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Aldous Huxley

 

Biografia

Aldous Huxley nasce il 26 luglio 1894 a Godalming, nella contea del Surrey, da una famiglia illustre. Suo nonno era il noto biologo Thomas Henry Huxley, uno dei più accesi sostenitori delle teorie darwiniane in Inghilterra, mentre suo padre, Leonard, aveva per lungo tempo diretto la "Cornhill Magazine", fondata da William Thackeray nel 1860. La madre, Julia Arnold, era invece nipote del poeta Matthew Arnold.
Aldous Huxley si iscrive a Eton con l'intenzione di diventare medico, ma appena iniziati gli studi, contrae una grave forma di cheratite e, nel giro di pochi mesi, perde quasi completamente la vista. A causa della malattia lo scrittore impara a leggere libri e spartiti musicali in Braille e a scrivere a macchina, ma è costretto a continuare gli studi con precettori privati. Tuttavia il sogno di una brillante carriera scientifica è svanito per sempre e Huxley decide di dedicarsi allo studio della letteratura inglese e della filologia. A vent' anni, grazie a una lente di ingrandimento riesce a recuperare l'uso di un occhio e può iscriversi al Balliol College di Oxford, dove si laurea nel 1915.
Lo scrittore trascorre il restante periodo bellico lavorando per il governo ma dedicandosi anche all'insegnamento e a lavori diversi, tra cui il giardinaggio. Nel 1919 Aldous Huxley sposa Maria Nys, una donna belga rifugiatasi in Inghilterra durante il conflitto mondiale, da cui avrà un figlio, Matthew. In quegli anni inizia a pubblicare recensioni di teatro, arte, musica e libri sulla prestigiosa rivista «Athenaeum» e sulla «Westminster Gazette », dove fa la conoscenza di John Middleton Murry, Katherine Mansfield e D.H. Lawrence. Con quest'ultimo condivide una schietta passione per l'Italia, dove dimora dal 1923 al 1930 - con l'esclusione del '25 e '26, trascorsi viaggiando in India - dedicandosi soprattutto alla scrittura di racconti e romanzi, tra cui “Punto contro punto”, del 1928. A differenza di molti altri connazionali, Huxley impara a conoscere a fondo l'Italia, come dimostrano i racconti ambientati a Firenze, “Il giovane Archimede”, e a Roma, “Dopo i fuochi di artificio”. Poco prima di morire, nel 1929, Lawrence è ospite a Forte dei Marmi degli Huxley, che poco dopo lo assisteranno negli ultimi istanti di vita, a Vence. Sarà lo stesso Huxley a curare, nel 1932, la prima raccolta delle lettere di Lawrence.
Nel 1930 Huxley acquista una casa nel Sud della Francia, dove si ritira quando non è a Londra. Influenzato dal clima intellettuale britannico di quegli anni, lo scrittore si interessa soprattutto di politica e raggiunge vasta notorietà internazionale pubblicando, nel 1932, “Il mondo nuovo”. Nel '34 e nel '35 Huxley inizia una serie di viaggi in Centroamerica e negli Stati Uniti. Qui, nel 1937, entra in contatto con l'équipe medica del dottor Bates di New York, che finalmente cura in modo efficace la sua malattia alla cornea. Per poter continuare questa terapia nel modo migliore, si trasferisce nel Sud della California e ottiene un recupero quasi totale della vista.
Nel marzo del 1942 gli Huxley si trasferiscono a Llano, in California, dove Aldous lavora al volume “L'arte di vedere”, un vero e proprio gesto di gratitudine nei confronti dell'oculista che l'ha curato. I coniugi prendono in affitto anche un appartamento a Beverly Hills, ed è qui che lo scrittore ultima il romanzo “Il tempo si deve fermare”, pubblicato nell'agosto del '44. Si dedica quindi alla stesura di “Filosofia perenne”, una raccolta di saggi filosofici - dove Huxley manifesta un interesse sempre più marcato per il misticismo - che viene pubblicata poco dopo il termine del secondo conflitto mondiale. In una lettera indirizzata alla scrittrice argentina Ocampo, Huxley esprime la propria soddisfazione per l'avvenimento, ma anche le sue preoccupazioni. «Gli Stati nazionali» scrive infatti Huxley «a cui la scienza fornisce un potere militare enorme mi fanno sempre pensare alla descrizione data da Swift di Gulliver trasportato da una gigantesca scimmia sul tetto del palazzo del re di Brobdingnag: la ragione, il rispetto per gli altri, i valori dello spirito, si trovano nelle grinfie della volontà collettiva che ha il vigore fisico di una divinità, ma anche la mentalità di un delinquente di quattordici anni.»
Nel '55 muore la prima moglie e Huxley si risposa l'anno successivo con la torinese Laura Archera che, nel 1968, pubblicherà negli Stati Uniti un libro di memorie: “A Personal View of A.H.”
A partire dai primi anni Cinquanta lo scrittore abbandona progressivamente la narrativa per dedicarsi sempre più intensamente alla speculazione filosofica. Questa ricerca lo porta ad approfondire gli studi esoterici - intrapresi più di vent'anni prima in occasione dei viaggi in India - e a sperimentare estesamente su se stesso gli effetti della mescalina e dell'acido lisergico - che per primo chiama psichedelico - intesi come strumenti per conoscere le capacità della psiche umana. In particolare, lo scrittore tenta di far convergere in un'unica forma di esperienza la conoscenza scientifica e quella mistica, «ma» come scrive in uno dei suoi saggi di quegli anni «più la scienza amplia i suoi confini e maggior comprensione ci dà dei meccanismi dell'esistenza, più chiaramente spicca il mistero stesso dell'esistenza».
Nel 1960 gli viene diagnosticato un cancro alla lingua e la vista riprende a peggiorare. Il 12 maggio del 1961 un incendio divampa nella sua casa e distrugge tutti i suoi libri e le sue carte. La perdita è una prova durissima: «Vedi un uomo senza passato» confida in tale occasione a un amico. Huxley si spegne a Hollywood il 22 novembre 1963, lo stesso giorno dell'assassinio del presidente Kennedy.

 

La fortuna

Negli anni tra le due guerre la critica italiana si occupa di Huxley in modo miope e superficiale. Carlo Linati, nel 1932, si limita a evidenziare i contenuti comici delle sue prime opere, mentre Maria Astaldi, in un breve saggio del 194O, si preoccupa soprattutto di dimostrare che lo scrittore inglese è profondamente influenzato dalla cultura italiana e che solo a questa deve la propria grandezza.
Anche dopo il venir meno delle faziosità dovute al totalitarismo del Ventennio, si deve tuttavia attendere sino agli anni Sessanta perché su Huxley vengano pubblicati studi approfonditi che cerchino di analizzare in modo esauriente i molti aspetti della sua opera monumentale. Nel '45 infatti Napoleone Orsini stigmatizza lo psicologismo di “Punto contro punto” e lo stesso Mario Praz solo in un secondo tempo rileva il carattere erratico dell'esperienza umana e artistica di Huxley e il sottile filo tragico che lega la superficiale comicità dei suoi racconti.
Emilio Cecchi, all'inizio degli anni Cinquanta, si entusiasma in modo forse eccessivo per “Punto contro punto” che arriva a giudicare «una pietra miliare della letteratura novecentesca», un romanzo che al contrario non ha resistito a lungo all'uso del tempo. Negli stessi anni però Elemire Zolla sottolinea negativamente la freddezza e il cinismo che traspaiono dallo stile dello scrittore.
Dopo le argomentazioni di Manlio Miserocchi che, nel 1964, tenta, con risultati non del tutto convincenti, di dimostrare la coincidenza degli ideali di Huxley con quelli dell'umanesimo cristiano, nel 1968 e successivamente nel 1977 Romo Runcini si dedica finalmente al compito di studiare in modo approfondito tutta l'opera di Huxley e di collocarla nell'ambito della cultura inglese ed europea. A proposito de “Il mondo nuovo” scrive: «Il romanzo è lontano tanto dalla tenace sicurezza e operosità vittoriane, quanto dall'annunciata catarsi sociale che Shaw e i suoi amici fabiani davano per certa. Qui si proietta il presente in una favola del futuro per esaltare quel processo di massificazione dell'uomo accettato dai più quale prezzo da pagare per una società prospera e sicura». Sulla stessa linea si muovono altri studiosi che negli anni successivi si occupano del problema dell'utopia negativa, come Ruggero Bianchi, Elena Bonicelli e Vita Fortunati.
Daniela Guardamagna nel 1980 si sofferma finalmente sull'importanza che assume in Huxley l'ironia rivolta non solo al di fuori del testo, ma anche verso i personaggi dei suoi romanzi e verso lo scrittore stesso.
Un'attenta analisi, ancora dei temi utopici di Huxley, e quindi riferita a “Il mondo nuovo”, “La scimmia e l'essenza” e “L'isola”, si trova nel bel libro di Stefano Manferlotti “Anti-utopia, Huxley, Orwell Burgess”, dove si analizza, nei tre autori, il tema dell'utopia negativa, o distopia, così ricorrente nella cultura britannica: «Da un lato» scrive Manferlotti «l'affermarsi delle strutture, individuali dei grandi apparati produttivi e dei monopoli, con i relativi corollari della reificazione e mercificazione dell'esistenza, concorre a distruggere il mito di un progresso lineare illimitato e, con ciò stesso, le premesse per descrizioni utopiche che chiameremo per comodità di sintesi, "conservatrici". Dall'altro lato il fallimento pragmatico dell'ipotesi marxista in tutti i Paesi del cosiddetto "socialismo reale", sembra dimostrare l'impossibilità di dar vita a narrazioni assiologicamente organizzate intorno all'ideologia marxista e che chiameremo, per comodità di sintesi, "di sinistra" o "progressiste".
Caduti quindi anche i pregiudizi della cultura di sinistra, la valutazione complessiva di Huxley nel nostro Paese è finalmente destinata ad avviarsi verso un definitivo equilibrio, in cui abbiano finalmente il loro rilievo le opere meno ideologizzate e, proprio per questo, più avvincenti e istruttive, come “l diavoli di Loudun”, e “L'eminenza grigia” (1941), una biografia di padre Giuseppe da Parigi, al secolo François Leclerc du Tremblay, segretario del cardinale Richelieu, una delle più compiute condanne dell'attività politica e della ragion di Stato di questo secolo. «Più e più volte» vi scrive tra l'altro Huxley «uomini di Chiesa e laici devoti sono divenuti uomini di Stato con la speranza di elevare la politica al loro livello morale, e sempre la politica è riuscita a trascinarli giù al suo livello morale su cui gli uomini di Stato, in quanto fanno della politica, sono costretti a vivere ».
L'attenzione della critica anglosassone nei confronti di Huxley è stata naturalmente molto più ampia e più dettagliata, anche se prevalgono gli studi parziali su quelli complessivi dell'opera dello scrittore britannico. Tra i giudizi dei grandi nomi della letteratura contemporanea si può ricordare quello non certo benevolo di T. S. Eliot che, nel 1927, definì Huxley «uno di quegli scrittori che debbono scrivere trenta romanzi prima di scriverne uno buono» e aggiunse che era malato di sentimentalismo e di «religiosità chic» .
Anche George Orwell e Virginia Woolf hanno spesso manifestato le loro perplessità nei confronti di Huxley, e il filosofo tedesco Th. W. Adorno esprime giudizi pesantemente negativi su “Il mondo nuovo”: « Huxley si schiera con coloro che all'era industriale rimproverano non tanto la disumanità quanto la decadenza di costumi. L'umanità viene posta dinanzi alla scelta tra la ricaduta in una mitologia che a Huxley stesso pare discutibile e un progresso verso una compatta illibertà della coscienza. Non resta nessun spazio per un concetto dell'uomo che non si esaurisca né nella coercizione del sistema collettivistico né nella contingenza del singolo. La costruzione di pensiero che denuncia lo Stato universale totalitario mentre esalta retrospettivamente l'individualismo che vi portò, è totalitaria essa stessa».
Tuttavia, a parte gli esempi sopracitati, la quasi totalità della critica anglosassone ha sempre manifestato il proprio apprezzamento nei confronti di Huxley. Vi si insiste sulla definizione di "romanzi di idee" e ricorrono spesso gli studi comparati con Orwell, Burgess, Zamjatin e non sono rari quelli con Lawrence. Vengono evidenziate, in particolare, la sua capacità di guardare con occhio disincantato ai fasti del mondo contemporaneo e le sue peculiarità all'interno della civiltà letteraria britannica, troppo spesso aliena alla speculazione filosofica.
Da: “Il mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo” di A. Huxley – Mondatori Editore

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