Il titolo potrebbe sembrare una provocazione, ma non lo è. Voglio chiarirvi, in sede storica, cosa penso dell'attuale interesse da parte della comunità internazionale per la questione cipriota.
Antefatto: nel luglio del 1974 un colpo di stato pro-enosis (=unione con la grecia) rompe i fragili equilibri tra gerco-ciprioti (3/4 della popolazione) e turco-ciprioti (1/4 della popolazione). In realtà tra i due gruppi etnici erano stati registrati numerosissimi atti di violenza e la situazione cominciava a degenerare in terrorismo e guerra civile.
L'annuncio dell'enosis spinge la Turchia, che non aspettava altro, ad invadere l'isola. Lo sbarco avviene a Kyrenia (l'attuale Girne) il 20 luglio 1974. Nel giro di pochi giorni l'inarrestabile avanzata turca si arresta dopo aver conquistato circa 1/3 del territorio. Vengono occupate 2 città importanti su 4 (la stessa Kyrenia e la turistica Famagusta) e metà Nicosia (in realtà già divisa dalle forze dell'ONU nel 1963). In più viene occupata quasi tutta la Mesaoria, la fertile pianura centrale di Cipro.
L'invasione provoca la caduta del neonato regime militare cipriota e della stessa giunta greca. Al potere nella parte sud dell'isola torna il presidente Makarios, nella parte nord sale il vicepresidente Denktas.
Cosa succede? Che l'invasione turca, culminata nella costituzione nel 1983 della Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN), non viene riconosciuta dalla comunità internazionale: per il mondo esiste solo ed un'unica Cipro, quella greca.
Segue pulizia etnica da entrambe le parti: i greci si rifugiano tutti al sud e i turchi tutti al nord. La linea dell'armistizio (linea verde) viene sigillata come neanche la cortina di ferro: è impossibile passare da una parte all'altra.
Il sud si trova improvvisamente sovrappopolato: ma il regime fiscale conveniente e la guerra in Libano spingono molte multinazionali a investire nella parte legale dell'isola; che in breve tempo si sviluppa, ricostruisce le sue basi turistiche a Limassol e a Aja Napa e avvia il processo di integrazione nell'UE.
Il nord (che era la parte più ricca) è, invece, sottopopolato. La chiusura internazionale, derivante dal mancato riconoscimento, provoca l'abbandono degli investitori stranieri. Fondamentali sono gli aiuti turchi.
Per circa 30 anni Cipro Nord è osteggiatissima: soprattutto la politica turca di assegnare le proprietà dei fuorisciuti greci a turco-ciprioti immigrati dal sud e, soprattutto, a coloni turchi mandati dalla madrepatria. Ancora oggi è passabile di arresto per reati internazionali chi compra una proprietà a Cipro Nord riassegnata dal (non riconosciuto) governo locale. Ed in effetti la riassegnazione ai proprietari originali delle proprietà è sempre stato l'unico ostacolo a qualsiasi dialogo per la riunificazione dell'isola.
Ma Cipro Nord, grazie al boicottaggio della comunità internazionale, ha vissuto 30 anni paradisiaci. L'isola è rimasta selvaggia, il mare e le spiagge usate quasi solo ed esclusivamente dagli abitanti locali. Non ci sono centri commerciali, ma solo piccoli negozianti del posto. Non ci sono industrie, ma una buona agricoltura che occupa ancora tante persone. Non ci sono locali etnici, ma solo ristoranti e tipici locali dove si gustano pietanza locali. Il tempo sembra essersi fermato, la vita si svolge serena e senza stress. E, udite udite, in un discreto benessere.
Nel 2003 il paradiso barcolla: viene aperto per la prima volta il confine e gli sposatementi da una parte all'altra dell'isola avvengono abbastanza agevolmente. E' proibito solo ai coloni turchi (considerati ladri per definzione) passare nella parte greca dell'isola.
La conseguenza è che il turismo al nord si è un pò sviluppato, è cominciata ad affluire valuta pregiata e i prezzi sono saliti per la gioia
degli abitanti del posto.
Ma il grande capitale ha, purtroppo, grandi porgetti per l'sola: investimenti in attività industriali e turistiche. E' pronta una bella colata di cemento che seppellirà il paradiso delle tartarughe. Sono pronti dei bei centri commerciali che ridurranno in miseria i commercianti locali. Le banche sono pronte a finanziare qualsiasi progetto: tanto dopo rivorranno tutto con gli interessi e, in breve tempo, i bravi turco-ciprioti saranno coperti di debiti. insomma, lo schifo che subiamo un pò tutti oggidì e a cui loro (per puro caso) si sono sottratti per più di 30 anni.
Ma per fare questi faraonici investimenti bisogna aggirare l'ostacolo del mancato risonoscimento: ci stanno provando in tutti i modi e i greco-ciprioti, dopo essere stati a lungo coccolati, oggi sono oggetto di forti pressioni. Tanto da loro tutto lo sfruttabile è stato sfruttato e ora tocca alla parte vergine dell'isola. La cosa bella è che, in barba all'embargo, alcuni investitori americani si sono incontrati con il presidente turco-cipriota passando direttamente dal proibitissimo aeroporto di Ercan. Il denaro comincia ad arrivare lo stesso e ogni tanto si vocifera qualche progetto faraonico poi smentito (l'ultimo è il Chelsea Village di Abramovich).
Cipro è 1/3 della Sicilia. La parte turca 1/3 di Cipro. La RTCN è, quindi, 1/9 della Sicilia. Il capitale internazionale è così disperato, così assetato di investimenti che non riesce più a trovare, da non avere pietà nemmeno per uno scoglio grande 1/9 della Sicilia? A cosa siamo arrivati?