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Riflessioni in forma di conversazioni

Riflessioni in forma di conversazioni

di Doriano Fasoli

Interviste a personaggi della cultura italiana e straniera - Indice


Tra la prosa di Stevenson, il vento e l'acqua

Conversazione con Alessandro Ceni
di Doriano Fasoli per Riflessioni.it

- giugno 2005
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La rosa non ha spiegazione
fiorisce perché fiorisce.


Penso che anche Stevenson non abbia spiegazioni. E poi, perché spiegare Stevenson? A me è sufficiente ricordare alcuni suoi versi. E quindi non c'è bisogno di spiegazioni.


Sotto il cielo vasto e stellato
scava la fossa e lasciami morire
Sono vissuto felice e felice muoio
e mi sono coricato volentieri.


Ecco, questo è sufficiente. Se questo non riesce a spiegarvi Stevenson, allora nulla può farlo".
Nato a Edimburgo il 13 novembre 1850 e morto il 3 dicembre 1894 a Vallima, Stevenson avrebbe dovuto essere, almeno negli iniziali progetti paterni, un freddo e capace ingegnere. Gracile sin dall'infanzia e sofferente per tutta la vita di tubercolosi, egli doveva invece diventare il sognatore della letteratura inglese ("noi siamo della sostanza dei sogni", affermò), che avrebbe scosso le menti e il sonno dei suoi pacifici connazionali con le trasformazioni di Jekyll in Hyde. Ribelle per indole, "emigrante per diletto", quando negli ultimi anni della sua vita si stabilisce a Samoa riesce agevolmente ad inserirsi nella realtà locale (pur rimanendo in contatto con amici e scrittori europei e americani) e gli isolani lo chiamano "Tusitala" (narratore di storie, che le racconta loro a voce).
Di Stevenson (autore de L'isola del tesoro, Lo strano caso del Dr. Jekyll e del Sig. Hyde, Il Signor di Ballantrae, per citare solo alcuni dei suoi libri più famosi), che è stato definito "un Heine scozzese", Alessandro Ceni (che abbiamo intervistato) ha curato con maestria l'edizione completa de I racconti, pubblicati da Einaudi nei "Millenni".
Ceni - nato a Firenze nel 1957 - è (lo ricordiamo) traduttore di classici della letteratura inglese ed americana. Ma è anche pittore e poeta. La sua ultima raccolta di versi s'intitola Tra il vento e l'acqua (Edizioni Della Meridiana).


Ceni, come nasce il titolo della sua ultima opera?
Come indico nella Nota dell'autore del libretto stesso, il titolo (che è anche quello di una poesia lì contenuta anteriore persino all'idea del libretto) è un calco dell'espressione marinara inglese between wind and water, stare sul bagnasciuga e, figurativamente, essere in posizione rischiosa, una specie del nostro vivere "sul filo del rasoio". Aggiungerò che trovai quell'espressione pochi anni orsono mentre lavoravo alla traduzione dei racconti di
R. L. Stevenson, autore a me carissimo; come la lessi mi affascinò per la sua doppia identità ed è probabilmente questo il motivo della scelta. L'immagine bella e concreta, marinara, di stare in mezzo al vento e all'acqua (due elementi che sento congeniali e "miei") fa da sponda a quella astratta di trovarsi (ed affrontare, secondo il mio carattere) nel possibile pericolo, cioè di trovarsi una posizione non facile, non scontata, dove tutto potrebbe verificarsi. Forse, è la vita. Naturalmente, aver deciso per un titolo così allusivo significa che il libretto si pone come una testimonianza della mia intera ricerca poetica (si ricordi che si tratta di una stringatissima autoantologia e di brani di riflessione dalla poesia, dall'esistenza).

Quali sono i suoi punti di riferimento letterari?
Rispondo un po' a braccio e senza particolari. Se i punti di riferimento sono i poeti, allora cito i nomi di alcuni che compaiono non incidentalmente anche nel libretto e che volentieri ripeto qui:
Leopardi, Campana, Ungaretti, Dylan Thomas, Beckett, Bigongiari, Luzi, (ma fino a un certo punto). Ce ne sono parecchi altri, però: Shakespeare (il teatro, intendo), Whitman, Hölderlin, Coleridge, Keats, Rimbaud, Cavalcanti, Tasso... Oltre a tutta una serie di poeti che "entrano" (mi bucano) per un solo libro o una sola poesia o una sola immagine (Auden, Eliot, Montale, Baudelaire, Pasternak, Brodskij, Gatto, Rilke, Celan...). E poi ci sarebbe da aggiungere un discreto numero di scrittori non poeti (in un certo senso, come lettore, amo di più la prosa, "ascolto" meglio la narrazione): Stevenson, Melville, Dostoevskij, Gogol', Kafka, Faulkner, Landolfi, Poe, Conrad, Céline, Gadda, Bilenchi, Tozzi, la O'Connor...



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