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Testi per riflettere

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Lo stato naturale

Di U.G. Krishnamurti

Da “Mystique of enlightenment’’ (mistica dell’illuminazione)

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C’è un aldilà? Non sei interessato alle faccende quotidiane e a ciò che ti circonda, allora hai inventato un aldilà o l’eterno o Dio la Verità, la Realtà, l’illuminazione o che so ancora e poi ti sei messo a cercarli.
Può anche non esserci un aldilà. Non ne sai nulla in fondo; qualunque cosa tu sappia è perché te l’hanno raccontato o quello che ne sai già. In tal modo stai proiettando questa conoscenza; e qualunque conoscenza tu abbia sull’aldilà è esattamente quello che sperimenterai. La conoscenza crea l’esperienza e l’esperienza rafforza la conoscenza.
Quello che conosci non sarà mai l’aldilà. Qualunque cosa tu sperimenti non è l’aldilà. Se c’è un aldilà, questo movimento dell’ “io” deve essere assente. L’assenza di questo movimento è probabilmente l’aldilà, ma l’aldilà non potrà mai essere sperimentato da te; solo se l’ “io” non c’è, è possibile. Perché ti ostini a voler sperimentare qualcosa che non si può sperimentare?

Devi sempre riconoscere quello che hai davanti, altrimenti tu non ci sei. All’istante in cui “traduci”qualcosa, l’ ”io “ è presente. Osservi qualcosa e riconosci che è una borsetta, una borsetta rossa. Il pensiero, mentre traduce, interferisce con la sensazione. Perché interferisce il pensiero? E cosa puoi farci tu? Appena guardi qualcosa, quello che appare in te è la parola “borsetta” oppure “panchina” o ” l’uomo canuto seduto davanti a te”. Questo continua sempre e sempre, non fai che ripetere a te stesso tutto il tempo. E se non fai quello, ti preoccupi di qualcos’altro:”Sarò in ritardo in ufficio”. Sia pensi a qualcosa che non ha alcun rapporto con il modo in cui funzionano i sensi in quel momento, sia osservi e racconti a te stesso:”Questa è una borsetta rossa”e così in continuazione – è tutto quello che c’è. La parola “borsetta” ti separa da ciò che stai guardando e questo crea un “io”, altrimenti non c’è alcuno spazio tra i due.

Ogni volta che un pensiero nasce, tu nasci. Quando il pensiero sparisce, sparisci anche tu. Ma l’ “io” non lascia andare il pensiero e ciò che dà continuità a questo “io”, è il pensiero. In realtà non c’è nessun’entità permanente in te, nessuna totalità di pensieri ed esperienze. Pensi che ci sia qualcuno che pensa i tuoi pensieri, qualcuno che prova i tuoi sentimenti – ecco l’illusione. Posso dire che è un’illusione, ma tu non puoi dire altrettanto.

Le emozioni sono più complesse, ma è lo stesso processo. Perché ti racconti che sei in collera o invidioso di qualcuno o che il sesso ti tormenta? Non parlo di soddisfare o non soddisfare. C’è una sensazione in te e poi affermi che sei depresso o infelice, gioioso, bramoso, invidioso. Quest’etichetta crea l’entità fittizia che sta traducendo la sensazione. Quello che nomini “io” non è altro che la parola “borsetta rossa” , “panchina”,” lampadina”, “arrabbiato”, “felice”, ecc. Stai mettendo le cellule cerebrali a dura prova in un’attività inutile e continua, tale da distruggere l’energia che è a disposizione. Quest’attività ti esaurisce.

Questo modo di etichettare è necessario se devi comunicare con qualcuno o con te stesso. Tuttavia tu comunichi con te stesso tutto il tempo. Perché mai? La sola differenza tra te e la persona che parla da sola ad alta voce è che non parli a voce alta. Non appena cominci a parlare a voce alta, ecco che arriva lo psichiatra. Il fatto che sei in uno stato estatico o in un incredibile silenzio, significa che ne sei cosciente. Devi conoscere un oggetto per poterlo sperimentare. Questa conoscenza non è nulla di meraviglioso o di metafisico: “panchina”,” borsetta rossa” è la conoscenza che è stata introdotta in te da qualcun altro, che a sua volta l’ ha saputo da un altro. Non è la tua conoscenza.
Puoi forse sperimentare una cosa tanto semplice come la panchina davanti a te? No, tu sperimenti solo la conoscenza che hai dell’oggetto. Una conoscenza che viene dall’esterno. Tu pensi i pensieri della società, provi i sentimenti della società e sperimenti le esperienze della società. Non esiste un’esperienza nuova.

Dunque tutto quello che un uomo ha pensato o provato deve uscire dal tuo sistema. Tuttavia tu sei il prodotto di quella conoscenza – è tutto quello che sei. Cos’è il pensiero? Tu non lo sai affatto; tutto quello che sai è quello che ti hanno raccontato. Che cosa ne puoi fare? Controllarlo, plasmarlo, frenarlo? Stai cercando tutto il tempo di farne qualcosa, perché qualcuno ti ha detto che devi cambiare questo o quello, mantenere i pensieri buoni ed eliminare quelli cattivi. I pensieri sono pensieri; non sono né buoni né cattivi. Finché vorrai fare qualcosa con quel materiale, stai pensando. Volere e pensare non sono cose differenti. Voler capire significa che c’è un movimento di pensiero: stai aggiungendo slancio a quel movimento e gli dai continuità.

 

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