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Psicologia - Processi mentali ed esperienze interiori. >>> Sezione attiva sul forum LOGOS: Percorsi ed Esperienze |
15-03-2007, 18.29.49 | #3 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-01-2007
Messaggi: 71
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
Secondo me si può fare mettendo da parte se stessi, cioè cercando di non criticare perchè "a me non sta bene che tu ti comporti così", ma cercare di spostare l'asse della discussione sul piano di chi stiamo criticando, facendolo riflettere su quanto un suo comportamento possa essere sbagliato/non piacevole/ irritante ecc. Bisogna collegarsi sulla lunghezza d'onda dell'altro. Insomma ci vuole molto autocontrollo, e non è facile, soprattutto se si parla con gente che non ci va proprio a genio. Magari fare un corso zen aiuterebbe |
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15-03-2007, 19.48.49 | #4 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-09-2006
Messaggi: 184
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
E' quello che provo a fare ma che mi riesce davvero difficile. Spesso uso parole senza alcun carico emotivo e spesso la mia emotività esce in maniera cosi confusa da crearmi un sacco di casini...in genere quindi divento passivo mi appiattisco mi annullo e mi escludo, cosi evito sia l'esplosione emotiva sia le parole inutili...ma cosi stò male come un cane perchè non mi relaziono più e cosi mi svuoto, mi perdo in un mondo mio arrivando all'ìsolamento. |
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19-03-2007, 10.17.12 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
cara nevealsole sapevo di poter contare su una tua gradita risposta. La criticità è un argomento fondamentale per chi si propone di migliorare le proprie abilità sociali. Il seminario di cui la conferenza è la premessa si basa su meditate autoconfessioni, testimonianze, confronti simulati nel gruppo, oltre a insegnamenti teorici. Si conclude con una seduta di rebirthing per cercare di raggiungere nel profondo elementi chiarificanti a noi stessi rimasti ignoti. Ma ciò che più importa è la volontà di voler davvero cambiare. La criticità è anche una capacità positiva che si può manifestare in svariati modi e situazioni. Come l'esaminare la realtà elaborando giudizi personali e autonomi, da non confondere con un arbitrario e stravagante anticonformismo. E' un'abilità rara sia nell'ambito pubblico e professionale che in quello privato e familiare. L'attuale società ci frastorna con un eccesso d' informazioni ma poi in genere si finisce per privilegiare e assuefarsi passivamente ad alcune fonti, gruppi, modelli che meglio rispecchiano il nostro pensiero ed una riduttiva concezione del mondo. Poi spesso si scambia una critica argomentata in modo logico-razionale con quella personale fondata su alcune nostre convinzioni. Senza usare quell'autocritica che permette di distanziarsene e analizzarle. Alcuni generalizzano estendendo la loro critica a ogni situazione e persona. Se costruttiva è soprattutto quella dall'intenzionalità informativa con lo scopo di un dialogo che sappia confrontare opinioni pur divergenti. Mentre le critiche manipolatorie sono perlopiù generiche e imprevedibili, colpevolizzanti e inferiorizzanti. Ammettiamo pure che sovente hanno qualche traccia di verità, ma non si dimentichi che la “proiezione” è un processo inconscio con cui si attribuiscono ad altri sentimenti negativi della propria coscienza perchè inaccettabili. Tale operazione permette di eludere il senso di colpa e di giustificare la propria condotta verso gli altri. Es. “non sono io che ti odio, ma tu, quindi mi comporto di conseguenza”. Meccanismo perverso che genera circoli viziosi anche in ambito familiare. La persona assertiva, né passiva né aggressiva, è la più adatta per comunicare con una criticità dai toni moderati sia verbali che non verbali, equilibrata e produttiva. Accetta e valuta gli altrui punti di vista e sa modificare le proprie vedute, non pretende che gli altri si conformino alle sue verità. Non giudica e preferisce usare l'”io” soggettivo piuttosto che la proiezione di un “tu”aggressivo. Ad es. dire “non mi piace”, va bene; “tu, mi fai stare male” di meno. Non svaluta per innalzarsi, non pretende di conoscere cosa è bene e cosa è male per noi. Sa discriminare sottili stati emotivi dal viso del proprio interlocutore per comportarsi di conseguenza, appianando conflitti, ecc. soprattutto non si rinfacciano vanamente colpe ma si cerca di risolvere insieme una situazione problematica Oggi c'è una e maggiore tendenza alla critica aggressiva e irragionevole dovuta anche a diffuse personalità fragili e narcisistiche, carenze educative, modelli negativi assimilati per imitazione di figure parentali ma anche da certe situazioni televisive, ecc. e c'è minor tolleranza verso alcune osservazioni anche giustificate ma per noi non molto lusinghiere. |
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23-03-2007, 23.26.00 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 09-02-2007
Messaggi: 96
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Scusate se m'introduco.
Inutile dire che l'argomento è veramente interessante, ma non vi sembra che spesso noi stessi non ci accorgiamo di questo tipo di comunicazione? A parte i normali scontri: immaginate di subire un tamponamento in cui avete tutte le ragioni e che subito chi vi tampona scende e vi assale incolpandovi...vorrei vedere quale disciplina possa trattenervi dal rispondergli in modo volutamente irritato! Ed ora facciamo un'altro esempio per esempio quando si parla di politica...se le tesi differiscono di poco il dialogo si instaura in modo civile ma se si è agli antipodi ..apriti cielo. Non credete che in realtà riusciamo ad essere neutri e perciò pacati e affabili solo quando il nostro io e quello del nostro interlocutore (convinto e sicuro) non è in discussione? Anche se io fossi capace a non farmi coinvolgere, pure il dialogo è già compromesso dall'altro e allora che facciamo. Credo che invece quando si scrive oggi per il giorno dopo, tutto diviene più semplice. Infatti l'analisi che facciamo rileggendo a sensazioni sopite e comunque senza l'interlocutore presente, diventa in effetti neutrale e normalmente togliamo le spigolature del testo (magari ci meravigliamo pure di quanto siamo stati caustici) . Ora mi pare di cogliere che ci sarebbe una qualche possibilità di conformare anche il dialogo immediato come la scrittura differita. Capito male? Un sincero saluto! guido |
24-03-2007, 08.52.00 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
Vero, posso esserne testimone oculare e .... uditiva e riflessiva. Sull'età avanzata non lo so. Certo è più difficile se non si è già su un cammino di ricerca. Ma vale sempre il detto "volere è potere". L'età non è un limite, diviene limite la nostra chiusura mentale ed emotiva. |
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24-03-2007, 09.06.31 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 02-04-2002
Messaggi: 2,624
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
Dal pulpito della mia ignoranza dico che non dobbiamo a tutti i costi evitare di incavolarci. Andare in collera fa parte dell'essere umano. E' un mezzo di difesa, di protezione, di sopravvivenza. Importante è che la collera non trovi legna da ardere in abbondanza e se ne perda il controllo, (vedi omicidi per un sorpasso). Quando siamo presi da impulsi negativi la sola cosa che possiamo fare è divenirne consapevoli, guardarci mentre siamo in collera (ovviamente dopo qualche secondo o minuto ) vi posso garantire che se ci si riesce ad osservare la consapevolezza si fa le più matte risate, perchè possiamo vedere quanto siamo ridicoli o comici o semplicemente bambini incavolati. Altro invece è la critica dura, spietata fatta con parole cariche di negatività. Si possono dire cose vere e sacrosante usando un tono di voce pacato ma freddo, parole ineccepibili ma crudeli, dolorose capaci di fare male più di una spada o del fuoco. Al fratello puoi dire quello che vuoi ma devi essere capace di dirlo nel modo giusto, carico di amore. La pagliuzza e la trave ne sono un valido esempio. Se tu non hai tolto la trave che è nel tuo occhio (e che deve farti un male cane) quale mano ferma puoi avere per togliere la pagliuzza da tuo fratello? Quando parliamo (non quando ci incavoliamo) con un altro essere dobbiamo fare i conti con la nostra capacità d'amore. Se vediamo nell'altro noi stessi (e amiamo noi stessi) troveremo il tono di voce compassionevole, troveremo le parole più sagge, il momento più adatto per cercare di aiutare l'altro. Non puoi togliere una spina conficcata nella pelle con un cavatappi..... userai una pinzetta. Sempre che la critica abbia il fine di aiutare gli altri. Se poi vogliamo dar loro solo mazzate, beh, questo è altro discorso. |
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24-03-2007, 10.09.21 | #9 | |
Moderatore
Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
Ciao Guido, in effetti non lo credo. Credo invece che l'arte comunicativa sia magistralmente capace di mutare le situazioni. Te lo dice una che, in tenera età , era sempre arrabbiata con tutti perché forse era arrabbiata con se stessa, e che adesso che ha un po' più di equilibrio riesce a placare gli animi anche nelle situazioni più disperate. Gli esempi che fai tu mi fanno pensare ad un film, Crash, non so se lo hai visto. In soldoni: l'unica forma di contatto rimasta tra esseri umani è quella dello scontro, verbale e fisico. Si può, e si deve, cambiare atteggiamento. In sincerità, a mio parere negli esempi da te portati è più semplice: perché non ci si conosce e l'educazione dovrebbe aiutarci a mantenere i toni nella norma. Se si urla contro il "tamponatore", anche in risposta alla sua invettiva non si ottiene altro che compromettere la sicura ragione che abbiamo, peraltro incentivando la rabbia dell'altro. Mantenere un atteggiamento distaccato, ti posso garantire perché io lo sperimento spesso, è disarmante per chi tiene un comportamento "sbagliato". Se tu non dai all'altro la scusa per attaccarti, dopo breve tempo si troverà in totale imbarazzo per ciò che sta facendo e smetterà... almeno questa è la mia esperienza. Diverso è il caso della comunicazione familiare, dove i meccanismi - spesso svalutativi dell'altro - sono abitudini radicate e spesso inconsapevoli che è difficile modificare... Solo che sono proprio questi meccanismi comunicativi a influire maggiormente sulla formazione caratteriale e sull'autostima di ciascuno di noi. Saluti |
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26-03-2007, 09.51.03 | #10 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 01-04-2004
Messaggi: 1,006
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Riferimento: la criticità e l'autoanalisi
Citazione:
Il tema proposto riguarda più l'abitudine della critica inopportuna e proiettiva anche in ambito di amicizia e famiglia, e l'autoanalisi per rendersene consapevoli. E' vero che la rissosità e l'aggressiva volgarità diffusa oggi negli scambi verbali, ne è una grave degenerazione. Sul controllo dell' aggressività e della rabbia ne abbiamo parlato in un altro post. La scrittura sincrona delle chat potrebbe favorire talora l'esprimersi con parole poco meditate e che feriscono l'altro. Tuttavia ho assistito a feroci scambi di flames anche in forum culturali che prevedevano una scrittura più differita e riflessiva. Indotti soprattutto dal contesto deresponsabilizzante di anonimato. |
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