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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 06-12-2007, 23.19.18   #1
NebbiaINvalPadana
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Data registrazione: 28-12-2006
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Farsi rispettare

Esistono situazioni in cui si sta in gruppo.
Vengono fatte delle offese o delle violenze fisiche. Ma queste non sono così gravi né così evidenti.

Mi riferisco soprattutto a quelle persone insolenti che ci attaccano per un imprecisato motivo, anche sin dal primo approccio.
Ora, come si fa a tenere sotto controllo questa situazione? Sarebbe il caso di evitare di dover arrivare a risolvere la questione alle mani, ma ci si può trovare nella situazione in cui uno cerca sfrontatamente di metterti in cattiva luce/difficoltà.

Esempio tipico? Prepotenza. Rubarti la sedia appena alzi il sedere e disprezzare la tua richiesta di riaverla indietro.
In questo frangente si gioca un fattore secondo me molto importante, perchè questo serve da "lezione" a chi sta intorno.

Si può

A. Reagire con rabbia, un modo che io definirei simile ad un bambino, che si arrabbia e affronta la questione a minacce, urla, manescamente. E in questo caso la propria credibilità subirà dei colpi inevitabili, oltre a dover correre il rischio di farsi in prima persona del male o "attirare" gli amici del nemico.

B. Reagire con distacco. Ignorando o lasciando la persona con qualche battuta sarcastica.

Esiste però un problema in questa seconda tipologia. Se lui insiste. O addirittura rilancia. Per rilancia intendo, arriva a provocazioni sempre più evidenti e più grosse. Creando tensione.

Un altro esempio può essere se sul lavoro ti rifilano tutti i compiti più noiosi e meccanici. Come si fa a farsi valere senza peggiorare la situazione generale?
NebbiaINvalPadana is offline  
Vecchio 07-12-2007, 09.40.51   #2
Profano
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Riferimento: Farsi rispettare

Non credo siano giuste ambe due le strade che hai descritto, bisogna trovare un giusto equilibrio un pò in tutto, essere versatili e saper improvvisare è la migliore arma che si possa avere, poi le parole, le parole sono uno strumento di attacco e difesa unico, sono riuscito a far passare il prepotente della situazione da zimbello del gruppo dopo avergli fatto dire quanti animali portò "mosè" sull'arca di "noè" e avergli fatto confessare che il "suffragio universale è quando piove tanto" è un semplice esempio, ma farsi valere sin dal primo attacco è importante...
Profano is offline  
Vecchio 07-12-2007, 10.21.34   #3
griago
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Riferimento: Farsi rispettare

Se c'è una cosa che mi fa andare in bestia è la prepotenza.

E purtroppo non posso che notare il dilagare della prepotenza in tutti i settori della vita sociale: dal posto di lavoro alle strade, dai supermercati alle singole famiglie.

Ora, anche io mi sono sempre chiesto qual è il modo migliore per gestire gli atti di prepotenza, ma sinceramente non so ancora la risposta. Per questo trovo molto interessante questo argomento e sono molto interessato a leggere le vostre opinioni ed esperienze a riguardo.

In linea di principio sono assolutamente contrario alla violenza. Rispondere al prepotente con il menar le mani mi sembra una (eventuale) vittoria di Pirro: inizialmente sembra che hai fatto rientrare nei ranghi il prepotente, ma in realtà hai fatto vincere il suo modo di fare.

L'esempio che dai è che vinci se sei più forte del prepotente, se sei più "potente". Da lì il passo a voler prevenire la prepotenza altrui è breve. In altre parole il passo verso la propria pre-potenza è breve.

L'atteggiamento corretto che invece si dovrebbe avere mira ha smorzare la prepotenza e non alimentarla. Dobbiamo concentrarci sulla prepotenza e non sul prepotente.

Il prepotente ti ruba la sedia? Gli chiedi gentilmente di restituirtela. Ti risponde in modo sprezzante? Te ne vai spiazzandolo. Non con la coda tra le gambe, ma ringraziandolo per aver mostrato a tutti che persona è. Che la mia vita non cambia se ho o non ho la sedia, mentre pare che la sua dipenda dall'avere quella sedia.

E' difficile da fare, perché questo mondo insegna a tutti che i potenti sono i vincenti. Ed i pre-potenti lo sono ancora di più perché riescono ad esserlo prima.

Se invece si insegnasse che il vero vincente è colui che non ha bisogno del potere, colui che è contento per quel che la vita gli offre giorno dopo giorno, colui che mette prima gli affetti e l'amore e poi le cose, beh, se si insegnasse questo il mondo sarebbe diverso.

Ma quanti al giorno d'oggi lo fanno? Quanti spot pubblicitari (che ormai sono una parte fondamentale per l'evoluzione dei costumi e dei comportamenti sociali) insegnano ciò?
griago is offline  
Vecchio 07-12-2007, 13.26.48   #4
iulbrinner
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Riferimento: Farsi rispettare

"Come si fa a farsi valere senza peggiorare la situazione generale?" (NebbiaINvalPadana)

Quello che proponi è un argomento antico come il mondo e mai definito conclusivamente: il conflitto.
Il conflitto è parte integrante dell'esperienza umana e non solo in tempo di guerra. Come giustamente metti in evidenza, esistono conflitti quotidiani che siamo chiamati, obtorto collo, ad affrontare e risolvere con le nostre forze; conflitti che ci mettono in competizione con Tizio o Caio nell'ambito della vita quotidiana e che ci portano a confrontarci anche con manifestazioni odiose quali la prepotenza o la volontà di sopraffazione, diretta o subdola che sia.
Cosa fare?
Per quanto mi riguarda, non credo che esistano ricette universali al riguardo e credo che l'arte del vivere debba saper prevedere anche situazioni di questo tipo, con soluzioni diversificate in funzione del singolo caso.
Ciò che, tuttavia, osservo è che una diffusa mentalità incline al c.d. "buonismo" astratto sembra spesso precludere e conculcare quella componente della personalità individuale, soprattutto maschile, che passa sotto il termine di "aggressività", stigmatizzandola a priori come espressione becera di un modo antropologicamente sbagliato di stare al mondo.
Io credo, invece, che una dose corretta di aggressività - commisurata alla situazione e, comunque, mai tale da giustificare atti inconsulti e scriteriati di violenza - sia naturale e, a volte, necessaria. Quando serve ci si dovrebbe sentire autorizzati anche ad alzare la voce, se qualcuno la solleva a sua volta, senza per questo sentirci accomunati a coloro che ci spingono alla difesa dei nostri spazi o, a volte, della nostra stessa dignità personale.
Il perdonismo, il buonismo, l'amorevolismo, il pacifismo astratto, il solidarismo a tutti i costi, l'antimilitarismo (si veda al riguardo un recente topic assai sintomatico in - cultura e società), il robinhoodismo (neologismo appena sfornato) ed il sentimentalismo fuori luogo sono il brodo di coltura ideale di quelle che Indro Montanelli definiva "le anime belle".
Personaggi tuttora vaganti nel nostro universo culturale; predicatori di spiritualità autocompiaciute, utili per guardarsi allo specchio vedendo sempre la bontà universale rappresentata, ma poco pratiche e concludenti per le problematiche effettive della vita.
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Vecchio 07-12-2007, 16.02.49   #5
griago
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Riferimento: Farsi rispettare

Personalmente invece ritengo che alle volte l'accusa di "buonismo" celi più o meno abilmente il "prepotentismo" (pare che questo forum stimoli la produzione di neologismi).

Credo di essere tra quelle persone "accusabili" di buonismo. Ma il mio cosiddetto buonismo non è giustificato da norme morali che ci impongono in qualche modo di essere tutti più buoni, quanto da quell'esperienza personale che mi dice che dietro tutti i comportamenti e le abitudini vi sono delle retroazioni che possono alimentare o smorzare l'affermarsi dei comportamenti stessi.

Ora, fermo restando che il mio tentativo è quello di promuovere comportamenti che ritengo positivi (e qui chiaramente esprimo un giudizio di valore) e di rimuovere o quantomeno limitare i comportamenti negativi, ecco spiegato il mio apparente buonismo (poi magari vi sono anche eserciti di persone che sono "buone" solo perché glielo ordina il papa).

Sono convinto che rispondere con prepotenza alla prepotenza non fa che alimentarla. Questo è il motivo per cui preferisco non rispondere con violenza a chi usa la violenza (a meno di mie reazioni impulsive, istintive e non ponderate).

Sono convinto che alzare la voce con chi alza la voce non fa altro che dargli ragione. Al bambino che ascolta, che assiste alla scena, arriva il messaggio che chi vince è chi alza di più la voce, e non chi dice il giusto. E di conseguenza quel che conta è la forma e non il contenuto. Da grande (ma probabilmente molto prima) anche lui alzerà la voce (e non solo).

L'aggressività è un normale modo di fare comportamentale legato alla propria sopravvivenza. E' normale che in situazioni particolari se non addirittura vitali l'aggressività emerga. Mors tua vita mea. E' normale che se qualcuno mette a repentaglio la mia vita, la mia salute fisica e/o psichica e quella dei miei cari, io possa reagire in modo aggressivo ed anche violento.

Ma far scatenare la propria aggressività per una sedia (per riprendere l'esempio citato) mi sembra assolutamente fuori luogo ed inopportuno.

C'è la componente istintiva, ma c'è anche quella razionale in grado di ponderare la situazione ed incanalare opportunamente l'aggressività.
griago is offline  
Vecchio 07-12-2007, 22.28.49   #6
NebbiaINvalPadana
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Sono d'accordo con quello che hai detto Iulbrinner.
Però... poi nel concreto? Dovrei andare in palestra e diventare un pugile, e allora sarò in grado di farmi ridare indietro la sedia.
Il motivo per cui alzare i tacchi e lasciargli la sedia non è una soluzione è che queste persone in questo modo ottengono quello che vogliono, e se sanno che tu gli lasci il posto lo rifaranno.
Capsico che in questo modo si dimostri di essere di un altro rango, però intanto si permette agli altri di fare ciò che si vuole.
Immagino che si debba minacciare in maniera adeguata chi si ha di fronte, potendo anche mettere in atto la stessa minaccia.
Bisogna sempre rispondere alle offese, ma bisogna farlo in modo adeguato, o si scatenza una guerra per un nonnulla.
E la guerra è sempre una sconfitta.
NebbiaINvalPadana is offline  
Vecchio 09-12-2007, 18.44.09   #7
griago
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Lo logica che leggo è la stessa della corsa agli armamenti.

La logica che leggo è la stessa della "guerra preventiva". Una guerra per evitare una guerra! Che assurdità!

Non che il leggere questo mi meravigli. Mi meraviglia il fatto che persone mature ancora non si capiscano che "chi semina vento raccoglie tempesta".

Buon raccolto!
griago is offline  
Vecchio 10-12-2007, 11.32.19   #8
NebbiaINvalPadana
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Citazione:
Originalmente inviato da griago
Lo logica che leggo è la stessa della corsa agli armamenti.

La logica che leggo è la stessa della "guerra preventiva". Una guerra per evitare una guerra! Che assurdità!

Non che il leggere questo mi meravigli. Mi meraviglia il fatto che persone mature ancora non si capiscano che "chi semina vento raccoglie tempesta".

Buon raccolto!

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Vecchio 10-12-2007, 11.33.17   #9
dalmatina7
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Penso che bisognerebbe avere coraggio e ricordarsi che sei sullo stesso piano dell'altra persona, nè più, nè meno. E come tale vai rispettato.
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Vecchio 10-12-2007, 14.31.11   #10
iulbrinner
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Ora, fermo restando che il mio tentativo è quello di promuovere comportamenti che ritengo positivi (e qui chiaramente esprimo un giudizio di valore) e di rimuovere o quantomeno limitare i comportamenti negativi, ecco spiegato il mio apparente buonismo (poi magari vi sono anche eserciti di persone che sono "buone" solo perché glielo ordina il papa).

Sono convinto che rispondere con prepotenza alla prepotenza non fa che alimentarla. Questo è il motivo per cui preferisco non rispondere con violenza a chi usa la violenza (a meno di mie reazioni impulsive, istintive e non ponderate).
(griago)

Ora non ho tempo sufficiente per risponderti, anche se l'argomento è di notevole interesse, e mi limito ad osservare, per ora, che non ho mai sostenuto la necessità o l'opportunità di rispondere alla prepotenza con la prepotenza; semmai rispondere con quella che in psicologia si chiama "assertività", che è un concetto sostanzialmente diverso.
Nel rinviare per gli approfondimenti ad un secondo momento, per i motivi detti, ricordo a griago che le guerre, preventive o successive, per quanto brutte sono spesso imprevedibili ed inevitabili, come dimostrano i recenti fatti della ex Jugoslavia, con un conflitto deflagato ai nostri stessi confini nazionali, a pochi chilometri dalle nostre case.
Accettare l'idea della conflittualità umana non significa giustificarla; significa prenderla in considerazione come possibilità esistente ed esistenziale e confrontarsi anche con questa realtà senza nasconderla, in chiave psicologica, sotto il tappeto delle buone intenzioni.
Sia, inoltre, chiaro che rispetto le tue posizioni come quelle di chiunque altro; non sentirti giudicato in prima persona, io valuto le idee e le commento dal mio punto di vista. Niente più di questo...
iulbrinner is offline  

 



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