Io sono molto fortunato, non ho mai posseduto automobili che superassero la soglia dei 150 km/h, qualcuno potrebbe definirla sfortuna o insuccesso ma sapendo che io perennemente avrei l'acceleratore a tavoletta probabilmente sarei un pericolo pubblico, anche se devo dire in tutta onestà che se uno è abituato a correre ha la visuale è più ampia ed i riflessi più pronti di uno che va molto piano, riuscendo così anche a prevedere alcune situazioni pericolose, però non sempre è così.
Un giorno estivo percorrevo una strada abituale e viaggiavo a circa 130 km all'ora con la mia mitica pandina rosso Ferrari, ero in accelerazione perché in quel tratto c'è un rettilineo di un paio di chilometri, c'è un'unica stradina laterale sulla destra che è un po' nascosta da una casa ma porta in mezzo ai campi quindi non ho mai visto traffico provenire da quella direzione. Quel giorno, le cose furono diverse, molto diverse dal solito, quando fui a circa una ventina di metri da quella strada sbucò per immettersi nella strada principale una Ford fiesta bianca. Non riuscii nemmeno a frenare e la investii a piena velocità. L'urto fu violentissimo, il conducente preso di fianco dal contraccolpo si tagliò il collo sul bordo del finestrino semiaperto, l'autò si accartocciò finendo prima addosso ad un muretto di cemento per poi arrestarsi dentro il fossato. Non restava molto di quell'auto e nemmeno del suo conducente. Scesi di corsa dall'auto e andai a vedere e sentii le budella contorcersi più che altro per il dispiacere di avere ammazzato qualcuno, rimasi per qualche minuto ad osservare la tragica scena chiedendomi se fosse realtà, l'uomo dentro l'auto sembrava un manichino appena uscito da una vetrina, immobile e decisamente privo di vita. Non so quanto tempo trascorse, ma poi riuscii a scuotermi e realizzai che ora avrei avuto delle grosse grane oltre al rimorso che mi sarebbe rimasto per il resto della mia vita, dovevo chiamare un'ambulanza e la polizia ma nel mentre pensavo al da farsi si fece largo un pensiero che a forza di gomitate, dal profondo si era fatto strada fino al livello cosciente, appena si formò chiaro nella mia mente sentii un brivido sulla nuca e sulle braccia: come avevo fatto io ad uscirne vivo? Pensavo alla sequenza degli eventi e non riuscivo a ricordare di aver aperto la porta della mia auto per venire lì dove mi trovavo, avevo paura a voltarmi indietro, forse perché sapevo già cosa avrei visto ed infatti quando mi feci coraggio e mi girai vidi ciò che già sapevo, io non ne ero uscito vivo, il mio corpo era ridotto pressappoco allo stesso modo, la mia auto era un rottame con il motore dentro la cabina di guida e di me potevo solo vedere la testa spaccata e la bocca semiaperta. Divenni profondamente triste, non provavo dolore, non sentivo nulla di nulla ma mi venne da pensare che avevo lasciato un sacco di cose incompiute ed ora non potevo farci più nulla. Poi sentii una voce che mi chiese: vuoi farla finita qui? Non provai nessun stupore e risposi normalmente come se stessi parlando con una persona vicino: ormai che posso fare, Non vedi ciò che resta?
Il tempo a questo livello non esiste mi disse la voce, non capii il significato ma risposi: a dire il vero avrei un sacco di cose da sistemare e preferisco tornare dissi deciso. Una volta presa la decisione mi ritrovai nella mia pandina che viaggiava alla solita velocità soltanto che frenai di colpo come se avessi avuto il presentimento che sarebbe uscita un'auto da quella stradina sulla destra ed infatti così accadde, il conducente della Ford si spaventò un poco mi fece un segno di scuse, io gli feci un cenno a mia volta, mi tornò in mente tutto quello che era accaduto prima o dopo, chi lo sa quando, poi risi a più non posso. Quello fu uno dei giorni più belli della mia vita.
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