Ospite abituale
Data registrazione: 30-06-2007
Messaggi: 710
|
Psicodinamica e aspetti "magici"
Buongiorno a Tutti.
Credo e spero che questo Forum sia il posto giusto per porre un quesito che mi accompagna da oltre vent'anni e a cui non ho mai trovato risposta.
Nel 1984, spinta esclusivamente dalla curiosità, mi lasciai convincere a frequentare un "corso" di cosiddetta psicodinamica della durata di quattro giorni che si sarebbe tenuto in un hotel del nord Italia.
La curiosità fu ingenerata dal comportamento di alcune persone di mia conoscenza, e prima, fra tutte, il ragazzo che avevo da poco lasciato dopo un fidanzamento pluriennale, e che, quindi, conoscevo piuttosto bene. Lui aveva frequentato questo corso portatovi da suoi amici di famiglia e, in capo a quattro giorni, ...prego di credermi quando dico che aveva cambiato tutti i "connotati" : una condotta da invasato-telecomandato con - GIURO - espressione del volto, sguardo e modalità relazionali completamente STRAVOLTI, ma euforicamente stravolti!
Ero davvero curiosa di "vedere" cosa avesse prodotto l'inspiegabile fenomeno e confortata dal fatto che tutti coloro che nel suo gruppo avevano partecipato a quell'esperienza ne parlavano come chi ha fatto un giro in paradiso con il privilegio di riportarsene anche un pezzo a casa e per sempre!
A caro prezzo (avrei potuto farci un bel viaggio!) mi ritrovai praticamente segregata in questo albergo insieme a una cinquantina di "cercatori di felicità" venuti da ogni angolo d'Italia.
Cominciò una serie letteralmente estenuante di esercizi di rilassamento più che altro basati su metodologie respiratorie che avevano il dichiarato scopo di "scendere ai livelli mentali inferiori". A queste tecniche di rilassamento venivano intervallati "esperimenti" varii, che culminavano con lo psicodramma finale, di cui furono protagonisti soltanto pochissimi partecipanti (non io) e che, da spettatrice, trovai di una violenza morale e di una volgarità senza pari.
Malgrado la diligente partecipazione, io ed un medico che si era iscritto per motivazioni molto simili alle mie... cominciammo dal secondo giorno ad accumulare soltanto sempre più tangibili diffidenza, disagio, sensazione fastidiosissima di esserci autovincolati a stare nel posto sbagliato. Quello che soprattutto ci avviliva-umiliava era in renderci conto di come queste tecniche e il loro ossessivo ripetersi, intervallato da buffonate di gruppo che sollecitavano con stimoli emozionali di livello elementare lo scatenamento della fragilità dei più... ci portavano alla quasi certezza di essere alle prese con volgari tecniche quasi illusionistiche e finalizzate ad un vero e proprio lavaggio di cervello.
Fummo gli unici due ad uscirne... solo con la sensazione spiacevole di aver sprecato 4 giorni della nostra vita e un po' di soldi. E la "psicologa" riferì a chi mi aveva presentato che il fallimento del corso nei miei confronti era dovuto alla mia "resistenza corticale".
Oggi trovo l'associazione organizzatrice dei lucrosi corsi tra quelle censite da serie ricerche tra le nuove "sette" dalle potenzialità affatto tranquillizzanti. E ho dimenticato di dire che tutto quanto avveniva all'interno era praticamente secretato con tanto di responsabilità legali, per cui ogni possibilità di ragionamento e confronto sul tema diveniva materialmente impossibile, nel senso che parlarne con i partecipanti significava avere risposte da invasati totali, mentre parlarne con "esterni" , oltre a essere vietato , significava parlare con chi , dell'argomento, non poteva proprio saperne niente.
Di una sola cosa non sono mai riuscita ad avere spiegazione, e riguarda un "esperimento" indubbiamente in grado di suggestionare in modo molto prepotente. Tant'è che, ad oltre vent'anni, io stessa che detesto questo tipo di corso... mi porto ancora dietro l'incognita, che giro alla vostra cortese attenzione. L'esperimento è questo:
A metà dei partecipanti viene chiesto di compilare una scheda con il nome di battesimo di una persona (proprio amico o parente) che abbia una qualche importante patologia o menomazione fisica in atto, e di indicare il tipo di infermità.
Quelle schede vengono raccolte e redistribuite a caso tra coloro che le hanno compilate. Per cui il tizio di Torino avrà in mano la scheda di quello di Palermo, con la descrizione di un "caso" di cui, quindi, non sa assolutamente nulla.
I partecipanti che hanno compilato le schede, ciascuno dotato della scheda compilata da qualcun altro a caso, vengono chiamati a fare da "assistenti" ad altrettanti frequentatori che fanno parte dell'altra metà (ossia quelli che non hanno compilato schede), e ai quali toccherà fare l'ennesimo esercizio di rilassamento per poi giungere al livello mentale "giusto" per: ad occhi chiusi, dire ... quale sia l'infermità di cui soffre la persona indicata nella scheda (a lui ovviamente ignota) che è nelle mani del suo asistente, ed il cui caso - per tutto ciò che non è espressamente descritto in scheda - è completamente ignoto all'assistente stesso. Il "veggente", infatti, concentradosi vedrà nella propria mente il corpo della persona indicata nel "caso", poi vedrà un puntino rosso che andrà a collocarsi nel punto della sagoma corporea riguardata dall'infermità. Il veggente dirà quale sia questa parte del corpo, e poi potrà cominciare a parlare mentalmente con l'infermo visualizzato e potrà chiedergli come sta e cosa può essere fatto per lui. L'assistente relazionerà quanto "visto" e dichiarato dal veggente.
Bene: io (he facevo parte della metà che ha compilato la scheda del malato conosciuto) avevo indicato il caso di un giovane uomo reso paraplegico da un incidente stradale. Io scrissi SOLTANTO che "ha perso l'uso delle gambe". E non avevo nanche riflettuto su una caratteristica MOLTO peculiare di questo invalido, ossia il fatto che essendo persona di mostruosa vitalità... era praticamente quasi impossibile vederlo sulla sedia a rotelle, poichè con l'ausilio delle stampelle... si muoveva spesso e volentieri SENZA la sedia a rotelle e inoltre guidava l'auto.
Ad impressionarmi in modo indelebile fu il fatto che la mia scheda, finita in mano ad un assistente di chissà quale posto d'Italia, fu ovviamente "letta con la mente" da un veggente di altro posto ignoto d'Italia.
Alla fine fu data lettura , tra le altre , della mia scheda e di quella compilata dall'assistente in base alla visione avuta dal veggente abbinato dal caso.
Rimasi davvero sconcertata quando la psicologa , dopo aver letto del mancato uso degli arti inferiori da me descritto, lesse che il veggente aveva visto le stampelle. Qualcuno dei partecipanti disse un semplice "per forza è paralitico", e la psicologa - in questo caso davvero opportunamente - precisò: "veramente per un paraplegico è più normale vedere la sedia a rotelle". La psicologa NON era della mia città, nè poteva in ALCUN modo sapere chi fosse quel "Mario" (mio concittadino) di cui avevo parlato.
C'è qualcuno che sa dirmi come è possibile che questo accada????
Preciso che, alla fine del corso, la spiegazione data dalla psicolologa fu la seguente: siamo tutti come punte di un unico gigantesco iceberg sommerso; se guardiamo le punte siamo individui tra loro slegati; se "scendiamo ai livelli mentali inferiori ritroviamo la nostra base comune e vediamo nell'altro come in noi stessi, perchè siamo una sola entità".
Scusate la lunghezza, ma ci tenevo ad essere più precisa possibile perchè avere questa risposta su basi scientifiche mi interesserebbe davvero moltissimo (oltre che sciogliermi un quesito così sentito e così risalente nel tempo).
Infine grazie - comunque - a chi abbi avuto la pazienza di leggere fin qui.
Ciao
|