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10-02-2008, 01.15.18 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
Citazione:
Se "assolutamente libere" significa "assolutamente libere" e se "prostituirsi" significa "prostituirsi", io - e non affatto per ragioni morali - non vedo proprio come i tre termini possano formare frase dal senso compiuto. Una donna è "assolutamente libera" (per citare solo il minimo indispensabile)quando , oltre ad essere libera da condizionamenti sociali, è anche libera da condizionamenti economici, ed è anche e soprattutto libera dal condizionamento di patologie psichiche. So che su quest'ultima considerazione potrebbe aprirsi la disputa infinita su "cosa è patologia" e "cosa è Vita Autentica". In assoluto è un interrogativo che condivido e che m'affascina. Riguardo al tema "libertà-prostituzione", però, credo che la risposta sia vicina e facile: basta riflettere sul "prostituirsi". A fare i grandi numeri (in termini storico-statistici) della prostituzione non sono stati millenari eserciti di intellettuali d'avanguardia. No. A farne i grandi numeri della storia sono stati il bisogno economico rapportato all'unica breccia praticabile in un muro di potere (anche economico) tutto al maschile. E QUESTO è nitidamente scolpito nell'immaginario. Di tutti. Questo comporta che "prostituirsi" e "darsi" (darsi e basta) non sono per niente sinonimi. Nel "prostituirsi" (diversamente che nel "darsi e basta") non solo non è affatto accidentale lo "ut des", ma è anzi specificamente qualificante del rapporto, nell'immaginario come nel concreto. E dunque: una donna assolutamente libera da condizionamenti economici.... come può dirsi assolutamente libera da condizionamenti SOCIALI nel momento in cui - senza vivere la motivazione che storicamente sola giustifica la prostituzione - si trova a viverne un qualche "fascino" tramandatole o come tale pervenutole dal contesto in cui ha vissuto (la donna libera non è nata e cresciuta e divenuta donna su un'isola deserta, giusto?). Ma se proprio vogliamo illuderci che il condizionamento sociale sia esclusivamente quello che si esprime in termini ossequienti della sensibilità dei più (che sappiamo benissimo tutti NON esser vero: vedi concetto trito e ritrito del conformismo dell'anticonformismo), e se dunque vogliamo illuderci che il condizionamento sociale non abbia alcun ruolo (diretto o inverso) sulla "scelta" della donna "libera" di prostituirsi... resta da spiegare come possa una donna, che dunque a questo punto fingiamo di immaginare libera sia da condizionamenti economici che da condizionamenti sociali, come possa realizzare una intima necessità così contortamente ordita nell'automistificazione di TUTTO.... e dirsi non condizionata, quanto meno, da patologia psichiatrica. Prova a rovesciare la domanda e cominciare dalla fine: come se la racconta l'ipotetica soggetta che lo fa? E' rozzo e sommario immaginare che... dopo aver decantato la propria "libertà" a 360°... o tace senza poter spiegare trincerandosi dietro uno stupido quanto reticente "perchè così mi va, ah ah!".... oppure è costretta a descrivere il trip che la intriga. Ecco: quel trip è LA Muraglia Cinese che preclude ogni ulteriore (e un pizzichino più vera) "libertà". Per me. |
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11-02-2008, 11.04.30 | #5 | ||
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
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lo sono per habitus in divenire, cioè perchè dalla liberazione dei costumi in poi tale minoranza ha teso/tenderà ad esserlo sempre meno? o più esattamente: lo sono perchè le pulsioni sessuali di uomo e donna sono fisiologicamente diverse, ovvero, nel senso di: le donne le vivono e le gestiscono in modo diverso perchè hanno struttura psichica atta a farlo? le donne le vivono e gestiscono in modo diverso perchè cavalcano quel divenire che ad oggi non ha ancora fissato punti d'arrivo dunque chissà come potrà concludersi? Citazione:
il sesso non è (anche) una possente forma di conoscenza, la più alta, l'unica e la migliore quando le distanze vengono ridotte a zero dai sensi?Poste come date per chiunque le pulsioni, in una donna che scelga liberamente di darsi per soldi, quale peso ha questa componente conoscitiva del profondo e dell'intimo dell'altro?La curiosità per tale forma di conoscenza, l'eccitazione che tale processo può regalare è in grado di giustificare agli occhi di quella stessa donna ( e quindi ai tuoi che analizzano) il rischio di conoscere reiteratamente solo la mediocrità dei maschi che andrà a incontrare? nel bisogno di soldi facili c'è tutta la causa necessaria a un tale modo di darsi? (escludendo per adesso analisi sulle cause sociologiche o psichiatriche) |
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11-02-2008, 11.12.24 | #6 | ||
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
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e poi, preferiresti che costui andasse a puttane o che ricorresse ai video porno? |
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11-02-2008, 11.59.46 | #7 | |||||||
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
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Bada bene io faccio l'avvocato del diavolo e cerco di capire senza concedere nulla alla tesi precostituita, indago la psiche femminile in questo caso senza avere già una risposta.Puoi desumere facilmente la mia posizione sulla condizione femminile da alcuni dei miei (pochi) post.Cerco di verificare se una donna assolutamente libera possa scegliere di darsi per soldi, al di là di ulteriori pre/postmesse, e certo non ne sono sicuro. Adottando per un attimo il tuo punto di vista ti chiedo se una donna che cresce in un contesto sociale particolare come quello della Russia odierna, sia legittimata a darsi un'etica un pò diversa di quanto non farebbe se fosse nata qua. Citazione:
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E' retorico, ma quanto è disinteressato il darsi in genere, o quello di molte che non prendono però danaro?Il darsi di mogli, segretarie, carrieriste di vario genere, gente qualunque che intimamente sceglie il compromesso :una buona occasione, anche se l'amore manca.Certo non sarà il tuo caso, nè quello di nessuna che scrive qua, ma diciamo che il fenomeno esiste ed esiste nel tessuto sociale ordinario, senza andare a scomodare attrici e veline. una donna che abbia scelto di darsi per soldi e magari solo a quelli che le piacciono almeno fisicamente, è così diversa da quelle donne? o è soltanto migliore?! Citazione:
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11-02-2008, 13.24.42 | #8 |
Lance Kilkenny
Data registrazione: 28-11-2007
Messaggi: 362
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
Uno studio presentato ogggi e quanto mai calzante!
http://www.corriere.it/cronache/08_f...ba99c667.shtml >MILANO - Squillo sì, ma colte e informate. Anche l'Italia da l'addio alle prostitute da marciapiede, mestiere sempre più appannaggio delle extracomunitarie. Ora si fanno largo le «squillo digitali». Una squillo in casa (dal sito scienze.tv) La conferma arriva da uno studio condotto dall'Associazione Sessuologi su un campione di 386 giovani prostitute a domicilio, contattate telefonicamente in forma anonima. Spesso laureate (una su quattro, poco meno delle diplomate, che rappresentano il 34% del totale), talvolta poliglotte (l'11% dichiara di parlare correntemente una lingua straniera), sono sempre più delle entraineuse a trecentosessanta gradi. IDENTIKIT - Non solo. L'identikit delle prostitute di nuova generazione annovera anche una rivoluzione negli orari di lavoro. Solo il 16% del panel preferisce, infatti, esercitare la sera, mentre il 26% sceglie di dedicarsi ai clienti nella più proficua pausa pranzo, ovvero tra le 13 e le 15. Un restante 43% distribuisce le proprie fatiche durante varie fasce del giorno. Risultato? Più soldi per sè e più tempo libero da dedicare al proprio spirito. Sempre più colte (si pensi che il 17% dichiara di «fare la vita» per pagarsi gli studi), le prostitute per scelta sfatano il mito della bella senza cervello. Anzi, la maggior parte dei casi studiati ammette di leggere tra i 5 e i 6 libri all'anno (sono, per la precisione, il 29% del totale, dato significativo se si pensa che, negli ultimi 12 mesi, il 62% degli adulti italiani hanno ammesso di non aver letto neppure un libro; fonte: rilevazione Mondadori-Ipsos dell'ottobre 2007) e almeno un quotidiano al giorno (38%). Il fatto di aver ormai del tutto abbandonato la strada, insomma, facilita la fruizione dei mezzi di comunicazione da parte delle prostitute. Ecco, quindi, che le nuove leve non sono affatto digiune di Internet (ben il 32% del campione si collegano alla Rete almeno tre volte al giorno per le più svariate esigenze) e, soprattutto, guardano molta tv (almeno 2 ore al giorno per il 37%). PROGRAMMI TV PREFERITI - I programmi preferiti dalle squillo moderne? Non certo reality show come «Grande Fratello», giudicato volgare dal 57% del campione, o «Amici» bollato come «illusorio» dal 33% del campione o altri prodotti riconducibili al filone del trash, bensì trasmissioni impegnate e di approfondimento per meglio comprendere la società che le circonda, tant'è che promuovono a pieni voti «Porta a Porta», campione d'ascolti della seconda serata di RaiUno, in cima alle preferenze del 23% delle interpellate, forse anche in virtù della trasversalità dei temi trattati nel salotto di Bruno Vespa. Ma le squillo apprezzano anche «La Storia siamo noi» (18%) di Giovanni Minoli. Segue a ruota un altro talk show di successo, «Le Invasioni Barbariche», punta di diamante de La7, al top delle scelte del 14%, che trova estremamente accattivanti le argute interviste di Daria Bignardi. I programmi del piccolo schermo che piacciono maggiormente alle prostitute «casalinghe», insomma, sono quelli serali di informazione e satira, come «AnnoZero» (RaiDue) di Michele Santoro (12%), e «Striscia la notizia» (Canale 5), con il suo mattatore indiscusso Ezio Greggio (12%). Riscuotono un buon seguito anche «Che tempo che fa» (9%) e «Ballarò» (7%), entrambi in onda sulla terza rete Rai. PROFESSIONE - Ma che cosa fanno nella vita le squillo quando non esercitano? Il nucleo più consistente delle prostitute a tempo parziale è rappresentato per lo più da studentesse, meglio se fuorisede. Questo è quanto riportato sulle carte d'identità del 27% delle intervistate, che trascorrono gran parte della giornata all'università e, avendo più dimestichezza con Internet, si avvalgono principalmente di questo mezzo per procacciarsi clienti da invitare a casa una volta chiusi i libri. Seguono, a ruota, le casalinghe (18%), che possono scegliere l'orario a loro più congeniale per consumare i rapporti clandestini. Non manca chi fa lavori part-time e pensa di arrotondare lo stipendio offrendo prestazioni sessuali a pagamento tra le mura di casa propria, tra un turno e l'altro. Le più attive in tal senso? Sicuramente le operatrici dei call center (14%). Si difendono bene anche le operaie (12%) e le impiegate (11%). Se la strada (vi lavora il 65% delle circa 70.000 persone che in Italia si prostituiscono fonte: Forum Internazionale ed Europeo di ricerche sull'immigrazione, 14 maggio 2005) resta il luogo privilegiato per il sesso a pagamento, è anche vero che la tranquillità delle mura domestiche fa sempre più proseliti. L'inasprimento delle sanzioni per chi esercita il mestiere più antico del mondo e il giro di vite delle forze dell'ordine c'entrano sì, ma fino a un certo punto. Infatti le prostitute «casalinghe», che rappresentano ormai il 50% del mercato, non sono le immigrate, ridotte in schiavitù e costrette a vendere il proprio corpo perchè prive di alternative, bensì donne per lo più italiane, magari impegnate e culturalmente preparate, che vendono le loro grazie in Internet e accolgono i clienti nei ritagli di tempo per avere una ulteriore fonte di reddito. 11 febbraio 2008 > |
11-02-2008, 15.12.12 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
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Condivido pienamente che l'interrogativo per eccellenza sia questo. Ma credo che la risposta abbia (purtroppo) natura filosofico-ideologica e non scientifica. Cerco di spiegarmi. Potrei partire da una visione di medio equilibrio in cui il primo anello è la distinzione tra bisogni primari (autoconservarsi) e accessori (rendere variamente lussureggiante l'autoconservazione). In quest'ottica è libero chi sa distinguere le due classi di bisogni e "far qualunque cosa" per ossequiare i primi, liberamente obliando i secondi almeno in termini di "obliando di far qualunque cosa pur di conseguirli, e magari libero di compensarli con altri e più sentiti". Oppure potrei partire da una visione , altrettanto legittima, in cui il primo anello è "primario è ciò che mi gratifica, senza alcuna distinzione tra primario e accessorio". Ma è sempre pensabile il terzo ed opposto estremo (direi mistico): non esistono bisogni: in meditazione giaccio... accolgo quel che arriva se arriva... vivrò sin quando ciò che arriva sarà bastevole... morirò così rientrando nell'armonia dell'universo quando ciò che arriva non sarà bastevole... L'accezione di libertà e schiavitù cambiano radicalmente nelle tre proiezioni, e resta che: - nel primo caso "libera" è chi si prostituisce senza problemi per soddisfare le necessità economiche d'ordine primario, mentre "schiava" dei bisogni accessori è chi lo fa solo per soddisfare questi; - nel secondo caso "libera" è chi si prostituisce per la materializzazione di qualunque suo materiale desiderio; - nel terzo caso la prostituta è sempre e necessariamente schiava di tutto quel che "non serve". Potrò mai dirti io quale sia la libertà, tra queste Però... chi ha postulato donne "assolutamente libere" sei tu... Io dichiaratamente m'attengo (non vivendo su Marte) a quella prima prospettazione che mi sembra , oggi, la più generalmente condivisa e che vede condizionata (quindi NON libera) da bisogni indotti chiunque si prostituisca per ragioni diverse dalla necessità di sopravvivere o far sopravvivere i propri figli. Posso chiederti qual è la tua accezione di "donna assolutamente libera"? |
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11-02-2008, 16.31.51 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: "Prostituirsi" tra analisi e sintesi!
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Tutto è possibile anche che le donne arrivino a pagare,allo stesso livello degli uomini, per avere sesso. Ma il problema, se così vogliamo chiamarlo, non sta qui. Nella prostituzione (ovvero mercificazione del proprio corpo, che non sempre comporta un passaggio di denaro sonate) non può esservi alcuna forma di conoscenza che vada oltre alla azione-reazione fisica. E' una masturbazione effettuata da un agente esterno, tutto qui. Non può essere definito in nessun altro modo, anche nel caso in cui entrambi possano provare un piacere qualsiasi. Non trovo nulla di male, o alcunchè da criticare nel mercificare il proprio corpo. E' o dovrebbe essere una libera scelta da entrambe le parti. E' una pulsione che viene soddisfatta. Maschile o femminile che sia. Solo che bisognerebbe sempre esserne consapevoli. Il sesso al di fuori dell'amore è sempre a.... pagamento. Ripeto, qualsiasi sia il controvalore offerto. Anche nel matrimonio può esserci prostituzione, non so quante e quanti se ne siano resi conto. Ottemperare ad un contratto, parlare di "dovere coniugale" è una forma subdola di prostituzione, ma sempre tale resta la sostanza. Il sesso totalmente gratis viene offerto unicamente in un atto d'amore ma a quel punto non si parla più mercificazione, perchè lo scambio è reciproco, alla pari, e i livelli di conoscenza diventano molto alti. Per la donna è molto più semplice (almeno credo) accorgersi della differenza, cosa che negli uomini credo sia molto più difficile per loro stessa natura. Spero che un giorno ambosessi riescano a divenire veri amici, veri conoscenti, veri ricercatori del sesso come mezzo di comunicazione, gratificazione, conoscenza. |
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