Ospite abituale
Data registrazione: 15-07-2003
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La Massoneria presenta nel mondo tante e tali sfaccettature e ha alle spalle una storia così complessa e ricca di contraddizioni che riesce difficile attribuirle finalità uniche e costanti.
Si possono pertanto prendere in considerazione soltanto le finalità dichiarate, attingendo a quella pubblicistica che, soprattutto in tempi recenti, si sforza di dissipare il più possibile gli equivoci che circondano l’Ordine, in gran parte dovuti a disinformazione.
La Massoneria condivide con buona parte delle formulazioni religiose ed etiche della storia della perfettibilità dell’uomo, di cui persegue l’estrinsecazione proponendo il cammino dell’evoluzione spirituale dell’individuo. Si tratta, per ciascuno, di un percorso del tutto autonomo e soggettivo, anche se la consapevolezza di appartenere al “corpo” della loggia e l’ambiente “sacro” del Tempio costituiscono strumenti fondamentali di orientamento. D’altra parte proprio la dimensione “corporativa” permette di condividere i risultati raggiunti da ogni Fratello e quindi di ottenere anche un elevamento collettivo, che si dovrebbe riflettere sul mondo esterno non solo mediante iniziative filantropiche, ma anche mediante l’impegno per una “giustizia vera, sana e non settaria” (U.Gorel Porciatti) a beneficio di tutta l’umanità.
Il fine ultimo, infatti, è la Fratellanza Universale, che nello statuto etico massonico regolare non può prescindere dalla convinzione di avere una comune discendenza da una Sorgente Unica, il Grande Architetto dell’Universo.
Da ciò derivano anche la tensione alla Verità e quindi la natura “costruttiva” dell’impegno spirituale del massone, che non delega univocamente a un Dio il progetto della salvezza, ma vi coopera percorrendo “la via maestra del dovere”(M.Moramarco).
La letteratura massonica, ribadendo la necessità di mantenere vivo il legame con la tradizione operativa, mette continuamente l’accento sulla necessità del lavoro costruttivo come fondamento della disciplina spirituale.
Ciò permette di precisare meglio anche il fine ultimo dell’elevazione del singolo.
Nell’etica massonica, che non trascura i risvolti psicologici di questa problematica, il lavoro consente di superare i limiti dell’Io e di integrarsi in un insieme organico non sottoposto, com0e l’individuo, alla morte: resta l’opera compiuta, sopravvivono i compagni con cui la si è realizzata, ne fruiscono le nuove generazioni…in questo senso il lavoro è una prefigurazione dell’immortalità, appagando quello che, se per l’uomo comune è un bisogno psicologico, per il massone è uno dei “confini” della sua stessa identità.
I rituali funebri, che mirano a mettere in primo piano la necessaria riflessione sulla morte (memento mori!) in funzione del suo superamento della dimensione della rinascita interiore, possono sembrare macabri ed essere stati in questo senso responsabili di alcuni fraintendimenti fra i profani, ma è indubbio che nell’affrontare questa problematica la Massoneria a saputo cogliere con anticipo tutti i danni che possono derivare dalla psiche, e alla stessa società, dalla rimozione del pensiero della morte.
Se il fine dell’Ordine massonico è l’elevazione personale del singolo, che attraverso un percorso intimo e del tutto individuale, giunge a comprendere il suo posto nei confronti dell’Essere Supremo e dei propri simili, tutto questo si riverbera, necessariamente, nella vita pratica.
Secondo il Codice massonico, il massone deve essere un onesto cittadino, un buon genitore, una persona rispettosa e tollerante, in poche parole una persona di forte e indiscussa moralità.
Questo, se può spiegare la diffusione dell’Ordine, in quanto organizzazione “positiva ma libera”, non dà ragione di una particolarità che ha contrassegnato la vita della Libera Muratoria quasi fin dalla sua costituzione a Londra nel 1717; la presenza tra i suoi adepti di persone famose. Scorrendo uno qualsiasi dei numerosissimi testi della storia della Massoneria si constata infatti come, in rapporto alla vita tutto sommato breve dell’Ordine (non è certo il caso di prendere in considerazione fantasiose ipotesi che risalgono all’Eden o poco dopo), ci sia stata una partecipazione di personaggi illustri veramente straordinaria.
La domanda allora è questa: che cosa ha spinto queste persone a diventare massoni? La risposta non può essere assolutamente univoca, specie se si considera, nel suo complesso, tutto l’arco della storia di questo Ordine.
Se infatti oggi, in Italia, in seguito alle vicende della Propaganda 2, siamo tentati di vedere questa scelta come un modo per “fare affari”, questo non si può certo dire per personaggi come Gorge Washington e i padri della Costituzione americana; se si potrebbe prospettare che l’adesione a una loggia sia stata considerata dal giovane generale Napoleone Bonaparte come una specie di “assicurazione” per la sua carriera futura, non si può certo affermare lo stesso per Federico il Grande di Prussica che re lo era già per diritto ereditario.
Una caratteristica però sembra estremamente diffusa. Numerosissimi sono gli aderenti alla Massoneria che hanno svolto una professione intellettuale, in particolare artisti (e tra questi i musicisti hanno un posto di particolare rilievo in tutta la storia massonica, passando da Handel, Haydn, Gluck fino a Beethoven, Sibelius, Rossini, Bellini, Verdi fino a Stockhausen), filosofi (da Voltaire a Nietzsche), economisti, scienziati (Einstein), poeti (Alfieri, Carducci, Pascoli, D’Annunzio).
Ci sono stati ovviamente periodi di grande visibilità dei Fratelli (come nel Settecento, il grande secolo dei Lumi, quando sembrava quasi che un intellettuale “non potesse non essere massone”) e altri casi.
Sembra comunque di poter affermare che la certezza della perfettibilità dell’uomo, la solidarietà collettiva, la convinzione di dover cooperare mediante l’impegno personale (ciascuno secondo il proprio percorso spirituale e i propri talenti) all’estrinsecazione nel mondo del disegno del grande Architetto dell’Universo siano i temi che hanno attratto tanti “grandi spiriti” nella comunità massonica. Se questo è il quadro, non si possono che sottoscrivere le parole di un Fratello che si è appassionatamente dedicato ad approfondire i temi della spiritualità massonica:”magnifico è il fine che l’Ordine si propone e, se non sono travisati, pacifici e sereni sono i mezzi che impiega; uno lo scopo diretto: elevare l’Uomo, il singolo, colui che vuole elevarsi, farlo pensare, meditare, comprendere che Egli è un messaggero del Supremo, che del Tutto è un’infinitesima parte e che queste parti, nel Tutto, sono legate da un solo cemento: l’amore” (U.Porciatti).
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