Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
|
L'uomo dionisiaco
L'uomo dionisiaco
E' sempre stato il mio riferimento maschile, su di un piano filosofico e mitico. Espresso nelle sue linee essenziali dall' indissolubile dualità maschio femmina, implicita in Nietzsche- come recentemente affermò Cacciari – più teorica e manifesta in Jung. Il solo “modello”, a parer mio che possa raffigurare l'Oltre-Uomo, evitando travisamenti ideologici da qualsiasi parte provengano. E' l'uomo della lievità capace di sollevarsi dalle grevità degli pseudovalori; dai nuovi e vecchi perbenismi e dalla mediocrità. Zarathustra danza saltando siepi e fossi e poetando. Ditemi cos' per voi l'Eros se non affettività, creatività, allegria, gioco?
L'uomo dionisiaco dice sì alla vita in perpetuo divenire, è un “prospettivista” per cui non esistono “verità”, ma solo interpretazioni del mondo, fuori dalle metafisiche, dalle ideologie, dalle catene delle tradizioni da superare. Privo di valori rassicuranti e da supini consensi e da ogni gregarismo. Ha una visione concettuale compiuta ma sempre revisionabile , perchè il suo progetto è oltrepassare i suoi stessi limiti. E' contro i carismi suggestivi e non argomentati.
In eterna antitesi verso l'individuo appiattito e sgretolato dalle manipolazioni dirette e indirette dei poteri.
L'uomo postmoderno non riesce a decondizionarsi da certi superati valori trasmessigli in famiglia, dalla società, dalle nuove ipocrisie moralistiche, dagli schemi del sé indotti e categorizzanti per appartenenze.
Sovente è colui che si rifiuta di prendere coscienza del mondo e dei suoi accadimenti attraverso l'essenza delle scoperte anche negli eventi quotidiani. Perchè ciò richiede di saper esplorare ed esprimere esperienze personali, confrontandole con quelle altrui, riflettere sui temi psicologici e filosofici antichi o zone segrete, ma confrontandovisi con occhi rinnovati;.sapendo modificare la propria visione, vedendone implicazioni, sapendo il senso di ciò che afferma egli stesso,oltre che quello che vogliono dire gli altri.
La crisi dell'Occidente è l'incapacità al rapporto, l'uso sempre peggiore del linguaggio, il rifiuto delle idee in verifiche in verticale. Ma le idee ammalate intralciano e complicano la nostra vita rendendola infelice.
Gl' intellettuali ,oggi considerati “cattivi maestri”, si sono ritirati dal fragore delle parole. Come potrebbero competere con presentatori, comici, cantanti che bucano il video?
Si riescono a percepire sempre più solo le relazioni superficiali e leggere che sono diventate indiscusso ideale dell'attuale società. Le conversazioni disimpegnate,le relazioni virtuali da chat,che prendono sempre più piede. I talk show dove tutte le opinioni hanno lo stesso valore: si è detto già che la stupidità consiste nel non saper distinguere ciò che è importante da ciò che è trascurabile. Non si perviene mai ad una conclusione dialettica.
Il futuro dell'amore è incerto e imperscrutabile, gl' impegni a lungo termine sono sempre più rari. E un coinvolgimento durevole è un'eccezione, temuto dai maschi, ma credo oggi pure dalle donne. I desideri di un amore stabile e duraturo rappresentano una minaccia. Eppure si può esistere solo in un autentico rapporto d' amore. Ma noi che consideriamo gli altri fini e mai mezzi, siamo i più vulnerabili a voler mettere la nostra felicità nell'altro.
L'uomo affabulatore, che trasmette emozioni e non parla sono di cose materiali, che sa creare una tensione erotica attraverso la parola è un mito ormai superato. Ma se amare è un'unione di corpi , si ama anche con l'immaginazione. La realtà è sempre quella che è, ma la fantasia non ha confine,s'innalza dai limiti posti dalla corporeità. Due pensieri che si uniscono generano proiezioni infinite di desideri. E la comunicazione affettiva è spontanea, non ce la possiamo imporre. Il sesso deve farsi linguaggio:desiderare ed essere oggetto di desiderio
Oggi c'è una terrificante confusione affettiva e insicurezza tra noi maschi, e diventa difficile capire se stessi. Chi distingue più tra “vero” e “falso”, intossicati da overdose di vecchi e nuovi media? C'insegnano pure quando e come dobbiamo emozionarci, esibirci in scrosci di applausi, ecc. Chi è certo di tenere in tasca ciò che è “giusto” e ciò che è “sbagliato”?
Internet è uno strumento che può esaltare la creatività,ma anche ucciderla,deprimere la fantasia, appiattirsi sull' inessenziale. Usa bene la scrittura chi si accorge che la vita non basta. Chi non capisce più un'editoriale di alcune colonne di un quotidiano, è fuori dalla realtà del mondo
La Scuola ha riproposto recentemente le tre nuove “E”: Etica, Educazione,Emozione. Saranno altre parole al vento? Ma è solo la conoscenza delle emozioni che che può creare anticorpi psicologici che ci sosterranno nel fronteggiare gli eventi. Si ama solo dopo aver raggiunto una maturità psicoaffettiva, altrimenti si tratta di cosa diversa ; si deve apprendere la lingua dell'altro per recuperare le risorse allo scopo di fondersi con lui.
Il maschio oggi ridiventa “obbligato”. Cerca identificazioni non per confrontarsi con gli aspetti della femminilità del suo stesso sé dualistico, “emisferico”. Perciò è impedito nei legami sentimentali e difficilmente è affidabile se discute di affari di cuore. L'empatia nella società occidentale è donna e non c'è stata e non ci sarà polarizzazione.
Ma quali sarebbero le diversità insormontabili tra Uomo e Donna? Non reciprocamente valicabili nel senso di un'impossibile integrazione. Perchè se ci si rinchiude ognuno nelle proprie salde certezze, convinzioni, “verità”, dogmi, ideologie, non revisionate tradizioni tramandate dall'ambiente familiare, soprattutto, è impossibile ogni tipo di confronto. C'è chi non vuol sentire ragione su certe aperture concettuali. S'insegna, nella teoria dell'argomentazione, che sarebbe tempo sciupato invitare al dialogo un consesso di religiosi, ad esempio, sul valore dell'uomo terreno, quando il loro indiscutibile dogma è solo la mèta delle felicità ultraterrena.
Donna è l'esser e il condividere con l'atro
Uomo è riconoscere l'altro come diverso da sé
Donna è essere con l'altro
Uomo è fare con l'altro
Donna è intimità emotiva. Eros è l'altro come fine, in reciprocità
Uomo è intimità fisica. Ma la sessualità è pulsione animale. Eros sta alla sessualità come il cervello sta alla mente.
Donna è realizzazione nel campo affettivo
Uomo: soffre soprattutto per una mancata realizzazione sociale.
Donna: conversa, partecipa,ma non deve dimostrare nulla a priori
Uomo: è un esperto e si misura in dibattiti che si dipanano per convincere anche se la realtà dei fatti lo disconferma.
Donna. Ha bisogno dei un legame intenso, non in competizione, che genera patologie , debolezza, segno di non disponibilità.
In nome delle differenze, uomo e donna potranno un giorno attribuirsi valore? Integrarsi l'un l'altro?
Oggi si tende sempre più ad attribuire all'altro sentimenti negativi della propria coscienza, perchè inaccettabili. Si elude il senso di colpa e si giustifica la propria condotta verso gli altri.
Per esempio: “Non sono io il maschilista; è lui che è effeminato; Non sono io l' effeminato, è lui che è maschilista. Questo circolo vizioso si può perpetuare all'infinito se non si assumono strategie, pure di distacco se è necessario. Oppure chi è più debole infine soccombe. Che tra l'altro, e per esempio, a “femminista” e a “maschilista”
“ ognuno può dare il senso che vuole,talora senza sfumature e rigidamente antirelativistico. Se non ascolta le precisazioni dell'altro Può esserci una virilità soft, può esserci una femminilità aggressiva, in entrambi i sessi.
Importa non assuefarci all' uniformità routinesca di un dialogo sempre uguale a se stesso, dove si finisce per rispecchiarsi l'uno nell'altro, e si scoprono a poco a poco straordinarie somiglianze, di linguaggio, di opinioni, di medesime condivise fonti culturali. Si sta diventando cloni replicanti. Ma si è perduta l'individualità,a favore di un individualismo collettivo: quell'appartenenza che a molti dà l'unico senso di esistere. L' autorealizzazione è l'opposto dell'omologazione; effimero che appagherà nell'effimero per appartenere a un gruppo di riferimento, per conformarsi al modello sociale più trendy.
|