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16-11-2004, 16.39.16 | #9 |
Ospite abituale
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Traduzione Matteo Galvan - Teamweb Megachip
Chi sono i terroristi di Falluja e come stanno terrorizzando la popolazione civile? Nermeen Al-Mufti cerca di capirlo. Prima che la ventiquattrenne Ateka Abdel Hamid morisse, i suoi parenti ignoravano che questa donna al settimo mese di gravidanza fosse una terrorista. Mentre i famigliari raccoglievano i corpi mutilati di Ateka e della sua famiglia, un portavoce degli Stati Uniti si vantava del fatto che "le forze multinazionali" avessero ucciso alcuni terroristi e seguaci di Al-Zarqawi nel corso di un’offensiva a Falluja. Si è scoperto che i terroristi erano Ateka, suo figlio di tre anni Omar, suo marito Tamer ed altri sei membri della sua famiglia. Il fratello di Ateka, Abdul-Rahman Abdul-Hamid, ha detto che l’unica a sopravvivere della famiglia della sorella è stata sua figlia di nove mesi, la cui foto ha già fatto il giro delle televisioni di tutto il mondo. Ateka e i suoi figli erano fuggiti dalla loro casa nel distretto militare di Falluja rifugiandosi a casa dei suoi genitori. Il giorno in cui è morta, sua suocera l’aveva portata a casa nel distretto "relativamente sicuro" di Al-Jumhuriya. A mezzanotte, gli aerei statunitensi hanno bombardato l’area uccidendo Ateka, i suoi famigliari e la famiglia di suo marito. I genitori di Ateka non sono venuti a conoscenza della tragedia fino al mattino seguente. I parenti hanno seppellito i nove corpi. Come in molti altri casi a Falluja, quella che un tempo era la loro casa ora non è altro che un cumulo fumante di macerie. Questa è una testimonianza carbonizzata della speranza andata in frantumi – Ateka e la sua famiglia non sono riusciti a salvarsi. Oggi Abdul-Rahman porterà la propria famiglia ad Al-Taji, un quartiere di Baghdad dove hanno un parente. Non è un’area del tutto sicura, ma è meglio di Falluja. Gli abitanti di Falluja fuggono dalla metà di aprile del 2003, quando furono organizzati i primi attacchi statunitensi contro la città. Il governo iracheno ha anche chiesto agli abitanti di Falluja di evacuare la città, e nonostante ciò le forze statunitensi l’hanno cinta d’assedio, tagliandola fuori dalla strada principale – l’unica che collega Falluja alle altre città irachene. Sebbene le istruzioni del governo siano quelle di lasciare la città, per la gente di Falluja è difficile farlo. Ci sono anche quelli che non possono lasciare la città, quelli che non sono abbastanza fortunati da avere parenti che li possano ospitare da qualche altra parte. Sono rimasti, assieme a quelli che semplicemente non vogliono lasciare le loro case. Una volta Falluja veniva detta la città dei minareti. Una volta ricordava l’Eufrate, per la sua bellezza e la sua tranquillità. Vi era acqua in abbondanza e la vegetazione era lussureggiante. Era un luogo di soggiorno estivo per gli iracheni. La gente vi si recava per divertirsi, per fare una nuotata nel vicino lago Habbaniya, per mangiare un kebab. Nel ristorante Abu Hussein si poteva mangiare uno dei migliori kebab di Falluja. Ma le forze statunitensi, agendo sulla base di una soffiata dell’intelligence irachena, hanno deciso che Abu Hussein era un covo di terroristi. Hanno raso al suolo l’edificio, uccidendo le sue due guardie. I corpi delle guardie non sono mai stati ritrovati, solo le tracce di sangue. Su entrambi i lati della strada principale non mancano scene di distruzione. Palazzi signorili e piccole abitazioni sono diventate uguali – tutte distrutte. A volte la curiosità spinge un visitatore, un adulto o un bambino che conosceva i proprietari, a fissare le macerie. Si respira un’aria di tragedia. Con un nodo in gola mi chiedo: dove sono i fratelli arabi? Dove sono i parenti musulmani? Dov’è il mondo civilizzato? A cosa gli serve l’orgia di sangue che c’è in Iraq? Oggi, so come si sentono i Palestinesi, quando vengono massacrati mentre gli Arabi ed il mondo si girano dall’altra parte. Ci sono combattenti arabi a Falluja? "Alcuni fratelli arabi erano tra di noi, ma quando i bombardamenti si sono intensificati, abbiamo chiesto loro di andarsene e così hanno fatto", dice Ahmed Al-Deleimi. Ed ha aggiunto: "Perché l’America si è arrogata il diritto di chiedere aiuto agli eserciti del Regno Unito, dell’Australia e di altri Paesi e noi non abbiamo lo stesso diritto? Non possiamo chiedere aiuto ad altri." Kamel Mohamed, che si stava preparando a lasciare Falluja, diceva di aver sentito che c’erano combattenti arabi in città, ma non ne aveva mai visto uno. Poi è venuto a sapere che se n’erano andati. "Nonostante le ragioni di quei combattenti, essi hanno fornito un pretesto per distruggere la città, proprio come la trovata delle armi di distruzione di massa ha fornito un pretesto per distruggere l’Iraq. E’ nostro diritto resistere ed è un diritto dell’avversario essere onesto, ma è possibile l’esistenza di un occupante onesto?" La sofferenza si diffonde assieme alla distruzione. Questo è il secondo Ramadan sotto occupazione, e ovunque ci sono spargimenti di sangue. Iyad Allawi ha visitato Sadr City, che ha deposto le sue armi, e ha detto di essere deciso ad estirpare il terrorismo. Nessun ufficiale iracheno o statunitense ha ancora detto agli Iracheni, che sono costantemente in pericolo, cosa sia esattamente il terrorismo. Il fatto che gli Stati Uniti intimino alla gente di andarsene perché è in azione una forza con licenza di uccidere, non si classifica forse come terrorismo? L’uccisione dovuta al fuoco "amico", non si classifica forse come terrorismo? L’occupazione da parte di una forza straniera, non si classifica forse come terrorismo? Questi sono tutti atti di terrorismo e gli Iracheni stanno pagando un prezzo che aumenta di giorno in giorno. Finché Al-Zarqawi non verrà catturato, continueranno le operazioni contro gli Iracheni. Tali operazioni hanno strani nomi in codice, come "Spettro Iracondo". Ora lo Spettro Iracondo si aggira urlando per Falluja. Potrà mai trovar pace? Fonte: www.ahram.org.eg/weekly - Al-Ahram è uno dei più celebri quotidiani del mondo arabo. Al-Ahram Weekly è l’edizione settimanale in inglese di Al-Ahram, stampata a Londra, Francoforte e New York. |