PS
Provo ad esprimere, molto sommariamente e di ciò mi scuso (e frettolosamente) il mio pensiero.
Cito:
"Io posso essere biologicamente uguale a Jack lo squartatore, posso mangiare le stesse sue cose e ho anch'io dei sentimenti umani simili ai suoi (su tante cose..).
Ma io e lui crediamo a cosa diverse... "
Perché sei diverso da Jack lo squartatore?
Questa questione è veramente focale e delicata (secondo me)
Certo non credo si possa attribuire ad alcun tuo merito individuale assoluto, checché tu o altri ne pensiate!
Nell'individuo ci sono due forze istintive di sopravvivenza: una individualistica che tende all'affermazione del singolo, un'altra altruistica che tende alla conservazione della specie e della collettività: l’uomo è un’animale sociale, che ha compreso cioè l’importanza di comportamenti collaborativi per la sopravvivenza del singolo.
Solo il giusto equilibrio tra queste due tensioni consente il progresso e il miglioramento.
Una società o un gruppo senza regole, o con regole disattese è destinata all'estinzione o al decadimento.
Le regole che pongono dei vincoli nell'ambito della collettività tendono perciò a permettere e migliorare la sopravvivenza dei singoli e del gruppo.
Questa premessa è funzionale all’introduzione del concetto di responsabilità.
Crediamo che non esistano colpe assolute, ma solo responsabilità più o meno gravi soggettive o collettive e relative. Infatti nei vari gruppi, o comunità, non sempre l’insieme di regole, principi e valori coincidono.
Il concetto di responsabilità è strettamente legato alle implicazioni di un comportamento (del singolo o di un gruppo).
La non ottemperanza alle regole implica una responsabilità soggettiva o collettiva che va valutata e, se necessario e previsto, sanzionata quando produce danno ad altri.
Questo è un elemento fondamentale di autoregolazione per la convivenza e la sopravvivenza.
Se questo processo non funziona in maniera tendenzialmente equa le implicazioni per l'intiero gruppo possono essere disastrose.
Da un punto di vista squisitamente etico, invece (secondo il mio punto di vista) il livello “oggettivo” di responsabilità (a parità di inottemperanza) dipende dal livello di consapevolezza, di cultura, di potere, nella società, del singolo.
Insomma se un morto di fame ignorante, nato in un contesto degradato ruba una mela questa inottemperanza non andrebbe valutata e sanzionata con criteri analoghi o uguali a quelli usati se la stessa azione lesiva venisse attuata da un individuo colto, ricco con alti livelli di consapevolezza e di responsabilità.
Jack lo squartatore si nasce o si diventa?
Gli esperti dicono che determinante è il fattore contestuale, soprattutto infantile.
Certo la collettività si dovrà difendere da un simile individuo, però la stessa collettività è corresponsabile di aver permesso che dal suo grembo nascesse una tale mostruosità.
Se tutti coloro che “predicano l'individualismo” o la sua ineluttabilità, sapessero di essere reincarnati, dopo la morte, in un abitante di un paese del quarto o del quinto mondo, o in un “Jack lo squartatore” continuerebbero a credere nella loro ideologia?
Non è forse più utile, razionale ed etico cercare SEMPRE di capire le ragioni dell’ “altro”, senza per questo condividerle?
Un tale atteggiamento, tendente anche alla minimizzazione del conflitto, non sarebbe forse più funzionale al miglioramento e ottemperante a un principio di equità utile al singolo e, potenzialmente, anche noi stessi?
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