3^ parte
La chiusura del brano che segue, il terzo in ordine di stesura… almeno credo, fa emergere una volontà tenace di mantenere, nonostante il dolore e il senso di vuoto, dei contatti con il mondo esterno, anche se alimentati o tenuti in piedi solo attraverso la virtualità di un forum, insomma, una gran voglia di comunicare. L’apertura, che non so bene se faccia parte integrante del corpo del testo o se sia solo una specie di dedica, annuncia una risposta che l’autrice fornì ad una persona che attraverso un forum le aveva dimostrato sensibilità, affetto e comprensione e le aveva domandato qualche notizia circa la sua situazione; sono in possesso anche delle varie risposte o dei vari interventi che i suoi scritti hanno determinato.
Non vedo alcun compiacimento narcisistico, tantomeno letterario, più che altro una profonda solitudine determinata da eventi traumatici che l’hanno coinvolta e da cui è stata travolta.
Te ne do' solo una piccola stilla.
Sola, indolente, seduta su un sasso, spento il fragore del mondo, stanca, percossa nel cuore, osservo un'anima affranta, delusa, contratta in se stessa.
Oramai parlo a me stessa. Dipingo me stessa mentre osservo me stessa che ascolta il silenzio.
Un deserto, un'arida terra, un fuoco che brucia. Atmosfere pesanti. Alberi dalle braccia spezzate, chini e prostrati, privi di nerbo. Fiori recisi, campi mai arati e sempre violati. Lurida melma di un tetro acquitrino. Putridi morti ti camminano affianco; relitti di vita che piano sfiorisce. Case bruciate, abbattute da dardi cruenti. Tetti strappati da venti impetuosi. Lerci banditi ti rubano l'anima. Biechi assassini affilano lame. Schianti d'ossa frante, divelte dal corpo. Corpi oltraggiati da laidi sguardi. Risa sguaiate di sordide troje. Luci inquietanti proiettano ombre spietate. Deliri interrotti da urla agghiaccianti. Aliti immondi di bestie feroci. Figli rapiti alle braccia di madri. Croci insozzate dall'altrui codardia.
Questa è la vita.
Ora sono qui, fra voi, triste, avvilita, recisa e stanca, sospesa fra questo sconquasso, trovo parole che non danno conforto, prive di senso. Vane parole che riempiono l'aria, che recan molestia.
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