Nello stato in cui ormai le cose si trovano, un uomo, abbandonato a se stesso fin dalla nascita, sarebbe fra gli altri il più alterato di tutti. I pregiudizi, l'autorità, la necessità, l'esempio, tutte le istituzioni sociali in cui ci troviamo sommersi, soffocherebbero in lui la natura e non metterebbero nulla al suo posto. Essi si troverebbero come un arboscello che il caso fa nascere in mezzo ad una strada, e che i passanti fanno perire presto, urtandoli da ogni parte e piegandolo in tutti i sensi.
Noi nasciamo deboli e abbiamo bisogno di forze; nasciamo sprovvisti di tutto e abbiamo bisogno di assistenza; nasciamo stupidi e abbiamo bisogno di giudizio. Tutto quello che non abbiamo dalla nascita e di cui abbiamo bisogno da grandi, ci è dato dall'educazione. Questa educazione ci viene dalla natura, o dagli uomini, o dalle cose.
Il maestro non deve insegnare alcunché in modo diretto, ma limitarsi a facilitare il rigoglioso sviluppo spontaneo dell'allievo. Così sviluppando l'istintiva curiosità dell'allievo verso "fenomeni naturali", l'educatore riuscirà a trasmettere il pensiero scientifico senza distruggere la naturale bontà del ragazzo/a, che progredirà anche dal punto di vista etico semplicemente riflettendo sulle esperienze.
Dici chi educa i maestri!
basta che sia uno ad iniziare poi il resto verrà da se
I preti sei convinto che siano sulla giusta Via ?
I maestri come Krishnamurti o Nisargadatta Maharaj, sono tre, ma nulla esclude che possano tramandare un buon insegnamento e quindi moltiplicarsi.