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Riflessioni sulla Psicologia Transpersonale

Riflessioni sulla Psicologia Transpersonale

di Diego Pignatelli Spinazzola     indice articoli

 

Il mito come fondamento psichico dell'anima inconscia

 

C. G. Jung aveva compreso che l’anima si fonda sul mito e non solo sulla religione. E’ l’uomo che fa venire in essere il divino dentro e con attraverso il Sé inteso come centralità psichica e sintesi potenziale dell’inconscio.
Quest’attraversamento dell’anima nel mito è di fondamentale importanza nella comprensione della psicologia junghiana.
Grazie alla sintesi ed all’amplificazione mitica l’uomo non  ritrova altri che se stesso. Ce ne ha dato un esempio lo stesso Jung nel suo Liber Novus (The Red Book - curato da Sonu Shamdasani pubblicato dalla Norton 2009). In connessione con il mito l’uomo ritrova la sua base psichica riconnettendosi alle sue radici ancestrali che vivono da sempre nell'inconscio collettivo.
Lì dove prima c’èra stata una deviazione dalla condizione originaria ed dal tema conduttore della propria vita, che rischiava di sradicarsi da questa, in altre parole la vita precedente era sganciata da quella attuale, allorché radicandola nel mito, il tema conduttore si riappresta a congiungersi ed a ritornare come motivo portante e dominante dell’evento mitico intessuto nell’individuo.
Avviene così una sintesi o genesi del Sé e della totalità psichica individua che supera di gran lunga lo stato di coscienza normale egoico.
La deificazione del proprio Sè archetipico richiama a miti, religioni e culti antichi che hanno seguito svariati contesti storici e trasposizioni, da Tammuz, ad Oannes, ad Adone, Attis, Iside, Osiride e la sua funzione polarizzata spirituale in Oro, fino ad arrivare all’imago dei del corpus Christi.
E’ del tema mitico ciò di cui stiamo parlando. Esso può svolgersi dietro una coppia, maschio/femmina, quale funzione bipolare di archetipi, come nel caso delle due funzioni Anima ed Animus complementari al raggiungimento ed alla finalizzazione esplicativa della totalità psichica ermafroditica, il Sè a due faccie: l’alchimista e la Soror Mystica o Shiva e Shakti, Maria e Cristo che non rappresentano altro che il completamento funzionale di questa complementarietà che conduce alle nozze chimiche tra l’io e l’Anima nella massima individuazione dell’Homo totus ermafroditico rappresentato anche come mandala o Anthropos (Adam primus).
Ma il mito ossia la dimensione mitica è soprattutto una “necessità psicologica” che richiede grande sforzo come ha fatto notare Erich Neumann (La Grande Madre Verlag 1956, Astrolabio-Ubaldini 1981).
Non è possibile prepararsi realmente al postmortem se non si varca il confine mitologico addentrandosi seriamente nei suoi territori, che ribadisco,sono territori psichici, cioè dell’anima e che costellano da sempre l’esistenza umana. A prima vista le porte sono spaventevoli ma familiarizzandoci col mito, le ritroviamo parti integranti e dinamiche non solo dell’inconscio ma anche del nostro essere coscienti, vivi ed complessualmente unitari.
Le costellazioni possono attuarsi in qualsiasi tipo di archetipo, dalla Grande Madre, al Senex, al Puer magico, all’Anima, all’Eroe, al Messia. E’ sempre il mito che ci stiamo apprestando a vivere, ossia un mito dentro un mito per la cui funzione mitica esso si esprime. E non sto a parlare delle sottili coincidenze sincroniche che spesso legano le trame archetipiche individuali all’evento mitico di fondo.
Henry Corbin ha definito l’essere umano tra cui il mistico come una rappresentazione teofanica ed epifanica del divino. Il divino per Corbin è la proiezione teofanica personale del mistico e non domina collettivamente gli eventi dall’alto.
Ristabilire la connessione psichica con l’eidos significa elevarsi al rango di divinità. Come lui cerca me, io cerco lui ed in questa unio sympathetica siamo una bio-unità il cui ruolo è reciprocamente interfunzionale.
Ma questa bio-unità, questa unio mystica e sympathetica, questa funzione "sacra" per una mente occidentale è avvolta perennemente nel mistero. Se però comprendiamo che quel mistero che noi chiamiamo psiche o inconscio e che fuggiamo con spaventoso occultamento e presentimento di morte, è lo stesso tessuto di cui sono fatti i miti, potremmo aprirci al fascinosum che è rappresentato significativamente da quest’ignoto inesplorato dalle usuali coscienze e di cui solo i grandi pionieri del profondo, Jung in primis, ne ha portato alla luce i contenuti come reperti di scavo di un archeologia dell’Anima inconscia.
E la radice etimologicaArchèè connessa con entrambi le funzioni umane dell’archeologia e delle componenti strutturali della psiche, gli archetipi che in essa forniscono modelli mitici di orientamento anteriori alla stessa coscienza. Modelli che hanno a che fare con un tessuto arcaico della psiche, pregna di miti, e dalla quale l’individuo stesso emerge.
Storia e mito sono connessi, ma l’uomo, lo spirito del tempo che nel suo zeitgeist osa trascendere la storia è di per se stesso un mito e come tale va rispettato. Un mito funzionale alla sua cultura lì dove essa stessa mantiene con l'eroe un rapporto di compensazione al fine di non frammentarsi ulteriormente in pseudo-valori che portano ad un unilateralità della coscienza che tutt'oggi largamente predomina fra le masse a rischio quindi di possibili epidemie psichiche.
Sono così chiamati in essere gli eroi, i redentori mitici che riconnettono l’uomo al suo passato ed al significato rivolto all'antico, ma anche ad un nuovo cambiamento spirituale di coscienza sensibilizzata all'archetipo del significato. Un archetipo che tenta di fare breccia e di aprirsi all'umanità. Significato che l'individuo collettivo nella sua definita pochezza interiore stenta a riconoscere perché radicalmente scisso e frammentato, del tutto indifferente al contatto invisibile di questa forza numinosa proiettata dall’inconscio, che si fa strada quale dynamis. Lo sradicamento dell’io dall’anima è rappresentato dai perils of the soul, da una perdita dell’anima. L’occidentale progressista e democratico che a seguito di una differenziazione della coscienza ed ad una sempre più vasta autonomia dell’io sganciata da un tradizionalismo che egli definisce “retrogrado" e "primitivo”e votato ad un percorso che lo vede sradicato dalla tradizione e dal suo passato, sta affrontando questa crisi sociale e collettiva: la crisi dell’anima per la quale l’io si è staccato inevitabilmente e pericolosamente dall’inconscio; dal suo strato di miti e leggende e da una storia eroica che sempre ha portato soccorrevole aiuto all’umanità.
In tempi moderni, l’umanità ha bisogno dei suoi eroi. Ma tutt’ora questi fanno fatica a salire la china; in altre parole non vengono riconosciuti nel loro proprio contesto culturale dato lo stato indigente collettivo che è votato al conformismo ed all’unidirezionalità di massa. Mentre la creatività individua si riscontra in tipi eccezionali e sui generis, quindi atipici alla collettività ed al suo sentire comune.
Sono gli Heilbringer, i salvatori che hanno funzione mitica di integratori per l’uomo comune condannato strutturalmente alla sua ristretta visione unilaterale ed atrofica della realtà. Apportatori di creatività e ricchezza, gli eroi contribuiscono alla visione unitaria e restauratrice del cosmo introducendo una noetica della psiche. A caos riordinato l’eroe assolve il compito di tertium non datur, cioè di unio e di sintesi tra le istanze: inconscio e coscienza inesorabilmente in conflitto, e risolvendo la loro carica tensionale l’eroe stesso si scioglie nell’atto creativo di riordinare l’universo miserevolmente povero della realtà umana dissociata, portando così redenzione alla materia, al mondo, allo spirito, e liberando il divino stesso imprigionato nella natura e nell’incoscienza agnostica. Una a-gnosi che tiene in gioco gli esseri umani allo stato di nigredo collettiva. Liberato il Nous dalla materia egli lo trasmuta in argentum vivum o lapis philosophorum, simbolo di totalità psichica per eccellenza e supremo principium individuationis.
Quando il mercurio (spiritus mercurialis) viene liberato in esso si innalzano le massime potenzialità dello spirito che infondono il nous nelle coscienze umane ottenebrate allo stato di nerezza.
L’opus è compiuto dopo di che  tutto fa corso naturale. Nell’introversione alchemica Dio si rivela qual’è, e qual’era, cioè l’alchimista stesso. Colui che è il soggetto dell’esplorazione e della ricerca, colui che proietta l’opera e che vede liberare se stesso dalla materia autoproiettandosi in essa assumendo l' identità del Lapis. In quest’epoca di crisi ideologica e spirituale, il Sè dell’uomo ha bisogno di un processo alchemico per liberarsi dal suo samsara psichico.
E’ un processo per la quale egli dovrà diventare l’alchimista di se stesso, oppure dovrà seguire la prometeica guida dell’eroe che nel suo intervento salvifico, garantirà l’unità psichica attraverso una regressione positiva alle origini. Se l’uomo non sarà capace di attuare tale regressione nel senso positivo della parola, un ritorno agli antenati ed alla magia sacra, espressione costitutiva dell’anima, in cui veniva espressa tutta la riverenza per il numinosum e per il Mysterium Tremendum et Fascinans, ebbene la strada del ritorno, quel ritorno alle origini, sarà perduta e l’umanità dovrà vedersela con terribili daimons che la perseguiteranno e uno fra tutti quello dell’Anticristo, il più pericoloso proprio perché gli antagonisti ma gemelli coincidenti del Cristo e dell’Anticristo  allorché non riconciliati provocano una profonda scissione nella coscienza. E’ la questione ancora aperta del bene e del male che si risolve solo portando l’uomo alle sue radici e sprofondandolo alle origini del mito lì dove regnava un incontrastata ambivalenza. E rimarrà una questione ancora aperta finché il significato vivente che anima la psiche rimarrà relegato all’inconscio e quindi alla sfera psicologica e non si radichi quale connessione simbolica e mitica nell'anima dell'individuo.

 

      Diego Pignatelli Spinazzola

 

Altri articoli di Diego Pignatelli Spinazzola

Riferimenti
H. Corbin L’Imagination crèatrice dans le soufìsme d’Ibn ‘Arabì., Ernest Flammarion, 1958.

D. Pignatelli Il Risveglio dell’Intelligenza:verso una nuova psicologia dell’Essere:le Religioni orientali alla volta delle nuove Teorie Transpersonali , & MyBook 2010 , Vasto (CH)

J. Hillman Puer Aeternus; Adelphi Edizioni 1999 Milano

W. F. Hölderlin Le Liriche, Adelphi Edizioni, 2004

Mircea Eliade, Il Mito dell’Eterno Ritorno, Borla Edizioni, 1989.

E. Neumann Storia delle Origini della Coscienza, Astrolabio Ubaldini Editore 1978 Roma.

E. Neumann La Grande Madre: fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio; Astrolabio-Ubaldini Roma 1981.

C. G. Jung Scritti scelti , a cura di J. Campbell, Edizioni Red Milano 2007.
C. G. Jung Tipi Psicologici, Newton and Compton editori Roma 2009. 123
C. G. Jung La psicologia dell’inconscio, Newton and Compton editori 1989 Roma.

C. G. Jung La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton Editori 2006 Roma.

C. G. Jung Kerenyi. K., Prolegomeni allo studio scientifico della Mitologia., Universale Bollati Boringhieri Torino 2003.

C. G. Jung Aion: Ricerche sul Simbolismo del Sé”., Bollati Boringhieri, Torino 2005.

C. G. Jung La Vita Simbolica, Bollati Boringhieri, Torino, 1975

C. G. Jung Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1977.

C. G. Jung 1956. Symbols of Transformation. Collected Works, vol. 5, Bollingen Series XX, Princeton, N.J.: Princeton University Press.

C. G. Jung Psicologia e Alchimia “Opere di C. G. Jung”., Bollati Boringhieri editore 2006 Torino.

C. G. Jung 1959. The Archetypes and the Collective Unconscious. Collected Works, vol. 9, 1. Bollingen Series XX, Princeton, N. J.: Princeton University Press.

C. G. Jung 1960. A Review of the Complex Theory. Collected Works, vol. 8, Bollingen Series XX. Princeton: Princeton University Press.

C. G. Jung Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1977.
C. G. Jung The Red Book -edito da Sonu Shamdasani pub dalla Norton 2009.

C. G. Jung Aion: Ricerche sul Simbolismo del . ,in “Opere” , Bollati Boringhieri, Torino 2005.


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