Testi per Riflettere
La felicità al di là della religione. Una nuova etica per il mondo
Di Dalai Lama
Introduzione e postfazione tratti da: Dalai Lama - La felicità al di là della religione, Sperling & Kupfer, 2012.
«Dobbiamo riconoscere due cose. La prima è che la religione non è l'unico modo per seguire una vita spirituale. Ci sono modi per vivere la vita piena e soddisfacente che tutti desideriamo senza essere credenti.
La seconda è che per costruire un mondo ricco di armonia e di pace abbiamo bisogno di qualcosa di più della tolleranza e della comprensione tra le religioni. Abbiamo bisogno anche di tolleranza e reciproca comprensione fra credenti (di qualsiasi fede) e non credenti.
Sono convinto che la strada più promettente conduca a un sistema di etica laica radicata in una profonda rivalutazione della nostra comune umanità.»
Dalai Lama
Introduzione
Ormai sono un vecchio. Sono nato nel 1935 in un piccolo villaggio del Tibet nordorientale. Per motivi che vanno oltre la mia volontà e la mia possibilità di porvi rimedio, ho vissuto buona parte della vita adulta in India, come profugo senza patria. Per oltre cinquant'anni l'India è stata la mia seconda casa, al punto che spesso ci scherzo su, dichiarandomi il suo ospite di più lunga data.
Come altre persone della mia età, sono stato testimone di tanti dei drammatici eventi che hanno plasmato il mondo attuale. Sin dalla fine degli anni Sessanta, ho anche viaggiato moltissimo e ho avuto l'onore di incontrare persone dai più diversi background culturali: non solo presidenti, primi ministri, re, regine e leader delle principali religioni del pianeta, ma anche un numero straordinario di individui comuni, di ogni ceto.
Se torno a riflettere sugli ultimi decenni, ho molti motivi per compiacermene. Grazie ai progressi della medicina, alcune malattie mortali sono state debellate. Milioni di individui hanno superato la soglia della povertà, ottenendo accesso alle forme più moderne d'istruzione e di cure sanitarie. Oggi disponiamo di una dichiarazione universale dei diritti umani, e la consapevolezza della straordinaria importanza di questi diritti è cresciuta in maniera esponenziale; di conseguenza, gli ideali di libertà e democrazia si sono diffusi nel mondo intero e assistiamo a un crescente riconoscimento dei fattori che accomunano gli esseri umani, facendo dell'umanità una cosa sola. Inoltre, siamo sempre più consapevoli dell'importanza della tutela dell'ambiente. Credo davvero di poter dire che, per molti versi, la seconda metà del secolo scorso sia stata caratterizzata dal progresso e da cambiamenti positivi.
Nel contempo, malgrado gli straordinari avanzamenti compiuti nei più svariati campi, esistono ancora grandi sofferenze e l'umanità continua ad affrontare enormi difficoltà. Sebbene nei Paesi più ricchi la popolazione goda di uno stile di vita caratterizzato da consumi elevati, ci sono ancora milioni e milioni di persone che non riescono a soddisfare i bisogni primari. Con la conclusione della guerra fredda, la minaccia della devastazione globale che sarebbe scaturita da un conflitto nucleare è stata notevolmente ridimensionata, eppure molti sono tuttora esposti alle sofferenze e alle tragedie della guerra. Come se non bastasse, in numerose zone del mondo ci si trova ad affrontare problemi ambientali e, con questi, la minaccia ai mezzi di sostentamento, se non peggio. Parallelamente, tanti altri esseri umani sono costretti a lottare per sopravvivere, facendo i conti con le disparità, la corruzione e l'ingiustizia.
Sono questioni che non riguardano unicamente i Paesi in via di sviluppo; anche in quelli più ricchi ci sono molte difficoltà, tra cui problematiche sociali estremamente diffuse, come l'alcolismo, l'abuso di stupefacenti, le violenze domestiche e lo sfacelo delle relazioni famigliari. C'è chi ha motivo di preoccuparsi per i propri figli, per la loro istruzione e per quanto riserverà loro il futuro. Oggi, poi, non possiamo non riconoscere l'eventualità che le attività umane alla lunga distruggano il pianeta, giungendo presto a un punto di non ritorno, cosa che crea ulteriori angosce. Le molteplici pressioni della quotidianità comportano stress, ansia, depressione e una sempre crescente solitudine. Ecco perché, ovunque io vada, trovo persone che deplorano questo tipo di vita. Talvolta, mi ritrovo io stesso a lamentarmene!
E chiaro che c'è una grave lacuna nel modo in cui gestiamo la nostra esistenza. Ma quale? A mio parere, il problema fondamentale è che, a ogni livello, stiamo attribuendo troppa importanza agli aspetti esteriori della vita, trascurando i valori morali e la nostra interiorità.
Per «interiorità» intendo quelle caratteristiche che tutti apprezziamo negli altri e verso le quali abbiamo una sorta di propensione naturale; sono qualità che abbiamo ereditato in virtù della nostra natura biologica di animali, capaci di sopravvivere e prosperare soltanto in un ambiente in cui regnino sollecitudine, affetto e calore: in una parola, compassione. L'essenza della compassione è il desiderio di alleviare la sofferenza degli altri e di sostenere il loro benessere. È questo il principio spirituale da cui scaturiscono tutti gli altri valori interiori. Ognuno di noi ammira la gentilezza, la pazienza, la tolleranza, la generosità e la capacità di perdonare, così come depreca le manifestazioni di avidità, astio, odio e fanatismo. Ecco perché non c'è essere umano che non riconosca l'importanza del promuovere le qualità interiori positive, che emergono dal nostro cuore grazie alla naturale tendenza alla compassione e alla capacità di combattere le inclinazioni più negative.
Senza alcun dubbio, tutti noi trarremmo grande beneficio da un rafforzamento di questi valori. Se ignoriamo la nostra vita interiore, lo facciamo a nostro rischio e pericolo, e molti dei più grandi problemi nel mondo odierno sono dovuti proprio a tale noncuranza.
Qualche tempo fa mi sono recato in visita nello Stato dell'Orissa, nell'India orientale. Di recente, la povertà che caratterizza quella parte del Paese è sfociata in ribellioni e conflitti sempre più aspri, soprattutto tra i popoli tribali. Ho incontrato un membro del parlamento di quello Stato e abbiamo discusso di quel genere di problematiche. Dal nostro colloquio ho dedotto che sono già stati varati molti progetti governativi e iniziative legislative, tutti ben fondati, proprio al fine di proteggere i diritti dei popoli tribali e di fornire loro aiuti materiali. Ma il parlamentare in questione mi ha anche spiegato che i finanziamenti stanziati dal governo in realtà non stanno giungendo alle popolazioni cui sono destinati. Poiché tutti quei programmi sono alla mercé della corruzione, dell'incompetenza e dell'irresponsabilità delle persone che dovrebbero attuarli, finiscono in una bolla di sapone.
Questo esempio illustra in modo estremamente chiaro che, anche quando esiste un sistema solido, la sua efficacia dipende dal modo in cui viene usato. In definitiva, ogni apparato, qualunque insieme di norme o procedure può essere valido soltanto nella misura in cui chi deve applicarlo si dimostra responsabile e onesto. Un sistema, per quanto idealmente buono, può facilmente provocare danni, anziché benefici, proprio a causa della mancanza d'integrità. Si tratta di una verità universale, che possiamo applicare a qualsiasi ambito dell'attività umana, persino alla religione. Infatti, sebbene quest'ultima abbia il potenziale di aiutare i credenti a condurre una vita felice e significativa, se usata in modo scorretto può generare conflitti e divisioni. Analogamente, anche nel campo del commercio e della finanza, il sistema in sé potrà sembrare valido, ma se le persone che lo utilizzano non mostrano alcuno scrupolo e sono motivate dall'avidità e dall'egoismo, finiscono con il minarlo alle fondamenta. Purtroppo, possiamo ben vedere che ciò accade nei più diversi settori, persino nello sport a livello internazionale, dove la corruzione mette a rischio il concetto stesso di fair play.
Certo, sono molte le persone avvedute e consapevoli di questa realtà, che tentano di porvi rimedio impegnandosi e lavorando onestamente nei campi di loro competenza: politici, funzionari pubblici, avvocati, educatori, ambientalisti, attivisti, individui di ogni estrazione sociale e provenienza. Questo è senza dubbio encomiabile, ma in realtà non potremo mai risolvere i nostri problemi formulando semplicemente nuove leggi e regolamenti. In definitiva, all'origine di tutti i nostri guai c'è il comportamento individuale. Se i singoli membri della collettività mancano di valori e integrità morale, nessun sistema legislativo potrà mai dimostrarsi adeguato. E fin tanto che gli esseri umani continueranno a dare priorità ai beni materiali, persisteranno l'ingiustizia, le diseguaglianze, l'intolleranza e l'avidità, tutte manifestazioni esteriori del nostro trascurare le qualità interiori.
Allora, che cosa dobbiamo fare? A chi possiamo chiedere aiuto? La scienza, malgrado tutti i vantaggi che ha apportato al mondo che ci circonda, non ha ancora proposto basi adeguate per lo sviluppo dell'integrità personale, delle qualità umane, interiori, che apprezziamo nel prossimo e che faremmo bene a coltivare dentro di noi. Dobbiamo quindi dedurre che sia necessario rivolgersi alla religione, come si è fatto per millenni?
Di certo le religioni hanno sostenuto milioni di persone nel passato, lo fanno tuttora e continueranno ad aiutarci in futuro; tuttavia, nonostante i loro molteplici benefici nell’offrire una guida morale e dare un significato all'esistenza, nell'attuale realtà laica non possono più rappresentare da sole una base adeguata per l'etica. Uno dei motivi è che oggi molte persone non seguono più una fede specifica. Un altro è che, con la crescente interconnessione che caratterizza l'era della globalizzazione e della società multiculturale, un'etica che faccia riferimento soltanto a una religione susciterà probabilmente un interesse circoscritto e non potrà costituire un riferimento assoluto per tutti. In passato, quando le diverse popolazioni vivevano in condizioni di relativo isolamento (come abbiamo fatto noi tibetani, che per secoli e secoli abbiamo vissuto felicemente dietro la cortina dell'Himalaya), il fatto che ogni singolo gruppo seguisse un'etica basata sul proprio approccio religioso non rappresentava affatto un problema. Ma ora, a fronte dell'oblio delle qualità interiori, nessuna risposta di matrice religiosa riuscirà a dimostrarsi universale, pertanto non rappresenta una soluzione efficace. Ciò di cui abbiamo attualmente bisogno è un approccio all'etica che non faccia riferimento alla religione e possa essere accettato sia da chi segue una fede sia da chi non ne ha alcuna; in breve, ci serve un'etica laica.
Sicuramente sembrerà strano sentir pronunciare un'affermazione del genere da qualcuno che indossa, fin da giovanissimo, le vesti da monaco. Eppure, io non vi vedo alcuna contraddizione. La mia fede m'ingiunge infatti di fare ogni sforzo possibile per favorire il benessere e la felicità di tutti gli esseri senzienti, e rivolgermi anche a chi non l'ha adottata, è seguace di un'altra religione o non lo è di nessuna, è assolutamente coerente con tale principio.
Credo dunque che sia possibile, oltre che proficuo, tentare un nuovo approccio secolare all'etica universale. La mia fiducia nasce dalla convinzione che tutti noi siamo fondamentalmente inclini o propensi a ciò che riteniamo positivo, buono. Ogni nostra azione è motivata dall'idea che possa apportarci qualche beneficio; nel contempo, nessuno di noi disconoscerebbe mai il valore della gentilezza altrui. Per nostra stessa natura, siamo tutti orientati in direzione dei valori umani fondamentali dell'amore e della compassione. Preferiamo di gran lunga ricevere l'amore degli altri, anziché il loro odio; la loro generosità, invece della meschinità. E chi tra noi non sceglierebbe la tolleranza, il rispetto e il perdono per i propri errori, piuttosto che l'intransigenza, l'arroganza e il risentimento?
Alla luce di tutto ciò, sono fermamente convinto che ciascuno di noi disponga dell'opportunità e degli strumenti necessari per rafforzare le proprie qualità interiori senza entrare in contraddizione con gli insegnamenti delle varie religioni e - questo è di cruciale importanza - senza dipendere da un qualsiasi credo.
Lo sviluppo e la pratica di questa nuova visione dell'etica sono l'argomento di questo libro. In tal modo, spero di contribuire a far comprendere come, in quest'epoca di eccessivo materialismo, la consapevolezza etica e le qualità interiori siano assolutamente necessarie.
Vorrei fosse chiaro fin dall'inizio che non è mia intenzione dettare valori morali; farlo non sarebbe di alcun beneficio. Infatti, il tentativo di imporre principi etici dall'esterno, quasi si trattasse di farsi obbedire, non potrà mai ottenere l'effetto voluto. Propongo invece che ognuno maturi una convinzione personale dell'importanza delle qualità interiori, poiché esse sono la fonte sia di un mondo eticamente armonioso, sia della pace mentale individuale, di quella fiducia e felicità che ciascuno di noi cerca.
Naturalmente, tutte le principali tradizioni religiose, vista l'enfasi che mettono sull'amore, la compassione, la pazienza, la tolleranza e il perdono, possono favorire lo sviluppo delle qualità interiori, e in effetti lo fanno. Ma è questa la realtà del mondo odierno: fondare l'etica sulla fede non è più sufficiente. Ecco perché ritengo che sia giunto il momento di trovare il modo di ripensare la spiritualità e l'etica, ponendole al di là della religione.
Postfazione
In questo libro ho cercato di delineare quelli che considero gli elementi chiave per un approccio puramente laico all'etica e alla promozione dei valori umani fondamentali. è un progetto cui ho cominciato a dedicarmi da quando ho constatato che nessuna religione potrà mai sperare di soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti di questo pianeta: sette miliardi di mentalità e indoli diverse sono davvero troppe perché possano essere orientate da una sola fede.
Neil'intraprendere questo lavoro, la motivazione che mi ha mosso ha rispecchiato una mia ferma convinzione: se ognuno di noi imparerà ad apprezzare l'importanza cruciale dell'etica e a rendere valori interiori come la compassione e la pazienza parte integrante della propria vita, gli effetti saranno di vasta portata. Come spero di avere dimostrato, a livello individuale riuscire in questo compito assicura una maggiore felicità e attribuisce all'esistenza un senso e un significalo autentici, Inoltre, a livello sociale, più questo atteggiamento si diffonderà, più aumenteranno le possibilità concrete di dirigerci con passo fermo verso una cultura meno materialistica è più attenta alle nostre risorse spirituali. Ne trarremo tutti beneficio!
Mi viene spesso chiesto se continui a mantenermi ottimista circa il futuro dell'umanità. Rispondo di sì. Tanto per fare un esempio, nella prima parte del secolo scorso erano molti gli individui e le nazioni convinti che qualsiasi grave conflitto dovesse essere risolto ricorrendo alla forza. Per fortuna, oggi tale visione non è più così diffusa; anzi, i popoli di ogni angolo del mondo sono stanchi delle guerre e aspirano a trovare metodi nonviolenti per sanare i contrasti. Analogamente, sino a non molto tempo fa la scienza e la spiritualità erano considerate incompatibili; a mano a mano che la scienza penetra in profondità nella natura della realtà, però, ci si sta convincendo sempre più che questi due ambiti dell'attività umana non solo possono integrarsi, ma si completano a vicenda. Mentre nel recente passato soltanto poche persone erano consapevoli dell'impatto del comportamento umano sull'ambiente, oggi è quasi universalmente riconosciuto che dobbiamo acquisire una maggiore sensibilità circa gli effetti delle nostre azioni sugli equilibri ecologici, soprattutto per quanto riguarda i modelli di sviluppo economico. Infine, per quanto il nazionalismo basato sull'attaccamento alla propria bandiera sia stato una forza dominante per quasi tutto il secolo scorso, ai giorni nostri, grazie alla crescente interconnessione dovuta ai moderni mezzi di comunicazione e alle migrazioni di massa, il suo fascino si è molto appannato. Il risultato è che l'unità e l'interdipendenza della famiglia umana sono date sempre più per scontate. Perciò, il mio ottimismo si fonda su qualche valida ragione.
Per giunta, ho sempre creduto nel potere dell'individuo. Nel corso dell'intera storia umana, molti dei grandi progressi che hanno cambiato l'andamento della civiltà si sono manifestati in virtù di iniziative personali, che hanno preso spunto da una visione e dalla fede in un mondo nuovo e migliore. Che si parli della campagna per l'abolizione della schiavitù voluta da William Wilberforce; della liberazione nonviolenta dell'India guidata dal Mahatma Gandhi; della lotta per i diritti civili di Martin Luther King, o di Jody Williams, insignita del Nobel per la pace e promotrice della campagna per la messa al bando delle mine antiuomo, si è sempre trattato di idee scaturite dalla coscienza dei singoli individui. Parimenti, sono state singole persone che, unendosi per sostenere queste iniziative, hanno contribuito a innescare cambiamenti duraturi. Poiché la società stessa non è nient'altro che un insieme di individui, esseri umani proprio come voi e me, ne consegue che se vogliamo trasformare la società, dobbiamo metterci in gioco in prima persona e dare il nostro apporto.
I membri della mia generazione appartengono al Ventesimo secolo, che è ormai storia passata. Nel Novecento l'umanità ha vissuto una serie di avvenimenti, compresi conflitti armati su vastissima scala. Penso che a seguito delle terribili sofferenze che tutto ciò ha causato, forse siamo diventati un po' più maturi, più saggi. Nel corso di quello stesso secolo abbiamo anche conseguito grandi progressi materiali, ma nel farlo abbiamo alimentato le disparità sociali e il degrado ambientale, problemi con cui oggi ci troviamo a fare i conti.
Ora tocca ai giovani rimboccarsi le maniche per costruire un mondo migliore di quello che hanno ricevuto in eredità. Buona parte della responsabilità è nelle loro mani.
Ciò considerato, e senza dimenticare che i cambiamenti sociali concreti possono nascere soltanto in seguito agli sforzi dei singoli individui, l'istruzione e la formazione della prossima generazione avranno un ruolo chiave nella nostra strategia per superare le difficoltà sopra citate. È uno dei motivi per cui, durante i miei viaggi, cerco sempre di confrontarmi con i più giovani e di trascorrere un po' di tempo con loro. Spero con tutto il cuore che, finalmente, le istituzioni pedagogiche prestino maggiore attenzione a quella che definisco «educazione del cuore». Proprio come riteniamo necessario acquisire adeguate conoscenze nell'ambito di alcune materie di studio fondamentali, auspico che presto daremo per assodato anche il fatto che gli allievi, nel corso del loro programma scolastico, debbano imparare a riconoscere l'imprescindibilità delle qualità interiori come l'amore, la compassione, la giustizia e il perdono.
Mi auguro che venga presto il giorno in cui i bambini, educati ai principi della nonviolenza e della risoluzione pacifica dei conflitti, acquisiranno una maggiore consapevolezza dei loro stati d'animo e delle loro emozioni, avvertendo un profondo senso di responsabilità nei confronti sia di se stessi sia del mondo intero. Sarà meraviglioso, non credete?
Affinché possiamo vedere il sorgere di un mondo migliore, vi invito tutti, giovani e vecchi - non in quanto cittadini di questa o quella nazione, o credenti in una fede piuttosto che in un'altra, ma come singoli individui di questa grande famiglia di sette miliardi di esseri umani -, a unire gli sforzi, ispirati da una visione comune, con coraggio e ottimismo. È questo il mio umile appello.
Se vista alla luce dell'esistenza dell'intero cosmo, la vita umana è davvero qualcosa di minuscolo. Ogni persona che viene al mondo ne è soltanto ospite, per un breve periodo. Cosa c'è quindi di più sciocco che trascorrere questo fugace intervallo di tempo da soli, infelici e in conflitto con gli altri visitatori temporanei della terra? Sono sicuro che sia molto meglio servirci del poco tempo a nostra disposizione per costruirci una vita significativa, arricchita da un senso di connessione con il prossimo e dedicata al servizio degli altri.
Il Ventunesimo secolo è iniziato solo da poco più un decennio, e tutto il resto si dispiega davanti a noi. Spero che questo sia ricordato come un secolo di pace, di dialogo, un secolo in cui è finalmente emersa un'umanità più altruista, più responsabile e più compassionevole. Anche questa è la mia preghiera.
Tratto da
LA FELICITA’ AL DI LA’ DELLA RELIGIONE
Proprietà Letteraria Riservata
©2012 Sperling&Kupfer Editori S.p.A.
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