Riflessioni sull'Alchimia
di Elena Frasca Odorizzi indice articoli
Viaggio nella Tavola di Smeraldo
tra Protochimica e Filosofia Ermetica.
Origini, significato e attualità. Dicembre 2010
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SIGNIFICATO E ATTUALITÀ DELLA TABULA SMARAGDINA
Studiosi di ogni orientamento e di ogni epoca, hanno cercato di comprendere l'enigmatico testo della Tabula Smaragdina, lasciando ai posteri un Commento. Alcuni vi hanno visto un compendio di verità metafisiche, mentre altri una semplice ricetta per ricavare l'acido solforico dalla pirite (solfuro di ferro) (1). Tutti quanti hanno probabilmente una parte di ragione, ma non vi è modo di provarlo, perché il testo non lo permette e le fonti storiche non sono sufficienti. Le uniche cose certe sono due: la prima è che la Tabula fu fatta conoscere al mondo da Djâbir Ibn Hayyân, il più grande alchimista arabo, che reintrodusse, in Occidente, l'Arte della Distillazione, la stessa di cui si parla nellibro; la seconda è che il Testo appare proprio alla fine di un'ampia trattazione sul meccanismo cosmico all'Origine della Realtà, come fosse una sorta di sintetico libretto di istruzioni teoriche, ad uso dell'alchimista che volesse riprodurre, in scala microcosmica, una sorta di Genesi in Provetta (2). Ciò che la Tabula può rivelarci in più, non ha niente a che vedere con le reali intenzioni del suo anonimo autore, ma riguarda l'Ideologia alchemica stessa, che, in una certa misura, continua a influenzare il nostro mondo. Essa si ritrova tanto nelle Teorie Scientifiche con le quali cerchiamo di comprendere l'Origine dell'Universo, che in quelle Psicologiche, con cui proviamo a penetrare nei meccanismi reconditi dell'Anima umana. Lo Psicologo Carl Gustav Jung, per esempio, favorì la rinascita dell'Alchimia Spirituale in epoca moderna, grazie alla lettura dei Testi chimici e mistici di Zosimo di Panopoli, (fine III inizio IV d.C.):
«Notai ben presto che la psicologia analitica concordava stranamente con l'alchimia. Le esperienze degli alchimisti erano, in un certo senso, le mie esperienze, e il loro mondo era il mio mondo. Naturalmente questa fu per me una scoperta importante: avevo trovato l'equivalente storico della mia psicologia dell'inconscio. Ora essa aveva un fondamento storico. La possibilità di un raffronto con l'alchimia, così come la continuità spirituale fino al lontano Gnosticismo, le davano la materia. Grazie allo studio di quei vecchi testi, tutto trovò il suo posto: il mondo simbolico delle fantasie, il materiale sperimentale raccolto nella mia attività professionale, e le conclusioni che ne avevo tratto. Adesso cominciavo a capire che cosa significassero i contenuti psichici alla luce di una prospettiva storica ... (3)».
Riguardo, invece, la specularità tra le Leggi che regolano l'infinitamente grande e quelle che agiscono nell'infinitamente piccolo, Paolo Maggi, in un articolo dal titolo, Come in alto, così in basso, comparso sul Trimestrale Officinae, ha recentemente scritto:
«Ma cosa resta oggi del “come in alto, così in basso” nel patrimonio scientifico moderno? Molto più di quanto si potrebbe pensare. Non c'è dubbio che, dalla scoperta degli atomi, in poi, l'ipotesi che materia animata e inanimata, corpo umano e astri celesti, fossero costituiti dalle stesse strutture fondamentali, ha avuto una clamorosa conferma. Dunque, almeno nell'infinitamente piccolo, gli antichi filosofi hanno avuto ragione: tutto soggiace alle stesse leggi: le reazioni chimiche che avvengono nelle nostre cellule sono uguali a quelle che avvengono in qualsiasi parte dell'universo. Ma sembra che persino la parte della teoria micro-macrocosmica circondata da una sinistra aura di stregoneria, quella alla quale, con tutta la buona volontà, a molti di noi riesce davvero difficile credere, sia stata inaspettatamente rivalutata da alcune recenti teorie della fisica. Insomma, sembra proprio che eventi che accadono in una parte lontana del cosmo possano influenzare il resto del sistema senza che alcuna energia si trasmetta materialmente. È quanto afferma, ad esempio, il teorema di Bell. Anche David Bohm, nella sua teoria olonomica della fisica quantistica, ipotizza che ogni parte dell'universo possa improntarsi alle strutture e ai processi del tutto. Se questo fosse avvalorato, sarebbe come dire che aveva ragione Paracelso, quando sosteneva che ogni parte contiene il tutto. Del resto, Fritjof Capra, ne il Tao della Fisica aveva anticipato questa tendenza già alcuni anni fa. Dunque le ultime teorie scientifiche starebbero inaspettatamente rivalutando l'intero patrimonio di idee degli scienziati premoderni, tanto che David Roy Griffin parla di un “reincantesimo della scienza” (4).»
L'attualità del pensiero Alchemico è dunque evidente, ma ciò che purtroppo ci distingue dagli Alchimisti del passato è la perdita dell'Innocenza, cioè del senso del Sacro e della Morale, all'interno della ricerca e dell'industria scientifica. Con queste premesse non possono sorgere che le peggiori aberrazioni, come spiega il Chimico Helmut Gebelein:
«[...] l'alchimia si distingue dalla scienze naturali per il modo in cui si rapporta alla natura. L'alchimia segue la natura, le scienze la sottomettono [...] Nel 1758, in uno scritto di Antoine-Joseph Pernety (1716-1800/1) si legge: "In cosa consiste la differenza tra la comune chimica e la chimica ermetica (alchimia)? In questo: la prima è di fatto l'arte di distruggere i legami creati dalla natura, la seconda è l'arte di operare insieme alla natura per portarla a perfezione". [...] Jospeph Needham (1900-1995), studioso delle scienze cinesi tra cui l'alchimia, afferma: Quando dalla scienza venne scacciata l'etica, tutto cambiò e si fece più minaccioso ... la scienza ha bisogno delle coordinare costituite dalle esperienze di carattere filosofico, storico ed estetico. Sola e isolata, può causare gravi danni ... (può) annientare non solo l'umanità, ma ogni forma di vita sulla terra" (5).»
I responsabili di questa pericolosa frattura sono coloro che da Seguaci e Amanti della Natura (6) ne sono voluti divenire Padroni, e ci sono riusciti, come dice Mircea Eliade, trasformando se stessi e tutti gli altri in Schiavi del Tempo e del Lavoro. Questi Brucia Carboni, (in tutti i sensi), vendono il Piombo come fosse Oro, distruggendo vite innocenti e condannano il Mondo Intero all'impoverimento materiale e spirituale. Così facendo, hanno fatto perdere alla Società Umana la capacità di comprendere e usare il Ritmo trasformativo della Natura, necessario a migliorare la qualità della vita interiore, dandole in cambio la ricerca ossessiva di un illusorio benessere esteriore, che non può riempire il vuoto esistenziale, di cui è concausa. Tanto più, infatti, ci allontaniamo da una visione Panteistica del mondo, tanto più l'Evoluzione si allontana da noi:
«Allorché l'alchimia scompare dall'attualità storica, la totalità del suo sapere empirico, valido chimicamente, viene integrata nella chimica, ma non è in questa giovane scienza che bisogna cercare la sopravvivenza dell'ideologia degli alchimisti. […] l'ideologia della nuova epoca, coagulata intorno al mito di un progresso illimitato, accreditato dalle scienze sperimentali e dal processo di industrializzazione, questa ideologia che domina e ispira tutto il diciannovesimo secolo recupera e fa proprio, nonostante la sua radicale secolarizzazione, il sogno millenario dell'alchimista. È nel dogma caratteristico del diciannovesimo secolo, che la vera missione dell'uomo consista nel modificare, nel modificare, nel trasformare la Natura, che egli possa fare meglio e più in fretta di essa, che egli sia chiamato a diventare il suo signore, è in questo dogma, dunque, che bisogna cercare la ripresa autentica del sogno degli alchimisti. Il mito soteriologico del perfezionamento e, in prospettiva, della redenzione della Natura sopravvive, occultato nel programma patetico delle società industriali, che mirano alla “trasmutazione” totale della Natura, alla sua trasformazione in “energia”. Nel diciannovesimo secolo, dominato dalle scienze fisico-chimiche e dal decollo industriale, l'uomo giunge a sostituirsi al Tempo, nei suoi rapporti con la Natura. Si realizza allora, in proporzioni fino a quel momento inimmaginabili, il suo desiderio di precipitare i ritmi temporali, attraverso lo sfruttamento sempre più rapido ed efficace delle miniere, dei giacimenti di carbon fossile, delle risorse petrolifere; ed è soprattutto allora che la chimica organica, interamente mobilitata a forzare il segreto dei fondamenti organici della Vita, apre la via agli innumerevoli prodotti “sintetici”. […] Ed è noto fino a che punto la “preparazione sintetica della vita”, persino nell'umile forma di qualche cellula di protoplasma, fosse il sogno supremo della scienza durante tutta la seconda metà del diciannovesimo secolo fino ai primi anni del ventesimo, quello dell'omuncolo. […] La chimica ha raccolto solo insignificanti frammenti dell'eredità alchemica. Il nucleo di questa eredità si trova altrove, nelle ideologie letterarie di Balzac, di Victor Hugo, dei naturalisti, nei sistemi dell'economica politica capitalistica, liberale e marxista, nelle teologie secolarizzate del materialismo, del positivismo, del progresso infinito, ovunque insomma risplenda la fede nelle possibilità illimitate dell'homo faber, ovunque si manifesti il significato escatologico del lavoro, della tecnica, dello sfruttamento scientifico della Natura. […] L'Alchimia ha dato al mondo moderno molto più di una chimica rudimentale: gli ha trasmesso la sua fede nella trasmutazione della Natura e la sua ambizione di dominare il Tempo. Certo questa eredità è stata intesa e realizzata dall'uomo moderno su un piano ben diverso da quello dell'Alchimista. Questi si comportava ancora come l'uomo arcaico, per il quale la Natura era una fonte di ierofanie e il lavoro costituiva un rituale. Ma la scienza moderna si è potuta costituire solo attraverso una desacralizzazione della Natura; […] Le società industriali hanno perduto ogni rapporto con un lavoro liturgico, solidale ai riti dei mestieri. […] Pur sostituendosi al Tempo, l'alchimista si guardava bene dall'accettarne le regole; sognava di precipitare i ritmi temporali, di fare l'oro più velocemente della Natura, ma da buon filosofo o mistico che fosse l'alchimista aveva paura del Tempo, non si riconosceva come un essere essenzialmente temporale, aspirava alle beatitudini del Paradiso e sognava l'eternità, perseguiva l'immortalità, l'Elixir Vitae […] l'alchimista “dominava il Tempo” quando reiterava simbolicamente, nei suoi apparecchi, il caos primordiale e la cosmogonia e quando subiva la “morte e la resurrezione” iniziatiche. Ogni iniziazione era una vittoria sulla morte, cioè sulla temporalità; l'iniziato si proclamava “immortale”, si era forgiato un'esperienza post mortem che dichiarava indistruttibile. La tragica grandezza dell'uomo moderno è legata al fatto che, egli ha avuto l'audacia di assumere, nei confronti della Natura, il ruolo del Tempo. […] Ma non dobbiamo nasconderci il prezzo ineluttabile: non era possibile sostituirsi al Tempo senza condannarsi per ciò stesso implicitamente a identificarsi con esso, a svolgere il suo ruolo anche a proprio dispetto. L'opera del Tempo poteva essere sostituita solo dal lavoro intellettuale e manuale, anzi soprattutto manuale! Senza dubbio l'uomo è da sempre condannato al lavoro, ma c'è una differenza fondamentale: per fornire energia necessaria a realizzare i sogni e le ambizioni del diciannovesimo secolo, il lavoro si è dovuto secolarizzare. Per la prima volta nel corso della sua storia l'uomo ha assunto questo durissimo lavoro “per far meglio e più in fretta della Natura”, senza più disporre della dimensione liturgica che, in altre società, rendeva il lavoro sopportabile. E in questo lavoro definitivamente secolarizzato, lavoro allo stato puro, calcolato in ore e unità di energie spese, l'uomo percepisce nel modo più implacabile la durata temporale, la sua lentezza e il suo peso. […] egli si esaurisce in questo lavoro […] e poiché l'irreversibilità e la vacuità del Tempo sono divenute un dogma per tutto il mondo moderno, […] la temporalità assunta e sperimentata dall'uomo si traduce, sul piano filosofico, nella coscienza tragica della vanità dell'esistenza umana. […]. La desacralizzazione del lavoro costituisce in particolar modo una piaga aperta nel corpo delle società moderne. Nulla ci impedisce comunque di pensare che si possa produrre, in futuro, una nuova sacralizzazione […] a concezione che si inauguri una più corretta concezione del tempo (7).»
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NOTE
1) HELMUT GEBELEIN, Alchimia, op. cit. , pp. 35.
2) La Genesi in Provetta è il soggetto di numerosi e suggestivi emblemi, come quelli dell'Utriusque Cosmi di Robert Fludd, del 1617 o dell'Elementa Chemicae di J.C. Barchusen, del 1718 . Vedi ALEXANDER ROOB, Il Museo Ermetico, Alchimia e Mistica , Milano, Taschen edizioni, 1997, pp. 104-112, e pp. 127-145.
3) C. G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, a cura di Aniela Jaffé, traduzione di Guido Russo, Milano 2000, p. 245-246, in Zosimo di Panopoli, Visioni e Risvegli, op. cit., pp. 250-251.
4) PAOLO MAGGI, Come in alto così in basso, in Officinae, Trimestrale internazionale di attulaità, storia e cultura esoterica, Anno XXII, Giugno 2010, Numero 2, pp. 44-45
5) HELMUT GEBELEIN, (Iniziazione all') Alchimia, Roma, Mediterranee, 2006, pp. 14-15.
6) Natura in greco si scrive Fusis, dal verbo greco fuo, che vuol dire "generare", "far crescere", ed è diversa dalla Hyle, la Materia inerte e inanimata.
7) MIRCEA ELIADE, Le Arti del Metallo e l'Alchimia, op. cit. , 2004, pp. 159-164
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