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Quale amore? Quale felicità?
di Domenico Pimpinella – luglio 2007
- Capitolo 6 - Cosa possiamo fare individualmente e politicamente
Paragrafo 8 - Cosa possiamo fare politicamente
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E’ di questi giorni la notizia che un gruppo di ricercatori tedeschi ha scoperto nelle cellule umane un gene il “prosocial” che sarebbe responsabile dei comportamenti sociali umani ben più accentuati che non negli altri animali. Secondo i ricercatori tedeschi sarebbe stata la maggiore cooperazione pur in un ambiente estremamente competitivo la causa che ha permesso alla specie umana di sviluppare la propria intelligenza. Sono risultati sperimentali che sembrano andare nella direzione della tesi fin qui sostenuta. La presenza di un gene specifico testimonierebbe che già a livello istinto-emotivo la socialità è una forte e indispensabile componente dell’individualità che ci “spinge” verso una nuova compattazione allo scopo di poter formare quella che per prima Maturana e Varela hanno chiamato “unità autopoietica di terzo ordine” identificandola con il termine più noto di società.
Se così non fosse, se fosse dimostrato in modo incontrovertibile che l’individuo può essere naturalmente solo soggettivo, un aumento di questo aspetto, anche abnorme, non ci dovrebbe creare alcun problema. Invece l’aumento smisurato di soggettività, con la conseguente rincorsa al potere e al consumo sono la causa di molti problemi psicologici e perfino degli innumerevoli casi di suicidio nelle società più ricche e competitive.
Mi piace credere (errore che, forse, mi accomuna negativamente a tutti quei pensatori che hanno creduto di aver aperto una larga porta sulla possibilità di un nuovo modo di essere) che a questo punto un cerchio (e non il cerchio) si stia per chiudere; che la prima linea tratteggiata in Occidente da Talete, iniziata quasi tremila anni fa, per tentare una “ribellione ragionata” nei confronti di una razionalità che minaccia di seppellirci sotto il peso del nostro passato, stia per chiudersi su se stessa portando così a termine un processo di autoregolazione che anche il “sistema conoscitivo razionale” non poteva non possedere.
Quando tutto ci appare nero, senza più confine tra cielo e terra, può a volte bastare uno spicchio di luce che filtra in un angolino per risucchiarci al di là di ogni pessimismo.
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