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Mondo e Linguaggio - Sul Possibile E Sul Dicibile
Necessità, Impossibilità e Senso
Una proposizione p è conseguenza logica di una proposizione q, o si può dire che p segue da q, e allora quando q è vera anche p è vera. Dunque da q posso concludere (inferire) necessariamente p.
Se è così, q contiene p, e dunque q ci dice più di p.
Le proposizioni che si possono inferire dall’insieme vuoto sono esattamente le tautologie.
L’unica necessità certa è la necessità logica e dunque l’unica certa conseguenza necessaria è solo la conseguenza logica. Da ( (p Þ q) Ù p) ne consegue necessariamente (per modus ponens) q. Se ci fosse una necessità non logica ci dovrebbe essere una necessità fuori dal mondo che asserisca tale necessità, altrimenti sarebbe comunque accidentale. (Ovviamente questa catena dovrebbe essere infinita, salendo sempre di livello.)
Dunque anche l’impossibilità logica è l’unica impossibilità certa.
Nel mondo ci sono tutte, alcune (o nessuna) conseguenze necessarie?
Verificare ciò richiederebbe la possibilità di uscire dal mondo ed osservarlo dall’esterno.
Il verificare ininterrottamente ogni istante che il mondo segue un determinato comportamento regolare non prova nulla logicamente.
Il verificare ininterrottamente ogni istante che il mondo non segue un determinato comportamento regolare non prova nulla logicamente.
Ogni cosa è ordinata. L’ordine, però, non è nel mondo bensì nel nostro mondo.
Solamente le proposizioni possono aver senso, i fatti in sé non l’hanno. Il mondo non ha senso, i fatti accadono e basta. Il mondo potrebbe aver senso solo da fuori di esso.
Se il termine ‘mondo’ lo accettiamo come il più lato possibile, ossia quel luogo dove ci sono tutti gli oggetti e accadono tutti i fatti, allora per definizione il fuori non esiste. A questo mondo non appartiene alcun senso.
Che non ci sia un fuori dal mondo, non è solo giustificato per la scelta arbitraria del significato di ‘mondo’, tale scelta si basa su un concetto più profondo. In effetti, se ci si potesse chiedere “Che senso ha il mondo?”, ci si potrebbe chiedere anche “Che senso ha il senso del mondo?” (o per alcuni: “Che senso ha Dio?”).
Ci si potrebbe allora spostare sempre più su, a livelli sempre superiori, senza mai fermarsi. Il mondo è tutti questi infiniti livelli, dunque non si può determinare un fuori dal mondo. Se si trovasse un fuori dal mondo ci si potrebbe chiedere che senso abbia e si salirebbe di livello, sempre.
Se si potesse determinare un livello massimo, esso non avrebbe senso perché non avrebbe un fuori, dunque tutti i livelli inferiori non avrebbero senso, perché dipenderebbero appunto dal suo senso.
Le necessità non logiche sono le necessità naturali, ed esse non esistono.
Non essendoci un fuori dal mondo, quindi non esistono più necessità (conseguenze o impossibilità) non logiche. Il determinismo come è sempre stato inteso, appunto come concatenazioni di fatti necessari, è insensato. Mentre l’indeterminismo che nega un legame necessario tra fatti, è sicuramente vero. Ma che questo determinismo sia insensato poco ci tocca, ben altro ci interessa.
Esistono nel mondo necessità logiche. Ad esempio se dico che quel bastone è lungo un metro e, al contempo, che è lungo due metri, si verifica una contraddizione, proprio per come è stato definito il concetto di lunghezza. Dunque questo fatto è impossibile, ossia è necessario che non esista.
In generale, le proposizioni di grado, che coinvolgono, ad esempio, la rossezza di un colore, l’altezza di un suono, la lunghezza di un intervallo, il calore di una temperatura etc…, sono proposizioni particolari.
Particolari, perché se io asserisco “La temperatura oggi è di 5° C”, da ciò si può dedurre che “La temperatura oggi non è di 30° C”, “La temperatura oggi non è di 10° C” etc…
Queste inferenze sono possibili grazie alla sintassi del nostro linguaggio.
La certezza di un fatto è rappresentata da una tautologia. L’impossibilità di un fatto è rappresentata da una contraddizione. La possibilità di un fatto è rappresentata da una proposizione.
In logica non esistono mezze misure, può essere: probabilità uguale 1 oppure 0, e null’altro. Il limite della nostra conoscenza ci porta ad assumere anche lo stato indeterminato. Questa è la vera probabilità.
La probabilità operativa, di tutti giorni, in logica non vale nulla perché basata interamente sull’abitudine. Pragmaticamente la probabilità è utile.
Per neodeterminismo non si intende la vera e propria necessità tra un fatto ed un altro, bensì solamente che effettivamente accadono fatti concatenati con fatti passati. Insomma, da una fatto passato si ricava sempre un ben preciso fatto futuro, non c’è necessità, ma accade comunque così.
Quindi, per neoindeterminismo si intende l’assenza di alcuna concatenazione tra fatti passati e futuri.
Il neodeterminismo è possibile logicamente quanto il neoindeterminismo.
Una figura per il neodeterminismo: il mondo viene descritto da una funzione (ad esempio) definita per ricorrenza. Come ciò sia possibile se non v’è necessita naturale, è semplice: la descrizione eseguita da tale funzione è corretta accidentalmente.
A noi interessa principalmente sapere se, almeno durante tutta la nostra vita, sono accaduti dei fatti collegati a fatti passati. Non ci interessa se sempre avverrà così (che mai potremo sapere) o se questo è necessario (che abbiamo visto insensato). Ci basterebbe sapere se ciò è avvenuto sempre durante la nostra esistenza, spesso, qualche volta, o mai.
Il nostro interesse esistenziale verte sul neodeterminismo e neoindeterminismo, non sul determinismo e indeterminismo.
Le leggi naturali non sono spiegazioni causa-effetto (nel vecchio senso di necessità) dei fatti, bensì solamente descrizioni di essi. Non si vede mai il perché del sussistere di un fatto.
Qui, però, bisogna precisare un po’ di cose.
1) In realtà i concetti di causa speciali sono indispensabili per la nostra vita, quindi non ha senso eliminarli. Chiamo ‘concetti di causa speciali’ i concetti che presuppongono una struttura causale del mondo, come ‘rompere’, ‘riempire’, ‘togliere’, ‘bagnare’, ‘fermare’, e moltissimi altri.
2) Parlare di ‘aver causato’ è un’astrazione linguistica dei concetti di causa speciali; tale astrazione è molto utile, e quindi per nulla insensata, ma comunque un’astrazione.
3) ‘Qual è la causa di E?’ oppure ‘Perché E è accaduto?’, a tali domande si può rispondere correttamente (contrariamente a quanto avevo detto sopra in prima approssimazione). Sopra sostenevo che non si vede mai il perché del sussistere di uno stato di cose, perché spesso il concetto di ‘causa’ è inteso in senso logico-metafisico, come una sorta di necessità. Quindi se si intende ‘causa’ nel senso ordinario, è legittimo chiedersi il perché del sussistere di un fatto.
4) Di fatto: la descrizione è riconducibile alla spiegazione causale, e la spiegazione causale è riconducibile alla descrizione.
Non esistono fatti soprannaturali. Leggi naturali, nel senso di costrizioni, non ve ne sono, quindi è insensato parlare di fatti che violano tali leggi.
Logicamente non è detto che le leggi più semplici descrivano correttamente il mondo. Ciò è assunto nelle scienze naturali per comodità operativa.
Tuttavia anche i filosofia è utile tenere ben a mente la massima del rasoio d’Ockam (“Le entità non devono proliferare oltre il necessario”), così chiarita: assumiamo come esistenti il minor numero possibile di fatti e oggetti, ciononostante non negando l’esistenza di ciò che è fuori da tale dominio. Ciò che è fuori non viene considerato perché appesantirebbe le nostre posizioni, esponendole maggiormente al rischio di fallacia.
Quindi, dopo aver osservato che non esiste un fuori-mondo, la mia vita non ha veramente senso.
Ma perché poi ci interessa che abbia senso? Se una cosa non ha senso, questa cosa è non importante?
La vita è senza senso, ma può essere importante e interessate ugualmente. Dipende tutto da noi.
Riconoscere che non v’è qualcosa a cui dobbiamo necessariamente tendere dovrebbe diminuire l’ansia che l’uomo per millenni ha dovuto sopportare.
Noi sentiamo che sono di essenziale importanza problemi relativi al senso del mondo, ma questo senso non v’è. Dunque questi problemi non vi sono.
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