Riflessioni sulle Scienze
di Alberto Viotto indice articoli
Le insidie del diritto d'autore
Maggio 2010
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Quella musica era già scritta
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L'ossessione per l'"opera d'arte"
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Una sequenza di numeri
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Chi perde e chi guadagna
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Dove finiscono i soldi?
Quella musica era già scritta
La vigilia di Natale del 1781 l’imperatore Giuseppe II d’Austria invitò il famoso pianista italiano Muzio Clementi e Wolfgang Amadeus Mozart ad una “gara musicale”, che si concluse con una dichiarazione di parità. Clementi eseguì la propria Sonata (op. 24 n. 2) in Si bemolle maggiore.
Dieci anni dopo, il 30 Settembre 1791, venne rappresentato per la prima volta “Il Flauto Magico” scritto da Mozart: un grandissimo successo, con centinaia di rappresentazioni già nei primi anni. Il tema dell’ouverture? Identico a quello proposto da Clementi nella famosa gara. (1)
Clementi si limitò a fare aggiungere alle ristampe della sua sonata una nota che diceva: “questa musica è stata scritta dieci anni prima del Flauto Magico”, ma se fosse vissuto ai nostri giorni nulla gli avrebbe impedito di intraprendere una causa miliardaria: l’opera di Mozart ha avuto più di duecento incisioni discografiche e centinaia di migliaia di rappresentazioni, generando un volume d’affari impressionante.
Naturalmente non si tratta di un caso isolato; qualcuno ha detto che se Mozart fosse vissuto al giorno d’oggi avrebbe passato buona parte del suo tempo in tribunale a difendersi dalle accuse di plagio. In realtà tutti gli autori si “ispiravano” liberamente alle opere di altri musicisti; ad esempio il famoso tema principale della Sinfonia Eroica di Beethoven è molto simile a quello del Singspiele “Bastien und Bastienne” dello stesso Mozart. (2)
L’ossessione per l’”opera d’arte”
La nostra società è ancora ossessionata dal mito dell’opera d’arte, nato con il Romanticismo. L’”opera d’arte” è vista in modo idealizzato e quasi mistico: se non è completamente nuova, frutto del puro “atto creativo” dell’artista, ma derivata anche in minima parte da un’altra opera perderebbe il suo valore. Copiare è visto come cosa riprovevole anche se si rielabora ed estende l’idea “presa a prestito”, anche se partendo dal lavoro di altri si possono creare cose bellissime, come l’ouverture del Flauto Magico (provate a confrontarla con la sonata di Clementi).
La attuale rigidissima normativa sul diritto di autore è dovuta a questo, oltre che naturalmente all’interesse di case discografiche ed avvocati. Gli effetti sono paradossali: cause stravaganti, come quella che ha opposto Albano Carrisi a Michael Jackson oppure quella che si trascina da quindici anni tra Prince ed un autore italiano, melodie infantili come “Happy Birthday to you” che risultano coperte da un copyright rigidissimo e che non si potrebbero intonare in pubblico senza pagare i diritti. (3)
La causa tra Albano e Michael Jackson è stata particolarmente interessante: il cantante americano avrebbe plagiato la canzone “I cigni di Balaka” e fu citato in giudizio nel 1992. Dopo sentenze contrastanti nei vari gradi di giudizio si risolse nel 2001, dopo ingenti spese legali da ambo le parti, con la constatazione che entrambi i brani derivavano da una canzone popolare indiana.
Una sequenza di numeri
Dalla normativa sul diritto di autore deriva la proibizione assoluta di copiare l’esecuzione di un brano musicale, anche se per ascolto esclusivamente privato e senza fine di lucro. Tuttavia la possibilità di copiare un brano è evoluta in modo drastico con l’avvento della musica digitale, come si è visto nell’articolo “L’epoca dei numeri” in questa rubrica. Per memorizzare la musica se ne effettua un campionamento, misurando la pressione sonora con una frequenza di circa 40.000 volte al secondo; in questa maniera si descrive completamente il suono, sia il succedersi delle note che l’intensità.
La musica digitalizzata può essere memorizzata su un qualsiasi supporto ottico o magnetico, come un compact disk, manipolata con un programma di un calcolatore, inviata ad altri come allegato di posta elettronica. Tramite un qualsiasi lettore digitale si può ottenere una riproduzione sonora di altissima qualità. I vecchi dischi in vinile si deterioravano facilmente, ed i fruscii che peggioravano ad ogni ascolto sono stati compagni inseparabili degli appassionati di musica. La digitalizzazione risolve completamente questo problema: una sequenza di numeri non si può rovinare, ogni ascolto è identico al primo.
Fino a quando copiare un brano musicale era difficile e comportava una perdita di qualità, come avveniva quando si riversavano su cassette i dischi in vinile, questa pratica era tutto sommato inoffensiva. Da quando il suono può essere memorizzato con i numeri, invece, è diventato estremamente facile copiare senza perdere nulla della qualità originale; non si deve fare altro che copiare dei numeri.
Secondo l’attuale normativa questo è illegale, ma la pretesa di impedire di copiare una serie di numeri è in fondo piuttosto bizzarra. Su Internet vi sono diversi siti, come emule, in cui gli utenti mettono a disposizione dei brani musicali e permettono ad altri di effettuarne gratis il downloading.
Chi perde e chi guadagna
Chi scarica la musica da Internet in questo modo danneggia chi la ha creata? In senso stretto l’autore non gli dà niente, né un CD su cui il brano è registrato, né un servizio: gli utenti di emule fanno tutto da soli, si limitano a prendere visione dei numeri contenuti su un CD e a copiarli. Ma il titolare dei diritti sul file ci rimette?
Buona parte di coloro che scaricano gratuitamente non pagherebbe per avere lo stesso brano. In questo caso per l’autore è un vantaggio che qualcuno scarichi la sua opera, perché la sua popolarità aumenta; potrà avere più spettatori ai concerti e più occasioni di proporre la sua musica. Molti autori emergenti mettono a disposizione gratuitamente la propria musica su Internet proprio per farsi pubblicità.
Una parte di chi scarica gratuitamente, invece, sarebbe disposta a pagare per ottenere il brano musicale. In questo caso effettivamente l’autore ci può rimettere.
Dove finiscono i soldi?
Ma dove finiscono i soldi ottenuti grazie al diritto d’autore? I giovani autori più creativi ricevono comunque pochissimo, mentre gli artisti famosi ricevono tanti di quei soldi da non riuscire a spenderli in modo ragionevole. Michael Jackson ha guadagnato nel corso della sua carriera centinaia di milioni di dollari, che tra l’altro gli sono serviti a pagarsi decine di interventi di chirurgia plastica che l’hanno lasciato completamente sfigurato.
Molti artisti ricchissimi si danno alla filantropia, di solito con progetti faraonici che provocano più danni che benefici, come quelli di Bono degli U2 (4). E’ giusto che il ragazzino che si compra un CD con i soldi della sua paghetta versi dei soldi a questa gente?
Alberto Viotto
Se qualche lettore trovasse questo articolo interessante o ne volesse discutere, all'autore farebbe piacere ricevere delle e-mail all'indirizzo: alberto_viotto@hotmail.com
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NOTE
1) http://www.questionidiarmonia.com/2010/01/ouverture-del-flauto-magico-di-mozart-sonata-o-fuga/
2) http://en.wikipedia.org/wiki/Bastien_und_Bastienne
3) http://en.wikipedia.org/wiki/Happy_Birthday_to_You
4) http://www.nytimes.com/2005/12/15/opinion/15theroux.html?_r=1
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