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20-04-2006, 18.57.10 | #5 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 05-07-2005
Messaggi: 464
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Citazione:
Il comportamento d'onestà e rettitudine interessa, eccome... Tutto il discorso sul bene e sul male si riferisce sia alla collettività che al singolo. Citazione:
L'uomo è solo in quanto ognuno è un individuo unico e irripetibile, ma guardando il prossimo capisce che in fondo veniamo tutti dalla stessa matrice, tutti soffriamo per il male e gioiamo per il bene, quando si interagisce con il prossimo lo si sente perchè si dà qualcosa di sè, e nella società si interagisce sempre gli uni con gli altri, per cui le persone con cui si entra in contatto diventano prossimo... Citazione:
Concordo, ma il singolo può solo vivere in funzione di quello che crede, e tradurre quello che crede nella sua vita quotidiana. Il cambiamento della società passa per il cambiamento dei singoli individui, ma se la maggioranza non ha idee di rettitudine e di onestà come si fa a cambiare il suo cuore??? Molti che mancano di queste virtù auspicano di vederle nei loro confronti da parte del prossimo, ma non capiscono che mancano dentro di loro. Riprendendo le parole del Vangelo: "Luca 6:42 Come puoi dire a tuo fratello: "Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che hai nell'occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello." questo è quello che manca alla collettività dei "singoli" per migliorare: non confrontarsi con gli altri partendo dal conoscere se stessi e usare tale metro per rapportarsi con gli altri: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Ciao |
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20-04-2006, 19.13.42 | #6 |
frequentatrice habitué
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 780
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Salvatore il rapporto interventi/visite è nella norma per il thread da te aperto.
Non è che la gente non s’interessi, però difficilmente si può controbattere. Il primo post dice tutto. e… volevo scrivere di più, però le mie parole non sarebbero che un debole tentativo di sintesi di questo brano: “.... tu avrai capito la vita non quando tu farai il tuo dovere in mezzo agli uomini, ma quando lo farai nella solitudine. Non quando, pur raggiunta la notorietà, potrai avere una condotta esemplare agli occhi degli uomini, ma quando l'avrai e nessuno lo saprà, neppure te stesso. Non quando tu farai il bene e ne vedrai gli effetti, ma quando lo farai e non ti interesserà avere gratitudine, nè conoscere l'esito del tuo operato. Non quando tu potrai aiutare efficacemente e disinteressatamente, ma quando aiuterai pur sapendo che il tuo aiuto a nessuno serve, neppure a te stesso. Non quando tu ti sentirai responsabile di tutto ciò che fanno i tuoi simili, ma quando conserverai intatto il senso della tua responsabilità, pur sapendo d'essere l'unico uomo al mondo. Non quando tu avrai compreso che tutti gli esseri hanno gli stessi tuoi diritti, ma quando tratterai l’essere più umile della terra come se fosse Colui che ha nelle Sue mani le tue sorti. Non quando tu amerai i tuoi simili, ma quando tu stesso sarai i tuoi simili e l'amore,” Io vorrei soffermarmi su tutto quel che scrive dopo “ma quando..” si può raggiungere con la meditazione, con lo studio, con la ragione o è una grazia? Ma quando avviene o accade, la persona è consapevole di tutto ciò? |
21-04-2006, 09.49.02 | #8 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-06-2005
Messaggi: 697
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Molto semplicemente noi esistiamo perché esistono gli altri (quanto meno ci hanno messo al mondo anche se abbiamo scelto una vita da eremiti) e definiamo noi stessi e il nostro spazio in relazioni agli altri. Volenti o nolenti.
E' nel nostro sommo interesse che queste relazioni funzionino. Sia che siamo egoisti o che siamo altruisti. |