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Riflessioni Teosofiche

Riflessioni Teosofiche

di Patrizia Moschin Calvi  - indice articoli

 

Il Divino Ermafrodito

Di Hermine Sabetay

Aprile 2015

 

L’articolo di questo mese affronta, a mio parere in modo esaustivo (almeno dal punto di vista esoterico), il tema della dualità dei sessi, che pare esista solo sul piano fisico, poiché la scintilla divina che è venuta a manifestarsi nella materia, essendo un raggio dell’Assoluto, è pura e asessuata. Certo, sul sentiero del ritorno lasceremo da parte le differenziazioni per tornare pure essenze spirituali, ma per il momento ci troviamo ad avere a che fare anche con questi dilemmi. E forse questo lavoro ci aiuterà un poco a capirne di più.

 

Patrizia Moschin Calvi

 

 

Il Divino Ermafrodito

Di Hermine Sabetay

 

Ermafrodito è parola di origine greca, come il suo sinonimo androgino; questi due termini designano un essere che presenta delle apparenze maschili e femminili contemporaneamente. Secondo la leggenda ellenica, Ermafrodito era il figlio di Ermes, il messaggero degli Dei e di Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore.

Il mito racconta che il fanciullo divino si avvicinò un giorno alla fontana appartenente alla ninfa Salmace nella Caira, in Asia Minore. Egli vi si immerse per rinfrescare il suo corpo e trovò le acque limpide così deliziose che ritornò tutti i giorni per bagnarsi.
La ninfa ne fu incantata; essa concepì un amore così intenso per il suo divino visitatore, che la affascinava per la sua grazia e bellezza, che supplicò gli Dei di accordarle il favore di non essere mai più separata da lui. La sua preghiera fu accolta. Un giorno infatti Ermafrodito uscendo dall’acqua si trovò trasformato in androgino, essendo il giovane Dio e la ninfa una sola persona.
I più antichi cenni a questo bel mito si trovano in Teofrasto – discepolo di Aristotele - nella sua opera denominata Caratteri (che fu il modello per il libro di La Bruyère dallo stesso titolo).
Ovidio ha ripreso questo racconto nelle sue Metamorfosi, grande poema epico.

L’ermafrodito fu un soggetto molto rappresentato nella tarda arte greca e romana.

L’idea di uno stato bisessuale era una credenza molto diffusa tra le religioni antiche e questo soggetto è trattato ampiamente nella Dottrina Segreta di H.P. Blavatsky. Ecco alcune brevi citazioni, ma potrebbero essere molte di più: “L’Ermafrodito si trova in tutti gli scritti e tradizioni di quasi tutte le Nazioni” (III, 132/3). “Ogni Nazione ebbe la credenza che i suoi primi dei erano Androgini” (III, 139). “Gli Ermafroditi umani primordiali sono un fatto di natura ben conosciuto dagli Antichi” (III, 126). L’Umanità primitiva “nata dalla Mente” era certamente bisessuale, come indicano tutti i simboli e le tradizioni antiche (III,139).

Questo doppio carattere è chiaramente espresso nel nome del Dio del popolo giudaico (che in origine era lo Spirito di una tribù); poiché il suo simbolo, il Tetragramma JHVH, è l’espressione della condizione androgina: la prima lettera Iod, è un simbolo maschile, le tre lettere che seguono suggeriscono la femminilità. Pronunciate “Havah”, in ebraico, esse formano il nome di Eva, la prima donna secondo la Genesi.

“Jehovah riunendo i due sessi è un eco del suo prototipo Aryen Brahma Vach” (III, 132). “Nel codice di Manu, Brahma scompone il suo corpo in due parti: maschio e femmina” (I, 194)*.

Vach, “la Voce Divina”, è l’aspetto femminile della Divinità, che appare in tutte le tradizioni religiose sotto nomi diversi. In Egitto è Iside, la sposa di Osiride, il prototipo della Madonna cristiana. Nella Kabala essa prende il nome di Séphirah, per designare l’aspetto femminile dell’Adam Kadmon o l’Uomo Celeste Ermafrodito. Nel Tibet si venera Kwan-Yin, la dea della Misericordia, a lato del suo complemento maschile Kwan-Shi-Yin. In breve è la Madre Divina di tutte le religioni.

Secondo la Dottrina Segreta gli Dei primitivi della Grecia antica erano androgini:

“I Logoi erano rappresentati, all’origine, sotto delle forme che riunivano i due sessi. Zeus è chiamato una ‘bella vergine’ e Venere ha una barba. Anche Apollo era inizialmente bisessuale” (I,139). “Negli Inni Orfici, cantati durante i Misteri si trovano queste parole: ‘Giove è un maschio, Giove è una vergine immortale! ... ‘Venere è barbuta in alcune delle sue immagini” (III, 143).

Macrobio, autore latino del V secolo d.C., riporta che gli abitanti di Cipro veneravano una statua di una Afrodite barbuta (chiamata “Afrodito” da Aristofane). Una figurina in terracotta, fatta risalire al VII secolo prima della nostra era, che rappresentava la dea barbuta emergente dai flutti, fu scoperta presso Corinto.

In Egitto, Osiride era intercambiabile con Iside e il loro figlio Oro, era bisessuale. Citiamo ancora i passaggi seguenti: “Vi erano delle strane immagini contemporaneamente maschili e femminili in quasi tutte le divinità dei Pantheon sia pagani che monoteisti” (V, 929). “Infine nella visione di S. Giovanni nell’Apocalisse il Logos (Gesù) è ermafrodito, ed è descritto in possesso di seni di donna” (I, 139).

“Nell’esuberante produzione statuaria dell’India, possiamo vedere delle immagini di divinità divise verticalmente, una metà femminile e l’altra maschile; così è per la dea Ardhanari, che è un aspetto androgino di Shiva” (III, 43).

Gli ermafroditi divini dell’antichità devono essere considerati come dei riflessi simbolici della Dualità Primordiale, la prima differenziazione emanata dall’Essenza Assoluta. Questa dualità fondamentale è chiamata, nella filosofia esoterica dell’India, Shiva-Shakti-Tattva; la Dottrina Segreta la chiama “Padre-Madre” oppure Principio Androgino Primordiale.

Questa prima Dualità non-manifestata non deve essere confusa con la coppia Parabrahman-Mulaprakriti del Vedanta, i due aspetti della Radice Ultima. Parabrahman è il nome attribuito alla Realtà Unica e Inconoscibile, mentre Mulaprakriti è descritta come una specie di velo teso sull’Essenza Ultima; è la radice astratta, non-manifesta della materia di tutti i piani. È l’aspetto sotto il quale le coscienze individuali possono concepire l’Inconcepibile. Tuttavia, la Signora Blavatsky ci dice che è inutile “tessere una rete di sottigliezze (mentali) troppo fini in merito agli Elementi Cosmici Ultimi” (III, 37).

La doppia funzione di Shiva-Shakti-Tattva è stata oggetto di uno studio approfondito contenuto nel libro L’Uomo, Dio e l’Universo del Dr. Taimni. Il doppio Principio viene descritto come la radice della complementarietà tra positivo e negativo, così come è l’origine di tutte le dualità polari della manifestazione.

Shiva è la radice ultima della Coscienza e Shakti quella del Potere o dell’Energia allo stato potenziale. Shiva rappresenta la Volontà Divina, così come Shakti è la potenza che fornisce i mezzi affinché la Volontà si manifesti. Tutte le energie del Cosmo provengono da questa fonte divina, il cui immaginabile potenziale si riduce discendendo la scala della manifestazione da un piano all’altro.

Shiva-Shakti-Tattva è il primo abbozzo ideale dell’Ermafrodita Celeste, che si riflette nelle dualità del piano fisico.

Questo sublime concetto di Shiva non deve essere confuso con la divinità dallo stesso nome della Trimurti, o Trinità, indù. I Veda i documenti più antichi e più sacri dell’India, non conoscono il nome di Shiva; il suo prototipo arcaico vi appare sotto il nome di Rudra, descritto come un dio, a volte benefico e malefico, guaritore o distruttore.

La triplice Divinità indù è generalmente chiamata Brahma, Visnù e Shiva; ma per evitare confusione, si sostituisce Shiva con Mahesha o Rudra.

Queste tre persone divine erano all’origine ermafrodite: “Brahma, l’Androgino Celeste, non diventa maschio se non dopo essersi separato in due corpi, Vach e Viraj” (V, 190).

Gli aspetti femminili degli dei sono diventati le loro Shakti o spose. Quella di Brahma è Vach, dea del Suono Creatore, che più tardi ha preso le sembianze di Sarasvati, i cui attributi sono la saggezza e la scienza e che avrebbero inventato il Sanscrito. Visnù ha per compagna la graziosa Lakshmi, la Venere indiana; e Parvati è il nome della dolce amante e sposa di Shiva, ma che a volte prende le sembianze temibili della severa Durga e della terribile Kali.

Nella teologia israelitica, Shakti diventa Shekinah, “la divina gloria del Signore”. Per i Cristiani primitivi lo Spirito Santo era un’entità femminile; e gli Gnostici offrivano la loro devozione alla divina Sophia o Saggezza del Logos.

Shakti è anche il nome dato alle Forze ed ai Poteri Spirituali. Secondo T. Subba Row, vi sono sei forze primordiali della Natura, così enumerate: Parashakti, Jnanâshakti, Ichchashakti, Kriyashakti, Kundalinishakti e Mantrikashakti. Se ne trae la spiegazione nella Dottrina Segreta (t. I, VII edizione francese, pag.284).

Esiste un altro libro del Dr. Taimni dal titolo Introduzione al Simbolismo Indù in cui l’autore presenta un diverso aspetto del Shiva-Shakti-Tattva. Egli vi espone l’idea che la sfera, la forma più perfetta a tre dimensioni, potrebbe rappresentare la Realtà Ultima, che è completa, intera e contenente tutti i Principi in un equilibrio totale. Ma poiché nessuna relazione si sarebbe stabilita tra Essa (la sfera) - l’Essenza Suprema e Inconoscibile - e il pensiero umano, la sfera non è mai stata presa in considerazione come simbolo divino.

Ora, allorché il centro della sfera si separa in due fuochi, ne risulta una forma allungata chiamata ellissoide, e questa forma rappresenta perfettamente l’idea astratta di Shiva-Shakti-Tattva, questo doppio principio non manifestato.

Questa forma, come quella dell’ellisse, è di importanza fondamentale su tutti i livelli del Cosmo. Così, le orbite dei Pianeti nel nostro Sistema Solare descrivono delle ellissi: gli elettroni descrivono delle traiettorie ellittiche intorno al nucleo atomico; e i veicoli occulti dell’essere umano, percepiti dai chiaroveggenti, hanno forma di ellissoide.

Questo particolare solido che possiede due fuochi è conosciuto sotto il nome di Shiva-linga; il nome linga possiede il significato di simbolo. Questa forma è dunque giustamente ritenuta sacra, in quanto emblema della Dualità Trascendente, il fondamento ultimo della polarità tra il maschile e il femminile nella più pura astrazione. Una aberrazione della mentalità umana ha interpretato male questo simbolo divino e lo ha abbassato fino al piano più basso, quello del sesso fisico; poiché il suo vero significato è quello del Divino Ermafrodita nella Luce Spirituale più pura.

In un altro campo, ma sempre in relazione col tema dominante, si può considerare il sistema numerico sacro, e particolarmente il numero Dieci, che simbolizza il doppio aspetto. Il numero 1 rappresenta l’Unità Universale e, in un altro senso, la natura maschile, mentre lo zero significa da un lato l’infinita potenzialità della Sostanza non-manifestata e dall’altro l’elemento femminile. La filosofia pitagorica riteneva il Dieci come il numero perfetto del Cosmo, la Decade mistica, illustrata nel famoso triangolo contenente dieci punti. Questi ultimi sono disposti da uno a quattro, di modo che un rapido sguardo ci fa vedere che 10 = 1+2+3+4; da qui il nome di Tetrade. La somma dei primi numeri dispari o maschili, coi numeri pari o femminili, costituisce la perfezione o Decade.

La radice del numero Dieci evoca il nome di Io, la giovane fanciulla che, durante le sue rapide peregrinazioni, visita Prometeo incatenato nel Caucaso. Io è anche il nome della dea lunare che presiede alla generazione; ma, ci dice H.P.B., per l’Esoterismo Io è il divino Androgino, o il Dieci mistico 10 (III, 414).

Nel sistema cabalistico, il numero Dieci rappresenta le Sefire o Emanazioni, le forze creatrici dell’Universo, ed il cui insieme costituisce l’Adamo Kadmon o Adamo Primordiale; questo è l’Uomo Celeste, il Divino Ermafrodito, chiamato il “Grande Architetto dell’Universo”. Il suo aspetto femminile è la Sefira o la Corona, che domina l’Albero Sefirotale.

La Corona (Kether) dà luogo ad una doppia emanazione: la coppia Chochmah e Binah, Saggezza e Intelligenza; il primo termine è considerato maschile, il secondo femminile. È un nuovo aspetto dell’Adamo Kadmon androgino. Tale è la Triade Superiore della Kabala.

La Genesi descrive la creazione dell’essere umano in questi termini: “Dio creò l’uomo a sua immagine, e lo creò uomo e donna”, cioè androgino, a somiglianza del divino progenitore chiamato Elohim; questo è un nome al plurale, e designa l’armata dei Creatori di cui uno era Jehovah. La Dottrina Segreta, appoggiandosi a dei dati cabalistici, spiega che l’uomo del primo capitolo della Genesi non è altro che l’Adamo Kadmon; mentre l’uomo materiale, il secondo Adamo formato dalla polvere, compare nel secondo capitolo del libro sacro.

Le stesse costellazioni sono testimoni del principio androgino universale. Nell’astrologia antica, solo dieci segni Zodiacali erano generalmente conosciuti (ma gli Iniziati erano a conoscenza del numero completo). C’era un segno doppio, Vergine-Scorpione, che simbolizzava l’uomo ermafrodito primordiale prima della separazione in due sessi indipendenti. In un’epoca posteriore, quando il doppio segno fu separato, si aggiunse la Bilancia per completare il numero Dodici (IV, 71; V, 430).

Questo simbolismo zodiacale fa allusione all’avvenimento più importante nella storia occulta dell’Umanità, la separazione del doppio essere primitivo in due sessi distinti. Questo grande compimento dell’evoluzione si è prodotto, secondo i nostri insegnamenti, durante la quinta sottorazza della Terza Razza-Radice. Questa trasformazione capitale fu accompagnata dalla discesa sulla terra di Esseri spirituali che venivano dalle loro dimore celesti, al fine di risvegliare nell’uomo fisico la scintilla mentale che ancora gli mancava.

“Degli Angeli androgini (o piuttosto senza sesso) il cui nome generico è Adamo Kadmon, completarono l’uomo, la cui forma eterica era stata emanata da altri Esseri divini, ma di molto inferiori” (III, 49). “Le nostre razze discendono da Antenati divini, indipendentemente dal nome che diamo loro” (III, 365).

Questi sono i Rishi o Pitri dell’India, chiamati anche Manasaputra, Agnishvatta, Signori del Fuoco, e conosciuti con molti altri nomi. Presso gli Egiziani questi sono Iside-Osiride e Thot o Ermes. In Grecia si celebrava un culto alle potenti divinità del Fuoco, i Cabiri androgini, venerati specialmente nei segreti misteri di Samotracia. I Cabiri “erano… i Reggenti dell’Umanità, quando incarnati come Re di Dinastie Divine… dirigevano la mente di cui avevano dotato l’uomo verso l’invenzione di tutte le arti e delle scienze” (III, 363).

D’altronde, i grandi Benefattori sono stati personificati dai greci nella figura eroica di Prometeo che portò agli uomini il “fuoco del cielo”, ossia egli risvegliò in essi la scintilla divina della mente e della coscienza del sé.

Ricordiamo che la credenza che questi Esseri Celesti siano venuti dal pianeta Venere non è menzionata in nessun volume della Dottrina Segreta; si tratta di una interpretazione più tardiva.

Il processo della separazione dei sessi è stato lungo e progressivo; la Dottrina Segreta ne descrive le diverse tappe e rivela che “queste modificazioni fisiologiche molto importanti si compirono poco a poco durante milioni di anni” (III, 202/3).

Il racconto della creazione di Eva formata da una costola prelevata dal corpo di Adamo (Genesi II, 22) è una reminiscenza allegorica della separazione dei sessi.

Lo stato androgino dell’umanità primitiva era insegnato nella Kabala (II, 71), e la stessa cosa avvenne nelle Istituzioni Esoteriche dell’Antichità. Platone, che era un Iniziato dei Misteri d’Eleusi, menziona questa tradizione nel Simposio, sia pure in modo bizzarro, prestando queste parole ad Aristofane: “La nostra natura del passato era androgina. I corpi di questi esseri erano rotondi e correvano in modo circolare. La loro forza e la loro potenza erano terribili e la loro ambizione prodigiosa. Per questo motivo Zeus li divise ciascuno in due, rendendoli così più deboli. Apollo chiuse la pelle” (III, 142).

Da allora le due metà si cercarono mutualmente, desiderando riunirsi, e questa attrazione reciproca è chiamata Amore.

Nel Fedro, Platone parla di una razza di uomini alati e forse allude ai “corpi eterici primari degli uomini che potevano tanto volare che camminare” (III, 68) e le cui forme erano vaghe, dai contorni imprecisi e che fluttuavano nell’aria. Tale fu la Prima Razza, semplice abbozzo asessuato, prima di consolidarsi e diventare ermafrodita.

Benché lo stato androgino sia stato la condizione normale dell’umanità in un passato senza memoria, “la Legge del Ritardamento mantiene ancora l’ermafrodismo come metodo di riproduzione in quasi tutte le piante e un folto numero di animali inferiori” (III, 179).

La biologia moderna ha adottato il termine “ermafroditismo” per denominare il miscuglio di caratteri maschili e femminili nello stesso organismo. Numerose piante con fiore e molti animali invertebrati rientrano in questa categoria. Numerosi esempi di creature asessuate e a doppio sesso sono nominate nella Dottrina Segreta (III, 142). La Rosa, regina dei fiori ed emblema di bellezza e di amore, dal profumo prezioso e delicato, è dichiarata perfetta perché porta in sé organi maschili e femminili, stami e pistilli. Per la tradizione la Rosa è l’immagine graziosa della femminilità; i Rosacrociani vedono in essa “il più grande ed il più nobile tra i simboli della Natura”; la troviamo associata ad Iside e ad altre Vergini Celesti (V, 293). D’altronde non è possibile negare che il simbolo della Rosa-Croce rappresenta lo stato ermafrodito, la croce il cui centro è coperto dal fiore era il segno maschile.

Il fiore sacro dell’India e dell’Egitto è il loto, “doppia immagine dell’Ermafrodita umano e Divino” (II, 95). Il loto era il fiore sacro di Iside; la dea è spesso rappresentata con un loto in una mano, e nell’altra tiene una croce ansata, che a sua volta è un emblema della duplice funzione umana.

A dispetto della separazione dei sessi, l’essere umano è rimasto un ermafrodita potenziale, poiché ogni individuo possiede nel suo organismo dei rudimenti dell’altro sesso.

Il fascino sessuale domina la massa poco evoluta dell’umanità; secondo la Signora Blavatsky “presso gli Occultisti orientali il problema è inverso. Essi considerano la relazione sessuale come un ‘Karma’ attaccato solamente all’aspetto terrestre dell’uomo … e che viene messo da parte quando la persona raggiunge la saggezza” (IV, 25).

La dualità dei sessi esiste solo sul piano fisico. La Monade ha incominciato il suo lungo viaggio attraverso la manifestazione in stato di purezza spirituale, essendo un Raggio dell’Assoluto.

Nel corso della discesa nei mondi inferiori, la scintilla divina si è circondata di veicoli che appartengono a materia di piani diversi. Giungendo nel regno umano, essa animò inizialmente corpi asessuati, che per una lenta evoluzione si trasformarono in ermafroditi, e che finirono per separarsi in uomini e donne. Nel Sentiero di Ritorno, la differenza svanirà a poco a poco, fino a che l’umanità diverrà di nuovo una razza spirituale.

Meravigliose promesse ci sono state date: “I Cicli di Materia saranno seguiti da Cicli di Spiritualità e con una mente completamente sviluppata” (III, 444). “La presente Razza è sul suo arco ascendente; e la Sesta si libererà rapidamente dai suoi legami con la materia e da quelli della carne” (III, 443), ciò vuol dire che i nostri corpi ritorneranno eterici ed androgini. La Sesta Razza a sua volta genererà una umanità divina; questa sarà l’Età d’Oro della “Settima Razza, quella dei Buddha, dei ‘Figli di Dio’, nata da genitori immacolati” (IV, 51).

Così l’Uomo, avendo compiuto il suo lungo pellegrinaggio evolutivo, raggiungerà la Perfezione del Divino Ermafrodita.

 

   Hermine Sabetay

Articolo tratto dalla Rivista Italiana di Teosofia, agosto 1976.
Tutti i passaggi citati si riferiscono all’edizione inglese della Dottrina Segreta.



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