La Riflessione Indice
Cristianesimo esoterico
di Norman D. Livergood - Febbraio 2007
Tradotto per Riflessioni.it da Paola M.
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Pag.1 - La tradizione esoterica
- L’allontanamento dall’insegnamento originario di Gesù
Pag.2 - Il concetto di Cristo
- Il trionfo dello pseudo-Cristianesimo
Pag.3 - L’eresia di Nicea e il Canone
- La Metanoia e la rinascita
Pag.4 - Iniziazione ai Misteri Supremi
- Il battesimo spirituale
Il concetto di Cristo
Se Gesù utilizzò il concetto di Cristo in relazione a se stesso, lo fece con modalità nuove e assolutamente non ebraiche, attribuendogli un significato e un contenuto diversi. Il termine greco Christos significa semplicemente “colui che è unto”. Gesù avrebbe quindi considerato se stesso unto o incaricato di comunicare un insegnamento specifico.
Così, nella prima Chiesa si crearono diverse fazioni, con Pietro e alcuni apostoli che predicavano un Cristianesimo giudaizzato e sacerdotale che non richiedeva altro che la fede, e Paolo che affermava che l’insegnamento di Gesù fondava sul concetto di rinascita spirituale, come egli stesso aveva avuto modo di sperimentare.
Sia Gesù che Paolo insegnarono che la religione non è mera fede nella dottrina, ma conoscenza pratica (, gnosi) della via che conduce alla conquista del diritto di nascita, come “Figlio di Dio”, attraverso un processo di trasformazione radicale.
“Noi non siamo destinati a divenire Cristi perché già egli lo fu. Non lo diverremo mai né credendo semplicemente al fatto che egli lo fu, né prestando fede a ciò che raccontano i Vangeli o al fatto che egli abbia lavato via i nostri peccati fornendoci una scorciatoia alla felicità eterna. No. Potremo raggiungere una somiglianza con lui solo quando permetteremo allo ‘stesso spirito’ (o ‘mondo’) che era presente in Gesù Cristo di nascere in noi; per esempio, quando avremo compreso che noi, esattamente come lui, siamo assolutamente divini nella nostra natura più profonda, che siamo, esattamente come lui, ‘figli’ dello stesso ‘Padre’ e, quindi, capaci di manifestare, come fece Gesù, la divinità nella nostra stessa umanità”. (William Kingsland, The Gnosis or Ancient Wisdom in the Christian Scriptures)
L’insegnamento originario di Gesù passò così attraverso Paolo e coloro che Paolo, e i compagni a lui più vicini, istruirono nelle molte città che visitarono.
“Colui che ha creato l’universo e tutto ciò che esso contiene, e che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo, né dalle mani dell'uomo si lascia servire, come se avesse bisogno di qualcosa, poiché è lui che dà a tutti e a tutte le cose vita e respiro. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: ‘Poiché di lui stirpe noi siamo’”. (Discorso di Paolo agli Ateniesi, Atti 17, 24:28)
“La persecuzione dei Cristiani era considerata dai governanti di Roma una vera e propria necessità sociale; la diffusione della nuova dottrina fomentava un pericoloso malcontento nella popolazione e forniva nuovi ed efficaci canali di organizzazione della classi inferiori. Plinio il Giovane, governatore della Bitinia durante i primi anni del II secolo, scrisse all’imperatore dicendosi preoccupato dell’attività di alcuni Cristiani che andavano organizzandosi in collegia o corporazioni, e raccontò di aver torturato due domestiche per carpire loro informazioni su queste associazioni.
“Man mano che il Cristianesimo si diffondeva, raccoglieva proseliti tra artigiani benestanti e tra mercanti agiati, soprattutto nelle città del Mediterraneo orientale; interessi economici spinsero queste classi a opporsi al potere corrotto e oppressivo dell’impero. Nell’appoggiare il movimento Cristiano, essi riuscirono a smorzarne le tendenze più radicali e a utilizzare quella forza organizzata come difesa contro le limitazioni imperiali. La disintegrazione del sistema imperiale costrinse Costantino ad abbandonare Roma e a spostare la sua capitale a Bisanzio, in modo da controllare l’area del commercio orientale. Contemporaneamente, si convertì al Cristianesimo così da mantenere la sua autorità sui centri urbani, che avevano un’importanza strategica nel sistema economico dell’impero.
“L’adozione del Cristianesimo come religione di stato richiese una trasformazione radicale dell’ideologia e del sistema di classi vigenti. Ma questo non fu un compito facile, dato che tale cambiamento non poteva realizzarsi senza evitare un violento conflitto tra le classi dei patrizi, che avevano un ruolo centrale nel governo dell’impero, e la maggioranza del popolo che prendeva il Cristianesimo alla lettera, come vangelo dell’uguaglianza e della fratellanza. Ai tempi di Agostino, il conflitto aveva raggiunto una condizione davvero critica, che minacciava di distruggere l’intero impero”. (John Howard Lawson, 1950, The hidden heritage)
Il trionfo dello pseudo-Cristianesimo
Le trasmissioni televisive che parlano del Cristianesimo e i documenti Protestanti o Cattolici che narrano la storia della prima chiesa, solitamente considerano il divenire del Cristianesimo la religione ufficiale dello stato Romano, durante il regno di Costantino, una grande vittoria. L’unico strumento di misura del successo di una tradizione, secondo loro, è valutare se essa sia stata o meno in grado di trionfare sulle sue rivali. Non importa quanto questa si discosti dal messaggio d’origine o le atrocità che la Chiesa ha commesso nei secoli. Se una particolare religione è stata in grado di trionfare sulle altre, essa va considerata come la migliore.
In realtà, la religione formale che venne definendosi sotto il nome di Santa Chiesa di Roma non fu e non è altro che depositaria di un mucchio di insegnamenti e di pratiche falsi. Oggi, il Cristianesimo ortodosso, in tutti i suoi sviluppi – Cattolico, Ortodossia dell’Est e Protestante – è un’orribile deformazione dell’insegnamento originario di Gesù.
“L’imperatore Costantino, dopo essersi convertito al Cristianesimo e facendo sua la religione ufficiale dell’Impero romano, ribattezzò l’antica Bisanzio in Costantinopoli. Così, attorno al 320 d.C. circa, la Chiesa non solo aveva conquistato un potere immenso, ma si sentì in diritto di vendicarsi, con l’alibi che facesse la volontà di Dio, sui discendenti di coloro che l’avevano perseguitata per quasi 300 anni. Sguinzagliando il terrore contro quei pagani che rifiutavano ostinatamente la nuova fede, Costantino e la Chiesa riversarono sangue ovunque, visibilmente soddisfatti di quell’esperienza dato che, come i pagani si erano a loro tempo divertiti coi Cristiani, ora erano i leoni a divertirsi coi pagani e le croci portavano vittime diverse. (Donovan Jesus, The Jesus Scroll)
Se le persone che Gesù era solito aiutare erano poveri ed emarginati, la Chiesa “burocratizzata” iniziò a rivolgere la sua attenzione ai politici potenti e benestanti. Già intorno alla fine del I secolo d.C., i Cristiani a Roma includevano membri del casato dell’Imperatore.
Come testimoniano Paolo, Clemente, Marcione, Valentino e Origene, il nucleo centrale dell’insegnamento di Gesù consisteva nell’iniziare esotericamente un gruppo scelto di persone ai misteri della “nuova vita”. Nel giro di un centinaio di anni, gli insegnamenti originali di Gesù furono però travisati e snaturati, confluendo in un sistema di potere ecclesiastico: il “trionfo dello pseudo-Cristianesimo”.
“Il Cristianesimo, che era stato la religione di una comunità di fratelli tutti uguali tra di loro, senza gerarchie o burocrazia, divenne ‘la Chiesa’, l’immagine riflessa della monarchia assoluta dell’Impero Romano”. (Eric Fromm, The Dogma of Christ)
L’interpretazione erronea degli insegnamenti di Gesù sfociò in un dogma ufficiale e ortodosso per il quale le congregazioni di seguaci di Cristo diedero vita a una chiesa “monolitica”, una mostruosità sacerdotale supportata dall’ormai corrotto imperatore romano Costantino.
Costantino si era convertito al Cristianesimo esclusivamente per rafforzare le sue conquiste e il suo stesso ruolo; per questo non tollerava che all’interno della sua fede d’adozione si creassero fazioni ostili l’una all’altra.
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