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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 13-07-2005, 09.36.24   #1
arsenio
Ospite abituale
 
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
alla ricerca della felicità perduta

Ricordo che negli anni '80 rimase a lungo tra i bestseller “Istruzioni per rendersi infelici” di Watlawick ironico verso le prescrizioni manualistiche che promettevano la felicità.
Negli anni '90 il più venduto fu “Lettera sulla felicità” di Epicuro che fece conoscere la saggezza ellenistica. Più tardi con “”L'arte di essere felici” entrò in classifica Schopenhauer lucido e alieno da ottimismi.
Oggi continua l'interesse sulla felicità con l'apporto di varie discipline: dalle neuroscien
ze alla meditazione, dalla psicologia positiva al cognitivismo, dalle scienze sociali alle diramazioni newagistiche, ecc. In ogni caso si ricordi che l'infelicità, suo contrario, è un disagio esistenziale e non disfunzionale. Sulla psicoanalisi che reinterpreta episodi del passato ha prevalso la psicoterapia cognitivo-comportamentale orientata alle aspettative future in rapporto sia ai pensieri negativi automatici sia alle proprie aspirazioni che non devono mai essere irrealistiche.
Inoltre si dovrebbe evitare ogni etica terapeutica che non sia finalizzata all'autorealizzazione ma ad un rinunciatario adattamento extrasiocale del sé riconosciuto senza molte rivalse come fragile e privo di risorse.

L'economiata Layard progetta una scienza del benessere con i soliti parametri da confrontare nel privato e nel pubblico. Il reddito non incide più che tanto essendo risultati i paesi più felici Portorico e Messico (Italia al 35° posto) anche perchè chi è ricco non riesce a consumare oltre un certo limite. Ancor più che sull' amore è importante puntare sul calore emotivo di amici fidati. Il valore di certi eventi è quantificabile, ad es. un matrimonio solido vale 100.000 dollari all'anno , l'intesa sessuale che gratifica con il più alto livello di felicità è valutata 50.000 dollari una tantum.
Mi sembra equo in tempi in cui i matrimoni durano finchè infelicità separi e alla luce della recente ricerca al S. Thomas Hospital di Londra dove si è stabilito che la difficolta femminile a raggiungere l'orgasmo è di origine genetica al 50%. con corresponsabilità maschile se, come sembra, l'arte amatoria del macho italiano sarebbe da demitizzare.

E' stata anche proposta una scala di soddisfazione esistenziale con cui stabilire quanto si avvicini la nostra vita a quella sempre sognata, se la replicheremmo e se abbiamo ottenuto le cose per noi più importanti. Quindi l'attenzione andrebbe sempre rivolta a una vita che valga la pena di essere vissuta in sintonia con i propri desideri e valori. E se, in un'ottica realistica, dopo aver reinquadrato alcune nostre scelte importanti si capisce che la vita è altrove, quanto è possibile un cambiamento che, se occorre, contrasti anche fattori genetici ed ambientali? E soprattutto quant'è probabile incontrare l'altro su cui investire per ottenere la felicità possedendo a nostra volta gli attributi peculiari e la chiave per renderlo felice? E quanto distacco c'è tra le amicizie instaurate e quelle che avremmo desiderato? Comunque sia l'imperativo rimane quello di non assuefarci ai segnali d'infelicità e d'imparare a vivere più intensamente il presente progettando di conoscere meglio il mondo intorno a noi e quello nostro interiore senza temere un'autoesplorazione introspettiva con lo scopo di dare compiutezza alla nostra autentica personalità per non tormentarci con tardivi ripensamenti.

In quali occasioni vivete in sintonia con i vostri desideri?
arsenio is offline  
Vecchio 13-07-2005, 15.47.59   #2
T-Dragon
Ospite abituale
 
Data registrazione: 17-06-2005
Messaggi: 130
La questione è assolutamente mal posta(non mi riferisco al tuo post, parlo in generale).
Citazione:
E' stata anche proposta una scala di soddisfazione esistenziale con cui stabilire quanto si avvicini la nostra vita a quella sempre sognata, se la replicheremmo e se abbiamo ottenuto le cose per noi più importanti. Quindi l'attenzione andrebbe sempre rivolta a una vita che valga la pena di essere vissuta in sintonia con i propri desideri e valori.

Nella nostra società OGNI vita è degna di esser vissuta e può garantire una profonda felicità. Ma nessuno l'avrà mai se la cercherà fuori da sè. Ritengo esista una sorta di substrato emotivo a prescindere da quel che succede. Quella sensazione che ti pervade la mattina appena ti svegli, prima di realizzare cosa c'è fuori.
E che può modificarsi nel corso della giornata certo... Ma prova a considerare la felicità come la situazione economica. Ogni giorno possono esserci delle entrate o delle uscite, ma difficilmente queste renderanno ricco un povero e viceversa.
Magari non sono stato molto chiaro...
Citazione:
In quali occasioni vivete in sintonia con i vostri desideri?

Sempre o quasi, come si può evincere da quanto detto in precedenza.

Citazione:
Più tardi con “”L'arte di essere felici” entrò in classifica Schopenhauer lucido e alieno da ottimismi.

E questo lo consiglio giusto giusto a chi nella vita ha come massima aspirazione il suicidio.
T-Dragon is offline  
Vecchio 13-07-2005, 17.05.26   #3
Fragola
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Data registrazione: 09-05-2002
Messaggi: 2,913
Re: alla ricerca della felicità perduta

Citazione:
Messaggio originale inviato da arsenio
Ricordo che negli anni '80 rimase a lungo tra i bestseller “Istruzioni per rendersi infelici” di Watlawick

Grazie!!! Erano tre giorni che cercavo di ricordarmi il nome dell'autore di quel libretto!!!
Fragola is offline  
Vecchio 13-07-2005, 19.42.45   #4
nevealsole
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Messaggi: 706
Citazione:
Messaggio originale inviato da arsenio
Quindi l'attenzione andrebbe sempre rivolta a una vita che valga la pena di essere vissuta in sintonia con i propri desideri e valori. E se, in un'ottica realistica, dopo aver reinquadrato alcune nostre scelte importanti si capisce che la vita è altrove, quanto è possibile un cambiamento che, se occorre, contrasti anche fattori genetici ed ambientali? E soprattutto quant'è probabile incontrare l'altro su cui investire per ottenere la felicità possedendo a nostra volta gli attributi peculiari e la chiave per renderlo felice? E quanto distacco c'è tra le amicizie instaurate e quelle che avremmo desiderato? Comunque sia l'imperativo rimane quello di non assuefarci ai segnali d'infelicità e d'imparare a vivere più intensamente il presente progettando di conoscere meglio il mondo intorno a noi e quello nostro interiore senza temere un'autoesplorazione introspettiva con lo scopo di dare compiutezza alla nostra autentica personalità per non tormentarci con tardivi ripensamenti.

In quali occasioni vivete in sintonia con i vostri desideri?

Ricordo che anni fa in occasione di un mio periodo di stress emotivo piuttosto manifesto un'amica mi regalò il libro di Schopenauer... mi sono sempre chiesta se in effetti prima di regalare un libro non sarebbe il caso di leggerlo (oppure il suo era un invito al suicidio, mah).

Una frase di Costanzo che mi è sempre piaciuta (ma non ricordo se citava Flaiano forse sì) recita "felicità è desiderare quel che si ha", cosa purtroppo non sempre facile.

La vita, secondo me, per chi fa lavorare troppo la materia grigia è sempre altrove. Sono qui e guardo da un'altra parte, ho conseguito un obiettivo e mi dirigo verso il successivo... chissà forse dipende dal fatto che la vita è un continuo divenire.
Una volta con amici si parlava della felicità come stato necessariamente transitorio, perché sta sul picco e prevede la caduta e sull'opportunità di sostituirla con una ricerca incentrata al raggiungimento della serenità, stato armonico di minore intensità ma col vantaggio del mantenersi costante nel tempo.
Inoltre la serenità ha il vantaggio di essere trasmissibile, avere accanto una persona serena fa godere di serenità riflessa.
Uno stato così diverso dalle tante nevrosi che ci portiamo dentro confrontandoci con l'altro e che impediscono il raggiungimento dell'obiettivo comune.
Vivo in sintonia con i miei desideri quando non mi cruccio sulla loro realizzazione, quanto sono perseguibili nel concreto e non utopici e quello che faccio è limitarmi a vivere, senza troppo pensare.

A presto
Neve
nevealsole is offline  
Vecchio 13-07-2005, 20.54.46   #5
T-Dragon
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Data registrazione: 17-06-2005
Messaggi: 130
A tal proposito direi che la frase migliore l'abbia detta Nietzsche: "La felicità non è fare tutto ciò che si vuole. E' volere tutto ciò che si fa."
Che è ben diversa da quella citata da nevealsole. E ritengo che sia da tenere sempre a mente.
T-Dragon is offline  
Vecchio 15-07-2005, 09.27.26   #6
arsenio
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Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
T-Dragon, fragola, nevealsole

Alcune precisazioni suscitate dai vostri post.
Avere desideri in sintonia con la propria vita significa appunto che devono essere realistici rispetto alle proprie risorse, potenzialità, ecc. : è una delle chiavi della “felicità”

E' giusto non subire le suggestioni di desideri, sogni, schemi eteroindotti, e nemmeno la felicità si rincorre. Sarebbe la stessa cosa che imporre a qualcuno “be happy” come ripete una nota canzonetta, e come un ottimistico indirizzo psicologico a cui credo poco suggerisce: ripeti fino all'ipnosi “sono felice” e lo diventerai.

Per gli eventi sfortunati gioca un ruolo importante il caso, mentre per raggiungere certe situazioni “felici” può giovare una gestione serena delle difficoltà della vita, non lasciandocene sopraffare, ma interpretandole come opportunità di crescita e di cambiamento.

Non approvo atteggiamenti fatalistici estremi che portano ad una supina e masochistica sottommissione e inattività rinuciataria.

Peghiera della serenità: dammi la serenità per accettare ciò che non posso cambiare, il coraggio per cambiare quello che posso e la saggezza per conoscere la differenza tra l'uno e l'altro.

Be happy

arsenio is offline  

 



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