Testi per Riflettere
Manuale di Epitteto
- (Encheiridion)
Versione curata da Claudio Buffa
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29) PRIMA DI AGIRE BISOGNA ESAMINARE BENE LE PROPRIE AZIONI
Prima di intraprendere qualsiasi cosa, studiane tutte le possibilità e le conseguenze. Altrimenti se ti metterai all'opera con grande impeto, non pensando affatto alle conseguenze di ciò che può accadere, ne potrebbero nascere delle difficoltà e qualche male di cui poi non potrai che dolertene. Desideri diventare vincitore olimpico? Io non meno di te, per Dio; perché‚ ciò fa onore. Ma prima studia le antecedenze e le conseguenze e poi mettiti all'opera. Quindi conviene sottoporti ad una disciplina e osservare una regola; Mangiare moderatamente; astenerti da confetture e cose simili; fare esercizi ginnici alle ore scelte, così al caldo come al freddo; essere moderati nelle bevande e soprattutto col vino; e infine affidarti ad un maestro, né più né meno come ad un dottore. Poi imparare a stare con la gente, sopportare il dolore, camminare parecchio, provare anche le ingiurie e le offese e per ultimo provare anche la sconfitta.
Dopo aver considerato tutte queste cose, se sarai ancora convinto di ciò che stai facendo, datti all'esercizio dei giochi. Ma se invece non consideri importante ciò che ho appena detto, sarai come una banderuola al vento, che ora fa il lottatore, ora lo schermitore, a volte l'atleta, poi il parolaio, poi contraffa le tragedie. Così ancora tu: oggi schermitore, domani atleta, a volte oratore, poi filosofo, e nulla mai veramente e con tutto te stesso, ma come le scimmie contraffai tutto ciò che vedi e cambi opinione ad ogni momento. In questo modo non farai nessuna cosa nella giusta maniera, perché non consideri tutte le possibilità, ma agisci così a caso, o per qualche capriccio da bambino. E ci sono quelli che se incontrano per caso un filosofo, oppure hanno sentito dire da questo o da quello: oh, Eufrate dice bene, e: - chi può paragonarsi a quel filosofo? e si mettono a filosofeggiare pure loro.
O uomo, considera bene cosa significhi prima filosofeggiare, di che cosa si tratti, e quindi cerca di conoscere la tua natura, e stabilire se sei idoneo a seguirne la via. Vuoi diventare un lottatore o un atleta? Devi vedere la potenza delle tue braccia, delle cosce, del fisico perché per poter fare il lottatore devi essere forte in una cosa, per fare l'atleta in un'altra. Pensi che si possa filosofeggiare e nello stesso tempo eccedere e nel mangiare e nel bere e fare lo schizzinoso e il delicato come adesso? E no! Bisogna vegliare, faticare, separarti dai tuoi, essere anche offeso da un ragazzetto, essere inferiore agli altri, negli onori, nel lavoro, nei giudizi, in ogni cosa. Considera bene queste difficoltà e questi incomodi e vedi se per te é possibile il sopportarli per avere come compenso la libertà, lo stato d'animo tranquillo, senza passioni; non fare come i bambini, oggi filosofo, poi gabelliere, poi oratore, quindi politico. Queste qualità non si accordano insieme. Si può essere una cosa sola, o valente o da poco; o adoperarsi a conoscere noi stessi, o curare le cose mondane; o aver cura dell'intrinseco o dell'estrinseco; che é come dire essere filosofo oppure uomo comune.
30) COME SI MISURANO I DOVERI
I doveri e le incombenze si misurano generalmente dalle relazioni con gli altri. Quello é tuo padre? devi aver cura di lui; cedergli nelle cose; se ti sgrida, se ti batte, sopportalo pazientemente.
- Ma è un padre cattivo.
- Forse che la natura ti promette un padre buono? Non penso, ma solo un padre.
- Il fratello ti fa torto? Non ti preoccupare di quello che fa, ma preoccupati di ciò che tu stesso devi fare per procedere secondo natura. Perché nessuno ti può nuocere se non vuoi; Mentre invece sarai offeso se penserai di essere offeso. Ora dunque comportati nel predetto modo e capirai quali sono i doveri che ti appartengono nei confronti del vicino, del cittadino o di qualunque altro.
31) DELLA PRATICA VERSO DIO
La devozione verso Dio consiste massimamente nell'avere delle opinioni nei Suoi riguardi sane e rette; cioè credere veramente alla sua esistenza e sapere che governa con somma giustizia su ogni piano. E di imparare ad ubbidire alla sua volontà, di cedergli in tutto negli avvenimenti o adattandovisi di buon grado, come coloro che sono guidati dal migliore consiglio e dalla migliore volontà del mondo. E agendo in questo modo non potrai lamentarti di nessuna cosa da parte di lui, né potrai incolparlo perché non ha cura di te. Ora questo é possibile solo se ti distaccherai dalle cose esteriori, riponendo il bene ed il male soltanto in quelle cose che dipendono da noi. Ma se reputerai che alcune cose esterne siano beni o mali, quando non riuscirai a raggiungere ciò che avevi desiderato, o che ti capiterà quello che sfuggivi, potrai soltanto avercela con la gente e odiarla; ciò perché su questa terra tutti gli animali per natura fuggono e odiano quelle cose che appaiono nocive, mentre viceversa seguono ed apprezzano le cose reputate utili. Perché é impossibile amare una cosa dalla quale si pensa di ricevere male, così come é impossibile che uno ami il male stesso. A questo punto vediamo che un figlio lancia cattive parole contro suo padre, se costui non lo fa partecipe delle cose che la gente stima beni; per queste ragioni Polinice ed Eteocle vennero in discordia, perché essi reputavano il Principato un bene. E così l'agricoltore, il marinaio e il mercante bestemmiano Dio, e chi perde i figli o le mogli bestemmia Dio; e questo perché gli uomini mettono prima l'interesse e poi la pietà. Da ciò quindi se uno si sforza di desiderare e fuggire solamente quello che deve essere desiderato e fuggito, è nello stesso tempo un uomo pio. E quando si fanno le libagioni, i sacrifici, nell'offrire le primizie, queste cose si debbono fare con purezza e serietà, e non trascuratamente né in fretta, né con grettezza né fare qualunque altra cosa che superi le nostre possibilità.
32) COME CONSULTARE GLI ORACOLI
Quando andrai per consultare un indovino, é perché tu vuoi sapere come ti andrà qualche determinata cosa, ma se tu sei filosofo, saprai anche come andrà a finire, perché se é una cosa che non dipende da te, ciò che ti si potrà dire non sarà né male né bene. Perciò quando vai dall'indovino, vacci senza avversione né desiderio, e non aver paura delle cose che ti dirà, ma con animo indifferente, perché in tutti i casi tu avrai la facoltà di risolvere in tuo favore tutto ciò che ti capita, e questo non potrà impedirtelo nessuno. Quindi vai con animo franco e sicuro, come per consigliarti con gli Dei: e fatto questo, ricevuto qualche consiglio, ricordati di seguire ciò che ti é stato consigliato; (Socrate, però, diceva che era cosa ridicola consultare gli oracoli su quelle cose per le quali basta la nostra sola ragione a decidere: per esempio se si debba affidare un cocchio ad un auriga abile o maldestro; se in una nave si debba mettere un comandante esperto. Reputava empi coloro che andavano agli oracoli per simili cose, stimando che si dovessero consultare solo per cose ignote a noi.) Si deve poi, come consigliava Socrate, cercare il consiglio degl'indovini in quei casi in cui il deliberare il bene o il male si riferisce totalmente alla riuscita, e dove né con la ragione né con alcuna altra arte si ha la possibilità di conoscere la decisione che si debba prendere. Per cui se ti succederà di mettere a repentaglio la tua vita per la nazione o per un amico, tu non andrai dall'indovino per sapere come sfuggire a questo pericolo; perché se anche i segni delle vittime dessero cattivi auspici, come la morte, lo storpiamento, l'esilio, nonostante questo devi lo stesso assistere l'amico e sacrificarti per la nazione; solo così allora obbedirai a un maggior indovino, voglio dire ad Apollo Pizio, il quale scacciò dal tempio colui che non aveva soccorso l'amico ferito durante un imboscata. (Due amici si recavano a Delfo e caddero in una imboscata; accadde che uno fu ferito gravemente, mentre l'altro sfuggì e senza prestare soccorso all'amico morente andò a consultare l'oracolo. Ma il Dio lo cacciò, dicendo: - Non hai soccorso il tuo amico morente, pur essendogli vicino: NON SEI PURO esci da questo bellissimo tempio.)
33) NORME DI CONDOTTA
Stabilisci a te stesso una condotta di vita da rispettare e da praticare costantemente sia con te stesso, sia con gli altri. Innanzi tutto sii silenzioso e se la necessità lo richiede dì brevemente ciò che hai da dire. Soltanto alcune volte, quando capita il momento opportuno, parla più distesamente, ma non su argomenti superficiali ed ordinari, non di gare sportive o corse di cavalli, non di atleti né di cibi o bevande né di quei fatti di cui si sente parlare tutti i giorni, e sopra tutto non lodare o disprezzare o comparare l'operato della gente. Se puoi, cerca di raddrizzare e ridurre all'essenziale i ragionamenti dei tuoi compagni. Se ti capiterà di trovarti con persone aliene di filosofia, stai silenzioso. Non ridere molto né troppo sguaiatamente e non su molte cose. Non giurare mai, se puoi; altrimenti più raramente possibile. Non frequentare persone che siano triviali o lontane dalla filosofia; e se al contrario ti dovesse succedere, ricordati di stare sveglio e attento più del solito, per non farsi trascinare in azioni volgari. Perché, succede che, se starai con persone sporche, ti sporcherai anche tu, supponendo che tu sia pulito. Le cose che riguardano il corpo, come il mangiare, il bere, il vestire, la casa siano usate solo per la loro essenzialità. Tutto ciò che é ostentazione o delizia sia tagliato via. Si sia temperanti. Quando sarai sposato non abusare del sesso in modo eccessivo, ma contenendoti seguendo le leggi naturali. In ogni caso non annoiare né riprendere chi voglia fare come vuole nei riguardi del sesso, né metterti davanti dicendo che tu non usi in quel modo. Se qualcuno ti venisse a dire che il tale o il talaltro sta dicendo male di te, non prendere a scusarti né a difenderti, ma rispondi che quella persona non ti conosce bene perché altrimenti avrebbe riferito anche tutti gli altri tuoi difetti.
Non andare spesso agli spettacoli. Ma se ti ci troverai, non mostrare troppa sollecitudine o pensiero se non verso te stesso, cioè a dire di non volere che avvenga se non quello che avverrà, né che vinca altri che quegli a cui toccherà la vittoria; solo in questo modo il tuo desiderio non avrà impedimento. Devi astenerti completamente dal gridare, dal ridere sguaiato sopra le cose o le persone, dal dimenarti e contorcerti eccessivamente. E quando sarai uscito da quel posto, non stare a discutere con gli altri di ciò che hai visto, a meno che non si tratti di cose che servono a farti migliore. Né devi far vedere che ti sia piaciuto troppo lo spettacolo. Non andare a sentire certi comizi, anzi schifa di trovartici; e se per caso ti ci troverai cerca di conservare un atteggiamento grave e attento, e non spiacevole e superbo.
Se ti capita di dover fare dei ragionamenti o pratica con gli altri, e specialmente con alcuni di quelli che sono reputati importanti, pensa come si sarebbe comportato in tale situazione o Socrate o Zenone; e allora vedrai che per ogni situazione saprai adeguarti convenientemente.
Se devi recarti a trovare una persona altolocata, preparati psicologicamente al fatto che potresti non trovarla a casa, che si sia chiusa dentro, che non ti vorrà ricevere, che non vorrà ascoltarti. E se nonostante ciò, per non mancare al tuo dovere, decidi ugualmente di andare, fai in modo che qualunque cosa accada non ti turbi, e non dire mai a te stesso: é un farabutto; perché questo é un parlare da uomo comune che fa caso solo alle apparenze. Quando stai con la gente, non prolungarti troppo sulle azioni fatte o sui pericoli da te sostenuti. Perché a tutti piace raccontare le proprie peripezie e riesce più dilettevole ad ognuno udire le avventure di chi parla. Non cercare di far ridere la gente; perché così facendo c'è il rischio di cadere nei modi della gente comune (volgare); oltre ciò qualcuno dei più superficiali potrebbe poi mancarti di rispetto per il tuo modo troppo familiare. Ed é ugualmente pericoloso ragionare sulle cose oscene: e se ciò dovesse succedere tu sgriderai quel tale che sarà entrato in siffatta materia; altrimenti resta silenzioso o assumi un atteggiamento brusco, per far capire che quel parlare non ti piaccia.
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