Riflessioni in forma di conversazioni
di Doriano Fasoli
Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice
Il mancato suicidio di Luigi Pirandello
Conversazione con Marcello Turno
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it
- ottobre 2013
Marcello Turno è medico psichiatra e psicoanalista, membro della International Psychoanalitic Association e della European Federation for Psychoanalytic Psychotherapy in the Public Sector. Insegna nel corso di laurea triennale e della laurea magistrale di Psicologia del Dipartimento di Scienze Umane della LUMSA si Roma.
Autore di numerosi saggi e curatele, ha recentemente pubblicato Una notte senza luna. Manuale di orientamento per operatori psicogeriatrici. Vive e lavora a Roma.
Il mancato suicidio di Luigi Pirandello (pubblicato da Alpes poco tempo fa) è un riuscito tentativo di coniugare il saggio con la finzione. Un componimento che grazie a una scrittura veloce, pur facendo ricorso a concetti che rimandano a Sigmund Freud, a Melanie Klein e a Ignacio Matte Blanco, si concede solo parzialmente al linguaggio complesso della psicoanalisi.
Come scrive nella prefazione Fiorangela Oneroso, “la scioltezza, la gradevolezza, la felice leggibilità di questo denso saggio sta nel fatto che Turno affronta il tema dello sdoppiamento, o della duplicità, procedendo sempre in modo scientificamente rigoroso ma con un'agile scrittura letteraria”.
Pirandello in treatment: qualche lettore, sull’onda di questo popolare serial sulla psicoanalisi, ha così definito questo suo saggio/finzione. Lo possiamo affermare?
In un certo qual modo è vero, anzi lo si dice nel libro stesso: se Pirandello in un momento particolare della sua vita si fosse rivolto a uno psicoanalista cosa avrebbe potuto raccontargli? Certamente la sua storia, ma attraverso la finzione letteraria del “ Fu Mattia Pascal”.
Ma Pirandello e Turno come si sono incontrati?
Alcuni decenni fa...”I sei personaggi in cerca d’autore”, per intenderci. Una rivelazione, una violazione della logica teatrale e del pensiero razionale. Un sogno, una pura espressione dell’inconscio, su cui Matte Blanco molto ha scritto. Ma quello fu un incontro fugace e perturbante. Poi, a metà degli anni ottanta mi occupai di una messa in scena per teatro-danza sulla vita di Pirandello. Fu in quella circostanza che seguendo le sue tracce ancora visibili incontrai persone che avevano conosciuto sia lui che sua moglie, potei acquisire particolari sulla loro vita, lessi molte opere, ma, soprattutto notizie sulla sua vita,. E fu così capii che “Il fu Mattia Pascal” era il romanzo più autobiografico della sua vita. E nella veste di Mattia Pascal, Pirandello è andato in analisi, svelando i suoi desideri più profondi e allo stesso tempo irrealizzabili.
Insomma una buona risorsa per uno psicoanalista. Cosa è venuto fuori?
È venuto fuori che a causa del fallimento delle sue risorse economiche e con la sopraggiunta follia della moglie Pirandello ha pensato di togliersi di torno. Non lo fa direttamente, ma delega Mattia Pascal a farlo in vece sua.
Come si comporta Pascal in seduta? È puntuale? Collabora?
È puntuale agli incontri con lo psicoanalista ed è molto sincero, non nasconde nulla. Così è possibile seguirlo nell’evoluzione del suo dramma personale e capire come affronta questa tragedia, fino a scoprire i meccanismi inconsci che muovono tutta la vicenda.
Quindi possiamo dire che Pirandello/Pascal esce guarito dal trattamento, o per lo meno sembra che abbia risolto i suoi conflitti.
In un certo senso, si. Mattia Pascal è un’enorme fantasia che Pirandello mette in atto, un vero alter ego. Una fantasia densa di tutti i suoi desideri “irrealizzabili”. Alla fine riesce a recuperare il senso di realtà e il suo vero sé.
Scrivere il romanzo lo salva.
Direi proprio di sì. Del resto Freud lo diceva che gli scrittori hanno molto da insegnare agli psicoanalisti. Ma tutte le espressioni artistiche sono saldate con pezzi di inconscio. Un loro studio approfondito potrebbe rivelare molto sul modo di pensare degli artisti.
Ad esempio?
Mi viene in mente il “Tondo Doni” di Michelangelo, oggetto di studio di molti psicoanalisti, dove alle spalle della Sacra famiglia si intravedono figure maschili nude, una sorta di lapsus di Michelangelo che riporta alla sua omosessualità.
Qualche altro personaggio famoso ha preso il posto di Pirandello in analisi?
Si, da subito.
Potremmo sapere chi è?
Scherza? Lo sa che siamo obbligati a tutelare l’identità dei nostri pazienti. Comunque chiederò se posso fare uno strappo. Se in un tormentato frangente della sua vita Luigi Pirandello fosse ricorso ad uno psicoanalista, quale tra le sue tante storie avrebbe potuto narrargli? E perché? Sicuramente “Il fu Mattia Pascal”, romanzo scritto nel periodo più disperato della sua esistenza e che, nell'immaginario incontro con lo psicoanalista, diventa la chiave per accedere al mondo interiore dell'autore.
Doriano Fasoli
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