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la Grande Rete: quale uso?
La Grande Rete: quale uso?
Partecipo a qualche forum con moderazione , osservandone gli stili di scrittura, le situazioni ormai tipizzate, i nick prevedibili. Le chat sono oggi più che altro nonsense corredati da immagini d'effetto; i forum sono simil-dibattiti, le email potrebbero essere una comunicazione duale di reciproche confidenze e scambi culturali, se c'è sintonia. Ma l'uso dovuto a motivazioni spesso occulte può essere variabile. In genere si tratta di compensazioni e prove d'identità inespresse. Tuttavia non si diventa mai ciò che si non si è. Perchè si rivela più di quanto si vuole e il nick finisce prima o dopo per fuggirci di mano. E' davvero un viaggio attraverso la solitudine globale allo scopo di lenire quella esistenziale? La Rete presenta opportunità di perfezionare la socializzazione e la conoscenza in confronti con altre menti, ma ciò dipende dal ciò che si cerca, dalle interazioni che si riescono a intrecciare, ecc. Soprattutto quando si sostituiscono i rapporti sociali con quelli incorporei, superficiali e più futili della Rete, e non c'è più un reciproco riscontro e arricchimento tra le due forme comunicative..
Noto che i maschi tendono alle aggregazioni di appartenenza in una mimetica omologazione che li rassicura. Emanazione della società tecnologica e della condivisioni di massa. Vengono imitati il disimpegno e certi artifici , trucchi ormai arcinoti. Si attinge a un magma di nozioni variegate: new age, astratte psicologie transpersonali, fantascienza e pseudoscienze, saperi in forma parodistica, frammenti di wikipedie, buonismo insincero , saccenterie, parole cestinabili, abbagli, illogicismi, creatività genialmente casuali, ecc. Ovviamente senza generalizzare, perchè trovi sempre qualcuno ha motivazioni di in un interscambio per una crescita culturale.
Molti percorsi di discussione ad alto indice di gradimento a me risultano difficili da comprendere, eppure sono allenato alle terze pagine e a certa saggistica di non di agevole lettura.
La dialogicità femminile è migliore se non imitativa dell'altro genere. Più lineare, intimistica e discorsiva. Eppure le donne partecipanti sono spesso suggestionate da certe discussioni improduttive. Ricordo due new entry: un finto psichiatra con tanto di pomposo biglietto da visita come “firma”. Assemblava frammenti da link, senza capirci nulla neppure lui stesso. Le ragazze affollavano i suoi 3d scambiandolo per un autentico professionista. L'altro era un neo-nazista teorico della razza. Misogino e incoerente. Dopo un migliaio di interventi fu bannato, credo, e ci fu un corale rimpianto femminile, per un nick così originale e di genio. E altri di questa serie.
Alcuni leader informali ma impliciti di community, sovente sono i meno adatti per una comunicazione equilibrata che stimoli a ulteriori personali riflessioni per prolungare la sequenza di post a domande e risposte. Non tutti hanno l'intenzione, la possibilità,il tempo residuo per dedicarsi a confronti con altre fonti e repertori, per aggiornarsi, sperimentare situazioni di vita quali supporti a ciò che affermano; di riflettere sulle potenzialità concesse dalle rielaborazioni della scrittura.
Sbagliavo quando pensavo che nei forum prevalesse il desiderio d'inserirsi in processi discorsivi che reinquadrassero personali credenze,che attenuassero pregiudizi, per un work in progress volto all'acquisire punti di vista alternativi, migliorando nel contempo l'intelligenza relazionale. Certe “teorizzazioni” sono guazzabugli senza fondamenti, estranee alla disciplina in oggetto, ma anche spia del livello di una più generale cultura., per chi possiede strumenti valutativi.
Mi sfuggono le conoscenze di riferimento della maggioranza di chi frequenta forum di psicologia, filosofia,letteratura,ecc. Direi prevalga l'istruzione tecnica o scientifica, forse un po' d'informatica o nozioni prese dalle enciclopedie del web.
Le mentalità non sono per niente relativiste, ma piuttosto poco flessibili, c'è scarso humour e autoironia. Credenze un po' stantie, e già in ristagno “senile” che non nota alcuni aspetti non univoci dell'attuale società. A parer mio sono maschi abituati dal loro ambiente a non manifestare e a non interessarsi dei sentimenti poiché è roba da femmine, e infantile. Poco abili a comprendere altrui soggettività e a usare la comunicazione di sostegno. Proprio come avviene nella nostra società “liquida” e delle “passioni tristi”, attraverso testimonianze dirette di donne deluse. Ma nemmeno sarebbe più richiesto un uomo “materno” che padroneggiasse il linguaggio dei sentimenti; sarebbe estraneo agli stereotipi maschili a alle stesse aspettative del implicito movimento post-femminista emancipato verso schemi maschilizzanti. Sarebbe controcorrente rispetto alla superficialità collettiva a cui omologarsi pena l'esclusione per chi non ha risorse alternative. Eppure l'”essere” che oggi potrebbe riscattare è quello di Rousseau: “ Provo sentimenti dunque sono” e del nuovo ulisside che viaggia all'interno di se stesso attraverso il confronto con l'altro,alla conquista di condivise conoscenze. Anche nel virtuale attira il maschio presupposto rozzo e sbrigativo che non chiede perchè “sa e ha già tutto”. Aspetta solo di venir rincorso.
Spesso certi nick adottano la strategia di sminuire gli altri per elevare se stessi . Soprattutto per mancanza di condivise conoscenze e per competizioni fallite sin dall'inizio. Con estrapolazioni, divagazioni, strategie oblique, intrusioni che inquinano e depistano dal topic originario per meglio criticarlo. Non usando prima una lettura analitica dei post che si vogliono svalutare.
Come riconoscere se qualcuno ha alcune conoscenze e inclinazioni su ciò che argomenta? Perchè non solo per gli psicologi è importante farsi un'idea delle capacità di giudizio di chi sta di fronte,della sua coerenza di pensiero, delle sue intenzioni di cogliere il senso di chi gli parla. Valutare se sa cogliere i dettagli di un discorso complesso, ma anche di comprendere l'essenza del suo significato globale., attraverso implicite proprie domande interne. Se ha capacità di interpretare con correttezza le domande rivoltegli , evitando risposte irrilevanti, digressioni, apparenti, confuse ,spicciative come se si fosse in una chat, o farraginose e inconcludenti.
Non nego che a volte noi tutti c'illudiamo di sapere e siamo in errore; condizionati da personali sistemi di opinioni. Dovremmo sempre interrogarci per conoscere le nostre modalità per revisionare ed espandere le nostre idee, cercando senza timore anche le loro falsificazioni.
Come distinguere e demistificare la sicumera di un”esperto” apparente che non si impegna a verificare la credibilità di quanto dice, e capire se è in grado di comprendere lui stesso ciò che dice? Non è sufficiente che sia tra i più gettonati per giudicarlo affidabile. Sovente scambiato per autorevole e trendy perchè adotta quel sottocodice linguistico da forum. E a chi cade nella dipendenza importa solo la quantità d' interventi che riesce al collezionare ogni giorno: non più la qualità che richiede una reciproca disponibilità di tempo e cooperazione.
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