Scrittura e vita, simbiosi perfetta
di Matilde Perriera
Librarsi nell'aria
Ottobre 2016
Da IL CARRO DELLE MUSE 2016
Greco&Greco Editori, Milano.
Marina, dominata dalla rabbia, stava vivendo anni pieni di vento e si sentiva un oggetto ingombrante da rottamare. Quella mattina era sola e piangeva. Mentre osservava la pioggia sferzante che scivolava sui vetri, era martellata dai tanti fotogrammi delle angosciose esperienze vissute. Sempre alla ricerca della propria identità, aveva chiesto di essere amata e rispettata per quella che era veramente, ma ogni tentativo di tirarsi fuori dalle prigioni interiori si era rivelato inconsistente. I tanti pensieri l’avevano fatta annegare nelle onde burrascose del gran mare dell’essere e, confusa, amareggiata, afflitta, sconsolata, in tutti scorgeva oscuri nemici. Brancolava nel buio, non voleva più essere un esperimento medico. Aveva perduto ogni impulso vitale. Trascinata dal fluire di una corrente impetuosa, dominata dal senso di abbandono, assalita dal ricordo delle risate felici che il tragico presente aveva cancellato, nessuno aveva distinto le urla silenziose del suo spirito smarrito, nessuno aveva placato le pulsazioni irrefrenabili del suo cuore, nessuno le aveva teso la mano, le aveva rivolto un sorriso, le aveva asciugato le lacrime … Quello stop non rispettato l’aveva stroncata, l’ematoma che le comprimeva il midollo avrebbe codificato, per sempre, la sua morte in vita su una sedia a rotelle …. Quanta amarezza per gli occhi freddi e asettici che la circondavano, per i cuori sordi che erano incapaci di accogliere umili preghiere, per la violenza che dominava come mentalità o come pratica sociale, per l’indifferenza che annullava gli ideali forti della solidarietà e del rispetto per il prossimo, per le attrattive che facevano bramare il tutto e subito. Divenuta preda indifesa di un destino avverso, era scivolata sempre più in basso e, ora, schiacciata da un coperchio di tomba che, inesorabilmente, si stava sbarrando sul suo spirito fragile, stava per approdare tra le ombre dell’aldilà. Si preparava all’ultima notte stringendo tra le dita il fatale tubetto di sonniferi, quando, senza rendersene conto, scivolò in un sonno profondo. Le parve di essere sfiorata, in sogno, da una brezza leggera che le fece ondeggiare leggermente i capelli e, all’improvviso, le balenò davanti nonna Clara, scrigno segreto di perle lattescenti … Com’era bella!!! Quanto la rimpiangeva!!! E che sofferenze il giorno in cui l’avevano seppellita!!! … Le tornavano in mente i pranzetti squisiti da lei preparati con tanto amore, le favole raccontate, i giochi, i regali … Perché le era apparsa all’improvviso sulla scia dei riflessi lunari? … Aveva percepito, forse, il campanello d’allarme che giungeva dall’adorata nipotina? Probabilmente sì. La “sua” vecchietta, infatti, le parlava con tono suadente per darle nuova linfa e farle valorizzare la bellezza delle piccole cose, aiutarla ad assaporare la misteriosa capacità dell'amore, riaprirle la possibilità di ritrovare il pacchetto della propria unicità, infonderle la carica di dinamite necessaria attraverso cui rigenerare le speranze che il terribile incidente aveva vanificato. Marina, piano piano, accarezzata dal delicato tepore dell’alba, si svegliò con gli occhi luccicanti per l’emozione di aver intercettato la fonte da cui aveva sempre tratto buoni consigli. Quasi sollecitata da un’inspiegabile ispirazione e da un’insolita forza, istintivamente decise di scrivere una lettera rivolta a quanti, stressati dal tran tran della quotidianità, non erano più capaci di ascoltare con le orecchie l’eco di tanti drammi interiori … poi affidò le sue meditazioni a una novella ... poi a un romanzo … Impugnando la sua penna libera da ogni pregiudizio, quell’anima ardente divenne un sasso acuminato, specchio della rete inesorabile di omicidi impuniti, prevaricazioni, guerre, oppressioni, abusi, illegalità, sperequazioni e, spingendo il lettore fra i meandri della sua psiche, sorprendeva, meravigliava, sgomentava, plasmava, scavava solchi profondi per far luce sui nodi problematici dell’epoca e sulle incognite a essi correlati. La cerbiatta intimorita, allora, intuì la grandissima valenza della visione notturna e apprezzò l’essenza degli intrecci affettivi che le avevano dato non solo il vigore necessario per evadere idealmente dalla gabbia a quattro ruote, ma, soprattutto, le motivazioni indispensabili per migliorare la propria vita. Nonna Clara, infatti, conoscendone le spiccate potenzialità, con le sue parole l’aveva trasfigurata in elettricità pura, l’aveva fatta risalire dal baratro e le aveva fatto capire che un narratore, cullando i fruitori del messaggio con pagine fortemente sintetiche e dense di informazioni, potesse inebriarli, proiettarli in un affascinante cammino, trasportarli in mondi incantati, rapirli nel vortice delle riflessioni, spingerli a cogliere la realtà misteriosa nascosta dietro le apparenze. Il muro di ferro invisibile, eretto dopo il trauma invalidante, era crollato e la ragazza non aveva più paura del futuro. Sì, è vero, ogni sorriso nascondeva una lacrima, ogni gioia velava un dispiacere, ogni punto di forza sottintendeva un tallone d'Achille, ma aveva scoperto che ogni sua microstoria, seppur creata dalla fertile fantasia, obbligandola a rileggere e correggere, le permetteva di analizzarsi, di assumere atteggiamenti più consapevoli, di chiarire il bisogno di costruttivi rapporti interpersonali, di ampi scenari, di nuovi orizzonti, di agile elasticità nell’individuare non solo quesiti nuovi ma anche le loro soluzioni. La sua crescita spirituale era proporzionata alle continue sfide che lanciava a sé stessa e si cimentò persino nel magico mondo della poesia. Ogni sua suggestione diventava musa silenziosa delle sue intense liriche che, sgorgando limpide dalla parte più profonda del suo inconscio, le davano l’input per vincere i propri demoni, per salire le scale fino all’ultimo gradino, per correre il rischio di costruire sulle proprie aspirazioni, per tener stretto tra le dita un biglietto vincente grazie a cui godere del ritorno del sole sulla propria travagliata esistenza. Marina era finalmente uscita dal tunnel. La trincea fortificata della scrittura, come potere attivo per una proficua presa di coscienza di sé, degli altri e del mondo, l’aveva salvata e, trasformandola in un cigno pronto a librarsi nell’aria, la trasse fuori dall’ombra dello stagno per farla volare sul lago del successo.
Matilde Perriera
IL CARRO DELLE MUSE
Premio Internazionale 2016 tutto al femminile
Matilde Perriera palermitana di nascita e nissena di adozione, ama la letteratura italiana in tutte le sue espressioni. Una passione che germoglia nei suoi racconti brevi e fiorisce nelle menti delle sue figlie, dei 4 nipoti e di tutti gli alunni che, dal 1978 a oggi, ha incontrato tra i banchi di scuola.
La Prof.ssa Perriera, già distintasi per la favola IN CERCA DELLA LUCE dell’edizione 2014 e nel 2015 con il racconto dal titolo LA TITANICA SCINTILLA, anche quest’anno è stata selezionata tra le finaliste con diritto di pubblicazione, al Concorso internazionale IL CARRO DELLE MUSE. L’iniziativa, ideata e promossa dalla Dottoressa Loredana Reppucci per far venire alla luce, attraverso un racconto, una poesia, una favola o un disegno lasciati nel classico cassetto, una poetessa, una scrittrice, un'artista di pregio.
COMMENTI
LIBRARSI NELL’ARIA, SPETTACOLARE vortice di riflessioni di Giusy Mazzarino, Dirigente scolastico della “Leonardo Sciascia” di Caltanissetta
“Librarsi nell’aria” di Matilde Perriera è un racconto coinvolgente e appassionato per l’immaginazione, la forza, il linguaggio, la voglia di riscatto che salva sempre i personaggi dell’autrice e per la sempre sublimata drammaticità delle loro situazioni che li riporta magicamente in vita.
SULLE ALI DELLA FANTASIA
di Erika Cosentino Universitaria, III anno Luiss di Roma, Giurisprudenza
Un’idea splendida quella di ritrovare nella scrittura una porta invisibile ma penetrabile attraverso la quale accedere al mondo che è là fuori e, soprattutto, a quello interiore. La scrittura, un foglio in cui non si cercherà semplicemente il nome dell’autore ma le sue paure, i suoi sogni, le esperienze pregresse ... La scrittura, uno specchio che funge da pozzo per quanti desiderano far sprofondare tutti i pensieri che opprimono la mente e "librarsi nell'aria" ... La scrittura, un paio ali da indossare quando stare con i piedi a terra fa sentire inermi e immobili … La scrittura, una poesia capace di penetrare nei meandri più nascosti di un cuore in tempesta … La scrittura, un punteruolo per abbattere "idealmente la gabbia" demistificante in cui ci si sente piccoli, impotenti e intimoriti ... La scrittura, un’aquila per volare leggeri ma con coscienza tra le proprie fantasie e renderle concrete. Grazie per dare sempre alle storie amare un vincente e glorioso finale! Lei continua a essere per me UNA MUSA perché trovo, nelle sue parole, un'armatura da indossare in tempo di guerra con la consapevolezza di poter vincere non soltanto le singole battaglie che la vita presenta ma una definitiva guerra con sè stessi!
Commenti degli studenti del liceo classico, linguistico e coreutico “Ruggero Settimo” di Caltanissetta
RISORGERE IDEALMENTE
di Alessandro Bellavia III B Indirizzo classico
“Stava vivendo anni pieni di vento”, ma, da lì a poco, si sarebbe trasformata in un bellissimo cigno in grado di solcare il cielo. “Librarsi nell'aria”, infatti, è la storia di una donna, Marina, che, a seguito di un incidente invalidante, rimane costretta su una sedia a rotelle, si chiude in sé stessa, si rialza, afferra una penna e torna meravigliosamente a vivere. L'autrice non si preoccupa di fornire informazioni riguardo ai luoghi della vicenda e, dunque, permette al lettore di figurarsi le ambientazioni a suo piacimento, compensando questa vigorosa ellissi con ampi spazi dedicati alle emozioni. Il fluire della narrazione è scorrevole e lineare, l’unico flashback è quello posto nell’incipit, in cui si fa un breve riferimento al funesto incidente. Pochi sono anche i personaggi intenti a circondare la “cerbiatta intimorita”. Marina è la protagonista indiscussa e nonna Clara rappresenta l’epifania, il vate che le suggerisce e, al tempo stesso, le intima di non mollare, poiché l’abbandonarsi a sé stessi o il suicidio non gioverebbero a niente e a nessuno. Le argomentazioni portate avanti dalla defunta “vecchietta” vengono esposte da un narratore onnisciente, che, di volta in volta, entra in gioco con inesauribile inventiva a dispensare epiteti, a stendere pregnanti aggettivi, a scintigrafare emozioni e sentimenti, senza, però, mai ricorrere al dialogo o a una tecnica che, in qualche modo, stabilisca il contatto diretto col personaggio. La giovane donna, al suo risveglio, “sollecitata da un’inspiegabile ispirazione e da un’insolita forza”, scopre la meravigliosa arte della scrittura, comprende di poter forgiare nuove storie e di viverle come fossero sue, reincarnandosi più e più volte in un’eterna primavera di rinascita. L’evoluzione spirituale di quest’anima dolente, titanicamente protesa a godere del ritorno del sole sulla propria travagliata esistenza, coinvolge il lettore, lo trasporta con magistrale facilità e lo induce a riflettere grazie, soprattutto, allo stile del racconto che, attraverso un lessico appropriato, mediamente elaborato e di non ardua comprensione, si sofferma, quando necessario, su una moltitudine di tematiche attuali e pregnanti. Tali strategie consentono all’autrice di dimostrare implicitamente al fruitore del racconto che vi sono momenti e situazioni in cui sembra di essere fuori gioco, ma che vi sono altrettanti modi grazie ai quali “vincere i propri demoni, salire le scale fino all’ultimo gradino”, risorgere idealmente. L’avventura di Marina, è, insomma, una microstoria dalla trama apparentemente semplice che affronta temi complessi e che – diciamolo – merita di essere letta.
SCINTILLE D’AUTUNNO
di Bruno Giulia III B Indirizzo classico
L’anima, quando si scompone in cristalli di verità, feconda l’arte, l’amore, la bellezza e “Librarsi nell’aria” non può essere ritenuto illegittimo di tale discendenza. E’ proprio verità la fragranza della sua unicità in cui si narra delle due forze che rendono l’uomo “umano”, l’amore e il destino, plasmando quest’ultimo in funzione d’amore. Pur trattando nuclei prettamente narrativi quali la malattia, il ricordo, la rinascita, l’autrice affida all’espediente letterario del subconscio salvifico il compito di testimoniare il riscatto da sé stessi e in sé stessi come metafora del νόστος, del viaggio di ritorno, verso una interiorità individuale. Il tramite è la nonna, presentata attraverso una climax di memorie che scuote la staticità della sintassi lineare, una finzione necessaria a causa della realtà stessa. Marina, come Cremino, è profeta di un riscatto compiuto ne la “TITANICA SCINTILLA” (cfr. Matilde Perriera, Il carro delle Muse 2015), ma spoglio di strutture favolistiche e caratterizzato da una densità pregnante di contenuti. Non a caso al verbo “scrivere” viene accostato l’avverbio “istintivamente”, schermo ingannevole di “autodiegesi”, poiché è l’istinto che spinge alla nudità di espressione e all’esigenza, quasi ingenua, della comunicazione. Marina scrive e “sorprende, meraviglia, sgomenta, plasma” in un vortice di azioni che, per analogia pirandelliana, nel movimento è vita, alla quale ritornare splendente e vigorosamente. “La penna batte dove il cuore duole”; coerente a un rinvio intertestuale maturo, il testo si propone, con successo, di essere soffio in grado di librarci, liberarci, nell’aria.
UNA GRANDE FORZA
di Jacopo Camilleri, III B Indirizzo classico
La triste storia di Marina che, rimasta costretta in sedia a rotelle a causa di un incidente stradale, si arrenda dinanzi a sé stessa, fa riflettere su come una piccola distrazione possa cambiare totalmente la vita di una persona, lasciandola spiazzata e impotente di fronte a una vita crudele che non ammette errori. Tragedie come questa possono realmente danneggiare la psiche di una persona in maniera irreparabile, generando, come in “Librarsi nell’aria”, un flusso di pensieri tale da indurre “la cerbiatta impaurita” alla seria valutazione di una soluzione suicida. Dopo “quello stop non rispettato”, infatti, la protagonista si trova in una condizione di straniamento demistificante e la depressione va insinuandosi sempre più nel suo animo espandendosi come un terribile morbo che porta infine alla perdita della lucidità mentale. La giovane donna si ritrova così annichilita da questo orribile evento spartiacque che arriva al punto da estraniarsi dalla società e, vedendo il prossimo come un nemico, arriva alla sofferta, seppur determinata, decisione di proiettarsi in un'altra dimensione. In procinto di farla finita, però, le appare sua nonna Clara, deceduta tempo prima, che le mostra la bellezza delle piccole cose e la convince che ha ancora tanto da dare agli altri. Questa visione, che sarebbe poi la rappresentazione inconscia di una figura genitoriale attiva capace di starle accanto nei momenti bui, le salva la vita e la aiuta a voltare pagina. Marina capisce e riversa le sue emozioni sulla scrittura, tonificando, quindi, il suo ego e dimostrando al mondo che si può dare tanto anche dalla triste postazione di una 2gabbia a quattro ruote”. Il racconto mi è piaciuto molto e mi ha portato alla conclusione che ogni persona, a prescindere dalla sua condizione, ha tanto da offrire e facendomi intendere la morale che quest'autrice eterodiegetica ha voluto trasmettere.
L'INESORABILE POTERE
di Silvia Cressato, III B Indirizzo classico
Svegliarsi dal torpore dei secondi, dei minuti, delle ore ... di tanti giorni diversamente uguali. Scrollarsi dalla pelle l'inerzia della vita. Come un uccello al suo primo volo, guardare confusi l'orizzonte e sentirsi persi ma, al contempo, forti del desiderio di “librarsi” nel cielo dell'esistenza ed esserci. Tutti traguardi conseguiti da Marina, la donna rimasta vittima di un incidente invalidante, causa anche dell' "amara indifferenza che annulla gli ideali della solidarietà per il prossimo". Proprio come accaduto a lei, però, il fato può sempre riservare anche a noi un'ultima occasione al fine di non "approdare tra le ombre dell'aldilà". Attraverso un dinamico fluire di semplici vocaboli, il messaggio universale arriva forte e chiaro al cuore del lettore. Nucleo centrale di questo racconto è, infatti, la speranza celata dietro ogni istante della nostra vita. Basta un tiepido raggio di luce filtrato dalle minuscole fessure della grande trappola che, troppo spesso, noi stessi ci costruiamo attorno, un semplice spiraglio capace di abituarci ad "ascoltare con le orecchie l'eco di tanti drammi interiori" o una lieve scintilla dall'inesorabile potere; solamente queste condizioni possono riuscire nell'intento di "risalire dal baratro" che ci attanaglia sempre più all'arido suolo della rassegnazione e della sconfitta.
APPARTENERSI
di Annalisa D’Alessandro, 3 B Indirizzo classico
Marina “vive anni pieni di vento” e si sente privata della sua libertà, valore fondamentale per l'essere umano. Come “un oggetto ingombrante da rottamare” e in preda a un tumulto interiore, percepisce attorno a sé solo sguardi indifferenti. “La pioggia sferzante che scivola sui vetri” è allegoria della sua anima “martellata dai tanti fotogrammi delle angosciose esperienze vissute. E’ impossibile, per lei, affrontare i momenti bui in estrema solitudine e rifiuta ormai la “morte in vita” in una “gabbia a quattro ruote” … L’attimo fatale coincide, però, con la sua epifania che giunge dal suo prezioso “scrigno segreto di perle lattescenti” accompagnato “da una brezza leggera”. E’ nonna Clara, che “percependo, forse, il campanello d’allarme dell’adorata nipotina”, le appare in sogno e le mette in mano “una penna libera da ogni pregiudizio”. La "cerbiatta smarrita", in un processo evolutrivo in climax, si trasforma, da quel momento, in un “sasso acuminato” capace di “far luce sui nodi problematici dell’epoca e sulle incognite a essi correlati”… Non bisogna demordere mai – sembra ribadire Marina –, neanche quando si è imprigionati in un labirinto da cui non si vede la luce della speranza. La microstoria che si snoda tra le righe di "Librarsi nell'aria" è, dunque, di grande pregnanza semantica e si apprezza la voce dell’autrice che, da figura eterodiegetica, coinvolge emotivamente il lettore invitandolo ad abbattere i “muri invisibili di ferro” che distruggono l’essere umano. Particolarmente efficace è lo stile del racconto che, connotato da un linguaggio semplice ma graffiante e vivacizzato da continue metafore illuminanti, rigenera l'animo dei fruitori del messaggio e dimostra la grande potenza rivelatrice dell’arte della parola ... Scrivere per modificarsi, scrivere per comunicare, scrivere per chiarire il bisogno di costruttivi rapporti interpersonali, scrivere per guardare oltre le grate, scrivere per appartenersi e acquisire una proficua presa di coscienza di sé.
LE BARRIERE ARCHITETTONICHE
di Simone Tumminelli, III B Indirizzo classico
Non c’è difficoltà da superare più grande di quella imposta da noi stessi quando l’io si divide in due parti. Se la parte negativa prevale su quella positiva, ci si sente scivolare in un baratro senza fondo, ma è proprio in questi momenti che non bisogna perdere la speranza perché la luce della parte positiva di noi stessi, per quanto fioca possa risultare, potrà sempre illuminare i sentieri dell’anima diventati bui. Il sentirsi “preda di un destino avverso” e la soggezione a una “gabbia a quattro ruote” rappresentavano per Marina una demistificante “morte in vita”, mentre pensieri, aspettative, ambizioni e gioie scivolavano via come pioggia sui vetri nella sera che, per sua decisione, sarebbe stata l’ultima. “La cerbiatta impaurita” si accingeva a compiere il gesto tanto avventato quanto per lei necessario quando, nel sonno si è acceso un barlume; la sua parte positiva e confidente si è rivelata codificandosi, in sogno, nella figura di “nonna Clara”; il ricordo della “sua vecchietta” le ha trasmesso un grande senso di sicurezza tanto che, come se fosse ancora tra le sue braccia, ritrova “il pacchetto della propria unicità”. Nonna Clara, insomma, riaccende in Marina una “titanica scintilla” (cfr. Matilde Perriera, Il carro delle Muse 2015), alimenta il braciere del suo io, le fa scoprire il magico scenario della scrittura e, in esso, la possibilità di “librarsi nell’aria”. Il racconto, grazie a una lingua scorrevole, lineare e di facile comprensione, fa sì che l’autrice, seppur eterodiegetica ed esterna alla vicenda rappresentata, esprima perfettamente gli stati d’animo della protagonista. Le continue metafore e la pregnante aggettivazione, inoltre, arricchiscono le sfumature insite nell’animo del “sasso acuminato” senza disturbare il fluire organico della narrazione che, nel complesso, risulta gradevole, incisiva e alla portata di ogni lettore. L’opera riesce, quindi, a esprimere e trattare temi forti senza sprofondare nella banalità, ma regalando una visione fortemente speranzosa e ottimistica della vita.
LA SCRITTURA DELLA REDENZIONE
di Vincenzo Amico, III A Indirizzo linguistico
Il racconto “Librarsi nell’aria”, scritto da Matilde Perriera, Docente di Italiano e Latino del “Ruggero Settimo” di Caltanissetta, è ricco di connotazioni profonde che, attraverso una prosa ricca di metafore, iperbole e similitudini, descrivono in modo accurato le vicende della protagonista e ne mettono in evidenza le emozioni. Il nucleo del testo è incentrato su Marina, una “cerbiatta intimorita” che, condannata a una sedia a rotelle, decide di porre fine alle sue sofferenze. Come una fresca brezza primaverile, però, le appare in sogno la sua amata nonna Clara che infonde in lei nuova linfa, le dà l’input a scrivere e la spinge a costruire quelle diventate le ali con cui “librarsi nell’aria”. La tematica cardine del testo, quindi, si erge sulla valenza della scrittura come atto di redenzione per la protagonista che, attraverso lo snodarsi dell’acuta narrazione, vince il senso di smarrimento, estirpa i sentimenti più doloranti, prende consapevolezza dei malesseri interiori per poi individuare le motivazioni indispensabili per migliorare la propria vita e diventare modello propositivo di riferimento i lettori di ogni tempo.
OLTRE IL CONFINE DELLA VITA
di Carola Bellante, III A Indirizzo linguistico
Librarsi nell’aria è un testo pubblicato nell’agosto del 2016 sul volume “Il carro delle muse 2016” dalla Docente Matilde Perriera. Il racconto, attraverso un linguaggio molto raffinato, elevato e arricchito da numerosi termini tendenti al registro aulico, si svolge intorno alla figura di Marina, una donna che, in seguito a un incidente stradale, resta paralizzata e, trascinata dall’amarezza, decide di suicidarsi. Nonna Clara, apparsale in sogno, la invita, però, ad affrontare le difficoltà quotidiane, la sollecita implicitamente a impugnare la penna per trasformarsi in “un sasso acuminato” e le consente di far spiccar il volo alla propria anima. La protagonista è un personaggio dinamico che, nello scorrere della microstoria, subisce una vera e propria rinascita passando dalla profonda depressione al grande slancio di fiducia e speranza. Le problematiche emergenti sono vaste e si snodano in un tempo della storia che, sostanzialmente, pur con qualche flashback, è piuttosto regolare. Secondo la mia opinione, l’autrice, con un forte impatto, intende trasmettere un messaggio di speranza al lettore che, specialmente nella fascia adolescenziale, resta letteralmente catturato dalle riflessioni profonde scaturite.
IL BIGLIETTO VINCENTE
di Monica Colore, III A Indirizzo linguistico
"Librarsi nell’aria" è un racconto ideato e scritto dalla docente Matilde Perriera in occasione dell’edizione 2016 del concorso Internazionale ‘’Il carro delle muse’’. La protagonista è Marina, una ragazza con il futuro sbarrato da “un muro di ferro invisibile, eretto dopo il trauma invalidante”, unica sua fuga dal groviglio interiore è ormai quello addormentarsi per sempre. Nonna Clara, però, apparsale in sogno, le fa sprizzare intorno una scintilla tanto intensa da trasformare la “cerbiatta impaurita” in “elettricità pura”. Marina ha capito che ogni suo lavoro “le ha dato l’input per vincere i propri demoni, per salire le scale fino all’ultimo gradino”, per tenere in pugno la propria vita. La protagonista, insomma “cullando i lettori con le sue pagine fortemente sintetiche e dense di informazioni”, dimostra come le passioni intense possano trasformare la sofferenza in gioia e aiutino a “tener stretto tra le dita un biglietto vincente”. Le continue sollecitazioni della microstoria si snodano con estrema naturalezza grazie ai frequenti attributi particolarmente evocativi e al registro linguistico connotato da termini semplici ma alquanto incisivi, mentre le colorate metafore arricchiscono la microstoria e la completano con molte sfumature che rapiscono il lettore “nel vortice della crescita umana e sociale”.
PETALI DI SPERANZA
di Mina Ding Zhong, III A Indirizzo linguistico
"La trincea fortificata della scrittura l'aveva fatta volare sul lago del successo" … Profonda la frase tratta dal breve racconto "Librarsi nell'aria" di Matilde Perriera su un tema che tocca il cuore di chiunque vi si accosti. La protagonista della vicenda è Marina che, "preda indifesa di un destino avverso”, amareggiata, sconsolata, abbandonata, rischia di “approdare tra le ombre dell'aldilà". Una figura salvifica, però, scende dal cielo nelle vesti dell'amata nonna Clara la quale, "scrigno segreto di perle lattescenti", apparendole in sogno, le infonde la forza e la ragione per continuare a vivere. Pagina dopo pagina, tra novelle, romanzi e perfino poesie, la ragazza, "impugnando la sua penna libera da ogni pregiudizio", inizia a liberarsi dalle zavorre dei condizionamenti. L'autrice, attraverso uno stile lineare ma elegante che si connota per l’aggettivazione efficace, il lessico elaborato, le metafore appropriate e le descrizioni particolareggiate, ci fa capire che bisogna accettare le sfide e lottare senza mai demordere per abbattere ogni "muro di ferro invisibile". Non ci si deve fermare mai! Non ci si deve far schiacciare dal peso fisico e soprattutto morale di fiori secchi, dilaniati, strappati e distrutti completamente dalle radici, perché la primavera può tornare per tutti, deve tornare; solo la forza interiore, infatti, permetterà a quei petali, così brutalmente lacerati, di riacquistare vita e diventare petali di speranza per chi la speranza ancora non riesce a vederla". Un racconto dai toni forti, dunque, che, in un’ardente climax di emozioni, avvolge i lettori e li spinge a maturare, insieme alla protagonista, una nuova filosofia di vita volta a far diventare artefici della propria avventura esistenziale.
ADDIO GABBIA
di Francesca Grosso, III Indirizzo linguistico
'Librarsi nell'aria' è un breve testo tratto da 'Il Carro delle muse' pubblicato nell'ottobre del 2016 la cui autrice è Matilde Perriera. La protagonista del racconto è Marina, che subisce con angoscia le cause di un terribile incidente invalidante. Assalita dal ricordo delle felici risate, non riesce a trarre beneficio da quanto la circonda e sente “un coperchio di tomba sbarrarsi inesorabilmente sul suo spirito fragile”. In sogno le appare nonna Clara che, “con parole suadenti”, la invita a rigenerarsi, a lottare contro ogni incertezza, a uscire dal terribile tunnel che infondeva in lei sensazioni sempre più negative. La microstoria, pur strutturata con un linguaggio semplice e facilmente comprensibile, è molto espressiva e intensa poiché, a parer mio, fa salire a galla messaggi di forza e tenacia capaci di illuminare persino i viali più bui. Del testo mi ha colpito soprattutto la parte conclusiva in cui Marina, grazie al confronto attivo realizzato con i suoi lettori, riesce a "volare come un cigno sul lago del successo" e, nonostante la “gabbia a quattro ruote” potrà valicare il muro di ferro invisibile che il trauma invalidante le aveva costruito attorno.
SPERANZE DI CARTA
di Margherita Longo Salvaggio, III A Indirizzo linguistico
“Librarsi nell’aria”, scritto nel 2016 dalla professoressa Matilde Perriera per “Il carro delle muse”, affronta, attraverso la microstoria di una ragazza rimasta vittima di uno scontro automobilistico, la complessa tematica della disabilità. Marina, “dominata dal senso di abbandono” e stanca di “essere un esperimento medico”, si convince che l’unica soluzione per fuggire “dal ricordo delle risate felici che il tragico presente aveva cancellato” sia il suicidio. L’autrice, con un linguaggio ricco ma facilmente comprensibile, arricchito da metafore e periodi prevalentemente ipotattici, riesce a codificare la morte in vita della protagonista e consente al lettore di ogni tempo di seguirne la parabola in climax. A salvare la ragazza è nonna Clara, figura leader che appare in sogno alla giovane e le dà la forza di mettersi nuovamente in gioco, di riscoprire sè stessa e il mondo intorno a lei. La “cerbiatta impaurita”, con la sua “penna acuminata”, diventa “specchio della rete inesorabile di prevaricazioni, oppressioni, abusi, illegalità, sperequazioni” lasciando cogliere il pregnante messaggio del testo in oggetto. A fine lettura, nelle orecchie e nell’animo spicca l’improrogabilità di sottolineare la forza del coraggio indispensabile per “assaporare la misteriosa capacità dell'amore, riaprire il pacchetto della propria unicità e attivare la carica di dinamite necessaria attraverso cui rigenerare le speranze che qualsiasi “corrente impetuosa” potrebbe vanificare.
IL CORAGGIO DI RIALZARSI
di Matteo Marino, III A Indirizzo linguistico
Librarsi nell'aria è un racconto di Matilde Perriera, Docente di Materie letterarie e latino al “Ruggero Settimo” di Caltanissetta. L'autrice ha pubblicato molti racconti dai quali ha ottenuto apprezzabili encomi, distinguendosi anche nell’Associazione culturale “Il Carro delle Muse” con la favola “In Cerca Della Luce” e il racconto “La Titanica Scintilla”. Queste pagine hanno per protagonista Marina, una ragazza che, a seguito di un incidente invalidante, si rifugia nelle sue «prigioni interiori», lasciata da sola a navigare nel mare dell'essere, abbandonata a un tragico destino delimitato da una sedia a rotelle. In questo dolore che la affligge, nessuno cerca di risollevarla, nessuno, questa è almeno la percezione di lei, «le prende la mano, le rivolge un sorriso, le asciuga le lacrime».In questo scenario di sconsolazione e malinconia, sprofonda nel sonno e avviene il miracolo. Nonna Clara, apparsale in sogno, mettendole davanti un foglio bianco, le ridà la carica perduta e la spinge ad affrontare le contrarietà. “La cerbiatta intimorita”, da quel momento, “impugnando la sua penna libera da ogni pregiudizio”, diviene “un sasso acuminato” in grado di sorprendere i suoi lettori, aiutandoli a scavare attorno a sé per lottare contro le traversie dell’esistenza che ciascuno era abituato a sopportare passivamente. Il potere della scrittura, dunque, aveva trasformato Marina in un maestoso «cigno pronto a librarsi nell'aria». Tali connotazioni spiccano chiaramente dal testo dell’autrice che, seppurricco di metafore e similitudini, si connota per il linguaggio scorrevole, fluido e accessibile offrendo, a ogni lettore, la possibilità di introiettare i nodi focali delle problematiche via via emergenti. Tutti, sembra insomma ribadire Marina, devono affrontare delle difficoltà più o meno complesse e non importa quanto gravi esse siano, conta, piuttosto, sentire dentro di sé l'input necessario per affilare le proprie armi e reagire.
VERSO LA LIBERTA’
di Rizzari Vittoria, III A Indirizzo linguistico
“Librarsi nell’aria”, testo scritto e pubblicato da Matilde Perriera, ha come protagonista Marina, giovane ragazza costretta, di un incidente stradale invalidante, a trascorrere il resto dei suoi giorni su una sedia a rotelle. Sola, impossibilitata a muoversi, decide di porre fine duramente alla propria esistenza, ma la sua cara nonna, apparsale in sogno, le infonde “con voce suadente” il coraggio necessario per coltivare speranze ormai perdute. La giovane donna affida alla “sua penna acuminata” le sue emozioni più intense, scrive una lettera, poi una novella, poi un romanzo fino a cimentarsi nello splendido e vasto mondo della poesia. La ragazza trova in tali strategie una via di fuga dalla realtà e si trasforma in “un cigno pronto a librarsi nell’aria”. Il racconto affronta, quindi, il tema della frustrazione, dell’insoddisfazione personale, delle insicurezze e dei fallimenti. Profondo come il dolore che si percepisce attraverso le parole di Marina, l’autrice adotta un registro che, seppur medio-alto, appare scorrevole, piacevole e, soprattutto, chiaro anche ricorrendo a numerose parole chiave fondamentali per la comprensione e l’interpretazione della microstoria.
Credo che la protagonista, pur non ammettendolo, seguendo la sua passione ardente, riscopre la voglia di vivere e trova la pace.
LA FORZA DELLE PAROLE
di Matteo Sanfratello, III A Indirizzo linguistico
"Librarsi nell'aria” è un testo significativo per le emozioni che suscita e le riflessioni che sollecita. La protagonista è Marina, una ragazza che vive sull'orlo della disperazione per un grave incidente invalidante. Si sente un "oggetto ingombrante da rottamare", travolta dai ricordi di com'era un tempo e di come improvvisamente sia diventata "preda indifesa di un destino avverso. L’idea della morte la domina, ma ecco che, mentre si prepara all'ultima notte "stringendo tra le dita il fatale tubetto di sonniferi", scivola in un sonno profondo in cui le appare "Nonna Clara". Il dolce ricordo della sua cara vecchietta la riporta alla vita e le fa nascere nell’animo la prepotente volontà di rivalsa. Decide di scrivere rivolgendosi a tutte quelle persone che, intrappolate dalla quotidianità, sono incapaci di ascoltare i drammi di quanti li circondano e, impegnata in questo nuovo ruolo, riesce a evadere dalla "gabbia a quattro ruote". Marina è una ragazza come tante ed è per questo che agli occhi del lettore appare come un personaggio reale a cui identificarsi per costruire la via della speranza. Il racconto aiuta il lettore a riscoprire il valore degli affetti familiari e delle persone che, aiutandoci nei momenti bui e lasciando un’impronta indelebile nel nostro animo, insegnano a "librarsi nell’aria". Apprezzabile, infine, lo stile di tutta la microstoria, in cui spicca l'uso di pregnanti espressioni metaforiche attraverso le quali l'autrice ci trasmette le emozioni e lo stato d'animo della protagonista nel periodo, per esempio, in cui "stava vivendo anni pieni di vento", o quando si parla del ruolo di nonna Clara definita "scrigno segreto di perle lattescenti, o, ancora, per sottolineare l’importanza della letteratura per la crescita umana e sociale di un uomo, definisce Marina " un sasso acuminato". Il racconto, pertanto, appare un inno alla vita, un invito alla speranza e, soprattutto, una sollecitazione a riappropiarsi, seppur con difficoltà, della propria esistenza.
ARMI DI BELLEZZA
di Costanza Francesca Maria, IV A Indirizzo linguistico
Un’esistenza di intense emozioni anestetizzanti, quasi per ossimoro, rallenta le palpitazioni di un cuore che non sa più riconoscere la meraviglia della quotidianità, dimenticando come il vivere comporti uno sforzo maggiore del semplice fatto di respirare. Marina è estranea al riflesso del suo sguardo languido allo specchio, occhi di dolore per uno stop non rispettato, per la perdita di una “normalità” rassicurante. Grande rabbia dinanzi alla costrizione in una sedia a rotelle. Il suo ascolto silenzioso non è più capace di riconoscere voci vibrare nelle corde vocali dei suoi vicini, “oscuri nemici” di cui non potersi fidare, separati dall’intimità del proprio abisso di sofferenza da un “muro invisibile” che, al di là dei suoi pesanti mattoni, ospita anche i sogni e l’avvenire. La storia grigia segue l’anima della donna pronta a esalare il suo ultimo respiro quando si scopre che tutte le cose interessanti avvengono ai confini. La saggezza di nonna Clara accarezza gli aspri sentimenti di una giovane creatura per trasfigurare una crisi in “elettricità pura” attraverso il potere terapeutico della condivisione, dell’aspirazione e di un’arte che, ieri come oggi, rappresenta la culla dinamica dell’umanità. “Librarsi nell’aria”, così, diviene testimonianza di consapevole riscatto, di coraggioso cambiamento e verde rinascita. Attraverso una pagina di creatività evocativa, la storia della giovane abbraccia tematiche di grande attualità, vicine a ogni esperienza di delusione, di abbattimento e di confronto con la diversità nella vita di ogni giorno. Ogni labile cuore “inadeguato” leggerà, nel sentirsi “oggetto ingombrante da rottamare” della protagonista, un elemento di vicinanza alla propria esperienza, ogni fragile “spirito smarrito” troverà spiraglio di luce nella riscoperta della fertile fantasia di una creatura in cerca di risposte. Il tema centrale del racconto, incentrato sulla missione spirituale della letteratura diviene emblema dell’acquisizione di una coscienza introspettiva e “agorà” della condivisione di idee e avventure. Il “cigno pronto a librarsi nell’aria” viene salvato da una penna pronta a codificare gioie e tormenti, strumento che gli rivela senza filtri la verità. In una dimensione quasi onirica, fra i tortuosi meandri dell’esistenza, la narrazione descrive cronologicamente stati d’animo contrastanti attraverso un linguaggio tanto metaforico quanto realistico e uno stile che, tra metafore e ipotiposi, fa salire a galla la drammaticità di fatti che, al giorno d’oggi, compaiono non di rado su articoli di cronaca. Marina “corre il rischio di costruire sulle proprie aspirazioni , per tener stretto fra le dita un biglietto vincente grazie a cui godere del ritorno del Sole sulla propria travagliata esistenza”. Guerriera, sceglie di imbracciare armi di bellezza per combattere, attraverso la massima valorizzazione delle proprie risorse, una lotta che avrà come esito la rivoluzione, una felicità parziale ma autentica, perché provata dalle sfide della sua tragica esperienza, ma non priva di lieto fine.
LUMINOSA SCINTILLA
di Di Dio Chiara, IV A Indirizzo linguistico
Marina, "annegata nelle onde del gran mare dell'essere", è forse l'esempio più concreto e commovente di chi, a un certo punto della vita, "ha perso ogni impulso vitale". Spesso ci si ritrova a essere ostaggi dei propri problemi, ci si lascia logorare, come la protagonista, da pensieri tristi, angoscianti, sadici. Si diventa un'ombra abbandonata a una vita melensa. Intrappolati dalla negatività e schiavi di monologhi assassini, il presente appare in tutta la sua tragicità. Queste prigioni mentali rendono l'uomo ospite inquieto di sè stesso, preda di pensieri maligni. Il temporale dell'anima è implacabile e, tuttavia, non sempre tutto è perduto, sorprendenti svolte potrebbero far risollevare l'anima fragile dal baratro in cui si trova. Tale speranza risorge impetuosa fra le righe di “Librarsi nell’aria”, in cui, da luminosa scintilla, aiuta il cerbiatto intimorito, relegato "nella sua gabbia a quattro ruote", a superare i suoi demoni e, con l’incredibile dinamicità trasmessa dalla nonna apparsa in sogno, fa trovare una portentosa arma nella scrittura. Il testo, con il suo lessico accessibile, è una grandissima fonte di riflessione perché invita il lettore, attraverso l'emozionante avventura esistenziale della protagonista, ad assumere un atteggiamento più consapevole dinanzi i problemi che, spesso, nell'età adolescenziale soprattutto, vengono percepiti come insuperabili. La microstoria, in sintesi, invita a non indugiare in quelle forme di malinconie che già Italo Calvino aveva definito inessenziali e a lottare con ardore … Solo così si potrà "uscire fuori dallo stagno e librarsi nell'aria".
I NOSTRI LIMITI
di Salvatore Diana, IV A Indirizzo linguistico
Una qualità che molte persone ammirano e che un po' tutti vorrebbero avere è sicuramente la voglia di affrontare la vita con energia positiva nonostante le avversità. E’ questo il nucleo centrale di “Librarsi nell’aria”, la cui protagonista è Marina, “una cerbiatta intimorita” soffocata da una condizione di morte in vita. Le appare in sogno, “sulla scia dei riflessi lunari”, una figura leader e la giovane donna, piano piano, sollecitata dalle “suadenti parole” della defunta nonna Clara e “accarezzata dal delicato tepore dell’alba”, sente pullulare dentro di sé una nuova linfa corroborante. Nel racconto si colgono profondi significati metaforici da cui si nota come il cigno pronto a librarsi nell'aria incarni quello stimolo che permette di trasformare il dolore in forza vitale e che non fa vedere più nella sedia a rotelle un ostacolo insormontabile, la sua anima è uscita “dall’ombra dello stagno per volare sul lago del successo”.
COSTRUIRE LE NOSTRE ALI
di Federica Fruscione, IV A Indirizzo linguistico
L’autrice, con un linguaggio semplice e colloquiale pur nella sua eleganza formale, affida alla protagonista il compito di trascinare il lettore ''nel vortice delle riflessioni'' e spingerlo a valorizzare atti di disinteressato altruismo. Il tema dominante del racconto è la speranza, linfa vitale che, nei momenti di maggiore sconforto, dà la spinta necessaria per risalire a galla dal ''mare dell'essere''. Se, infatti, spesso ci si sente annegare tra le onde dell'imprevisto e mollare pare la strada più facile da intraprendere, essa, con la sua luce intensa, deve continuare a brillare sotto forma di intrecci affettivi o stimoli che, in “Librarsi nell’aria”, sono incarnati in nonna Clara. ''Con pagine fortemente sintetiche'', Marina ci insegna a scalare la montagna per arrivare sulla vetta, a scrutare i nuovi orizzonti che la vita tiene in serbo per noi, a sentirci liberi, liberi di correre con la mente dove i piedi non possono portarci, di toccare ciò che le mani non possono stringere, di penetrare nell'animo del prossimo, di realizzarsi confidando nelle nostre capacità. Nulla e nessuno, insomma, può tranciare quelle ali che il narratore mette a Marina per consentirle di ''librarsi nell'aria'' e insegnare a noi lettori come costruire le nostre se vorremo divenire dei titani capaci di autodeterminarci.
UNA BOCCATA D’ARIA FRESCA
di Armando Gioia, IV A Indirizzo linguistico
È quasi sconcertante rendersi conto di come la vita possa cambiare in un secondo, basta un attimo di distrazione e un incidente stravolge l’avventura esistenziale di una persona … Pare tutto così ingiusto, eppure è l’amara e cruda realtà. La vera forza, tuttavia, risiede in chi, pur non avendo più nulla, riesce a levare lo sguardo al cielo, trasformandosi “in un cigno pronto a librarsi nell’aria”. Marina, dilaniata ormai dallo sconforto, era caduta nell’oblio, condannata a una fredda e asettica vita su una sedia a rotelle, non riusciva più a intravedere la luce fuori dal tunnel del dolore, neanche il più flebile bagliore. Dare un taglio netto al suo vegetare era diventato l’unico obiettivo di quella mente ormai lacerata dal dolore ... Il grande sonno regolatore interviene, però, con grande maestria facendole apparire in sogno la nonna. La dolce carezza dà linfa vitale alla giovane donna i cui scenari, d’un tratto, si allargano. Marina trova rifugio nella scrittura, riesce finalmente a scacciare i propri demoni, si trasforma in una supernova che emana luce a ogni sua lirica e di quelle tetre notti adesso ne diventa la luna, luminosa e matrona del bene. Il testo si presenta con un registro medio-alto che non ostacola per niente la lettura, infatti, il merito della scrittrice è proprio quello di aver trattato uno di quei temi cosiddetti “tabù” con naturalezza, aprendo le porte a chiunque voglia immedesimarsi, facendo rivivere il vero senso della vita e l’alto compito della letteratura. Il racconto, inoltre, riesce a strappare un sorriso a chi vive il male tutti i giorni, diventando una boccata d’aria fresca in mezzo alle cose tutte uguali.
NUOTANDO FINO ALLA RIVA
di Giorgio Insalaco, IV A Indirizzo linguistico
“Librarsi nell’aria”, un racconto dal realismo a dir poco toccante che fa riflettere il lettore di tutti i tempi. La protagonista è Marina, una ragazza come tante, vittima di un'imprudenza che l’ha inchiodata in una “gabbia a quattro ruote”. Arrivare al giorno successivo, andare di fronte ai propri coetanei, sostenere sguardi pietosi ... Nessuno riusciva a percepire quanto intenso fosse il dolore emotivo al ritornello distratto dei "mi dispiace" e quanto pesante fosse la maschera che doveva indossare. La svolta fatale, però, viene impedita da nonna Clara, suo più grande mentore che, apparendole in sogno e parlandole “con tono suadente”, le ha donato “una penna libera da ogni pregiudizio” per far volare lontano ogni ostacolo dopo la caduta così dolorosa. La serenità, sembra dire l’autrice, è una vera e propria riva e solo un bravo nuotatore sa come raggiungerla e ripartire più forte di prima. Il linguaggio utilizzato, costituito da un registro aulico e da innumerevoli figure retoriche, non può che esaltare le virtù di questa ragazza che, grazie alla precisione nei dettagli da parte dell’autrice, riesce nell’intento di “non aver più paura del futuro”. Un insieme di fattori schiaccianti che danno un tocco di magico a una storia illuminante. Un testo che va pian piano arricchendosi di significato e di profondità, partendo da un’ampia descrizione della protagonista fino ad arrivare al suo antidoto, la scrittura, mantenendo una certa omogeneità e costituendo un rapporto di causa-effetto, come una bomba che non poteva non esplodere. Una crescita interiore in cui “ogni sua suggestione diventa musa silenziosa delle sue intense liriche” e in cui spicca il bisogno della narratrice di mettere in evidenza il ribaltamento dello stato interiore di Marina che, partendo dall’ “aver perduto ogni impulso vitale”, imparerà a “uscire dal tunnel” e a distruggere “il muro di ferro invisibile” dalla più profonda del suo inconscio.
UNO STOP MISTERIOSO
di Paola Lacagnina, IV A Indirizzo linguistico
Cosa si nasconde, davvero, dietro il destino avverso“ che fa sentire Marina come una “cerbiatta intimorita” ma, anche, un “sasso acuminato“ ? La protagonista, prima della “visione lunare“, cercava, per caso, un aiuto particolare, magari da qualche “rapporto interpersonale“? Il racconto proposto, a mio parere, lascia tanti punti interrogativi che la scrittrice fa transitare implicitamente. Suggestivo interesse ha suscitato, in me, la causa della sua invalidità, uno “stop non rispettato“. Mi sono chiesta da cosa sia stato generato il terribile incidente e sono arrivata alla conclusione che anche questa è un’incognita. Distrazione o volontà? Marina fuggiva da qualcosa che la opprimeva per il quale fermarsi allo stop era ormai troppo tardi? O è soltanto capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato? Il lettore ne rimane all’oscuro… Proprio per questa ragione la storia è riuscita ad arrivarmi dentro. L’autrice ha saputo raccontare, ma, allo stesso tempo, mi ha permesso di interpretare a modo mio, il susseguirsi della vicende traendone più interpretazioni, che portano a riflettere su quanto sia importante, ma altrettanto difficile, riuscire a vivere nell’oggi, piuttosto, che stroncare la propria vita per paura dei pregiudizi e del domani.
UN'ALTRA IMMAGINE DI ME
di Federica Lopiano della IV A Indirizzo linguistico
La vita è un contratto firmato con noi stessi che non garantisce nulla se non un'apparente sicurezza. Può succedere, talvolta, che le prospettive di questo tempo apparentemente infinito, però, improvvisamente si vanifichino e resta la consapevolezza di non essere pronti o adatti a sostenere il peso di quanto di lacerante è accaduto. Ecco che una qualsiasi “cerbiatta impaurita” perde ogni interesse e il male fisico si trasforma, soprattutto, in "cancro dell'anima". Il problema diventa reale per Marina che, risucchiata in una demistificante "prigione interiore", smette di riconoscere la vita e sceglie l'apatia reificante, anteponendo il silenzio dell'abisso al rumore della vita. L’autrice di “Librarsi nell’aria”, a mio parere, vuole orientare in tal senso il lettore di tutti i tempi e dirgli che, quando si tocca il fondo, bisogna cercare con determinazione un'ancora a cui aggrapparsi, proprio come il “cigno” che, dopo la visione stimolante della sua cara nonna apparsale in sogno, dà nuova linfa alla propria anima, diventa un potentissimo “sasso acuminato” e, “dall’ombra dello stagno, vola sul lago del successo”. Il lettore resta, pertanto, attratto da questa figura che riesce ad accettare la nuova condizione impostale da un destino avverso e che, con "la sua penna libera da ogni pregiudizio", volta pagina e impara ad accarezzare l’idea di un futuro basato sul passato dimenticato.
SPIRAGLI DI LUCE
di Valentina Russello, IV A Indirizzo linguistico
“Librarsi nell’aria” di Matilde Perriera, pubblicato nell’ottobre del 2016 sul volume “Il Carro delle Muse 2016”, con parole-sogno che toccano l’animo di ogni uomo, affronta problemi esistenziali a largo raggio. Il lettore di tutti i tempi ritrova in Marina un alter ego, uno specchio attraverso il quale possiamo e dobbiamo riflettere noi stessi. Tante volte si perde la bellezza delle piccole cose, la sensazione di un caldo abbraccio dato in un momento di smarrimento, una carezza capace di sciogliere il gelo di un animo sperduto, ma dobbiamo rinascere ogni giorno, proprio come la protagonista del racconto che, svegliandosi da un sonno profondo, diventa un “sasso acuminato” capace di ridare un senso a quanto la circonda. La descrizione dettagliata, l’uso di metafore, la fluidità della lingua, la punteggiatura e l’enfasi che l’autrice conferisce al racconto immergono il mio pensiero nella fantastica microstoria di una donna titanica che ha abbattuto il “muro di ferro invisibile”, trovando nella scrittura quel seme che, piantato, potrà mettere radici e germogliare. Un racconto, una poesia, un canto dell’anima che vale la pena di analizzare.
NUTRIRSI DI LUCE
di Gaia Scarpulla, IV A Indirizzo linguistico
Marina, stroncata da un incidente stradale, muore dentro il guscio che ha costruito con le sue stesse ossa. Annichilita dal senso di abbandono, percepisce ormai soltanto il gelo e il buio del giorno agonizzando in solitudine triste e, allo stesso tempo, arrabbiata perché costretta a passare il resto della sua vita su una sedia a rotelle. Giunge benefica l’apparizione in sogno di nonna Clara e la giovane donna, come sollecitata da spinta sovraumana, decide di dar voce alla sua penna come strumento attivo per “stimolare il risveglio delle coscienze” e costruire un puzzle i cui pezzi le appartengono. Ognuno di noi, “sembra ribadire il cigno librato nell’aria”, ha bisogno di distruggere la propria corazza e rigenerarsi con la rugiada della speranza. Lo stile apparentemente informale, ma curato nel dettaglio, invita qualunque lettore a soffermarsi sul tema con l’intenzione di fare emergere i problemi a esso connessi e trovare modi opportuni per affrontarli. L’autrice, attraverso le vicende di Marina, dunque, ci invoglia a reagire dinanzi a un ostacolo affinché si spalanchino “le porte delle soluzioni.”
LUCI DI SPERANZA
di Dora Zoda, IV A Indirizzo linguistico
Restare sospesi rimpiangendo il buon gusto della vita è proprio quello che ha fatto Marina dopo il tragico incidente che le ha causato l’invalidità per sempre. “Librarsi nell’aria”, però, se, a una prima lettura, suscita una profondo senso di pietà per la protagonista in preda alla disperazione, a uno sguardo più attento si apprezza la determinazione, la tenacia, la costanza e l' impegno della “cerbiatta impaurita” capace di deviare dal lungo percorso di morte in vita. É un racconto che, grazie alla scelta lessicale elegante e appropriata, all’aggettivazione incisiva, alle metafore allusive e calzanti, allo stile elegante ma alla portata di tutti, impone di soffermarsi e di riflettere sul senso profondo della nostra esistenza, sugli improvvisi crolli che, da un momento all'altro, potrebbero far ripiegare inevitabilmente verso il baratro più profondo, l'insicurezza, la fragilità, la tristezza. La microstoria del “cigno librato nell’aria” insegna che, comunque vada, non si può scendere sempre più in basso nel ricordo di ciò che è stato ma bisogna costruire dalle macerie un nuovo presente. Questo percorso di formazione, però, richiede infinita volontà perché, se è vero che la scrittura, per Marina, è stata valvola di salvezza, non bisogna dimenticare che “ogni sorriso nasconde una lacrima, ogni gioia vela un dispiacere, ogni titanico sforzo sottintende un tallone d'Achille”. Il segreto, forse, sta nell’ascoltare una qualsiasi nonna Clara che, in questo caso, ha permesso “al cigno librato nell’aria” di vedere luci di speranza con gli stessi occhi con cui aveva visto solo sofferenza.
L’INCHIOSTRO DELLA SPERANZA
di Paride Giambra, V B Indirizzo classico
Come può una giovane ragazza, con la triste prospettiva di trascorrere l’intera esistenza sulla “gabbia a quattro ruote”, uscire “dall’ombra dello stagno e trasformarsi in un cigno pronto a librarsi nell’aria”? Il fine di questa interessante storia, narrata in una delicata prosa, è proprio quello di mostrare al lettore un luminoso barlume di speranza per “riaprire la possibilità di ritrovare il pacchetto della propria unicità”. Come Cremino (cfr. Matilde Perriera, Il Carro delle Muse 2015), la pecora nera che aveva idee diverse da quelle della società, così Marina arriva a desiderare e progettare perfino una morte liberatoria, piuttosto che sopportare un’esistenza minata da “occhi freddi, asettici, indifferenti, privi di sorrisi solidali”. In questi casi un dolce sogno può essere quella goccia che fa traboccare il vaso colmo di speranza mentre la visione della nonna dona a Marina la forza per sconfiggere il suo vero problema, quello interiore. Un narratore, infatti, può proiettare i lettori in un affascinante cammino attraverso cui si leniscono gli affanni e si fanno cadere “i muri di ferro” per poter volare “sul lago del successo”.
ALLA RICERCA DELLA PROPRIA IDENTITA’
di Elisa Granata, V B Indirizzo classico
La lettura approfondita di “Librarsi nell’aria” è così coinvolgente da condurre inevitabilmente il pubblico alla riflessione e alla ricerca della propria identità. In Marina, infatti, possono immedesimarsi tutte quelle anime smarrite cui un evento tragico ha rubato le speranze e le passioni imprigionandole “in una gabbia a quattro ruote”. Giunge per lei l’“ultima notte” e, con essa, un’epifania inaspettata. “L’inspiegabile ispirazione” di nonna Clara è un punto di partenza, da lì, finalmente, la povera invalida distrugge il “muro di ferro invisibile” che la teneva al buio dentro le sue “prigioni interiori”. Una nuova visione della scrittura emerge dal racconto, in cui essa è vista come una “trincea” che permette di aprire nuovi orizzonti mentali condividendoli con il pubblico. Con spirito propositivo e facendo dei suoi racconti “specchio” della vita che la circonda, la giovane donna, prima smarrita nel “gran mare dell’essere”, supera quella sua “morte in vita” e rigenera anche le speranze dei suoi lettori. Matilde Perriera, con la sua microstoria, accendere, insomma, un barlume di speranza e infuoca la voglia di riscattarsi nei fritori del messaggio. Con uno stile fluido e scorrevole, fa sprofondare il pubblico nei meandri della propria anima, insegnando loro a riscoprire la propria vera essenza. D’impatto sono sicuramente le diverse metafore, che catapultano in un mondo ideale e reale allo stesso tempo. Queste immagini mentali suscitate dal testo antologico sono segno distintivo dell’autrice, che anche nel racconto “Cremino” (cfr. Matilde Perriera, Il carro delle muse 2015) ne aveva fatto largo uso. I due testi, dal punto di vista strutturale, presentano, comunque, dei cambiamenti rilevanti. Il linguaggio complesso de “La titanica scintilla” lascoia il posto a questo molto più scorrevole e permette una rilettura più agevole e alla portata di una più grande parte del pubblico. Se i due racconti, dunque, sono equamente validi per contenuti ed emozioni suscitate, c’è da chiedersi se l’autrice tenda a un dettato più “alla portata di tutti” in grado di stabilire un immediato cortocircuito, oppure uno che sia una continua scoperta di significato dopo ripetute letture.
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
di Rossella Mongitore, V B Indirizzo classico
“Librarsi nell’aria” dà la possibilità di riflettere a tutti coloro che si rispecchiano nella storia della protagonista. Matilde Perriera, da autrice eterodiegetica, con un linguaggio apparentemente semplice e diretto ma graffiante, riesce a destare l’interesse del lettore che partecipa emotivamente al dramma psicologico della “cerbiatta impaurita”. Marina, segnata dall’incidente invalidante, si abbandona nella sua “gabbia a quattro ruote” e si estranea dalla sua stessa vita fino a decidere di andarsene “tra le ombre dell’aldilà”, ma interviene miracolosamente Nonna Clara e tutto riacquista un nuovo corso. La giovane donna al centro della vicenda non ha qualità straordinarie, eppure, ricevute le singolari pulsioni dalla “sua vecchietta”, riparte come un cannone ricaricato. L’epifania seguita all’incontro con la figura salvifica le dà lo stimolo per vedere la sua condizione come un’opportunità per ricominciare e, con la “carta vincente” in mano, scava nei meandri della propria anima per guardare la realtà con altri occhi. “Quell’anima ardente”, pertanto, si rivela un personaggio dinamico di grande spessore sin dal momento in cui, “impugnando la sua penna libera da ogni pregiudizio, diviene un “sasso acuminato” e “scava solchi profondi”. L’autrice fa vivere in ipotiposi i fatti salienti e, in particolare, l’antitesi fra il momento precedente e quello successivo al sogno facendo ricorso a uno stile paratattico, composto da frasi semplici che procedono per asinteto ed espressioni in climax che avvincono il lettore. Nel racconto, ovviamente, il tempo della storia è maggiore del tempo del discorso, né poteva essere diversamente di fronte al lungo travaglio psicologico e all’evoluzione spirituale che costellano l’avventura esistenziale del personaggio-chiave. Apprezzabile anche la strategia di Matilde Perriera per il titolo scelto che si connota come depositario di un forte valore simbolico. A un’analisi più attenta, infatti, esso appare rivelatore dell’epilogo perchè il “librarsi”, in netta contrapposizione con “le prigioni interiori” che, nell’incipit, attanagliano la protagonista, presuppone una svolta sostanziale, un input che cambierà la situazione; nonostante tutto, però, non anticipa il “quid” che favorirà la metamorfosi della protagonista tanto che i fruitori del messaggio s’immergono nella narrazione con l’ansia di scoprire cosa troveranno “all’uscita del “tunnel”. Qual è, dunque, la finalità di questa preziosa microstoria? Matilde Perriera, secondo me, dà voce alla tragica storia di Marina per far cogliere il valore paideutico della scrittura e l’importanza del confronto attivo, strumento di conoscenza di sé e degli altri.
FORZA DI VOLONTA’: UN DONO, UN DOVERE
di Salvatore Strazzeri, V B Indirizzo classico
“L’ombra dello stagno” dominava ormai Marina che fluttuava con la mente guardando fuori dalla finestra e pensando con rabbia a “quello stop non rispettato”. La storia di questa ragazza si scorge piano piano dopo l’inizio in medias res e denuncia come una donna, prima piena di vita, si sia avvicinata alla “sua morte in vita” a causa di quella “gabbia a quattro ruote” che ha eretto un “muro di ferro invisibile”. Da questo racconto si nota come, anche di fronte al dolore, anche se si è “soli trafitti da un raggio di sole”, bastano piccoli eventi, anche l’apparizione in sogno dell’amata nonna Clara, per ritrovare “nuova linfa” attraverso cui “rigenerare le speranze che il terribile incidente aveva vanificato”. E’ bastato, infatti, il colloquio con sua nonna per convincerla che, pur su una sedia a rotelle, poteva e doveva vivere la sua vita. Perché, dunque, lasciarsi sottomettere dagli eventi, quando l’unica spinta che rende gli uomini veramente liberi è la capacità di lottare e uscire vincitori da ogni battaglia? Niente e nessuno potrà mai togliere la voglia di autodeterminarsi a una persona; è vero, non c’è “nessun maggior dolore che ricordarsi dei tempi felici nella miseria”, ma è anche vero che, proprio durante i tempi duri, deve emergere il carattere di una persona. Parimenti importante è la sfera affettiva … Come si potrebbe mai uscire dal “tunnel” se non ci sono le nostre persone più care che evitano di farci “annegare nelle onde burrascose del gran mare dell’essere”? Persone care come “la sua vecchietta” che, conoscendo le potenzialità della nipote, la “trasfigura in elettricità pura”, le fa ritrovare la fiducia in sè stessa, riesce a toglierle di mezzo quel “tallone d’Achille” che l’aveva fatta sprofondare nel baratro. Con uno stile fluido e lineare, un linguaggio semplice e facilmente comprensibile, questo breve racconto invita i lettori a scavare nelle proprie coscienze, a riflettere sul fatto che nessuno è “un esperimento medico”, che nessuno è “ un oggetto ingombrante da rottamare”. Emerge, dunque, il carattere paideutico di questo racconto che incita tutti a scrollarsi di dosso stupidi pregiudizi, ad amare le persone per quello che sono e non per quello che potrebbero essere, a uscire dal cunicolo dell’indifferenza, a non essere più una “preda indifesa di un destino avverso”, a superare le barriere imposte dalla società per avere così la possibilità di “librarci nell’aria”.
LA FORZA DI RIALZARSI
di Alessandro Tramontana, V B Indirizzo classico
Analizzando il testo non si può che porre l’attenzione sull’implicazione sociale della vicenda. Non è difficile comprendere come Marina sia l’emblema di una libertà osteggiata dalle sventure della vita, una “preda indifesa di un destino avverso” che, in un attimo, sprofonda nel vuoto, ormai incapace di riconoscere la propria individualità. Ogni tentativo di rivalsa viene meno soffocato dalla crudeltà e dalla indifferenza di una società che non coglie la richiesta d’aiuto. Inaspettata, come la figura dell’aiutante in una fiaba, nonna Clara, che riaccende la fioca luce consunta e la riporta nel giusto cammino. La figura salvifica fa riemergere dal baratro la “cerbiatta impaurita” che evade metaforicamente dalla “gabbia a quattro ruote“ per riprendere il proprio cammino e cogliere la realtà misteriosa nascosta dietro le apparenze. Il “sasso acuminato”, così, affidandosi alla scrittura come farmaco per le proprie inquietudini, inneggia alla vittoria contro la tragicità del destino. L’autrice, con uno stile fluido e lineare, raccoglie in un arco di tempo breve la personalità di una ragazza che dà voce energica a chiunque cerchi ogni appiglio per rialzarsi. Credo che, in virtù delle moltissime connotazioni, “Librarsi nell’aria” debba avere grande risonanza, specialmente nella fascia adolescenziale, per educare le giovani leve a superare le ostilità che ogni giorno si pongono dinanzi e per dar forza ai valori degli affetti familiari.
ESTREMO CONCENTRATO DI VITA
di Elenasofia Zaccone, V B Indirizzo classico
Quanti ragazzi “pieni di vento”, “sempre alla ricerca della propria identità”, si affidano a fatali tubetti di medicine o a rasoi affilati per dimenticare, per non soffrire, per non sapere dove rivolgere la propria potenza, per non riuscire a far emergere il proprio nascosto splendore? Marina, giovane condannata a “morte in vita” su una sedia a rotelle, riesce a ritrovare la luce interiore grazie a una epifania; nonna Clara, memoria d'infanzia felice, la salva dal baratro nero della disperazione riportandola a una nuova alba codificata dalla scrittura. La “cerbiatta impaurita” si immerge nel proprio dolore, lo analizza, scopre che esso è comune all'umanità vessata da “omicidi impuniti, prevaricazione, guerre, oppressioni, abusi e risale verso la superficie ormai forte del suo novello “punteruolo”, meta e viaggio della sua stessa vita. Il “sasso acuminato” ribalta la sua debolezza in forza, la sua passività in energia pura e scrive di altri parafrasando sé stessa. Questo racconto, denso di sensi riposti, avvenimenti e spunti filosofici, è un distillato di vita che si snoda tramite un racconto pregnante, in continuo flusso di coscienza, palpitante, è un “cigno pronto a librarsi nell'aria per “volare sul lago del successo”, verso altri cieli.
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RIFLESSIONI SUL SENSO DELLA VITA 365 MOTIVI PER VIVERE |
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