Spiritualità del Mondo
Massoneria teosofica. Simbolismo, Sacralità, Esoterismo, Reminiscenza, Profanità.
di Vincenzo Tartaglia indice articoli
Il paradiso terrestre, immagine del Paradiso celeste
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Febbraio 2017
Nella caduta dell’anima è coinvolto l’Ego quando, a causa della persistente sua impurità, è inetto a soccorrere l’anima: appunto il venir meno a tale missione gli impedisce di ascendere, anzi lo obbliga a purificarsi ulteriormente. Alla purificazione è commisurata la capacità che l’Ego sviluppa, al fine di soccorrere l’anima; via via soccorrendo, ancora in proporzione esso pregusta la Beatitudine. Non è dunque tramite la conoscenza e il ricercato eloquio che l’uomo è elevato ed accolto tra gli dèi, ma operando il bene: dalla conoscenza impariamo a distinguere il bene dal male, ma ciò non basta per vivere virtuosamente e con altruismo.
Dal momento in cui l’Ego risale ormai purificato al Cielo, dopo aver osato il possibile in favore dell’anima, questa non è abbandonata a se stessa ma viene assistita addirittura dall’Artefice che, nelle fasi precedenti, agiva piuttosto nell’ombra per non interferire nell’evoluzione e nel destino dell’Ego. Fino ad un determinato punto, ogni creatura deve peraltro portare la croce delle sofferenze, e faticare e lavorare alla propria purificazione: l’Amore interverrà puntualmente quando una creatura, qualunque sia la condizione raggiunta, avrà esaurito le risorse spirituali per continuare l’ascesa.
È ora necessario osservare che l’Ego, entità umana e divina, non potrebbe da solo sostenere l’anima per tutto il tempo della caduta; né merita un simile destino! Infatti l’impurità che ci tormenta inizia dall’Artefice stesso, irraggiatore del bene e del male: anche Lui è dunque condannato a patire i tormenti che la purificazione comporta, dovendo pagare per le volte in cui non ha direttamente assistito le anime e gli Spiriti con efficacia e nei tempi stabiliti. Del resto l’Artefice, spiritualmente tutt’UNO con DIO, nel suo aspetto inferiore è invece legato al destino delle sue creature e del suo universo.
La sofferenza colpisce il corpo, a cui non manca totalmente la percezione della gioia e del dolore; l’anima; l’Ego (Spirito umano); un dio (Spirito divino); l’Artefice Creatore, Centro dell’universo. L’impurità è infatti annidata proprio nel Punto centrale, Uno universale: da qui essa proviene e si diffonde. Significa che per l’Artefice non c’è scampo! Anzi proprio Lui soffre per primo nell’atto della Creazione, ed ancora contro di Lui si abbatte alla fine la sofferenza più atroce: quella che tutte le creature, anime e Spiriti, non potrebbero sopportare neppure unitamente!
L’Artefice è il primo Impuro della “Famiglia solare”; è anche l’ultimo Purificatore.
L’anima che sperimenta l’abisso trova, nel Fuoco, la purificazione: purificata e alleggerita, potrà risalire. L’Armonia vuole infatti che ad ogni caduta segua una risalita riparatrice, e che per ogni degenerazione vi sia una rigenerazione: non vinciamo una sola volta, assaporando la vittoria perenne; una sconfitta non ci lascia senza futuro. La Dualità porta semi qua e là: così in ogni cattiva azione è il bene che la converte e ne addolcisce il volto! E’ cosa saggia scrutare prudentemente intorno, quando qualcosa di buono sembra venirci incontro e ci sorride!
…il Fuoco è duale ed onnipresente: qui crea e là distrugge; qui distrugge ciò che ha creato, ma là crea ciò che ha distrutto. Simile Dualità non si addice allo SPIRITO divino, perfetto, inalterabile ed immobile, bensì agli Spiriti Universali che formano l’infinita gerarchia dei “Creatori”, e che chiamiamo anche Artefici oppure in altri modi. Ognuna di queste eccelse Entità, pur sembrando immobile e perfetta alle creature che essa governa e che la prendono a Modello, in realtà è mobile ed imperfetta in confronto alla PERFEZIONE divina.
Sicché ogni Spirito Universale, tra gli infiniti, è per così dire “recintato” e può occupare uno spazio spirituale parimenti recintato: unicamente lo SPIRITO divino è illimitato, nello SPAZIO e nella DURATA; ogni altro Spirito, non escluso l’Artefice, lo è soltanto potenzialmente.
Tutto ciò che esiste temporaneamente, visibilmente e materialmente sulla Terra è invero uscito, attraverso il “recinto”, dal Paradiso celeste: ossia dallo Spirito Universale che rappresenta l’Uno nel suo universo, ma non è l’UNO assoluto. Dal Paradiso non fu dunque cacciato soltanto lo Spirito umano ma ogni forma di vita che, necessariamente spirituale all’inizio, progressivamente trasformandosi è diventata la materia che ci appare: sicché l’universo fisico è invisibilmente ripieno di divinità; è pervaso dallo SPIRITO inalterabile e indivisibile, onnipresente ed inesauribile.
E’ dunque vero che, a causa della materializzazione, l’universo e l’uomo sono usciti dal Paradiso celeste; è anche vero che spiritualmente, nell’illimitata DURATA, è assolutamente impossibile uscire (ed essere cacciati) dal PARADISO! Qualcosa di noi, dico la parte divina e più pura dell’Ego, gioisce quindi ininterrottamente nei sublimi Cieli spirituali, pur mentre la nostra anima soffre ad ogni passaggio quaggiù! Sennonché gli Spiriti del Paradiso, incandescenti d’Amore, non restano affatto indifferenti ai nostri mali: se non ci comunicassero il divino Fuoco, non avremmo possibilità di realizzare l’Amore, sulla Terra.
Invece, com’è ben noto agli occultisti, gli Spiriti paradisiaci ispirano l’individuo spirituale predisposto all’Amore, e grazie al suo operato qualcosa del Paradiso entra nella nostra esistenza, magari sconvolgendola sotto più aspetti. Il rapporto dell’uomo con le divine entità ha un effetto purificante sull’anima, sicché questa, raggiunta la necessaria purezza e non dovendo reincarnarsi, potrà rientrare nel Paradiso celeste oltrepassando nel senso inverso il sacro “recinto”, che nel frattempo si è allargato…
L’individuo eletto è ispirato, si sente chiamato: entità deiformi, invisibili lo ispirano e lo chiamano. Attraverso più canali comunica con esse, e dalle comunicazioni apprende che la sua vera culla non è sulla Terra ma nel paradisiaco mondo degli Spiriti e della purezza: tra i puri è l’Ego, la sua divina entità. A questa anzitutto l’eletto quindi si affida, consapevole che l’io terreno, grazie al quale siamo elevati su tutte le altre creature della Terra, è incapace di affrontare da solo l’ascesa al Paradiso.
Dunque l’Ego interviene quando giudica maturi i tempi, e “pronto” l’eletto: allora entra in contatto con lui, per soccorrerlo e guidarlo divinamente. Quell’eletto diventerà forse una guida terrena, in carne ed ossa, in grado di trasmettere “umanamente” ciò che è divino: a tal fine l’Ego, certamente capace di assumere le figure che ritiene opportune, deve trovare le vie per attrarre ed incontrare l’eletto senza terrorizzarlo ma assumendo, almeno inizialmente, l’aspetto umano…
In verità pure i malvagi sono guidati e mossi dall’Ego, maestro dell’anima: se però il maestro è perso e confuso, attratto dalla materia e dal male, come condurrà l’anima al Bene e all’immortalità?
Animali e vegetali e minerali avvertono parimenti, ognuno secondo il livello di coscienza e d’intelligenza, la necessità d’incontrare lo Spirito maestro: in ogni individuo tale necessità vibra, inizialmente, nell’istinto. E’ questo che ci spinge verso l’ignoto, ed è con noi ogni volta che muoviamo un passo; ci accompagna al di là del presente, offrendo l’innocente audacia e la sacralità ereditata dagli dèi. E’ quindi all’istinto dell’uomo che anzitutto le divinità si rivolgono, per parlare alla sua anima: la ragione non comprende gli dèi; non riconosce il divino. Per questo motivo gli eletti sottomettono con umiltà l’intelligenza all’istinto, consapevoli che l’armoniosa loro reciprocità accenda l’intuizione superiore.
Cosa è dunque questa intuizione, che afferra le cose celesti? E’ l’istinto purificato, illuminato dalla ragione. Diciamo: l’istinto è alquanto ebbro; la ragione provvede a rinsavirlo…
Invano mostreremmo la supremazia dell’istinto sulla ragione, o viceversa: vi è il momento per l’uno e per l’altra. Tuttavia la condizione più vantaggiosa per l’individuo, è la collaborazione di entrambi. Il dolce è normalmente preferibile all’amaro; in determinate circostanze, è necessario l’amaro.
Ci muoviamo secondo le leggi del corpo, dell’anima e dello spirito allo scopo di superare le imperfezioni fisiche ed immateriali: pensieri e sentimenti sono passi, ma invisibili e senza numero. I nostri piedi poggiano sul terreno, perché possiamo avanzare nella conoscenza del visibile-corporeo; i nostri sentimenti si elevano appena appena sugli alberi, le abitazioni, le colline affinché il mondo animico del Purgatorio si apra alle nostre anime. I pensieri più elevati (ideali) diventano aria e sorvolano le più alte vette affinché l’uomo, avvicinandosi al sole, afferri il Mistero infuocato dell’Amore divino e dell’Eternità.
Le emozioni percorrono spazi animici; sono spirituali invece, gli spazi percorribili dagli ideali. Dove ci condurranno, questi passi invisibili? Chi percepisce il nostro avanzare? Quale porta troveremo aperta, e chi ci accoglierà sulla soglia e chi all’interno? Ci disseteranno offrendo a noi il calice dell’odio, o quello dell’amore?
Vedendo passare una persona, sarebbe il caso di salutarla con queste parole:
“Buon viaggio, fratello mio, e felice incontro!”
L’uomo in movimento gira come il vento: è un soffio. Il soffio nell’uomo è l’istinto imprevedibile e saggio, forza primitiva e sfuggente: dobbiamo controllare questa forza, similmente al marinaio che controlla il vento. Se un uomo è “ventoso”, inquieto; se si sente costantemente spinto alla ricerca di qualcosa, è perché avverte fortemente la necessità di riempire un vuoto interiore: la lontananza dal Paradiso. Ciò succede perché nell’anima di quell’uomo è ancora accesa la reminiscenza del mondo spirituale: desidera rivivere quaggiù, per quanto possibile, la celeste Beatitudine.
Il ricordo dell’originario mondo d’Amore non porta infatti solo inquietudine nell’uomo, ma agisce anche positivamente. Fa scintillare nell’anima sua una visione positiva della vita terrena; eccola:
il Paradiso dev’essere anche sulla Terra; occorre cercarlo ovunque…; intorno a noi e in noi: è, dormente, persino nell’anima di chi lo ha dimenticato!
Questa è sinteticamente, la visione positiva: AMORE in Alto; Amore in basso…
Chi ha dimenticato il Paradiso e vede la Terra come l’unica realtà, vive più o meno a suo agio e felice tra le cose terrene, specialmente quando è convinto di realizzarsi materialmente. Sennonché la sua felicità è illusoria poiché la MEMORIA cosmica, onnipresente ed inesauribile, dorme ma non svanisce nel materialista anzi lo tormenta sotto sotto, affinché col tempo si ravveda ed affidi la sua esistenza al vero padrone: lo SPIRITO onniforme, il Re che governa invisibilmente l’universo e con la MEMORIA dorme in ogni cosa.
Per quanto imperfetta ed incompleta, nessuna creatura è a tal punto smemorata da poter azzerare il ricordo del Paradiso celeste, prima Origine! Sicché nel sonno, nell’apparente indifferenza e nell’immobilità della pietra vibrano la gioia e la tristezza: gioia, per aver trovato il paradiso sulla Terra; tristezza, per aver perduto il Paradiso e la divina compagnìa.
L’evoluzione intesa nel senso più completo, secondo il corpo e l’anima e lo spirito, è possibile proprio perché la MEMORIA, conservando tracce del Paradiso in tutti gli esseri, dal più al meno cosciente, li spinge a cercarlo. Per questo motivo ogni cosa, visibilmente o no, è portata al movimento e alla ricerca: è pertanto ansiosa a suo modo, felice o infelice a suo modo.
L’individuo attirato dalle cose materiali (per aver dimenticato la paradisiaca Culla), non è quindi senza speranza: la scintilla della MEMORIA si risveglierà prima o poi in lui, e accenderà nell’anima il desiderio del Divino e delle cose spirituali. Nessun individuo potrebbe peraltro coltivare sulla Terra il desiderio della celeste Beatitudine, della Pace e della Quiete, se, ormai lontano dal mondo spirituale, fosse per di più privo di memoria: nel nostro mondo relativo, dove difetti e virtù sono parimenti relativi, la memoria assolutamente piatta, statica ed inattiva è un’impossibilità! Per tale motivo dobbiamo riconoscere alla pietra una memoria affine alla sua natura, e con questa compatibile, grazie alla quale il mondo minerale rimane in contatto con il mondo spirituale.
Dico allora che il PARADISO, latente e dormente nella pietra, è persino nell’inferno: qui ESSO è una Scintilla purificatrice e salvifica, onnipotente quanto il sacro FUOCO (AMORE), tra fiamme punitive ma non eterne! E se d’altronde i “paradisiaci” non potessero o non volessero inabissarsi fino alle infime condizioni di vita, come ascenderebbero le anime “infernali” al Paradiso? Il FUOCO (AMORE) si trasforma in Fiamme e Scintille, appunto per soccorrere e addolcire il fuoco malefico, coessenziale al FUOCO: Fiamme e Scintille divine seguono però il moto naturale del fuoco, quindi volgono verso l’alto; invece il fuoco malefico tende (precipita) innaturalmente verso il basso, come opponendosi all’Armonia e al divino Volere. Tale opposizione non è invero senza conseguenze per il ribelle satana, che nel percepire le grida strazianti delle sue vittime deve soffrire maledettamente a sua volta: infatti le sofferenze inflitte tornano indietro, all’origine.
Sennonché l’AMORE divino, onnipresente e senza avversari, opera benevolmente anche in satana e provvede alla sua conversione: una persona comune vorrebbe sbarazzarsi dei nemici; il divino AMORE agisce soltanto e sempre amorevolmente, attraverso vie infinite e spesso occulte!
Al pari di ogni altra creatura, satana non è dunque abbandonato al suo odio, produttore di sofferenze nelle deboli creature. Neppure è vinto in battaglia, poiché l’AMORE lo soccorre costantemente, a sua insaputa; lo purifica pazientemente; attende il momento per ricondurlo sulla Via maestra della Luce e del Fuoco. Del resto ogni creatura è imperfetta e perfettibile: perché non satana? Persino l’Artefice è perfettibile, nell’impura sua natura che inclina al male: se fosse soltanto Bontà, non avremmo un mondo governato dagli opposti (come è constatabile, in ogni istante della nostra esistenza).
Ebbene satana è l’aspetto tenebroso, materiale ed avverso non di DIO ma dell’Artefice dell’universo. Ciò che di negativo ascriviamo a satana, è quindi riferibile anche all’Artefice: infatti la tenebra maligna si oppone alla Luce universale, ma non alla LUCE; la materia palpabile si oppone allo Spirito universale, non allo SPIRITO.
Vincenzo Tartaglia
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