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29-12-2014, 11.21.20 | #10 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 09-08-2014
Messaggi: 86
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Riferimento: De André e Gesù...
Citazione:
Inizio sottolineando una coincidenza fra me e Paul, che piacerà tanto a Galvan. Anch'io nutro una grande ammirazione per De Andrè e durante il periodo da militare credo che mi salvò dall'abbruttimento, anche grazie ad un caporale di leva che sapeva suonare alla chitarra tutte le sue canzoni. La frase quotata è lo spunto per andare in una direzione che mi sta a cuore. Riflettendo sulle religioni spesso mi domando come esse siano collegate al cambiamento (si spera in meglio) delle cose terrene. Vi è in esse sempre un elemento di consolazione rispetto all'enigmaticità della vita (il perturbante secondo Freud), che si prefigura come immortalità felice nell'aldilà. Ma nell'aldiquà, la religione come incide sulla nostra "azione" singola e collettiva? Il Dio che si è fatto uomo è già un passaggio interessante. La storia si associa alla religione. E' questa la novità del cristianesimo. Non più tradizioni tramandate ma l'evoluzione avviene "qui ed ora". Niente sarà più come prima ed il primo a farne le spese sarà l'Impero Romano. Eppure anche nell'antichità classica era possibile "fare per migliorare", come dimostrano le tante dottrine filosofiche allora correnti. Gli dei pagani in fondo erano per certi versi lontani e per altri troppo simili agli umani per essere presi sul serio. Ulisse in questo è un paradigma: dovrà spesso cavarsela da solo, con le sue astuzie, nonostante abbia una santa in paradiso (Atena). Nel mondo protestante invece Dio è preso estremamente sul serio, al punto che la dottrina puritana ritiene che il successo nella vita terrena sia il segno della predestinazione. L'azione nel mondo, quindi, considerata in senso individuale, come viatico spirituale al capitalismo (Weber). Mi fermo qui perché non conosco altre religioni (c'è sempre Mircea Eliade che dalla biblioteca mi dice spesso "leggimi, leggimi") ma il sospetto è che tutte le religioni siano ambivalenti, come tutte le grandi costruzioni culturali dell'uomo. Permettono una visione pragmatica e una visione ieratica della vita, grazie alle mille interpretazioni, ai Concili... In sintesi le due visioni sono riconducibili alla società che maneggia quella religione e non tanto nella religione in sè: una società pragmatica, ottimistica, solidale scardinerà le interpretazioni salvifiche e passive della religione, mentre una società dominata da un potere violento, dove le classi sono cristallizzate e il tempo trascorre senza alcun movimento si rispecchierà in una visione religiosa che punta tutto sull'aldilà, privilegiando le interpretazioni dell'uomo come impenitente peccatore. Mi fermo qua. Grazie per l'attenzione e buon 2015. |
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