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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori.
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Vecchio 24-07-2007, 12.45.16   #1
marziettina
Ospite abituale
 
Data registrazione: 03-05-2007
Messaggi: 43
l'interpretazione della realtà

Ho sempre più la sensazione che la difficoltà di comunicazione derivi da interpretazioni diverse di medesime situazioni.
Io inizio ad interpretare una situazione con una chiave di lettura, ed ogni fatto, gesto, azione viene da me interpretata secondo quella chiave di lettura che diventa quasi una gabbia...che porta troppo spesso a perdere i contatti con la realtà perchè troppo immischiata nell'interpretazione della realtà...
E finisci con il vivere attraverso interpretazione più o meno corrette (il più delle volte sono proiezioni delle nostre paure)e perdi la lucidità che ti porta a comprendere dove finisce la realtà ed inizia la proiezione...
Come si fa a smettere? Come si fa ad arrestare questo meccanismo...
Poi io sono tremendamente testarda, quando mi metto in testa qualcosa non me la leva nessuno...parlo di convinzioni, di false interpretazioni, e sono capace di far combaciare tutto, di unire i puntini che erano magari (probabilmente) destinati ad un altro disegno in modo da tirare fuori il disegno che ho già in mente...
marziettina is offline  
Vecchio 26-07-2007, 00.58.36   #2
donella
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
Riferimento: l'interpretazione della realtà

Ciao Marziettina.

Questa è solo la mia.... interpretazione...
Non credo che il problema sia nel metodo... non mi sono noti altri modi di interiorizzare la realtà che non siano nel "leggerla"... con i propri mezzi... in modo che - per chiunque - è necessariamente parziale e soggettivo.

Se così non fosse avremmo almeno qualche "bocca della verità". E invece...

Credo sinceramente che l'operazione più corretta non sia nell'arrovellarsi nella ricerca di "un altro" metodo, quanto piuttosto nella costante ricerca della massima raffinatezza e accuratezza nell'aplicazione di quello noto e a tutti comune: mettere "sotto processo" ognuno dei puntini... e magari chiedersi sempre quali e quanti altri disegni avrebbero potuto comporsi con quegli stessi puntini....
donella is offline  
Vecchio 26-07-2007, 06.47.16   #3
acquario69
Moderatore
 
L'avatar di acquario69
 
Data registrazione: 10-04-2006
Messaggi: 1,444
Riferimento: l'interpretazione della realtà

Citazione:
Originalmente inviato da marziettina
Ho sempre più la sensazione che la difficoltà di comunicazione derivi da interpretazioni diverse di medesime situazioni.
Io inizio ad interpretare una situazione con una chiave di lettura, ed ogni fatto, gesto, azione viene da me interpretata secondo quella chiave di lettura che diventa quasi una gabbia...che porta troppo spesso a perdere i contatti con la realtà perchè troppo immischiata nell'interpretazione della realtà...
E finisci con il vivere attraverso interpretazione più o meno corrette (il più delle volte sono proiezioni delle nostre paure)e perdi la lucidità che ti porta a comprendere dove finisce la realtà ed inizia la proiezione...
Come si fa a smettere? Come si fa ad arrestare questo meccanismo...
Poi io sono tremendamente testarda, quando mi metto in testa qualcosa non me la leva nessuno...parlo di convinzioni, di false interpretazioni, e sono capace di far combaciare tutto, di unire i puntini che erano magari (probabilmente) destinati ad un altro disegno in modo da tirare fuori il disegno che ho già in mente...

non ti basta sapere (e accettare) che ogni singolo individuo percepisce le cose in maniera diversa gli uni dagli altri?...potrebbe essere uno stimolo in piu anziche vederlo come un limite
potresti cominciare a metterti nei panni degli altri anziche da subito incentrarti troppo su te stessa..come vedi questa (mia) e' un altra diversa interpretazione
acquario69 is offline  
Vecchio 26-07-2007, 09.36.31   #4
catoblepa
Ospite abituale
 
Data registrazione: 30-06-2006
Messaggi: 282
Riferimento: l'interpretazione della realtà

Per Marziettina:
conosci la questione dei racconti di testimoni su di uno stesso fatto?
In sostanza , sono stati fatti studi sul grado di attendibilità delle testimonianze , da parte di soggetti diversi su di uno stesso fatto a cui avevano assistito direttamente.
Ebbene , è ormai certo che non esistono due testimonianze coincidenti; potranno essere molto simili, ma non saranno mai uguali, e il motivo è quello di cui parli: l'interpretazione della realtà.
E a questo proposito , cito il testo di un pezzo di Giorgio Gaber (si capisce che adoro questo artista? )

LA REALTA' E' UN UCCELLO
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
È un uccello strano che mi gira intorno
è da tanto tempo che gli dò la caccia
ma non ha abitudini questa bestiaccia
mi fa impazzire la sua ambiguità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Sono affascinato da un uccello strano
che non è mai vecchio, che non ha passato.
Devo anticiparlo, devo inseguirlo
altrimenti muoio di normalità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
Devo anticiparlo, devo inseguirlo
altrimenti muoio di normalità.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
La realtà è un uccello che non ha memoria
devi immaginare da che parte va.
catoblepa is offline  
Vecchio 26-07-2007, 10.40.12   #5
KoAle
Ospite
 
Data registrazione: 06-08-2002
Messaggi: 14
Riferimento: l'interpretazione della realtà

Ciao! Certo, come ti hanno scritto i ragazzi sopra, la realtà è sempre interpretata da noi ... forse tu ti senti incastonata su dei binari nella tua lettura del mondo che ti circonda, e credo che sia proprio questo tuo pensiero a farti sentire a disagio. Posso suggerirti due piccoli consigli; il primo è di provare a cambiare punto di vista, prova ogni tanto a "salire sopra il tavolo" vedrai le cose diversamente ... il secondo, pensa il meno possibile a quanto la tua interpretazione sia un problema, in effetti non lo è e non lo sarà mai, vivi i tuoi pensieri liberamente e vedrai le cose più chiaramente.
Baci
KoAle is offline  
Vecchio 26-07-2007, 19.19.09   #6
ozner
novizio
 
L'avatar di ozner
 
Data registrazione: 10-10-2006
Messaggi: 371
Riferimento: l'interpretazione della realtà

Citazione:
Originalmente inviato da marziettina
Ho sempre più la sensazione che la difficoltà di comunicazione derivi da interpretazioni diverse di medesime situazioni.
Io inizio ad interpretare una situazione con una chiave di lettura, ed ogni fatto, gesto, azione viene da me interpretata secondo quella chiave di lettura che diventa quasi una gabbia...che porta troppo spesso a perdere i contatti con la realtà perchè troppo immischiata nell'interpretazione della realtà...
E finisci con il vivere attraverso interpretazione più o meno corrette (il più delle volte sono proiezioni delle nostre paure)e perdi la lucidità che ti porta a comprendere dove finisce la realtà ed inizia la proiezione...
Come si fa a smettere? Come si fa ad arrestare questo meccanismo...
Poi io sono tremendamente testarda, quando mi metto in testa qualcosa non me la leva nessuno...parlo di convinzioni, di false interpretazioni, e sono capace di far combaciare tutto, di unire i puntini che erano magari (probabilmente) destinati ad un altro disegno in modo da tirare fuori il disegno che ho già in mente...
Secondo me, Marziettina, sei solo un po' prevenuta, nel senso che, difronte ad un fatto, non cerchi di analizzarlo prima, e poi di prendere una decisione, ma, forse, prendi la decisione prima di analizzarlo, questo perchè probabilmente è un metodo facile e veloce , avendo tutto già come dici tu ingabbiato o bello e pronto;forse per questo che ti senti un po' prigioniera di te stessa.
ozner is offline  
Vecchio 27-07-2007, 10.30.20   #7
vagabondo del dharma
a sud di nessun nord
 
Data registrazione: 28-08-2006
Messaggi: 245
Riferimento: l'interpretazione della realtà

La mappa non è il territorio
vagabondo del dharma is offline  
Vecchio 28-07-2007, 13.47.19   #8
VanLag
Ospite abituale
 
L'avatar di VanLag
 
Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Riferimento: l'interpretazione della realtà

Citazione:
Originalmente inviato da marziettina
Ho sempre più la sensazione che la difficoltà di comunicazione derivi da interpretazioni diverse di medesime situazioni.
Io inizio ad interpretare una situazione con una chiave di lettura, ed ogni fatto, gesto, azione viene da me interpretata secondo quella chiave di lettura che diventa quasi una gabbia...che porta troppo spesso a perdere i contatti con la realtà perchè troppo immischiata nell'interpretazione della realtà...
E finisci con il vivere attraverso interpretazione più o meno corrette (il più delle volte sono proiezioni delle nostre paure)e perdi la lucidità che ti porta a comprendere dove finisce la realtà ed inizia la proiezione...
Come si fa a smettere? Come si fa ad arrestare questo meccanismo...
Poi io sono tremendamente testarda, quando mi metto in testa qualcosa non me la leva nessuno...parlo di convinzioni, di false interpretazioni, e sono capace di far combaciare tutto, di unire i puntini che erano magari (probabilmente) destinati ad un altro disegno in modo da tirare fuori il disegno che ho già in mente...
Prima cogli la realtà poi la metti in relazione col tuo vissuto.
(Sottolineo con grande enfasi che, benché la percezione di qualche cosa sembri un unico evento, in realtà si compone di due momenti: - La percezione ed il giudizio - ).

Dopo che hai colto l’evento dunque lo metti in relazione col tuo vissuto. I tuoi gusti, le tue tabelle di valori, i tuoi desideri, le tue paure e, così facendo, filtri e parcellizzi la realtà, cioè lasci che a rendersi evidente sia solo una parte di essa, magari quella che approvi o desideri o magari quella che respingi e temi.

Fermati a quel "prima" e rifiutati categoricamente di prendere qualsiasi posizione su ciò che hai colto, su ciò che hai percepito, rifiuta di giudicarla, di incasellarla, di darla per scontata. All’inizio sarà difficile perché, se non manipoli gli input che cogli ti sembrerà che tu stessa non ci sia, perché, in fondo, ciò che pensiamo di essere non è altro che quell’insieme di desideri e di paure che ci vengono dal nostri vissuto e se non ricorriamo ad essi è come se negassimo il nostro io, ma questo all’inizio perché, se trovi la strada, permetterai alla realtà di manifestarsi a te nella sua interezza.

Lo stesso è nelle relazioni. L’ho sottolineato da altre parti, mediamente nessuno si relaziona con nessuno, ne qui ne nella vita normale, perché quello che succede è che ciascuno proietta sugli altri le proprie idee che si fa dell’altro e poi parla con quelle, cioè alla fine, ciascuno parla con se stesso.

Se rinunciamo al giudizio, se rinunciamo a definire l’altro dicendo che è un saggio o uno stupido, un maestro o un discepolo, una santo o una ladro, un mascalzone o un gentiluomo, se rinunciamo alle etichette che la nostra mente proietta a destra ed a sinistra, allora forse iniziamo a vedere veramente l’altro ed allora la relazione, per quanto ti riguarda, può iniziare a fiorire.


Ultima modifica di VanLag : 28-07-2007 alle ore 17.36.33.
VanLag is offline  
Vecchio 29-07-2007, 02.01.11   #9
donella
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Riferimento: l'interpretazione della realtà

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Prima cogli la realtà poi la metti in relazione col tuo vissuto.
(Sottolineo con grande enfasi che, benché la percezione di qualche cosa sembri un unico evento, in realtà si compone di due momenti: - La percezione ed il giudizio - ).


Scusami, ma questa affermazione mi lascia molto perplessa, e la mia è soltanto una domanda.

Quel che sapevo è esattamente il contrario, ossia che la percezione - per se stessa - è già in se stessa il prodotto di un vissuto e cioè proiezione di quello che potremmo dire pregiudizio.

Di qui le doverose cautele nelle deposizioni testimoniali, ad esempio.
Di qui la somministrazione di immagini da decodificare proprio a scopo esplorativo in ambito psicologico e psichiatrico, ad altro esempio.

donella is offline  
Vecchio 29-07-2007, 11.21.59   #10
VanLag
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Riferimento: l'interpretazione della realtà

Citazione:
Originalmente inviato da donella
Scusami, ma questa affermazione mi lascia molto perplessa, e la mia è soltanto una domanda.

Quel che sapevo è esattamente il contrario, ossia che la percezione - per se stessa - è già in se stessa il prodotto di un vissuto e cioè proiezione di quello che potremmo dire pregiudizio.

Di qui le doverose cautele nelle deposizioni testimoniali, ad esempio.
Di qui la somministrazione di immagini da decodificare proprio a scopo esplorativo in ambito psicologico e psichiatrico, ad altro esempio.
In effetti non volevo sostituirmi agli psicologi o agli psichiatri ma stavo esponendo il mio punto di vista sull’interpretazione della realtà come lo vivo io e, posso assicurati, che la percezione è fatta di due momenti. Il primo, (che potremmo chiamare la fase dello stupore), quando, diciamo, la coscienza, (intesa non in senso religioso ma come solo capacità di diventare coscienti di qualche cosa), percepisce l’evento, il secondo, (che potremmo chiamare la fase della gioia o del dolore a secondo della valenza che ha per noi l'evento), quando lo mette in relazione con il proprio vissuto, lo giudica e l’interpreta.

Tu dici: - Quel che sapevo è esattamente il contrario, ossia che la percezione - per se stessa - è già in se stessa il prodotto di un vissuto e cioè proiezione di quello che potremmo dire pregiudizio.

Per me è vero se alla parola percezione sostituisci la parole interpretazione e cioè se formuli un frase così fatta: - Quel che sapevo è esattamente il contrario, ossia che l’interpretazione - per se stessa - è già in se stessa il prodotto di un vissuto e cioè proiezione di quello che potremmo dire pregiudizio –

E’ diversa la “percezione”, dall’”interpretazione”. Nell’interpretazione subentra la tua personalità, l’io cosciente, che appunto proietta le sue paure ed i suoi desideri sul “fenomeno”. Nella percezione, (che avviene un nanosecondo prima), l’io cosciente ha rilevato che è successo un fenomeno ma non lo ha ancora giudicato.

E’ in quel punto che tutto è ancora intero, che l’evento ed il percettore dell’evento, sono ancora integri ed è quella rinuncia al giudizio che può aiutarci a migliorare la nostra capacità di relazionarci con la vita e con gli altri..

A chiosa metto una riflessione relativa a quanto riguarda “le doverose cautele nelle deposizioni testimoniali” che magari chiarifica un po’ il modo col quale succedono le cose dentro di noi e che rigurda la percezione, prima dell'interpretazione.

In pratica due testimoni vedono l’evento da posizioni fisicamente diverse, perché sono in due posizioni dello spazio diverso, perché in un determinato momento un solo corpo può occupare uno spazio.

Ora supponiamo che noi siamo in grado di riprodurre lo stesso identico fenomeno in un tempo successivo e di porre il secondo testimone nello stesso spazio preciso identico del primo e chiediamoci se la sua testimonianza in quel caso sarà più attendibile?

Io dico di no, perché comunque variano le caratteristiche fisiche del secondo testimone, ad esempio potrebbe essere più alto o più basso, potrebbe avere i decimi di vista diversi dall’altro…etc.

Supponiamo di ricorrere ad un gemello del primo testimone con le caratteristiche fisiche il più simili possibili al primo testimone e richiediamoci se la sua testimonianza sarebbe così più attendibile?

Io continuo a dire di no, perché è cambiato l’ambiente nel quale l’evento avviene, magari si è alzata la brezza, sono cambiati i rumori attorno, è cambiata la luce del sole e tutto questo modifica la percezione.

Ogni evento è unico ed irripetibile in se ed è unico ed irripetibile il riflesso dell'evento nella coscienza del tesimone.

La favola dei 4 ciechi che furono portati in presenza dell’elefante senza dire loro che era un elefante e gli fu chiesto di dire cos’era, magari chiarifica quanto ho espresso.
Il primo cieco toccò la coda e disse che era una corda, il secondo toccò un fianco e disse che era una muro, il terzo toccò le 4 gambe e disse che era un tavolo ed il quarto toccò la proboscide e disse che era un tronco d’albero.
Questo esempio enfatizza come le percezioni siano comunque parziali e dipendenti dal punto fisico dal quale si coglie l’evento.

Ammesso, per assurdo, che sia possibile riprodurre nello stesso punto dello spazio e del tempo un analogo evento ed ammettendo che disponiamo di due testimoni al massimo simili, e capaci di non proiettare ma di attenersi con asetticità da cronaca a quanto successo, forse otterremo con parole diverse una descrizione simile ed attendibile di quanto è accaduto.


Ultima modifica di VanLag : 29-07-2007 alle ore 17.02.34.
VanLag is offline  

 



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