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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
10-02-2006, 17.48.53 | #25 | |||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Cosa sbagliò Parmenide?
Citazione:
capisco che direbbe Parmenide, però esso propone una visione del linguaggio non aderente alla verità: come tu hai notato, già con l'analisi di Russell si supera il problema. Altre teorie? Ci sono (in ordine crescente di aderenza alla realtà): teoria delle descrizioni (vedi Russell) teoria del significato come agglomerato (o a grappolo) di proprietà (vedi Searle); teoria del significato intrateorico (vedi Kuhn, o comunque quelli che scrivono dell'incommensurabilità di teorie); e la teoria causale del significato (Kripke e Putnam). Come ho già detto, l'ultima è attualmente la più plausibile. Citazione:
non so se sia il suo più grande errore, comunque condivido con te che di errore si tratta. e per uscirne, come tu già hai notato, l'analisi a mondi possibili è l'ideale. Citazione:
purtroppo non conosco libri che criticano i filosofia antichi in tale modo: io semplicemente leggo i libri di filosofia sulle varie questioni e poi provo a vedere come si applicano ai filosofi. comunque se è lo stile rigoroso che ti interessa, allora ti consiglio di leggere libri di filosofia analitica: contattami in privato se vuoi dei consigli sulle letture epicurus |
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11-02-2006, 03.53.49 | #26 | |
iscrizione annullata
Data registrazione: 23-02-2005
Messaggi: 728
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Re: Cosa sbagliò Parmenide?
Citazione:
Condivido, ma osservo che si tratta di un'analisi leibniziana, sostanzialmente remota dal pensiero degli eleati. Comunque, non mi soffermo sugli "errori" di Parmenide, cui diedero adeguate risposte tanto Eraclito, quanto, su opposto versante, Platone (il famoso "parricidio"). Sottolineo, invece, che l'analisi condotta secondo lo schema logico dei molti mondi caratterizza e conduce l'esistenza dentro la categoria modale della "possibilità": l'esistenza è un predicato definitivamente problematico. Ciò comporta due piani concettuali di validazione, sostanzialmente diversi e, reciprocamente, coimplicantisi: A) il piano ontologico, nell'ambito del quale la correlazione essere-esistenza si riflette in quella pensiero-ente: quest'ultima essendo, tuttavia, metafora della prima in assenza di un impianto metafisico che permetta di trascendere l'avvitamento tautologico in cui "riflessione" e "concetto" si avvolgono; B) il piano epistemologico, nell'ambito del quale l'esistenza è un predicato relativo al sistema di riferimento entro il quale mi dispongo a "predisporne" l'esperienza. Nella logica a "molti mondi" la questione dell'"Essere" non è indagabile scientificamente. Lo stesso impianto logico ricade all'interno del piano epistemologico: non in quello ontologico. Ciò significa che l'organizzazione del pensiero coincide con una parte delle coordinate entro le quali il fenomeno stesso risulta "possibile", cioè "osservabile". Ora, in quanto "osservabile" e "possibile" esso (fenomeno) non acquisisce maggiore realtà per il fatto di essere oggetto di esperienza, oppure di semplice rappresentazione. In pratica: il "non accadere" di un evento dentro un sistema di riferimento che ne prepara il possibile manifestarsi, ha "effetti" sul sistema stesso, sebbene diversi dal suo riscontrarsi. Questo separa un mondo possibile da un altro. Infine, ciò che "non esiste" è solo ciò per cui non risulta possibile predisporre un sistema di coordinate entro il quale esso abbia la possibilità di manifestarsi. L'unicorno è, oggi, un ente possibile giudicato non esistente: ciò significa che non possediamo alcun sistema di coordinate di spazio, tempo, significato, correlazioni etc. entro il quale predisporne il manifestarsi. Ciò non toglie che, in un altro mondo possibile, dentro altri sistemi di riferimento e di coordinate, la sua esistenza possa essere accertata: per esempio, tra un secolo, attraverso esperimenti di ingegneria genetica. Oppure, otto secoli fa, in seguito alla convincente argomentazione di un principium auctoritatis che certifichi che esso si trovi in un particolare luogo, e posto che il principio di autorità valga ora come elemento integrante e intrinseco al mio sistema di coordinate concettuali. |
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11-02-2006, 17.13.14 | #27 | |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2004
Messaggi: 1,885
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Citazione:
Salve, ragioniamo con calma:i Cinesi hanno il fegato a destra,io ho il fegato a destra e pertanto io sono Cinese.Giusto? E il Dio dei Cinesi dove ha il fegato? Ovviamente ne ha due,uno a destra e uno a sinistra,altrimenti che Dio sarebbe ! W i Cinesi ! Kant. |
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