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13-01-2006, 17.04.08 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-12-2005
Messaggi: 301
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Citazione:
Però io trovo che sia bello anche sperimentare. |
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13-01-2006, 17.06.28 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-11-2005
Messaggi: 3,250
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Citazione:
sicuramente lo è ... ma alla fine torni al "tuo"metodo. la sperimentazione serve sino a quando non "crei" il tuo |
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13-01-2006, 17.13.08 | #7 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-12-2005
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"La scienza del Kriya Yoga, così spesso citata in queste pagine, è divenuta molto nota nell'India moderna ad opera di Lahiri Mahasaya, il Guru del mio Guru. La radice verbale sanscrita del Kriya è Kry, fare, agire, reagire; la stessa radice si trova nella parola Karma, il principio di causa e di effetto. Kriya Yoga perciò significa "unione (yoga) con l'Infinito attraverso una data azione, o rito (Kriya)". Uno yogi che ne segua scrupolosamente la tecnica viene liberato con gradualità del karma, la catena di causa e di effetto e delle sue azioni equilibranti.
In obbedienza a certe antiche regole yoghiche non posso dare una spiegazione completa del Kriya Yoga in un libro destinato al pubblico. La tecnica va imparata da un Kriyaban, o Kriya-Yoghi autorizzato; qui, dovrà bastare un ampio cenno. Il Kriya Yoga è un metodo semplice, psicofisico mediante il quale il sangue umano viene purificato dall'anidride carbonica e risaturato di ossigeno. Gli atomi di quest'ossigeno in sovrappiù si tramutano in correnti di vita per ringiovanire il cervello ed i centri spinali. Fermando l'accumularsi del sangue venoso, lo yogi può diminuire o interrompere il logorio dei tessuti; uno yogi molto progredito tramuta le sue cellule in pura energia. Elia, Gesù, Kabir e altri profeti furono maestri nell'usare il Kriya o una tecnica simile, mediante la quale riuscivano a smaterializzare i loro corpi a volontà. Il Kriya è un'antica scienza. Lahiri Mahasaya la ricevette dal suo Guru Babaji, che ne riscoprì e delucidò la tecnica perdutasi nelle età oscure. Babaji la ribattezzò semplicemente Kriya Yoga. "Il Kriya Yoga che attraverso te io do al mondo in questo diciannovesimo secolo" - disse Babaji a Lahiri Mahasaya - "è la stessa scienza riesumata che Krishna diede migliaia d'anni fa ad Arjuna, e che in seguito fu conosciuta da Patanjali e Cristo, da S. Giovanni, S. Paolo e da altri suoi discepoli." Krishna, il più gran profeta dell'India, si riferisce al Kriya Yoga in due versetti della Bhagavad Gita: "Immettendo respiro inalante nel respiro esalante, e respiro esalante nel respiro inalante, lo yogi neutralizza entrambi questi respiri; così, egli sottrae prana al cuore e lo porta sotto il suo controllo." Ciò, s'interpreta nel seguente modo: - calmando l'attività dei polmoni e del cuore, lo yogi arresta la decadenza del corpo ed arresta altresì le alterazioni di crescita delle cellule mediante il controllo di apana (la corrente eliminatoria). Neutralizzando così il logorio e lo sviluppo, lo yogi acquista il controllo della forza vitale. Un altro versetto della Gita dice: "Si rende libero in eterno quell'esperto in meditazione (muni) che, cercando la Mèta Suprema, è capace di ritirarsi dai fenomeni esterni fissando lo sguardo tra le sopracciglia e neutralizzando le correnti uniformi di prana ed apana nelle narici e nei polmoni, e di dominare la propria mente sensoria e l'intelletto, nonché di rendersi libero dai desideri, dal timore e dall'ira." Krishna riferisce anche (ibidem, IV, 1-2) che fu lui, in una precedente incarnazione, a comunicare l'indistruttibile Yoga ad un antico illuminato, Vivasvat, che lo passò a Manu. Questi, a sua volta, istruì Ikshwaku, fondatore della solare dinastia guerriera dell'India. Passando, così, dall'uno all'altro, lo yoga reale fu custodito dai rishi fino al sorgere dell'era materialistica. Poi, per la segretezza dei sacerdoti e l'indifferenza degli uomini, la sacra sapienza divenne a poco a poco inaccessibile. Il Kriya Yoga è citato due volte dall'antico saggio Patanjali, principale esponente dello yoga, il quale scrisse: "Il Kriya Yoga consta di disciplina corporea, controllo mentale e meditazione sull'Aum (Om, Amen). Patanjali parla di Dio come del reale Suono Cosmico Om che si ode nella meditazione. Om è la Parola Creativa, il suono del Motore Vibratorio, il testimone della Divina Presenza. Persino colui che s'inizia allo yoga, spesso, riesce ben presto a percepire nel suo intimo il suono meraviglioso dell'Om. Ricevendo questo sublime incoraggiamento spirituale, il devoto ha la sicurezza di essere realmente in rapporto con i reami divini. Patanjali si riferisce una seconda volta al controllo vitale, o tecnica Kriya, nel seguente modo: "La liberazione può essere raggiunta mediante quel pranayama cui si arriva separando i processi dell'inspirazione e dell'espirazione." San Paolo conosceva bene il Kriya Yoga, o una tecnica molto simile, con la quale poteva immettere o togliere le correnti vitali nei propri sensi. Per questo poteva dire: "Io muoio ogni giorno. Sì, per la gloria di voi, ch'io ho in Gesù Cristo, nostro Signore". Con un metodo per accentrare nel proprio interno tutta la forza vitale corporea (che, ordinariamente, è diretta solo verso l'esterno, cioè verso il mondo dei sensi, conferendo in tal modo a quest'ultimo la sua apparente validità) San Paolo viveva giornalmente una vera unione yoghica con la "gloria" (beatitudine) della Coscienza Cristica. In questo stato di felicità egli era conscio d'essere morto all'inganno sensorio di maya. Nel primo stadio della divina unione (sabikalpa samadhi), la coscienza del devoto s'immerge nello Spirito Cosmico; la sua forza vitale è sottratta al corpo, che appare "morto", in altre parole, immobile e rigido. Lo yogi è pienamente conscio del suo stato d'animazione sospesa del corpo. Progredendo, però, verso più alti stadi spirituali (nirbikalpa samadhi) egli comunica con Dio, senza la fissità del corpo e mantenendo desta la sua coscienza normale, anche nel mezzo delle attività e delle mansioni terrene. "Il Kriya Yoga è uno strumento mediante il quale l'evoluzione umana può essere affrettata", spiegava Sri Yukteswar ai suoi allievi. "Gli antichi yogi scoprirono che il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro. Questo è il contributo impareggiabile e immortale che l'India ha apportato al patrimonio di conoscenze del mondo. La forza vitale che, normalmente, viene assorbita dal compito di sostenere il pulsare del cuore, deve essere liberata per svolgere attività più elevate, con l'aiuto di un metodo per acquietare le incessanti esigenze del respiro". "Il Kriya Yoghi dirige mentalmente la propria energia vitale, facendola ruotare in su ed in giù, attorno ai sei centri spinali (i plessi midollare, cervicale, dorsale, lombare, sacrale e coccigeo) che corrispondono ai dodici segni astrali dello Zodiaco, il simbolico Uomo Cosmico. Mezzo minuto di rivoluzione dell'energia intorno alla spina dorsale dell'uomo determina sottili progressi nella sua evoluzione; quel mezzo minuto di Kriya equivale ad un anno di naturale sviluppo spirituale. Il sistema astrale di un essere umano, con i sei (dodici, a causa della polarità) costellazioni interiori che girano intorno al sole dell'onnisciente occhio spirituale, è in rapporto con il sole fisico e con i dodici segni dello zodiaco. Tutti gli esseri umani subiscono così l'influenza di un universo interiore e di uno esteriore. Gli antichi rishi scoprirono che l'ambiente terreno e quello celeste dell'uomo lo sospingono innanzi in cicli di dodici anni sul suo naturale sentiero. Le scritture dicono che all'uomo occorre un milione d'anni d'evoluzione normale esente da malattie per perfezionare il suo cervello somatico in modo tale da poter esprimere la Coscienza Cosmica. Mille kriya eseguiti in otto ore e mezzo danno allo yoghi, in un sol giorno, l'equivalente di mille anni d'evoluzione naturale; 365.000 anni d'evoluzione in un anno. In tre anni un Kriya Yoghi può così ottenere, con il proprio intelligente sforzo, lo stesso risultato che la natura concede in un milione d'anni. S'intende che la scorciatoia del Kriya può essere presa solamente da yogi profondamente evoluti. Con la guida di un Guru, tali chela (studenti spirituali, discepoli) hanno accuratamente preparato il loro corpo e la loro mente per poter sopportare l'enorme potenza generata dalla pratica intensiva di questa tecnica. Il principiante Kriya Yogi esegue il suo esercizio solo da quattordici a ventiquattro volte, due volte al giorno. Alcuni yogi giungono alla liberazione in sei, dodici, ventiquattro, o quarantotto anni. Uno yogi che muore prima di avere raggiunto la piena realizzazione porta con sé il buon Karma del precedente sforzo Kriya; nella nuova vita sarà sospinto verso la Mèta Infinita. Il corpo dell'uomo comune è come una lampada di cinquanta watt, che non può sostenere i miliardi di watt d'energia suscitati da un'eccessiva pratica del Kriya. Mediante un aumento graduale e regolare del semplice e "comprovato" metodo del Kriya, il corpo umano si trasforma astralmente giorno per giorno, e alla fine è capace di sostenere quel potenziale infinito d'energia cosmica che costituisce la prima espressione materialmente attiva dello Spirito. Il Kriya Yoga non ha nulla in comune con i non scientifici esercizi di respirazione insegnati da alcuni zelanti mali informati. I tentativi di trattenere per forza il fiato nei polmoni sono contro natura, e inoltre decisamente spiacevoli. Il Kriya invece è accompagnato fin dall'inizio da un senso di pace ritemprante, e dà sensazioni calmanti nella spina dorsale, che producono un effetto rigenerante. Quest'antica tecnica yogica trasforma il respiro in sostanza mentale. Con l'evoluzione spirituale si diviene capace di riconoscere il respiro, quale un atto mentale: un respiro di sogno." -------------------------------------------------------------------------------- Da: Paramahansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi, pp. 225, segg. Astrolabio/Ubaldini Editori |
13-01-2006, 17.14.55 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-12-2005
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Citazione:
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05-02-2006, 12.26.27 | #9 |
Ospite
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Ciao, mi chiamo Furio e sono il ministro in Italia del Center for Spiritual awareness, l'organizzazione fondata da Roy Eugene Davis (discepolo diretto di Paramahansa Yogananda).
Ti allego a questo messaggio un articolo di Davis sul kriya yoga, in modo che tu possa capire qual'è il nostro approccio a questa scienza. Abbiamo un gruppo di meditazione vicino a Savona e, di tanto in tanto, mi sposto in giro per l'Italia facendo dei seminari a donazione libera. Il mio sito web è XXXXXXXXXXXXXX Potrai trovare lì tutte le informazioni di cui hai bisogno. Un caro saluto / Furio ---------------------------------------------------------------------------------- Il Kriya yoga come stile di vita Di Roy Eugene Davis -------------------------------------------- Vita: l’esperienza fisica, mentale e spirituale che costituisce l’esistenza di una persona. E’ il più saggio chi cerca Dio. E’ la persona di maggior successo chi lo realizza (Paramahansa Yogananda). --------------------------------------------- Spero sia chiaro che la pratica completa del kriya yoga debba includere ogni cosa che fai. Non considerarla semplicemente come un periodo occasionale di meditazione contemplativa oppure come pratica di tecniche meditative. Per avere una comprensione esauriente, leggi con frequenza gli yoga sutra di Patanjali 1:2: L’autodisciplina intensa, la profonda autoanalisi e l’abbandono devozionale a Dio sono le pratiche del kriya yoga. Autodisciplinarsi significa addestrare e controllare mente, emozioni e comportamenti con lo scopo di migliorare. Si deve fare questo in ogni momento e in ogni circostanza, se vogliamo raggiungere dei risultati nella pratica del kriya yoga. Un kriya yogi deve sapere che per seguire questo percorso bisogna scegliere una vita di tipo monastico, ossia di solitudine. Questo non significa andare in un monastero e vivere da eremita o staccarsi da circostanze esterne e relazioni personali. Significa che tu, da solo, devi scegliere come pensare, comportarti, relazionarti compassionevolmente al prossimo e seguire studi metafisici e pratiche spirituali essenziali, senza compromettere ideali e aspirazioni. Alcuni kriya yogi presumono erroneamente che un ambiente isolato, lontano dalla mondanità, sarebbe più di supporto alle loro pratiche spirituali. Benché l’isolamento sia utile di tanto in tanto, per la maggior parte dei devoti di Dio è meglio avere una vita ordinata, che possa includere responsabilità familiari e lavorative. Così facendo, queste persone possono avere opportunità per coltivare pazienza e comprensione, soddisfare desideri completi e contribuire al benessere altrui, mentre addestrano (e controllano) mente, emozioni e comportamenti. Imparare a contare su se stessi e ad essere funzionali aiuta il devoto a sviluppare capacità mentali ed intellettuali, maturità emotiva, a diventare più consapevoli delle capacità spirituali e ad accrescerle. Parecchi dei miei fratelli discepoli spiritualmente avanzati erano funzionalmente competenti e avevano successo negli sforzi personali. Essi adempivano correttamente i loro doveri nella famiglia e nella comunità, praticando allo stesso tempo la meditazione supercosciente. Poco tempo dopo esser diventato discepolo di Sri Yukteswar, Yogananda volle andare nell’Himalaya a meditare in una grotta. Sri Yukteswar gli disse con noncuranza che non avrebbe trovato Dio in una montagna. Sulla strada per l’Himalaya, Yogananda incontrò un altro discepolo di Lahiri Mahasaya che gli diede da mangiare e un posto da dormire. Questi gli chiese se avesse avuto una stanza privata all’interno dell’ashram di Sri Yukteswar dove rinchiudersi. Quando il mio guru disse di averla, gli fu detto: “Quella è la tua caverna” (Vedi il capitolo: “Il santo senza sonno” nel libro “Autobiografia di uno yogi”). Uno dei miei fratelli discepoli chiese il permesso a Yogananda di andare in una regione della California del nord per parecchi mesi, con lo scopo di meditare. Paramahansaji gli disse: “Tutto ciò di cui hai bisogno è qui. Ho visto alcuni yogi in India che vivono nelle montagne. Durante il giorno discutono idee filosofiche, mentre di notte si preoccupano di avere abbastanza legno per i loro fuochi”. L’autoanalisi efficace culmina nella conoscenza del Sé. Chiedetevi: “Cosa sono?” Desiderando sinceramente sapere cosa siete, realizzerete di essere unità di pura coscienza piuttosto che menti e corpi. Per conoscere il Sé, l’indagine intellettuale è utile e deve essere supportata dalla pratica regolare della meditazione al livello della supercoscienza. Quando sei in uno stato supercosciente, puoi sperimentare cosa sei in quanto creatura spirituale. La cosciente esperienza di ciò che sei è l’autorealizzazione. Invece di sforzarti di essere realizzato, utilizza le tue capacità di discriminazione per riconoscere ciò che sei e medita a livello supercosciente per sperimentarlo. Negli Yoga sutra di Patanjali e nella Bhagavad-Gita, per “pratica dello yoga” si intende “pratica del samadhi” (supercoscienza). Tutte le altre pratiche sono preparatorie, poiché calmano la mente, stabilizzano le emozioni e chiariscono la consapevolezza. L’abbandono devozionale a Dio permette di vedere attraverso il proprio senso illusorio ed errato del sé, nonché di elevarsi al di sopra di esso. Quando ci si riesce, la conoscenza del Sé prevale. Uno dei maggiori ostacoli alla conoscenza del Sé è l’accettazione compiacente degli stati condizionati della mente e delle circostanze ordinarie o “normali”, alle quali si concede di prevalere nella vita di tutti i giorni. Supera questi ostacoli aspirando al pieno risveglio e conformando pensieri e comportamenti a questa aspirazione. Molti iniziati al kriya dicono di voler raggiungere l’autorealizzazione, ma non pensano o agiscono come se lo volessero veramente. Il desiderio di raggiungerla può essere soddisfatto come qualsiasi altro: 1) Definendo chiaramente lo scopo o l’intenzione. 2) Scoprendo cosa fare per raggiungerlo 3) Facendo quel che si deve per raggiungerlo Gli stessi principi impersonali che permettono di soddisfare i bisogni mondani, possono permetterti di soddisfare le tue aspirazioni più elevate. Questa è la ragione per cui vivere in maniera efficace e corretta rende più facile sperimentare la crescita spirituale. Quando puoi raggiungere facilmente gli scopi di tutti i giorni, puoi sperimentare altrettanto facilmente la crescita spirituale se lo desideri sinceramente. Il desiderio onesto e sincero di raggiungere velocemente l’autorealizzazione è essenziale. Quando questo desiderio è costante e pensieri, sentimenti e azioni sono in armonia con esso, si sperimentano con certezza risultati ideali. Parecchi anni fa, fui invitato come ospite ad un convegno sullo yoga. Alcuni individui che parteciparono all’evento, dimorarono nell’ashram per parecchie settimane per partecipare ad un ritiro di autotrasformazione”. Quando uno di loro si lamentò con lo staff perché non riceveva l’aiuto che si aspettava, gli fu detto che quello era un ritiro di autotrasformazione, poiché era lui stesso che avrebbe dovuto fare il lavoro. Per gli iniziati al kriya è la stessa cosa. Dopo esser stati informati sui concetti filosofici di base, imparato lo stile di vita da seguire e aver ricevuto l’iniziazione, gli iniziati devono essere diligenti nell’applicazione di ciò che hanno imparato. Nessuno può fare per loro ciò che devono fare per se stessi. Benché io sia stato istruito personalmente da Paramahansa Yogananda e sia stato anche spesso incoraggiato da lui, sono sempre stato anche molto motivato a testare ciò che ho imparato e a fare del mio meglio per sperimentare i benefici della pratica completa del kriya yoga. Dopo che il maestro ebbe lasciato il corpo, attraverso gli anni che seguirono non andai mai da nessun altro per avere consiglio o ispirazione. Stabile nella conoscenza del Sé, ho continuato ad acquisire conoscenza utile, ad espandere le mie capacità e ad apprendere le realtà più elevate. Quando ho fatto ciò che sapevo fare, i risultati sono sempre stati soddisfacenti e la grazia mi ha sempre regalato eventi e circostanze di supporto. E’ utile essere incoraggiati da una persona spiritualmente risvegliata, ricevere i suoi consigli ed essere informati sulle realtà più elevate. La motivazione è di grande aiuto per fare scelte in grado di culminare nell’illuminazione spirituale e nella liberazione della coscienza. Seguire attentamente i principi del giusto vivere e del meditare in modo supercosciente, ti permetterà di soddisfare il tuo desiderio del cuore (essenza profonda dell’essere) e di realizzare Dio. ------------------------------------------------------------------------------- Quando conosci Dio, la vita è bella. (Paramahansa Yogananda) Solo la persona che vive la (giusta) vita conoscerà questi insegnamenti. (Parole attribuite a Gautama, il Buddha) ------------------------------------------------------------------------------- messaggio di Uno Furio ti invito a non passare sporadicamente per lasciare solo volantini pubblicitari, in caso c'è una bacheca nel sito. Non ho nulla contro il Krija ma la legge è uguale per tutti grazie Ultima modifica di fsyukteswarji : 05-02-2006 alle ore 12.28.38. |
06-02-2006, 19.32.59 | #10 | |
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Re: kriya yoga
Citazione:
Salve, prima di parlare dello Yoga,bisogna sapere"cos'è" lo Yoga. Ti dò quella definizione di Ptanjali che fa passare a tutti la voglia di dedicarsi allo Yoga. Dice Patanjali: "Yoga è la sospensione delle facoltà mentali." Dal "Sutrayoga " di Patanjali. Om!Mani Padme Hum ! Sultan kantai. |
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