Riflessioni sul Sufismo
di Aldo Strisciullo indice articoli
Maestri e scuole di ricerca spirituale
Marzo 2008
Sono sull’autobus, devo raggiungere la stazione centrale. Chiedo un’informazione perché non sono del luogo. “...Si...quest’autobus porta alla stazione”, risponde una persona. Tranquillo, fiducioso resto sull’autobus ma, dopo un’ora di viaggio, scopro che chi mi ha dato l’informazione si era sbagliato, infatti, sono arrivato all’altro capo della città. L’indicazione non era corretta e mi ha portato fuori strada.
Perché non ho chiesto a più persone e alla cieca mi son fidato del primo che ha risposto? A chi avrei dovuto chiedere? Forse, al conducente, giacché guida il bus e quindi conosce la strada.
Ecco, fidarsi, senza accertare le circostanze, di chi in realtà non conosce, ci porta a seguire informazioni errate, che non ci conducono “all’obiettivo”. “Che cosa chiedo” e “a chi”, è importante. Inoltre, c’è un modo nelle domande e nelle risposte.
Colui a cui ho chiesto, e che mi ha risposto senza sapere, è simile agli imbonitori, ai falsi maestri, a coloro che in realtà non conoscono se stessi e non possono guidare gli altri; danno delle risposte senza che essi stessi conoscano ciò di cui parlano.
Per le informazioni di cui ho bisogno, allora è necessario rivolgersi a chi conosce. “Il conducente dell’autobus” conosce la strada che percorre, dunque, può indicarla agli altri. Il conducente può essere paragonato al vero Maestro, la persona che ha percorso la Via prima di noi e che, durante il percorso, ha sviluppato e rafforzato principi quali l’onestà, l’amore, l’impeccabilità, la vera amicizia e soprattutto la vera conoscenza.
Vediamo, allora, da una sintesi dello shaykh Gabriel Mandel, ciò che distingue una vera scuola spirituale da una falsa, le qualità del vero maestro da quelle del falso maestro.
Quando lo incontri, agirà su di te, che tu sappia o no. Quello che dice o fa può sembrarti incoerente o incomprensibile; ma ha un suo significato e un suo compito. La sua intuizione è quella di colui che conosce la strada che sta percorrendo e che percorre la strada giusta. Potrà frustrarti, ma perché ciò è necessario.
Potrà sembrare che restituisca male per bene, o bene per male, ma egli sa quel che è veramente necessario e ciò che è veramente bene e male.
Può darsi che tu senta parlar male di lui da quelli che lo combattono o lo temono, ma fanno ciò solo perché hanno paura di se stessi.
E' modesto, pur sapendo scoprire quanto c'è da scoprire, e consentendo anche a te di scoprirlo lentamente.
Quando lo incontrerai per la prima volta ti sembrerà molto diverso da te. Non lo è. Potrà sembrarti molto simile a te. Non lo è.
(Testi liberamente tratti dai testi di alHallaj (?-922), Ibn 'Arabi (?-1111), Safr alKbettani (1280-1372) e altri)
Essere un Maestro Sufi vuol dire diventare ciò che si può diventare, senza cercare di perseguire quello che - allo stadio sbagliato - è illusione.
Significa diventare consapevoli di quello che ci è possibile, e non ritenersi consapevoli di quanto invece si sta trascurando.
Il Sufismo è la scienza di acquietare ciò che va acquietato, e di risvegliare ciò che va risvegliato. E' anche la scienza che fa capire l'impossibilita di acquietare o di risvegliare quel che non lo può essere, o di credere d'aver bisogno quando non c'è bisogno.
Significa realizzare l'unità nascosta nonostante le esigenze poste dalla diversità, e non per mezzo di queste esigenze.
Significa tenere conto dei mezzi che nella diversità si presentano, senza pensare che i suoi aspetti esteriori possono essere in se stessi importanti.
Occorre avvicinarsi al Sufismo studiando il modo di imparare a imparare; non cercando di acquistare conoscenza senza attuare la giusta pratica per conseguirla.
Ci si avvia a diventare un Maestro Sufi rendendosi conto che costumi e preconcetti sono fatti essenziali solamente entro determinati ambiti; ma non creando un costume o un nuovo preconcetto, né giudicando sulla base dei preconcetti.
Occorre diventare consapevoli della non-importanza allo stesso modo con cui si è consapevoli dell'importanza; e senza cercare soltanto i sentimenti importanti.
Sapere che l'umiltà è uno strumento necessario per il viaggio, se opportunamente corretta dall'ambizione, che si terrà del tutto lontana dall'orgoglio e dalla presunzione.
Adottare ciò vale quanto vale e laddove vale, ma solo per coloro per cui vale. Non imitate per timore e ancor meno per ammirazione.
Il concentrarsi sulle aspirazioni non conduce all'elevazione; per cui non saranno le parole che guariranno, bensì il metodo corretto di sceglierle e di dirle al momento opportuno.
Un uomo, un libro, una scuola, un metodo applicabili a tutti, o ancora: quando entusiasmano tutti, sono come una trappola tesa per catturarvi attraverso l'elemento più deleterio che c'è in voi.
Scuole di ricerca spirituale: pro e contro
I “pro”
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Ricerca di armonia (anche fisica)
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Aiuto per se e per gli altri: (empatia, non simpatia, pietà, emozionalità)
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Tranquillizzazione (e non esaltazione)
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Perdita del sé terreno (non egoismi ed egocentrismi)
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Spinta al bello (attraverso interessamento e conoscimento)
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Sentire il desiderio del bene
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Capire e introiettare il messaggio
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Risonanza continua con Dio (e non con i dogmi)
I “contro” (negli altri, ma anche in se)
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Appagamento di desideri terreni transitori (desiderio di potere, desiderio di affermazione, desiderio di notorietà...)
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Utilizzazione del prossimo
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Sfruttamento del desiderio di Fede altrui
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Richiesta di denaro per la propria presenza o prestazione
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Rigidismo antitollerante
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Integralismo (a tutti i livelli)
(Testo tratto da una sintesi dello shaykh Gabriel Mandel)
Aldo Strisciullo
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