Citazione:
Originalmente inviato da Lord Kellian
Non sono d'accordo però sulla questione del riduzionsimo. Proprio il passaggio di testimone che tu citi mi lascia perplesso infatti. Anche nel campo delle neurescienze mi sembra sia in voga il riduzionismo, che spiega i fenomeni mentali come derivanti dall'interazione di neurotrasmettitori e molecole varie all'interno del cervello.
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Avevo omesso un passaggio, forse due. Ora mi proverò a chiarire meglio.
Intendevo dire che il "passaggio del testimone" (della ricerca più avanzata) dalla fisica teorica alle neuroscienze può suggerire l'impressione, tuttavia scorretta, che la ricerca "in sè" receda a schemi più classici.
Il fatto è che le neuroscienze non hanno il background teorico-concettuale della fisica teorica contemporanea, o meglio, ce l'hanno solo in parte.
La neurofisiologia adotta modelli sperimentali riconducibili, in fisica, a quelli classici.
L'ingegneria genetica è ancora, in grande misura, "descrittiva", come lo è il tronco principale dell'albero di cui è ramo, ossia la biologia.
La neurochimica si affilia ancora, principalmente, alla farmacologia ed assai meno alla biochimica della complessità, per il fatto che quest'ultima, per applicarsi al cervello, abbisogna di una quantità di dati ancora insufficienti per quanto attiene ad un qualsiasi modello di "mente" o di "coscienza".
La psicologia e la neurologia, in quanto non ancelle di alcuna delle discipline precedenti, sono essenzialmente "cliniche", ossia empiriche.
Promette di più la psichiatria biologica, i cui canali di ricerca muovono in mille direzioni ancora prive, però, di un'organicità di disegno.
La matematica e l'informatica applicate alla mente, infine, nonostante i suggestivi risultati dei vari progetti Darwin, mancano dell'elemento basilare: ossia un modello teorico-concettuale di "coscienza" con cui potersi confrontare.
(Personalmente sono dell'opinione di Penrose e credo, quindi, che non siano destinate ad andare oltre la costruzione di insetti di silicio, per quanto sofisticati e affascinanti).
Ecco, in estrema sintesi, il panorama e l'orizzonte cui si apre la ricerca scientifica del nuovo secolo.
Un panorama ed un orizzonte che si schiudono da un passato recente e densissimo, ma necessariamente "diverso" da quello cui la fisica quantistica ci ha abituati nel '900.
Tale diversità, a mio parere, suggerisce l'erronea impressione di una "recessione" a modelli teorico concettuali più classici, più deterministici, ma non per questo "riduzionistici".
La dovizie di conoscenze, dati sperimentali e scenari che le diverse branche della ricerca in neuroscienze sfornano in continuazione, infatti, non si appoggia su alcun sistema teoretico del passato.
Tale sistema è di là da venire: i tempi non sono ancora maturi per un Newton della neurofisiologia.
Per suggerire, con un'immagine puramente metaforica, lo "stato dell'arte" della ricerca oserei dire che, dopo Copernico e pur in presenza di molti Galilei,ci manca ancora un Keplero...!
E sarebbe un gran colpo di fortuna che ne stesse nascendo uno, da qualche parte del mondo, poichè di Galilei, Newton, Bohr, Planck, Lorentz, Einstein, ogni secolo ce ne dà una manciata: ma i Keplero, se non nascono al momento giusto, non nascono affatto.