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Riflessioni sull'Esoterismo

di Daniele Mansuino   indice articoli

 

Réau Croix, parte quinta: l'insegnamento di Mosè

di Arturus R+

Luglio 2023

 

Andando avanti nella nostra breve trattazione del culto R+ ai tempi dei Patriarchi, vediamo ora sopravvenire il personaggio più grande di tutti: Mosè, colui che incarna la triplice essenza divina e riassume in sé tutti i tipi precedenti.

La sua superiore grandezza è riscontrabile dal modo in cui egli incarna il tipo dello spirito maggiore. Come il Signore comunicava le proprie disposizioni allo spirito inferiore, quello che ha in suo potere la costruzione delle forme, così Mosè trasmette a Bezalel l’ordine divino di procedere alla costruzione del Tabernacolo; come gli spiriti superiori ebbero da Dio i piani di costruzione dell’Universo, così Bezazel riceve da Mosè le istruzioni; infine, come Bezalel trovò facilmente i materiali necessari, così gli Spiriti inferiori produssero essi stessi le tre essenze fondamentali di tutti i corpi con cui formarono il Tempio universale.

Riguardo poi, per esempio, a Noè, tutti e due (Noè e Mosè) hanno galleggiato sulle acque; Noè ha riconciliato il resto dei mortali con il Creatore, Mosè riconciliò la posterità di Abramo, Isacco e Giacobbe con la divinitàNoè condusse per quarant’anni gli uomini che aveva riconciliato con il Creatore, Mosè guidò il popolo ebraico per lo stesso tempo

Ancora, i quarant’anni sono riscontrabili nel periodo in cui Mosè dovette restare nascosto - sotto la protezione del Creatore - nel paese di Madian, per avere ucciso un Egizio.

Gli accadde, poi, l’episodio detto del roveto ardente.

Roveto Ardente è il nome segreto del monte Horeb, alle cui pendici - e con il deserto alle spalle - Mosè si fermò per realizzare un’operazione R+; e uno spirito venne, lo chiamò col suo nome e lo istruì su come entrare nel cerchio dello splendore del fuoco divino che circondava il monte.

Fu qui che egli ricevette le quattro potenze divine (governate dai Quattro Grandi Angeli: Michele al Sud, Gabriele al Nord, Raffaele all’Est e Uriel all’Ovest) necessarie per andare ad operare contro le quattro regioni demoniache, e liberare Israele dalla schiavitù d’Egitto.

Sono questi i medesimi doni di cui era stato titolare Adamo prima della Caduta; precisazione importantissima, perché attesta che ogni R+, in qualunque epoca, può benissimo ottenere dal Creatore questa quadruplice potenza, sebbene rivestito da un corpo materiale.

Mosè avrebbe poi avuto occasione di utilizzare le quattro potenze varie volte. La prima volta fu nella lotta contro i maghi d’Egitto, al cospetto del Faraone: quando uno dei suoi avversari osò entrare nel cerchio che aveva tracciato, egli lo respinse poggiandogli sul petto due dita della mano destra e pronunciando uno scongiuro, al termine del quale avvenne sul corpo del mago un cambiamento che spaventò tutti i presenti.

Il tipo del primo spirito ribelle si ripeté allora nel Faraone, che indurì il cuore del suo popolo contro Israele. Di lì in avanti, fu tutto un susseguirsi di piaghe che si abbatterono sugli Egizi; finché il Faraone, terrorizzato, permise agli Israeliti di lasciare il paese (come sappiamo, se ne sarebbe poi pentito, e li avrebbe rincorsi fino al Mar Rosso).

Ancora a proposito della tenzone di Mosè contro i Maghi d’Egitto, va notato come essa dimostri che tutto si opera nell’Universo per azione e reazione: senza di ciò nulla avrebbe movimento nella vita, e senza la vita non ci sarebbero forme corporee. Così ugualmente, senza la reazione demoniaca, nulla avrebbe vita spirituale al di fuori della circonferenza divina.

La trasformazione in serpente dei bastoni di Mosè e del mago che lotta contro di lui è la spiegazione del cambiamento delle forme gloriose degli spiriti superiori demoniaci e dei minori spirituali divini (ovvero gli esseri umani) in forma di vile materia terrestre che li tiene in privazione; il successivo ritorno dei serpenti allo stato di bastoni mostra invece che tutte le specie di forme che agiscono in questo Universo non esistono realmente in natura né per sé stesse, ma solo per l’essere che le anima; e che tutto ciò che sembra esistere si dissiperà così prontamente come tu hai visto dissiparsi questi due serpenti, quando sarà il momento della distruzione della Terra.

L’ultima operazione compiuta da Mosè ai piedi dell’Horeb avvenne nella notte tra il 14 e il 15 marzo di un anno imprecisato, e riveste nella storia dei R+ un’enorme importanza, perché da essa fu tratta una parte importante della cerimonia che precede l’ordinazione di ogni nuovo R+.

In quell’occasione Mosè, prima di risalire la montagna, offrì per la seconda volta il sacrificio di sé stesso in tre parti distinte: la sua anima - perché nulla di più perfetto può essere offerto al Creatore quanto lo spirito minore (ospitato nell’uomo), che ha somiglianza con lo spirito divino; il suo cuore, o la potenza spirituale che l’anima riceve al momento della sua emanazione; il suo corpo, per esprimere le tre essenze spiritose da cui derivano tutte le forme contenute nell’Universo.

In pratica, egli sgozzò un agnello bianco di un anno, senza macchia esteriore né interiore. L’agnello rappresentava la purezza del corpo e dell’anima dei figli di Israele, ai quali aveva ordinato che ogni capo famiglia si procurasse un agnello e replicasse a casa propria lo stesso rito (parentesi: ciò attesta come l’effetto di questo particolare rito sia replicabile, spingendo i R+ alla decisione di adottarlo).

Secondo le disposizioni di Mosè, l’agnello bianco andava scuoiato e fatto cuocere, per poi mangiarne la carne dalla testa alla metà anteriore del corpo; il rimanente andava consumato sul fuoco.

In questo modo veniva messo in scena l’atto della purificazione della forma corporea, predisponente l’uomo alla ricezione dei messaggi divini; e col bruciare il resto dell’agnello veniva raffigurata la reintegrazione delle essenze spirituali nell’asse fuoco centrale (vedi articolo 172 - La mirabile dottrina dei Réau Croix sulla costituzione dell’Universo, seconda parte).

Col sangue dell’agnello, Mosè marcò poi i quattro angoli del luogo in cui doveva far la grande operazione per colpire le quattro parti dell’Egitto, mentre gli Israeliti che avevano compiuto lo stesso sacrificio marcavano col sangue dei loro agnelli le porte, perché l’Angelo della Devastazione che Mosè avrebbe evocato risparmiasse le loro case.

Dopo di questo Mosè entrò nel Roveto Ardente, col corpo spoglio di ogni metallo e di ogni materia impura, si prosternò poi faccia a terra e con il corpo completamente disteso, a significare l’abbattimento della materia ad opera dello spirito del creatore, o la reintegrazione necessaria di tutte le forme corporee particolari nella forma generale.

Per ordine del Creatore, Mosè ordinò agli Israeliti di fare scorta di pane senza lievito, e partì con loro alla volta della Terra Promessa.

Perché il suo popolo potesse transitare al di là del Mar Rosso, l’Abisso di Amarezza, egli ne trasse tre gruppi: le donne, i fanciulli e i vecchi, che rappresentano simbolicamente i Tre Angoli della Terra (rispettivamente il Sud, il Nord e l’Ovest): replicava così nello spazio le Tre Operazioni insegnate ad Adamo, lasciandosi dietro le spalle gli Egiziani che li inseguivano (il particolare), la Terra d’Egitto (il generale) e proseguendo il cammino verso la Terra Promessa (l’universale, o la Reintegrazione nell’Uno).

Gli Egiziani (di questo racconto) sono (anche) il simbolo degli spiriti perversi esiliati dal Creatore in quella parte della creazione dove gli è consentito di operare la loro perversa volontà. Privi di Luce divina, accecati dalla tenebrosa nube che nasconde la Colonna di Fuoco che illumina i giusti, gli Egiziani seguono come ciechi gli Israeliti, ma sono inghiottiti dalle stesse acque del passaggio che fu la loro salvezza.

Ancora, il primo gruppo di Israeliti che passò il mare (i quali, dopo essere rientrati nei sentieri terrestri da cui erano usciti, ripresero tranquillamente il cammino sull’opposta sponda) è tipo degli esseri umani che abbandoneranno la Terra alla fine dei tempi, quando Dio li libererà dalle tenebre; invece il secondo gruppo rappresenta, con la loro elezione (a farne parte), quella (elezione) fatta dal Creatore con un numero di spiriti maggiori per esserne le guide e i difensori, mentre tu (Israele) farai la guerra spirituale contro i nemici, e questi Eletti non sono altro che l’ombra e gli strumenti degli spiriti maggiori che il Creatore ha unito a Israele.

E poi, le diverse marce che fece il Faraone inseguendo gli Israeliti ci rappresentano gli artifici e i sotterfugi che usò lo spirito demoniaco per attaccare il suo intelletto d’abominazione, e distruggere con ciò la potenza dell’uomo; infatti, poiché lo spirito divino protettore e difensore degli uomini usa gli stessi mezzi per molestare lo spirito demoniaco, si servì di Israele stesso per operare la distruzione dell’Egitto.

Dopo il passaggio del Mar Rosso, cadde sugli Israeliti la manna dal Cielo: il Creatore confermava con quel favore la loro Riconciliazione.

Poi Mosè cominciò a ristabilire il culto divino in Israele, e rigenerò nello spazio di quarantanove giorni tutti i diversi culti (R+, che nelle avversità della prigionia erano nuovamente andati perduti); in particolare restaurò le quattro preghiere di sei ore in sei ore e le quattro operazioni annuali, mentre il cinquantesimo giorno fu dedicato a svelare agli Israeliti il senso degli avvenimenti che erano loro occorsi, e come essi fossero tipi di quanto era avvenuto in passato da Adamo sino a Noè, da Noè ad Abramo, da Abramo sino alla fuga dei Figli di Israele dalla Terra d’Egitto, e di quanto sarebbe avvenuto in futuro da quella fuga sino al Cristo, e di quanto è accaduto al Cristo e durerà sino alla fine dei secoli.

Il popolo di Israele in viaggio verso la Terra Promessa è il tipo dell’umanità imprigionata nel mondo della materia. Così, le vicende che incontra durante le varie soste nel deserto sono tipi del cammino verso la Reintegrazione: per esempio, il ricevimento da parte di Mosè della Legge di Dio sul Sinai incarna il ritorno dell’Uomo alla sua primitiva potenza, mentre l’ingresso nella Terra dei Padri è il confine che separa le operazioni del R+ durante la vita da quelle - assai più grandi e gloriose - che gli sarà dato di compiere a fianco del Creatore, nel cerchio visuale o cerchio intelletto dell’Uomo che avrà recuperato la sua perduta innocenza.

Infine, una seconda migrazione attenderà l’operoso R+ alla fine dei tempi, quando potrà finalmente andare a riposare all’ombra della Riconciliazione, nel cerchio razionale - e si transita qui, brevemente, dall’esegesi del racconto biblico alla ritualità operativa.

Attribuiamo spiritualmente il cerchio minore (materiale) al sensibile, il cerchio intelletto al visuale e il cerchio maggiore al cerchio razionale; e questi tre cerchi non sono altro che un’estensione distinta, nella quale i minori (gli uomini) equi finiranno di operare la loro azione temporale, invisibile all’uomo corporeo.

Questa operazione comincia nel cerchio sensibile; i minori passano (poi) nel cerchio visuale ove si compie la forza della loro operazione spirituale che chiamiamo “reazione di operazione”; in quanto alla estensione di questo secondo cerchio, è infinitamente più considerevole di quella del primo, nel quale i minori hanno finito il corso dell’operazione naturale al loro essere; essi vanno a godere il riposo all’ombra della riconciliazione, nel cerchio che chiamiamo razionale.

Le operazioni nei tre cerchi dovranno durare un tempo, due tempi e la metà di un tempo. Il primo tempo è per il sensibile, il più vicino alla materia terrestre; il secondo tempo è per il visuale, il più vicino alla materia rarefatta; e la metà di un tempo è per il razionale, che è il più vicino al superceleste (vedi ancora l’articolo 172 - La mirabile dottrina dei Réau Croix sulla creazione dell’Universo, seconda parte).

Quando il popolo di Israele fuse il Vitello d’Oro, riprodusse la colpa di Adamo: speravano di plasmare una forma da poter eleggere a proprio Dio, ottenendo però solo una forma di bestia senza alcuna sostanza di azione.

Un grande numero di tipi è raffigurato nel modo in cui Mosè strutturò il culto divino. Dio gli ordinò di farsi assistere da Aronne e Ur; il nome del primo significa Uomo Elevato in Grazia Divina, o Profeta Divino, ed il secondo Fuoco del Signore, o lo Spirito della Divinità.

Mosè era il tipo del Creatore, Aronne quello del Liberatore, Ur del Conduttore e Giosuè del Difensore. Ciascuno di questi quattro uomini rappresenta un tipo della quadruplice essenza divina.

Ancora, vediamo come Mosè, salendo sul Sinai con Giosuè (che aveva designato come suo successore) e poi riaccompagnandolo a valle, abbia incarnato il tipo dello spirito maggiore che il Creatore fa uscire dal Cerchio spirituale divino per essere la guida, l’appoggio, il conduttore, il consiglio ed il compagno del minore (uomo) che emana e discende dall’immensità per essere incorporato nel cerchio di materia elementare - un’indicazione tecnica ben precisa, che solo il R+ operativo, bene avvezzo al lavoro nei Cerchi, è in grado di valutare e apprezzare in pieno; e quando poi, in sovrappiù, viene aggiunto che Giosuè, scendendo dal Monte, rappresentava perfettamente il tipo del minore spirituale che l’Eterno emancipa dalla sua immensità per andare a operare, secondo il suo libero arbitrio, nel cerchio terrestre, la precedente indicazione viene segnalata e resa esplicita al punto che il R+ non può più nutrire alcun dubbio su come operare.

Giosuè in questo episodio si propone come destinatario della trasmissione spirituale di Mosè, cosa che sarebbe avvenuta quando Mosè ebbe terminato tutte le sue operazioni temporali materiali contro i nemici di Israele, e si preparava alle operazioni puramente spirituali temporali.

Non era destino di Mosè condurre Israele nella Terra Promessa, perché avendo cambiato la potenza divina d’azione e d’operazione, non aveva più la possibilità di essere confuso con gli uomini di materia; e comunque, dopo la sua separazione da Israele, era già spiritualmente nella terra che doveva essere suddivisa, affinché fosse il testimone delle operazioni che Giosuè doveva fare in favore di Israele.

Quando Giosuè pose mano alla suddivisione della Terra Promessa, la fece a forma di ricettacolo, dividendo Israele in quattro parti, per metterle di fronte alle quattro potenze celesti, alla cui presenza fece la spartizione della Terra Promessa in favore di Israele, privandosi poi di ogni sua virtù e potenza a vantaggio dei quattro capi per mantenere Israele in tutti i suoi diritti spirituali. Dopo di questo, egli poté sottoporre la propria forma corporea alla reintegrazione, alla presenza di tutto Israele, per assumere quella gloriosa.

Mosè è il tipo dell’Eterno in grazia della legge divina che comunicò a Israele, ed essendo il solo essere temporale spirituale che parlò faccia a faccia con la Divinità. Giosuè è il tipo del figlio dell’eterno Messia, Gesù Cristo. La Terra Promessa che Giosuè distribuì a Israele è il tipo delle differenti operazioni che l'Eterno aveva dato agli uomini della terra, affinché potessero operare la manifestazione del suo culto per il quale erano stati creati.

Possiamo convincerci di queste cose dapprima dalla effettiva presenza di Mosè sull’Horeb con il Cristo, il che è una importante prova della sua invisibile presenza in Israele quando Giosuè fece la spartizione, nonché osservando le azioni, le operazioni, i comandi e le lotte che il Cristo operò sulla terra in favore degli uomini materiali dei quali Israele era il tipo, similmente con la distribuzione delle sue operazioni spirituali divine che fece a beneficio di alcuni uomini spirituali temporali prima di morire e che confermò dopo la resurrezione; e tanto più si può convincersene riflettendo sul tipo della ripartizione della Terra Promessa, la quale non rappresenta altro che le varie operazioni divine che gli uomini devono operare per il culto divino; dato che il Cristo non ha fatto nessuna divisione della terra materiale tra i suoi discepoli, bensì ha insegnato la maniera di sottometterla e disprezzarla come se fosse un essere inferiore, non essendo fatta per l’uomo spirituale.

Il Tabernacolo, detto anche Casa di Dio o Tenda della Testimonianza, era il tempietto viaggiante nel quale veniva conservata l’Arca con le Tavole della Legge. È innanzitutto figura di quattro allusioni spirituali, e precisamente: il mondo superceleste (il suo interno), il celeste (le sue quattro porte), il corpo dell’uomo o Microcosmo e il cerchio universale o Macrocosmo (vedi articolo 173).

L’interno del Tabernacolo è tipo del superceleste, perché in esso Mosè entrava quando voleva entrare in contatto con i suoi abitatori, spiriti puri in quanto sprovvisti di un corpo materiale, e di conseguenza non vincolati dalle leggi della materia.

Oltre a questi, c’erano nel Tabernacolo anche i capi regionali, custodi delle Quattro Porte: sono costoro spiriti denari o settenaridestinati ad operare la volontà del Creatore provvedendo a coordinare le virtù e la potenza di azione degli altri spiriti ad essi inferiori che agiscono nell’Universo. Mosè dichiarava di compiere questo genere di operazioni con gran timore, perché sono le evocazioni più elevate che la Teurgia consenta, e molto pericolose.

Le Quattro Porte, orientate sui punti cardinali, sono tipo del celeste. Ad esse corrispondono le quattro potenze spirituali che il Creatore ha concesso all’Uomo, simboleggiate rispettivamente dal Cuore (Est), l’Occhio (Ovest), la Bocca (Nord) e l’Orecchio (Sud).

Gli spiriti del celeste, a differenza di quelli del superceleste, hanno un corpo, sebbene diverso da quello degli uomini, perché senza di esso non sarebbe loro possibile agire sul mondo materiale. La loro attività consiste di operazioni volte a realizzare il piano divino nel mondo, secondo le leggi d’ordine innate in essi per il sostentamento e la conservazione dell’Universo.

Dalla porta del Cuore, superiore per importanza alle altre, entra lo spirito di vita passiva, al fine di disporre l’Uomo a ricevere gli effetti delle operazioni spirituali divine ... da questa stessa porta penetrano nell’Uomo gli spiriti più sublimi, sia buoni che cattivi; e, quando hanno disposto il Tabernacolo convenientemente, secondo le loro regole, il minore si unisce ad essi, scegliendo poi tra le suggestioni ricevute se seguire il bene o il male.

Quanto alle altre Porte, l’Occhio è l’organo della convinzione, l’Orecchio quello della concezione e la Bocca della potente parola dell’Uomo.

Il Tabernacolo è tipo anche del corpo dell’uomo, perché quest’ultimo può essere paragonato ad un tempio che è la ripetizione del Tempio generale; ed è proprio per mezzo dei lavori svolti nel tempio del corpo che è possibile per l’uomo giungere alla riconciliazione.

Questo obbiettivo si consegue attraverso penosi lavori del corpo e dello spirito, cioè operazioni che tendono a due risultati: per l’uomo individuale la Reintegrazione nell’uomo archetipale, per quest’ultimo la Reintegrazione nella sua natura gloriosa.

Nel corso di queste operazioni, il R+ evoca gli spiriti riconciliatori, esponendosi a due rischi: innanzitutto, il contatto diretto con queste creature di Fuoco può creare al corpo gravi danni, inoltre gli Spiriti del Male possono contrastarlo con varie forme di attacchi e inganni.

Legato al Tabernacolo è anche il concetto di Tempio spirituale e temporale, del quale viene detto esistano nel mondo cinque specie: semplice, perfetto, simbolico, giusto e apocrifo. Quello semplice è il corpo dell’uomo; quello perfetto è il corpo universale; quello simbolico è il corpo generale terrestre; quello giusto è il corpo inferiore materiale; quello apocrifo è il tempio convenzionale, che gli uomini si sforzano di erigere impunemente sull’errore.

Alle cinque specie di Templi spirituali e temporali possono essere fatti corrispondere Enoc, Mosè, Salomone, Zorobabele e il Messia, ciascuno sorto ad illuminare una delle cinque deplorevoli epoche sopraggiunte, per volontà del Creatore, a tutti gli uomini, a causa della loro prevaricazione.

La prima di queste incresciose epoche, illuminata da Enoc, è il flagello che il Creatore inviò per colpire la terra e confondere le due nazioni che avevano prevaricato contro le sue leggi, facendole sommergere dalle acque. Queste due nazioni erano rappresentate da due colonne che Set e Enos avevano costruito, di cui la prima era di terra, posta a Mezzogiorno, l’altra di pietra, a Settentrione.

Quella di terra fu distrutta dalle acque, quella di pietra si conservò, e la colonna distrutta denota la distruzione dei perversi, quella che resistette ci rappresenta la solidità e la rettitudine del resto del popolo che il Creatore conservò con la sua parola per la rigenerazione degli uomini, che tuttora esistono.

Le due colonne erano di proporzioni identiche: la colonna posta a Settentrione allude alla degradazione del primo corpo di gloria del primo uomo-Dio della terra, che si rese prigioniero di un corpo materiale dopo aver prevaricato, il che lo ha reso apprendista misterioso in questo basso mondo sino alla sua completa riconciliazione; la colonna di Mezzogiorno allude invece al risultato della sua iniqua operazione.

Esse insegnano a conoscere perfettamente l’origine delle due specie di esseri umani, quella della loro forma diversa e quella delle loro varie virtù e potenze spirituali temporali. Infatti, sulla colonna di Settentrione, Salomone appose una figura solare, e su quella di Mezzogiorno una figura lunare; la prima ci insegna a conoscere la superiorità dell’azione del corpo celeste, la seconda l’inferiorità del corpo generale terrestreecco perché erano stati scritti diversi nomi e parole su ciascuna di queste due colonne, ed il profano non è in grado di interpretarli.

Invece il secondo dei cinque templi spirituali, quello di Mosè, rappresenta la distruzione degli idolatri e dei loro idoli. Questi popoli si vantavano di ignorare un Dio vendicatore e rimuneratore, e per poter vivere con maggior libertà avevano proscritto tutto ciò che si riferiva alla vera Divinità. La distruzione del popolo egizio per mezzo delle acque, nel momento in cui le attraversava, annunciava la loro (distruzione) con la spada.

Il terzo, il Tempio di Salomone, presagiva la grande confusione in cui si sarebbero trovati un giorno gli Ebrei, la loro cattività e schiavitù; il che era stato simboleggiato dalla grande separazione che avvenne tra loro, nel quinto anno della costruzione del Tempio. Presagiva anche la completa distruzione del Tempio e della città di Gerusalemme; ciò era stato predetto dalla distruzione di due belle città, Sodoma e Gomorra, che vennero ridotte in cenere senza poter sfuggire al flagello di Dio.

Il quarto, quello di Zorobabele, presagiva la venuta del Tempio universale nel quale tutte le nazioni del mondo dovranno riunirsi per realizzare la riconciliazione generale con il Creatore; ciò venne simboleggiato dall’alleanza di Ciro con gli Ebrei, quando accordò loro la libertà.

L’alleanza di Ciro con gli Ebrei è tipo del richiamo dei Gentili verso il vero Dio; e quanti invece si opposero alla sua benevolenza nei confronti di Zorobabele prefigurano la punizione degli empi che perdurerà sino alla fine dei secoli, non dovendo esservi più riconciliazione generale se non quella che avverrà alla fine della rinascita del mondo.

Infine, il Tempio del Messia presagiva tutte le epoche e le pene del mondo intero, passate, presenti e future, essendo Egli stesso il primo e l’ultimo Tempio spirituale; la qual cosa ci è simboleggiata dall’Antico e dal Nuovo Testamento, che abbiamo accettato affinché fossero nostra guida e nostro sostegno durante questa vita, presente e futura, così come viene confermato dall'esempio presente che abbiamo dinanzi agli occhi.


Arturus R+


 

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