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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Tematiche Spirituali |
25-02-2005, 17.40.08 | #6 |
Ospite abituale
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La Follia di un UOMO
Interessantissimo questo nuovo thread. Bello, mi piace… potrebbe essere inserito, a pieno titolo e con diritto di cittadinanza, in qualsiasi altra sezione del sito… ma ora è qua, in quella dedicata alla spiritualità… Ok! Ci stà bene… in fin dei conti, se non ricordo male, proprio Erasmo, nella chiosa del suo magnifico libro apologetico, descrisse Gesù come il più Folle fra i folli… credo avesse non una, ma mille ragioni. Solo un Folle potè portare quello stravolgimento di cui ettolitri d’inchiostro… ed allora, via… anche se io, instancabile agnostico, continuo a definire la Follia uno dei tratti caratteristici della genialità umana … già, proprio di essa… quindi mi riferisco essenzialmente al mondo della cultura, non tanto a quello (pseudo) esoterico.
Una volta promisi che avrei composto una danza eseguita da un Folle, ma prima della danza vorrei provare a riportare e a descrivere una musica composta e suonata da un Folle, che mentre l’esegue, soffre per causa della sua propria follia. Magari non è in tema rispetto alla ‘Sapienza’… ma questo è il mio sentire che si intreccia sol sentire altrui. Le note di un Folle (Paris Concert – Keith Jarret) Folli! Già, è necessario essere tali, ché solo l’ingloriosa e irriverente Moriae può imporre alla mente di un uomo un tale irridente ingarbuglio di note furenti. Folle lo deve esser davvero. Lo vedo, reietto, piegar il suo volere a comporre e suonare un simile scempio, creando e donando atmosfere irreali. I Folli son sempre un po’ soli, ché il loro deliquio scompagina e scora. E lui, solo, deve esser davvero. Sentirlo suonare è come vederlo gioire e soffrire, concepire inquieto, impaziente trascriver le note, patire suonando. Si odono bene, veloci, lunghe e nodose, le sue dieci dita, ansiose, percorrere i tasti del nero panciuto strumento. Folle! Non può essere altro. Lo vedo, preso da insana passione, preda di ossessiva allucinata visione, furente percuotere quei poveri tasti: sia i bianchi che i neri… che urlo demente. Lo sento, nel disco, veemente percorrer le scale, poi ostinarsi ruggente su un unico tasto del prezioso strumento. Lo sento infondere alla fredda materia il calore del suo cuore inquieto che urla ingiurioso la propria malia. Invade la stanza con note danzanti, irraggiate da splendide luci ed accesi colori di un cuore smanioso, intrise di bizzarre visioni di una mente un po’ folle. Poi, piano, del tutto inatteso, fra quello sconquasso, un flebile gioco di tasti, un passo di danza giocato a due dita; lieve, una dolce sfuggente armoniosa magia si libera gaia, conquista la mente, espandendosi rapida s’impone al tuo cuore: ineffabile suono; un pizzico dolce che vibra leggero, percuotendo le corde del tuo sentimento, innescando così quel moto un po’ strano che coniuga il mistico canto del cuore di un folle al tuo inebriato e stupito sentire. Le note danzanti son quel tratto d’unione, prodotto dell’arte, che unisce ben salde, mischiandole insieme, due grandi emozioni: dell’estasi folle di chi seppe produrle e del tuo sedotto saperle ascoltare. Ed ora la danza. La Danza di un Folle Immagina di osservare un individuo sciamannato, squinternato, scapigliato, disordinato che, rapito da quelle note danzanti, pur’egli danza al loro suono. In deliquio, abbandona se stesso: il proprio corpo, la propria mente e la propria anima, folle, al suono folle di quelle note folli… e vola… vola, vola… vola fra le note e per la stanza rischiarata soltanto da un raggio di luna. Una luce tenue, un tepido calore. Egli danza e volteggia, avvinghiato a quelle note… Folle anch’egli. Chiusi di fuori gli affanni, serrata la porta alle ansie, dimentico di tutto e di tutti… solo lui e quelle note… svaporata l’inquietudine… solo l’arte, la musica, un opera teatrale, un quadro possono sublimare l’essere fino a che questi giunga a trascendere sé stesso… estasi di un’ora, di un solo momento, nel corso del quale, non vi è più un dopo, non vi è più un prima… è la Follia che avanza, che vince la paura (già, Erasmo ce lo disse… quale donna potrebbe mai vincere il timore delle doglie? Ok! La prima volta passi, è ignoranza… ma la seconda? Incoscienza… follia pura). Al suono sincopato di quelle note folli, il Folle danzator libera la sua anima animale, brucia la mente, e raccoglie intorno a sé gli istinti… è un ditirambo… una folle danza… qui Dioniso vive a scapito di Apollo… Eros che sconfigge Thanatos, e Lethe che sposò Mneme… è pura follia, paradosso, ossimoro che recupera la sua vita, che si esalta ed esplode in una vorticosa danza… è l’uomo che espunge dal suo intimo il divino... per esser egli stesso il sacro divino.... è sacralità umanizzata… Ma Gesù fu Folle, Folle per davvero. Un podio, uno scranno, un altare a questo folle danzatore…. Ci libera dalla vacua inconsistenza, donandoci improbabile essenza di vita… pregno di vita, pregno d’amore, gran scrittore del Cantico dei Cantici… è lui, il Folle, il raggrumar in UNO, di tanti geni folli… è lui, insieme al suonatore colui che rese il mondo un po’ migliore… più colorato, variegato e vivo… essenza della Vita che sconfiggerà la Morte L’Elogio della Follia è quasi un gioco di parole… l’opera è dedicata a Tommaso Moro (Moro… Moriae). E’ l’apologia della forza dirompente che travalica le regole…. Il palcoscenico entro e su cui agisce e si muove l’uomo ha visto svariati esempi di Follia creativa…. La Follia irrompe sul palcoscenico della Vita nel momento più opportuno e più insperato… la Follia sottostà ad un’unica regola… non avere regole… le travalica, le modula, le asservisce alla sua dirompente necessità… e poi … poi il mondo è diverso, un po’ migliore… la Follia crea…. L’arte è Follia… certa scienza è pura Follia…. Gesù fu il FOLLE… la Follia è giullaresca, e come il giullare, ha una sua propria saggezza…. Insegna la vita, crea la vita, vive immersa nella vita: A UNU PALLIAZZU (Montanaru) ------------------------------------------- O palliazzu, poveru continu, Tue giras su mundu isfortunadu, Sempere lanzu e sempere istrazzadu Privu de un’affettu genuinu. ------------------------------------------- Pustis che has degho’oras tribuladu, In giru passas cun d’unu piattinu Da onzunu pedende unu sisinu, E pro paga a sas bortas ses beffadu. ------------------------------------------- O brentones! Chi sutta ricca este Pesades filosofica sa oghe Pro dare sa morale a mesu mundu, ------------------------------------------- Enide enide a predicar’innoghe Ca bos rispundet sa vida e it’est, Su misuru palliazzu vagabundu. (AD UN PAGLIACCIO - la saggezza dell’insensato) O pagliaccio, sempre povero,/ giri il mondo sfortunato/ e sei sempre coperto di stracci/ e privo di un affetto sincero./ Dopo che hai faticato per dieci ore,/ passi in giro con il tuo piattino/ chiedendo a ognuno una moneta,/ e talvolta, al posto della paga ricevi beffe./ Venite, panciuti, che sotto una ricca veste/ innalzate lenta la vostra voce filosofica/ per fare la morale a mezzo mondo, venite venite a predicare qui,/ che vi dirà il misero pagliaccio vagabondo/ com’è fatta la vita. CIAOOOOO P.S. bello essere così diversi (dedicato a chi può capire ) Ultima modifica di visechi : 25-02-2005 alle ore 17.44.41. |
25-02-2005, 17.42.30 | #7 | |
Utente bannato
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Citazione:
....giusto SantoGiorgio? |
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25-02-2005, 18.12.47 | #8 | |
Ospite abituale
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Citazione:
SantoGiorgio? No ti prego...questo no...proprio Santo, no! L'argomento è delicato. Il cervello è la macchina; la Mente è un "vortice" prodotto dal cervello; il pensiero è il suo prodotto. Nel Vortice si costituisce la Coscienza. La Coscienza è l'entità che in te decide. Più la Coscienza è Monda, più hai eliminato le tue sovrastrutture, più questa Coscienza diventa autonoma.....il Sè che si risveglia. Ora, ti sembra questo un ragionamento di un Folle? |
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25-02-2005, 18.22.46 | #9 | |
ospite sporadico
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Messaggi: 2,103
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Citazione:
Se devo essere sincero no... il decidere e scegliere è il modo per "riempire" la propria coscienza, cioè in base alle scelte imprimi in essa determinate esperienze che se collegate alla memoria (se si riesce di ricordarle) diventano consapevolezza piena... non ho voluto sottilizzare, mi sembrava bene chiarire... che dici ci sta? |
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25-02-2005, 18.23.06 | #10 |
Ospite abituale
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FOLLIA ED AMORE INCONTRANO DOLORE
Follia è Amore, Amore è anche un po’ Dolore…. I tre si accompagnano sempre, nel loro peregrinare incontrano Speranza. La prima parte me l’ha donata un’amica, non so se sia parto della sua mente, la seconda parte è mia.
La Follia decise di invitare i suoi amici a prendere un caffè da lei. Dopo il caffè, la Follia propose: <Giochiamo a nascondino?> <Nascondino, che cos’è?> domandò la Curiosità. <Nascondino è un gioco. Io conto fino a cento e voi vi nascondete. Quando avrò terminato di contare, vi verrò a cercare e il primo che troverò sarà il prossimo a contare>. Accettarono tutti ad eccezione della Paura e della Pigrizia. 1, 2, 3, la Follia cominciò a contare. La Fretta si nascose per prima dove capitò. La Timidezza, timida come sempre, si nascose in un gruppo di alberi. La Gioia corse in mezzo al giardino. La Tristezza cominciò a piangere, perché non trovava un angolo da nascondersi. L?Invidia si unì al Trionfo e si nascose assieme a lui dietro ad un sasso. La Follia continuava a contare mentre i suoi amici si nascondevano. La Disperazione era disperata vedendo la Follia già a novantanove. <Cento>, gridò la Follia e cominciò a cercare. La prima ad essere trovata fu la Curiosità, perché non aveva potuto impedirsi di uscire per vedere chi fosse stato il primo ad essere scoperto. Guardando da una parte la Follia vide il Dubbio sopra un recinto che non sapeva da quale lato si sarebbe nascosto. E così di seguito scoprì la Gioia, la Timidezza, la Tristezza. Quando tutti erano riuniti la Curiosità domandò: <Dov’è l’Amore?> Nessuno l’aveva visto. La Follia cominciò a cercarlo. Lo cercò in cima a una montagna, nei fiumi, sotto le rocce. Ma non trovò l?Amore. Cercando da tutte le parti la Follia vide un roseto, prese un pezzo di legno e cominciò a rovistare tra i rami, quando a un tratto sentì un grido. Era l’Amore che gridava, perché una spina l’aveva punto in un occhio. La Follia non sapeva cosa fare. Si scusò, implorò l’Amore per avere il suo perdono e arrivò fino a promettergli di seguirlo per sempre. L’Amore accettò le sue scuse e da allora l’Amore è cieco e la Follia lo accompagna sempre. Da quel giorno Amore e Follia vissero in una simbiosi inscindibile… percorsero i cuori delle genti, e dove Amore posava le sue calde e dolci ali, anche Follia appoggiava il suo manto danzante, ordito con fili di seta dai mille colori. Follia e Amore corsero per valli e per monti, ove il CieloRosa è sempre una calda e piacevole coperta, guadarono fiumi, incontrarono genti. Sempre tenendosi per mano, donarono a chiunque incrociavano sulla propria strada una stilla di vita, di Eros. Un dì, nel loro folle girovagare, sperdutisi in una valle ombrosa, piena di sterpi e arida, dal terreno sassoso, priva di ruscelli, fonti o corsi d’acqua, dove il sole era freddo e oscurato da nubi plumbee annuncianti pioggia acida, e la notte lunga quanto il giorno, lì, in quella valle delle ombre, incontrarono un Demone Oscuro, cupo, avvolto in un nero mantello, chino su sé stesso, solo e incanutito nei sui lunghi capelli incolti, grinzoso, ed ogni ruga che gli segnava il volto recava un segno, il segno dei tempi e delle genti che aveva afflitto e a cui aveva succhiato stille di Vita. Amore e Follia fermarono la propria corsa, il proprio girovagare, ed osservarono perplessi questo strano personaggio… vollero avvicinarlo… tanto Follia che Amore hanno questa bella prerogativa, incontrano tutti e a tutti donano qualcosa, attingendone, di riflesso, un qualcosa di bello che le arricchisce… per questo entrambe mai spariranno dalla faccia della terra, perché si nutrono di cose belle. Vollero, anche in questo incontro, comportarsi secondo Natura – altra Dea che li accompagna nel loro peregrinare. Rivolsero al Demone Oscuro queste accorate parole: A.F. <chi sei tu, essere triste, chino sulle tue afflizioni?> D.O. <il mio nome è Dolore, sono reietto, schivato dal mondo, solo come un quadro che raffigura il proprio autore, con dentro un altro quadro che raffigura chi dipinge, con dentro me, solo, che dipingo me stesso>; A.F. <non puoi vivere solo, siamo qui per trovare in te Luce, quella piccola fiammella di cui ognuno è portatore, padre e madre, che ognuno culla anche inconsapevolmente, e se ne sei privo siamo qui noi per accenderla, per donartela, in cambio vorremmo da te Sensibilità, tua sorella>; D.O. <attente, intrido sempre gli abiti di chi mi avvicina, di chi mi si accosta… fuggite lontano fintanto che potete, non fatevi pervadere dalla mia essenza… ho poco o niente da donare al prossimo>; A.F. parlarono accorte e guardinghe, forse un pochino stupefatte da tanta mestizia, ma Natura d’Amore e ed Essenza di Follia imposero loro di non abbandonare il nuovo compagno, per cui proseguirono nell’offrirgli i propri servigi. A.F. <ascolta, noi vorremmo farti bere alla fonte di Oblio (Lethe), affinché tu possa, anche per un solo istante, scordare quel che ti affligge, in quell’istante, sarà un attimo solo, noi, insieme, inaleremo dentro di te Luce e Speranza, saranno per te dei piccoli lumi che accompagneranno i tuoi passi, rendendoli meno grevi. In cambio, nel medesimo istante, prenderemo da te una goccia di sangue di Sensibilità e la porteremo con noi per donarla alle genti, per fa sì che ciascun individuo, ciascun uomo e ciascuna donna sappia riconoscere nel prossimo sé stesso>; D.O. <non capisco perché vogliate fare tutto ciò… non mi conoscete, non mi vedete che ho gli abiti lisi e che cammino muovendomi su zampe di capra? Ma sia quel che sia, ditemi dove posso abbeverarmi per spegnere un attimo la Luce di Mneme (ricordo)>; A.F. versarono con caritatevole mano il liquido ambrato dentro una coppa dorata, forgiata nel calcaree delle pietre del luogo. Follia è capace di tutto, dimentica la realtà più cruda e, ispirata da Immaginazione, rende il mondo più variegato, abbellendolo dei colori di Amore. D.O. bevve con voluttà dalla coppa, e Follia ed Amore compirono i riti che Natura aveva loro instillato, suggendo da Dolore una goccia di Sensibilità. Da quel giorno Dolore potè sempre intravedere in fondo ai suoi neri occhi una piccola Luce da inseguire e, perché no, anche raggiungere… non era più solo, e Follia ed Amore, intrisi di Sensibilità, che cullarono e fecero crescere, sparsero per il mondo il dono di Dolore. |