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La Riflessione   Indice

 

Cristianesimo esoterico

di Norman D. Livergood - Febbraio 2007

Tradotto per Riflessioni.it da Paola M.

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Pag.1 - La tradizione esoterica

         - L’allontanamento dall’insegnamento originario di Gesù

Pag.2 - Il concetto di Cristo

         - Il trionfo dello pseudo-Cristianesimo

Pag.3 - L’eresia di Nicea e il Canone

         - La Metanoia e la rinascita

Pag.4 - Iniziazione ai Misteri Supremi

         - Il battesimo spirituale

 

 

CristoIn verità, in verità ti dico:
se uno non rinasce,
non può vedere il regno di Dio.
(1)

 

 

 

 

All’incirca tra il 25 e il 30 e.V. (2) un maestro mistico di nome Gesù iniziò a parlare alla gente di un regno dello Spirito in cui il sovrano si fa servo e della possibilità di una rinascita in una Coscienza Superiore.
Gesù inoltre spiegò che il suo messaggio constava di una insegnamento pubblico (essoterico), rivolto a chiunque, e di uno superiore (esoterico) riservato agli iniziati.

 

 

La tradizione esoterica

 

Marco, 4: “Quando poi fu solo, i suoi insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli disse loro: ‘A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio; a quelli di fuori invece tutto viene esposto in parabole, in modo che essi guardino, ma non vedano, ascoltino, ma non intendano, perché non si convertano e venga loro perdonato’”.
“Così egli comunicò loro il suo messaggio attraverso l’utilizzo di molte parabole, tante quante le loro menti erano in grado di comprendere. Non parlò solo attraverso le parabole, ma era in privato che spiegava ai suoi discepoli ogni cosa”.


Matteo, 13: “Gesù disse: ‘Chi ha orecchie per intendere, intenda!’. Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: ‘Perché parli loro in parabole?’. Egli rispose: ‘Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che non ha. Per questo parlo con loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.’”


Prima lettera ai Corinzi: “Parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla”. “Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. 14 L'uomo naturale però non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. 15 L'uomo spirituale invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.”


Clemente di Alessandria (150-220 e.V.): “Il Signore… ci ha permesso di parlare di quei Misteri divini, e della loro luce sacra, a coloro che sono pronti a riceverli. Non ha certamente rivelato alla moltitudine ciò che alla moltitudine non appartiene, ma l’ha fatto ai pochi che sono in grado di ricevere questa conoscenza e di modellarsi conformemente ad essa. I segreti però vanno affidati alla parola, non alla scrittura, come avviene per le cose divine. So che sono molte le cose che ci sono sfuggite, nel corso del tempo, e che sono andate perse senza che fossero scritte. Ed anche ora ho paura, come è stato detto, di ‘gettare le perle ai porci, nel timore che essi le calpestino, facendole finire sotto ai piedi, storpiandole e distruggendole”.

 

 

L’allontanamento dall’insegnamento originario di Gesù

 

Dopo la morte di Gesù, coloro che avevano compreso il suo vero insegnamento riconobbero in lui un appartenente alla lunga stirpe di maestri della Tradizione Perenne (3) – come Ermete e Platone –, i quali erano soliti iniziare i discepoli che ritenevano idonei a una mistica rinascita dell’anima alla Coscienza Superiore. Ogni maestro perennialista  considerava la rinascita spirituale, e il messaggio in essa contenuto, qualcosa di necessario ai fini dell’evoluzione umana.
Da qui sono derivati il sapere Ermetico risalente all’epoca di Ermete Trimegisto, gli insegnamenti Misterici delle civiltà egizia e greca, il Platonismo durante il periodo di Platone, il Neo-Platonismo nell’epoca di Plotino. Ognuno di questi rientra nella Tradizione Perenne. Gli insegnamenti segreti del Cristianesimo – definiti anche come Cristianesimo esoterico – ne costituiscono una delle tante rappresentazioni.

 

Il primo Cristianesimo si sviluppò in città estremamente povere, e sovrappopolate, dell’Asia Minore, reclutando i suoi seguaci tra gli schiavi e le classi dei lavoratori. L’epoca dell’Impero Romano fu caratterizzata da un intenso fermento sociale. Nel secolo precedente alla nascita di Cristo, una violenta rivolta di schiavi, guidata da Spartaco, aveva per esempio conquistato la maggior parte dell’Italia meridionale e minacciato l’Impero Romano.

 

In breve tempo si formò una nuova Chiesa (4) sacerdotale, supportata dallo Stato, che paragonava erroneamente Gesù a un dio. I seguaci dell’insegnamento originario di Gesù, come Paolo, Clemente di Alessandia, Marcione, Valentino e Origene, colsero invece il messaggio autentico, insito nelle parole del loro maestro, e non videro in lui una divinità bensì un maestro mistico. Coloro che istruivano gli iniziati a questo insegnamento erano quindi costretti ad agire clandestinamente, poiché una chiesa tirannica e burocratica andava prendendo sempre di più il sopravvento, trasformandosi in una “religione di stato”.

 

Durante questo periodo cominciò a circolare un vasto numero di scritti che affermavano di detenere la conoscenza della vera dottrina e della vita di Gesù. In questa situazione estremamente complessa e confusa, i fautori delle varie interpretazioni degli insegnamenti di Gesù rivaleggiarono affinché la loro versione dei fatti venisse accettata come quella reale.

 

Una delle prime persone a scrivere di Gesù fu un uomo che era stato acerrimo nemico della Chiesa, fin quando non sperimentò una conversione mistica. Paolo si considerava un apostolo (colui che è inviato in missione), forse “l”’apostolo, unico, di Gesù. Egli era convinto di aver conosciuto Gesù durante un incontro mistico e che questi l’avesse incaricato di diffondere la “buona novella” – il Vangelo – descrivendo Dio come un essere misericordioso, amoroso e saggio. Paolo, quindi, rimase allibito quando apprese che Pietro e gli altri apostoli andavano interpretando, a Gerusalemme e in altre città, il messaggio di Gesù come una continuazione del Giudaismo, usando l’Antico Testamento ebraico come un testo maggiore.

 

“Paolo è l’unico che comprese in qualche modo il significato reale ed esoterico del mito di Cristo e le sue implicazioni cosmiche, ma allo stesso tempo era costretto a basare i suoi insegnamenti principalmente sulle credenze essoteriche dei suoi ascoltatori che si focalizzavano principalmente sulla persona di Gesù.” (W. Kingsland, The Gnosis or Ancient Wisdom in the Christian Scrptures)

 

Paolo affermava che una persona può divenire Cristiana senza sottomettersi al rito della circoncisione o a qualche altre norma e pratica religiosa ebraica. Definì il Cristianesimo come un’esperienza di rinascita nella figura di Gesù, un risveglio spirituale della stessa natura di quella che egli stesso aveva sperimentato. Entrambi, Gesù e Paolo, resero palese il fatto che il Cristianesimo non è assolutamente una continuazione del Giudaismo.

 

“Lo stesso Cristo… conferma la dottrina di Paolo, sia in generale che nel dettaglio. Dimentichiamo forse che egli infranse la legge più e più volte durante la sua vita e attraverso i suoi insegnamenti? Non fu lui a dichiarare ostilità verso i maestri della legge? Non fu lui a chiamarli peccatori, per il fatto che essi desideravano solo uomini retti come propri discepoli?
“Quando egli vietava di collocare una toppa di panno nuovo su un indumento usato o di versare vino nuovo in vecchie otri, vietava alla sua gente di collegare in alcun modo le sue prediche all’Antico Testamento…” (5)

 

Gesù non avrebbe insegnato, quindi, che egli era il Messia di cui si parla nelle scritture ebraiche. Il concetto dell’Unto, come ebbe modo di sottolineare, richiedeva che questa persona divenisse un re terreno, un sovrano politico. Questo concetto del Cristo era un’idea esclusivamente ebraica. Ma gli autocrati Cristiani, malaccorti, cercarono di collegare gli insegnamenti di Gesù al Giudaismo, il credo di una piccola nazione. Per fare ciò, i capi della chiesa trasformarono e confusero le parole originarie di Gesù, aggiungendo la frase “affinché ciò si compia” ad ogni cosa compiuta da Gesù, per “provare” che egli era Gesù il re-Messia degli Ebrei.

 

Il Nuovo Testamento “è stato organizzato e strutturato, nella sua forma, in modo che potesse conformarsi alle profezie formulate nell’Antico Testamento ebraico, in cui si parlava del prossimo avvento di un Messia terreno. Questo è particolarmente chiaro nelle numerose affermazioni del tipo: ‘che la Scrittura possa compiersi o ‘secondo le Sacre Scritture’”.

 

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NOTE

(1) Giovanni 3:3, J. B. Phillips translation.

(2)Ndr L'espressione "e.V." abbreviazione di "era volgare" viene utilizzata per denotare la numerazione degli anni volendo eliminare il riferimento al cristianesimo (nei paesi anglosassoni "common era", abbreviata in "C.E.") quindi è l'equivalente di "d.C.".

(3) Vd. Capitolo 13, in The Perennial Tradition, "Jesus As a Perennialist  Teacher".

(4) La parola tradotta come “Chiesa”, nel Nuovo Testamento èchiesa ekklesia, e identifica un gruppo di persone che si riuniscono in nome di una stessa cosa. Il termine deriva dal greco ekkalein: suscitare, creare, far venire fuori.

(5) Adolf von Harnack, Marcion: the Gospel of the Alien God, p. 22


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