Riflessioni sulla Cultura Vedica
di Parabhakti das - indice articoli
La Bhagavad-gita, il canto del Beato
Settembre 2011
La Bhagavad-gita, conosciuta anche come Gitopanisad, è senza dubbio il testo più famoso della letteratura indiana e costituisce l’essenza della conoscenza vedica. La Bhagavad-gita fa parte del racconto epico Mahabharata in cui si narrano le gesta della dinastia dei Kuru, che regnava in India circa cinquemila anni fa. Esistono in circolazione centinaia di edizioni della Bhagavad-gita ed ognuna di esse interpreta questo testo secondo la scuola filosofica a cui i grandi maestri del passato e del presente appartengono. Le scuole monoteiste che si rifanno al vaishnavismo riconoscono nella Bhagavad-gita la fedele trascrizione del dialogo intercorso tra Krishna, Dio, ed Arjuna, suo devoto, che ebbe luogo sul campo di battaglia di Kurukshetra prima dei combattimenti. Altre scuole, dette mayavadi, o impersonaliste, considerano la Bhagavad-gita solo un’efficace raffigurazione allegorica di alti concetti filosofici. Per acquisire prestigio, fama o denaro, molti si avventurano nel commento della Bhagavad Gita senza opportune qualifiche e senza appartenere ad una linea disciplica autentica, autoproclamandosi esperti in materia di trascendenza e ingannando di fatto la gente. E’ quindi fondamentale cercare un'edizione autentica della Bhagavad-gita che ne dia un fedele commento, per non incappare in interpretazioni ingannevoli o fuorvianti rese da qualche approfittatore ignorante e in malafede. Srila Bhaktivedanta Swami Prabhupada scrive nell'introduzione alla "Bhagavad-gita così com’è":
“Il Signore si rivolge ad Arjuna, Suo amico e discepolo, spiegandogli come gli insegnamenti della Bhagavad-gita furono trasmessi attraverso le varie epoche. Fu esposta dapprima a Vivasvan, il dio del sole, che poi la trasmise a Manu, il quale a sua volta la espose ad Iksvaku. Lo yoga che la Bhagavad-gita insegna è stato dunque trasmesso oralmente da una successione di maestri spirituali che ha origine in Krishna. Ma questa conoscenza si è perduta nel tempo, perciò il Signore deve rivelarla di nuovo ora, nel momento in cui Arjuna sta per impegnarsi nella battaglia di Kuruksetra. E se Krishna gli confida questo sublime segreto è perché Arjuna è Suo devoto e amico. Il Signore mostra così che la Bhagavad-gita è destinata soprattutto ai Suoi devoti, che costituiscono uno dei tre gruppi di spiritualisti, insieme agli jnani, filosofi impersonalisti e agli yogi, adepti alla meditazione.”
Dal punto di vista vaishnava, che è la tradizione spirituale a cui appartengo, la Bhagavad-gita si può definire un vero e proprio "manuale di istruzioni" enunciato da Dio stesso. Essa permette al ricercatore spirituale di conoscere le dinamiche che regolano l’universo fenomenico, di trascenderne le influenze materiali e ritrovare così la pace e l'armonia interiore per raggiungere il fine ultimo della vita che consiste nel ristabilire la piena relazione personale con il Divino. L'antefatto che portò alla battaglia di Kuruksetra descrive come Arjuna ed i suoi fratelli, conosciuti come i cinque Pandava, siano stati detronizzati con l’inganno dall’avido cugino Duryodhana. Con il supporto del padre Dhritarastra, uomo cieco sia materialmente che spiritualmente, egli aveva negato loro ogni possibilità di esercitare il loro diritto a regnare. Appartenenti alla classe degli kshatrya, virtuosi guerrieri e governanti, i Pandava erano gli eredi diretti al trono e avevano non solo il diritto ma anche il dovere di dominare sui tutti i territori occupati illecitamente dai Kuru. Essi cercarono ogni soluzione possibile per risolvere pacificamente la disputa, arrivando a chiedere al cugino di assegnare loro anche solo un piccolo villaggio da amministrare. La risposta di Duryodhana fu però perentoria: "Non vi concederò nemmeno la terra su cui piantare uno spillo!" La battaglia divenne quindi inevitabile perché si scontravano due realtà diametralmente opposte, quella materialista che si basa sulla convinzione che l’uomo può disporre del mondo a proprio piacimento pur mantenendo un rispetto formale e ritualistico per la religione, l’altra che si edifica sul riconoscimento di Krishna, Dio, come supremo controllore e causa di tutte le cause e del nostro ruolo subordinato a Lui. Il Mahabharata racconta che Krishna, apparso sulla Terra come un grande principe, volendo rimanere imparziale annunciò che non avrebbe preso parte agli scontri e chiese ai due contendenti cosa desiderassero che Egli facesse. Mentre Duryodhana chiese di concedergli il suo potentissimo esercito con il cui aiuto prevedeva una vittoria certa, Arjuna semplicemente Lo pregò di restare al suo fianco, come amico e protettore. I loro desideri furono esauditi e la potenza militare andò quindi a Duryodhana, mentre quella spirituale fu di Arjuna. Ancora due mentalità a confronto: una esageratamente fiduciosa nelle proprie intuizioni egoiste, l’altra quella di chi si affida completamente a Dio.
Lo sconforto di Arjuna che caratterizza i primi versi della Bhagavad-gita nasce dalla consapevolezza che nell’esercito avversario ci sono molti suoi parenti e cari amici che hanno deciso di schierarsi contro di lui e i suoi fratelli ma con i quali egli non ha nessun desiderio di combattere, preferendo la propria sconfitta alla loro morte. Come già citato, il dovere dei Pandava come kshatrya era però quello di ristabilire la moralità e i principi spirituali autentici nella società e non quello di filosofeggiare o di lasciarsi andare a un sentimentalismo inappropriato al loro ruolo e alla circostanza. Questo è il primo spunto di riflessione che Krishna fornisce ad Arjuna, sottolineando come il sottrarsi dai propri doveri porti solo all'infamia. Krishna proseguirà illustrando la differenza tra corpo fisico, corpo psichico e corpo spirituale, spiegando come i primi due sono temporanei mentre il terzo, atma o anima, è eterno, colmo di felicità e di conoscenza. La comprensione di non essere il corpo fisico è il primo concetto che deve realizzare chi desidera praticare la via dello yoga, o unione con l’Assoluto. Successivamente Krishna istruirà Arjuna sui vari percorsi spirituali e dello yoga e sui differenti risultati che si possono ottenere con la loro pratica. Quindi spiegherà i fattori dell’azione, i guna, o influenze materiali, la legge del karma, le due nature dell'uomo, quella divina e quella inferiore, detta anche separatista, per arrivare a descrivere le caratteristiche dell’Assoluto, indicando in che modo è possibile avvicinarLo. Nella Bhagavad-gita, come in tutti i testi vedici, Krishna non fa mai riferimento ad una religione in particolare, né collega la Sua persona ad un luogo geografico o ad una cultura esclusiva ma Egli si propone con infiniti nomi e aspetti per permettere a chiunque di avvicinarLo. Krishna concluderà spiegando che le religioni, le pratiche legate ad esse, le austerità e le ingiunzioni filosofiche, pur avendo il prezioso compito di stimolare e favorire la trasformazione della coscienza degli individui e della società elevandola, ad un certo punto del cammino dovranno essere trascese poiché è solamente il puro ed incondizionato amore per Dio situato al di là di ogni classificazione terrena che permette di comprendere il Divino e di relazionarsi con Lui. La ritrovata serenità e l'armonia interiore di chi ha ristabilito la connessione con Dio, qualunque sia il nome con cui si preferisce chiamarLo, garantirà automaticamente anche la pace e l’armonia tra gli uomini. La Bhagavad-gita è un testo che supera il concetto di religione e di filosofia ed è un libro prezioso che ogni sincero ricercatore spirituale dovrebbe tenere con sé e consultare regolarmente.
La Bhagavad-gita nelle parole di alcuni famosi personaggi:
Mahatma Gandhi: “La mia vita non fu che una serie di tragedie esteriori, e se esse non hanno lasciato su di me nessuna traccia visibile, indelebile, è dovuto all’insegnamento della Bhagavad-gita.”
Immanuel Kant: “Questo poema esige il più alto rispetto.”
Arthur Schopenauer: “Si tratta dell’opera più istruttiva e sublime che esista al mondo.”
G.W. Hegel: “Con la Bhagavad-gita possiamo avere una chiara idea di quella che è la più praticata, ma anche la più alta di tutte le religioni dell’India”
E' possibile trovare "La Bhagavad-gita così com’è" di Bhaktivedanta Swami Prabhupada in tutti i centri ISKCON. Se desideri riceverla a casa tua puoi contattare Villa Vrindavana
Tel 055820054
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