Ospite abituale
Data registrazione: 31-01-2003
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L'albero della conoscenza del bene e del male.
Qualunque cosa noi vediamo è riconoscibile soltanto perché si è separata dalla sua metà complementare, la quale è rimasta nell’invisibile, nel non-manifesto. Non possiamo acquisire la conoscenza se non attraverso il paragone dei due lati separati l’uno dall’altro, quello positivo e quello negativo. Fintanto che questi due lati sono fusi l’uno nell’altro non possiamo percepire nulla, non possiamo riconoscere nulla. Osservate il mondo esterno! Può essere riconosciuto soltanto perché si è separato dall’unità dove il Nulla ed il Tutto sono ancora l’uno nell’altro, cioè nell’unità assoluta che chiamiamo Dio. Soltanto perché il positivo appare come separato dal negativo possiamo paragonarli!
Non c’è percezione possibile, a meno che l’unità si scinda in due metà, l’una manifesta e l’altra (riflesso e metà complementare della precedente) non manifesta, in modo che entrambe divengano riconoscibili attraverso il paragone.
Nulla può essere manifesto e riconoscibile senza che il suo contrario (la sua metà complementare ed opposta) sia simultaneamente presente nel non-manifesto. Quando qualcosa di positivo si manifesta, il negativo resta nel non-manifesto e, inversamente, quando qualcosa di negativo si manifesta, il positivo resta nel non-manifesto. Non appena l’uno compare, la sua parte complementare deve obbligatoriamente essere presente, anche se soltanto allo stato di non-manifestazione: sono legati l’uno all’altra per tutta l’eternità. La separazione è dunque solo apparente, perché le due metà complementari, sebbene siano separate ed uscite dall’unità assoluta del Tutto, non possono allontanarsi l’una dall’altra, ne abbandonarsi. L’unità divina ed indivisibile si manifesta quindi sempre ed ovunque, in quanto questa separazione apparente agisce di continuo sotto forma di forza d’attrazione, onnipresente, tra il positivo ed il negativo. Sia il positivo che il negativo aspirano a trovare il loro stato originario, l’unità divina. Se quindi, qualcosa appare nel mondo manifesto, questo qualcosa non può mai allontanarsi definitivamente dell’unità: presto o tardi, riunendosi con la sua metà complementare, egli la ritroverà. La forza che anima tutto ciò che esiste, che spinge ogni forma creata a ritornare nell’unità, è ciò che chiamiamo Dio. La creazione, ossia il mondo visibile, è simile ad un albero: a destra porta frutti positivi e buoni, a sinistra frutti negativi e cattivi. ;a i due lati fanno parte dello stesso tronco e derivano tutti dalla stessa unità. Il bene ed il male, sono il risultato di questa separazione dall’unità che non è ne buona ne cattiva, ma divina. Soltanto questa separazione ha reso possibile la conoscenza, di conseguenza il mondo visibile deve essere composto dal bene e dal male, altrimenti non sarebbe riconoscibile, sarebbe inesistente!
L’intera creazione rappresenta l’albero della conoscenza del bene e del male. Il creatore, Dio, non è una metà separata dall’unità. In quanto che Dio è l’unità! Egli è al di sopra di tutto ciò che è creato, e che è nato dall’unità. Egli è sito in Se Stesso, in un’unità perfetta. Egli è il Nulla da cui Tutto sorge e si manifesta, ma il Lui, il Nulla ed il Tutto compongono l’unità divina assoluta!
La creazione è sempre e soltanto una metà del Tutto, quella che si è separata dall’unità e che, tramite il paragone, è diventata riconoscibile, mentre la sua altra metà complementare è rimasta non-manifesta. Ecco perché non possiamo trovare mai Dio, il creatore, nel mondo creato, in quanto che Dio non ha alcuna metà complementare con cui Lo si potrebbe paragonare. È del tutto impossibile compararLo a qualcosa, di conseguenza non esiste alcuna possibilità di riconoscerLo: non rimane che Essere Dio. C’è un solo ESSERE eterno, un solo Dio. Questo solo ed unico ESSERE, questo solo ed unico Dio, vive in tutto ciò che vive. Dio è l’unità indivisibile: egli è onnipresente, Egli riempie l’intero universo, e tutto questo universo vive perché Dio lo anima del suo ESSERE proprio ed eterno. Dio è dunque come un albero della vita che dona la sua essenza al mondo creato e visibile, questa parte che si è separata dalla sua metà complementare, animandolo. È l’albero della conoscenza del bene e del male. L’albero della conoscenza, il mondo creato, vive soltanto perché l’albero della vita (Dio) infonde la propria vita nelle vene dell’albero e vive in esso.
Il mondo materiale è simile al un albero morto. L’albero della conoscenza del bene e del male, con il Dio che vi abita, è l’albero della vita che vive in tutto ciò che è creato. Questo Dio unico è in SE, l’essere più profondo di ogni creatura. Egli è onnipresente, e siccome due cose non possono stare contemporaneamente nello stesso luogo, e siccome nulla può cancellare Dio in un punto qualsiasi dell’universo, può essere soltanto questo Dio unico a manifestarsi come Se in tutto ed in ogni luogo. Egli è l’unità indivisibile! Tutte le creature viventi, piante, animali, l’uomo stesso, sono frutti sull’albero della conoscenza del bene e del male, e possono vivere grazie al fluido vitale dell’albero della vita che corre nelle loro vene, perché l’albero della vita vive in loro. Il nostro corpo, è un frutto sull’albero della morte, e non ha vita propria. L’albero della vita vive in noi perché ogni nostro “SE” è un rametto del grande albero della vita di Dio, e noi viviamo solo perché Dio, il nostro individuale SE, vive in noi e mantiene la vita nel nostro corpo, nella nostra persona.
Siamo riconoscibili perché siamo nati in un corpo. La nostra coscienza si è separata dal Nulla-Tutto, da Dio, dal nostro devo SE. Dallo stato originale divino in cui tutte le possibilità di manifestazione sono contenute, dall’unità assoluta siamo caduti nel mondo della diversità, della differenziazione. Siamo diventati manifestazione, forma creata, e quindi tutto ciò che siamo qui, sul piano terreno, è soltanto la metà manifesta dell’unità composta di bene e di male. Siccome la nostra coscienza si è spostata nel nostro corpo, ci siamo svegliati in esso, ovvero la nostra coscienza si è identificata con il nostro corpo. Ma questo, il corpo, è la conseguenza, il risultato della separazione. È solamente la parte visibile del nostro vero SE. L’altra metà è rimasta nel non-manifesto, nella parte inconscia del nostro essere. Se riuniamo le due metà complementari possiamo ritrovare l’unità divina. Essendo assolutamente impossibile vivere fisicamente questa unità, visualizzare quindi l’altra nostra metà invisibile, materializzarla, e riunirle entrambe, perché una coscienza non può animare due corpi, se volessimo vivere nel nostro corpo l’essenza della nostra metà complementare, moriremmo!
Tuttavia possiamo vivere in questo corpo l’unità divina con la nostra metà complementare in uno stato di coscienza. Possiamo espandere, in altre parole, fino a rendere cosciente tutto il nostro inconscio, fino a vivere consciamente in noi la nostra metà non-manifesta ed invisibile, fino a realizzare in questo modo l’unità divina nella nostra coscienza. Mentre il nostro corpo esiste, nel mondo creato e visibile, possiamo nuovamente unirci al nostro vero SE, dal quale siamo separati, e provare a vivere la felicità suprema di vivere Dio. Ogni essere vivente cerca la sua metà complementare per unirsi di nuovo con essa, e le forme positive maschili cercano le forme negative femminili, e viceversa. Questo ardente desiderio forma la struttura di base della materia. La materia non esisterebbe senza questa aspirazione a riunirsi, che crea la forza di attrazione tra energie positive e negative. Tutto il mondo è costruito su questo desiderio, fonte di tutte le energie nel mondo manifesto, di cui la natura si serve proiettandolo nel corpo sotto forma di energia sessuale.
Fin che una creatura certa la sua metà all’esterno di se stessa, quindi nel mondo visibile, non troverà mai l’unità, perché la sua metà complementare non è separata da lei, al di fuori, ma è proprio il lei, nella sua parte non manifesta, nell’inconscio.
Nessuna creatura potrebbe esistere se non avesse la sua metà nel mondo non manifesto.
Una volta realizzata questa riunione nella nostra coscienza, l’eterna ed ardente aspirazione che anima il nostro essere manifesto viene ad estinguersi, perché ha trovato la sua metà complementare e si è fusa con essa in perfetta unità. Il desiderio sessuale del corpo cessa una volta per tutte. La completezza è raggiunta. Accade allora, durante questa l’esistenza attuale, di fare l’esperienza dello stato divino, lo si vive. E dal momento che ogni creatura è animata da un solo ed unico ESSERE, non appena ci si sveglia nel nostro vero SE si diviene identici al SE vero di ogni creatura vivente. Si raggiunge l’unità con Dio, e nel contempo l’Unità con l’intero universo. Si eleva la coscienza al di sopra del corpo, al di sopra della nostra personalità, vivendo lo stato di coscienza cosmica che include ogni cosa. Ci si sente l’IO di ogni creatura, di tutto l’universo, di Dio. Significa mangiare di nuovo i frutti dell’albero della vita. Allora, raggiunto questo stato di coscienza cosmica, si lascia il mondo degli effetti per il mondo delle cause, l’universo delle cose effimere per quello dell’eternità, il regno della morte per quello della vita.: la resurrezione individuale nell’ESSERE eterno sarà compiuta.
Ecco, questo è il massimo livello di “iniziazione”.
Ho voluto scrivere tutto questo perché non si parli più di “eletti” e “reietti”, di “predestinati”, di “favoriti”, di “caste”, di “figli prediletti”, di “religioni migliori”, di “verità nascoste”, e di altre amenità simili!
Siamo tutti uguali, ed in ognuno di noi ci sono “per nascita” le stesse medesime possibilità! Chi desidera elevarsi, sappia che può farlo, semplicemente che lo voglia.
Conosci te stesso!!! Ama te stesso!!!
saluti,
falcorum
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