stata d’impaccio ai continui vagabondaggi per l’Europa attribuiti dalla tradizione a questi personaggi. Si pensa in linea di massima a un livello più elevato costituito dagli istruttori delle Logge sabbataiste in Africa e in Europa; il livello intermedio dai loro emissari e messaggeri, quello inferiore dai corrispondenti locali.
Il solo personaggio appartenente al livello superiore riguardo al quale ci sia giunto un minimo di informazioni biografiche è Jakob Falk (1710? – 1782). Nato nell’ovest dell’Ucraina, aveva aderito in giovane età a un ramo islamizzato del Sabbataismo che praticava scelte assai “moderniste” in materia sessuale.
Creato Massone a Londra, installò a Welclose Square un laboratorio che fu visitato da Theodor von Neuhof e Casanova. Si trasferì poi in Francia al seguito del Duca di Orleans (all’epoca Gran Maestro del Grande Oriente di Francia), con il quale amava dedicarsi all’evocazione degli spiriti, assai di moda negli ambienti massonici dell’epoca: nientemeno che il Barone Von Waechter – il grande esoterista tedesco che riorganizzò la Stretta Osservanza Templare – l’aveva definita l’essenza stessa della Massoneria, la sua sola ragione di essere e il suo obbiettivo supremo.
Ma se ne sapeva ben poco: infatti la Qabbalah luriana non spiega apertamente le tecniche di evocazione, in quanto considerate eterodosse dal punto di vista della tradizione ebraica. Non era così secondo le credenze dei Sabbataisti, che ne avevano fatto il loro principale cavallo di Troia.
E’ ben documentata la collaborazione di Falk con Swedenborg e Cagliostro, al punto che c’è da chiedersi quale sia stata la sua parte nella messa a punto e nella fondazione del Rito Egizio: non va dimenticato che nell’ambiente delle Logge Egizie venivano anche praticati i Riti di Memphis e Misraim, quest’ultimo comprendente i riti di magia sessuale di cui ho trattato nell’articolo Cagliostro e la Scuola Napoletana.
In verità, a differenza della magia sessuale sabbataista, il rituale napoletano non appare rivolto a un’azione sociale bensì individuale (l’aspetto di azione sul sociale è semmai riscontrabile – nel Memphis più che nel Misraim – nel disegno simbolico complessivo che il Rito esprime), e questo testimonia a mio avviso in favore della sua antichità, ben anteriore a quella del Sabbataismo; ma a parte questo, le innegabili affinità tra il contesto massonico derivato dalla Scuola Napoletana e il movimento di Zevi non fanno ritenere improbabile che siano avvenute assimilazioni.
A conferma di questa ipotesi, il celebre sigillo di Cagliostro - la Freccia che trafigge il Serpente - è un simbolo riscontrabile anche nel Sabbataismo (nel quale la Freccia pare rappresenti la legge mosaica ed il Serpente l’insegnamento del nuovo Messia). Oltre a questo, un altro richiamo “egizio” nella mistica sabbataista di allora era la speculazione sugli attributi del Messia faraonico.
Un altro probabile sabbataista fu il Conte di Saint Germain: del quale si diceva che parlasse il francese con accento piemontese, ma sapeva anche l’aramaico, l’indiano, l’ebraico antico e lo yiddish, lingua quest’ultima che non si può imparare in alcun modo se non con un soggiorno presso gli Ebrei dell’Europa Centrale. Lui del resto si dichiarava originario della Transilvania (anche se… non parlava ungherese), regione a quei tempi abitata da un folto numero di seguaci di Sabbatai Zevi.
Ancora più rilevanti sono le somiglianze tra il sistema magico-alchemico insegnato da Falk e la magia teurgica di Martinez, ben messe in luce da Gershom Scholem (1897–1982) in Le grandi correnti della mistica ebraica. Si è detto del resto che Martinez fosse di origine sefardita, e anche in Africa del Nord la presenza sabbataista era a quei tempi assai forte: lo stesso sistema di Falk, giunto là non si sa per quali canali, fu a lungo praticato nella comunità sabbataista algerina.
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